67. Mostra del Cinema di Venezia (1-11 Settembre 2010) - SOFIA COPPOLA: 'NON HO VOLUTO DARE GIUDIZI SULL'ITALIA'
03/09/2010
- (AGI) - Venezia, 3 settembre - SOMEWHERE di SOFIA COPPOLA, uno dei film piu' attesi in Mostra, ha colpito anche per una rappresentazione dell'Italia tutta 'paillette' data dalla regista.
"Adoro la cultura italiana, quelle immagini girate a Milano sono rappresentative del mondo dello spettacolo in generale, non e' un giudizio specifico", spiega SOFIA COPPOLA nella Sala Stucchi dell'Hotel Excelsior mentre una pioggia torrenziale si stava abbattendo sul Lido. Sul suo film, poi, spiega che "e' un momento duro per il cinema indipendente americano. E' difficile realizzare film diversi dai blockbuster e avere un pieno controllo sul progetto, io sono stata molto fortunata". Difficile per molti, ma certo non per la figlia di FRANCIS FORD COPPOLA, produttore esecutivo di SOMEWHERE (da oggi, 3 Settembre, nelle sale dopo la proiezione ufficiale a Venezia) che a marzo ricevera' l'Oscar alla carriera proprio come produttore.
"Papa' e' felice e lusingato - dichiara la figlia - Mi ha sempre incoraggiato a realizzare film personali per essere libera dal punto di vista creativo". Suggerimento accolto. Dopo LOST IN TRASLATION, SOFIA dirige un'altra pellicola personale sulla solitudine e ambientata in hotel.
"Mi piacciono le storie con personaggi che attraversano momenti di transizione e poi volevo esplorare il mondo dello show business". Johnny (STEPHEN DORFF) infatti e' un attore in crisi esistenziale, vive i suoi giorni rinchiuso in albergo o alla guida della sua Ferrari nera. Un periodo a contatto con la figlia Cleo (ELLE FANNING, sorella della piu' famosa DAKOTA) lo portera' a cambiare il suo modus vivendi.
"Ho preso spunto da alcuni ricordi personali, quando viaggiavo con mio padre - racconta la regista - era entusiasmante entrare nel mondo degli adulti, volevo mostrare l'impatto che un figlio puo' avere sull'esistenza di una persona, modifica completamente le priorita'". E mostrare le ombre dello show business. In proposito risponde STEPHEN DORFF che con il personaggio ha dei punti di contatto: "Anch'io ho attraversato momenti di depressione, come attore trascorri 3-4 mesi su un set, la troupe diventa la tua famiglia dopodiche' devi aspettare un nuovo ingaggio, non puoi andare in ufficio come i comuni mortali, e' li' che devi confrontarti con la solitudine. Spesso sto in albergo ad aspettare un nuovo ruolo, suono la mia chitarra o gioco a tennis. Non vedo l'ora di avere una famiglia".
LA REDAZIONE
|