Il regista PETER BOGDANOVICH (Tutto può accadere a Broadway, 2015) su IMOGEN POOTS:
"Io sono veramente felice di aver avuto Imogen Poots nei panni di Isabella. E’ un’attrice straordinaria, che non avevo mai visto in nessun film prima di incontrarla e che figurava in una lista di attrici emergenti che mi è stata fornita. Ne ho viste quattro a Los Angeles, poi sono andato a New York e Imogen sapeva che volevamo incontrarla. Lei stava girando un film ad Atlanta e ha preso un aereo per vedermi. Ci siamo incontrati al Palm Court del Plaza Hotel, un posto vecchio stile, e nel giro di cinque minuti sapevo che sarebbe stata lei la protagonista. Non ha effettuato un provino, abbiamo soltanto parlato. Lei mi sembrava sagace, ma senza farlo di proposito. Non era pretenziosa, né si dava delle arie o era sdolcinata, nulla del genere. Era soltanto se stessa, ossia una persona sagace e l’ho capito in
poco tempo. Dopo venti minuti le ho detto che, anche se non avrei dovuto farlo, il ruolo era suo e che avrei sistemato ogni cosa per averla. E’ stato semplice. Lei è stata magnifica, veramente bravissima e originale. Lei è se stessa, diversa da chiunque altro. L’accento di Brooklyn è sempre stato presente nella sceneggiatura, perché era legato alla ragazza a cui mi ero ispirato. Così, ho detto a Imogen che avrebbe dovuto fare quell’accento e lei ha lavorato sodo per riuscirci. Lei aveva un 'vocal coach' e ha preso molto sul serio l’impegno, tanto da ottenere ottimi risultati, soprattutto considerando che è britannica! Ma gli attori britannici sono quasi sempre fantastici. Hanno un’ottima formazione, grazie a una cultura e una tradizione che noi non possediamo, che li rende una forza della natura. E lei non faceva eccezione. Ero convinto che Imogen avrebbe fornito una grande sincerità al ruolo di Isabella e non sarebbe risultata impostata. Il fatto di
essere sagace senza sforzo risultava perfetto per il personaggio. Lei è veramente piacevole e simpatica, oltre che attraente, ma senza essere Ava Gardner. E’ affascinante e sembra sempre diversa quando la guardi. Inoltre, fa tutto in maniera perfetta. Lei ha il controllo totale della situazione e la cinepresa la ama. Credo che
sia un ruolo complesso, ma Imogen lo ha fatto sembrare
semplice. Lei non mi ha mai reso la vita difficile. A un certo punto del film, quando effettua un provino per lo spettacolo teatrale, tutti recitavano in maniera comica, ma io le ho detto che avrebbe dovuto risultare realistica. Doveva piangere, perché il pubblico pensa sempre che piangere sia un segno di grandi doti di recitazione. Così, le ho detto che non avevamo molto tempo e che doveva piangere. Lei lo ha fatto e, alla fine della scena, stava piangendo in maniera molto efficace. Sono andato da lei e le ho sussurrato che andava bene, ma che si stava massacrando il viso per lo sforzo. Invece, io volevo che piangesse rimanendo attraente. Lei era scettica, così le ho ripetuto che poteva riuscirci. Doveva piangere con gli occhi e non fare nessuna smorfia. E lei ce l’ha fatta".
La produttrice Holly Wiersma (Tutto può accadere a Broadway, 2015) su IMOGEN POOTS:
"La cosa interessante di Imogen è che c’è una certa durezza in lei, ma anche una grande fragilità. Lei è innocente e dura, una combinazione che non si vede spesso al cinema. Molte attrici sarebbero state in grado di rappresentare una delle due parti della storia del personaggio. Ma nel film bisogna credere che Isabella sia una star del cinema e una prostituta. E che provenga da Brooklyn. Imogen è bella, ma non in maniera classica. E’ veramente interessante osservarla, sembra un po’ diversa in ciascuna scena".
"Io sono veramente felice di aver avuto Imogen Poots nei panni di Isabella. E’ un’attrice straordinaria, che non avevo mai visto in nessun film prima di incontrarla e che figurava in una lista di attrici emergenti che mi è stata fornita. Ne ho viste quattro a Los Angeles, poi sono andato a New York e Imogen sapeva che volevamo incontrarla. Lei stava girando un film ad Atlanta e ha preso un aereo per vedermi. Ci siamo incontrati al Palm Court del Plaza Hotel, un posto vecchio stile, e nel giro di cinque minuti sapevo che sarebbe stata lei la protagonista. Non ha effettuato un provino, abbiamo soltanto parlato. Lei mi sembrava sagace, ma senza farlo di proposito. Non era pretenziosa, né si dava delle arie o era sdolcinata, nulla del genere. Era soltanto se stessa, ossia una persona sagace e l’ho capito in
poco tempo. Dopo venti minuti le ho detto che, anche se non avrei dovuto farlo, il ruolo era suo e che avrei sistemato ogni cosa per averla. E’ stato semplice. Lei è stata magnifica, veramente bravissima e originale. Lei è se stessa, diversa da chiunque altro. L’accento di Brooklyn è sempre stato presente nella sceneggiatura, perché era legato alla ragazza a cui mi ero ispirato. Così, ho detto a Imogen che avrebbe dovuto fare quell’accento e lei ha lavorato sodo per riuscirci. Lei aveva un 'vocal coach' e ha preso molto sul serio l’impegno, tanto da ottenere ottimi risultati, soprattutto considerando che è britannica! Ma gli attori britannici sono quasi sempre fantastici. Hanno un’ottima formazione, grazie a una cultura e una tradizione che noi non possediamo, che li rende una forza della natura. E lei non faceva eccezione. Ero convinto che Imogen avrebbe fornito una grande sincerità al ruolo di Isabella e non sarebbe risultata impostata. Il fatto di
essere sagace senza sforzo risultava perfetto per il personaggio. Lei è veramente piacevole e simpatica, oltre che attraente, ma senza essere Ava Gardner. E’ affascinante e sembra sempre diversa quando la guardi. Inoltre, fa tutto in maniera perfetta. Lei ha il controllo totale della situazione e la cinepresa la ama. Credo che
sia un ruolo complesso, ma Imogen lo ha fatto sembrare
semplice. Lei non mi ha mai reso la vita difficile. A un certo punto del film, quando effettua un provino per lo spettacolo teatrale, tutti recitavano in maniera comica, ma io le ho detto che avrebbe dovuto risultare realistica. Doveva piangere, perché il pubblico pensa sempre che piangere sia un segno di grandi doti di recitazione. Così, le ho detto che non avevamo molto tempo e che doveva piangere. Lei lo ha fatto e, alla fine della scena, stava piangendo in maniera molto efficace. Sono andato da lei e le ho sussurrato che andava bene, ma che si stava massacrando il viso per lo sforzo. Invece, io volevo che piangesse rimanendo attraente. Lei era scettica, così le ho ripetuto che poteva riuscirci. Doveva piangere con gli occhi e non fare nessuna smorfia. E lei ce l’ha fatta".