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    Home Page > Ritratti in Celluloide > Registi > Dustin Hoffman

    Il cinema di Dustin Hoffman

    The Dustin Hoffman Touch

    SCHEGGE DI STILE IN CELLULOIDE


    La REGIA, un inedito approccio di lavoro per l'attore DUSTIN HOFFMAN:

    "È un territorio nuovo per lui e penso stia ancora cercando di trovare la sua direzione. Ma per noi è stato un incanto. In vita mia non avevo mai avuto un regista che è anche attore: Dustin conosce alla perfezione il nostro lavoro, conosce le estenuanti attese prima dei ciak e il rischio di perderti quando finalmente giri la scena, conosce persino l'energia vitale! È molto consapevole di questo rischio, quindi ti dà il tempo di provare un po' e magari di lanciarti. A un attore capita di fare una pausa, poi di riprendere una scena e di non riuscire a sentirla e questa è una cosa che può comprendere fino in fondo solo chi ci si è trovato spesso e ha collezionato molte t-shirt!". (Maggie Smith, diretta da Dustin Hoffman in QUARTET, 2012)

    "Con Dustin, ogni giorno è una master class. È un regista brillante perché è un attore brillante, quindi dirige come un attore. Conosce i tuoi punti deboli e le tue paure e non ti tiene sulle spine. Il terrore della maggior parte degli attori è di sembrare stupido, di dire una cosa che in realtà non sente e non pensa si addica al personaggio. E Dustin se ne accorge prima di te perché ragiona come un attore e si comporta come un attore. E questo è un grande privilegio".
    (Billy Connolly diretto da Dustin Hoffman in QUARTET, 2012)

    "Molti registi che hanno studiato a Oxford o Cambridge forse hanno un approccio più intellettuale alla regia. Dustin al contrario è molto pragmatico e concreto ed è estremamente preciso nelle sue osservazioni..."
    (Tom Courtenay diretto da Dustin Hoffman in QUARTET, 2012)

    THE DUSTIN HOFFMAN'S TOUCH:

    "Quando li ho incontrati tutti e quattro insieme ho detto loro che non volevo che interpretassero dei personaggi, ma che fossero molto vicini a loro stessi. I personaggi dovevano essere loro, oltre a una parte di me, visto che siamo tutti nel cosiddetto 'terzo atto' della nostra vita. Volevo vedere nel film quello che io e loro sentiamo, sia a livello personale, sia a livello professionale, rispetto all'essere anziani... Volevo scegliere cantanti lirici e musicisti in pensione e non attori che fingessero di essere artisti della musica: volevo quelli veri! Volevo che il quartetto fosse circondato da veri musicisti e cantanti anche se non avevano mai recitato prima. Artisti che non si esibivano da molti anni hanno abbracciato il progetto ogni singolo giorno con lo spirito di cui volevo fosse intriso il film e l'ho avuto gratuitamente. Hanno adorato lavorare... La loro professione nella vita era questa. Lasciando che si comportassero come di consueto ho potuto permettere loro di trovare una centratura. Se dirigerò un altro film, toglierò dal copione tutte le indicazioni parentetiche, del tipo 'il tale singhiozza forte'. È la cosa peggiore che puoi fare a un attore. È compito del regista ottenere l'informazione emotiva che una scena richiede. Recitare è un modo per nascondersi dietro a un velo di finzione. Ma dietro c'è un attore. Una buona interpretazione si ha quando è l'attore a proporre un diverso modo di camminare o una diversa inflessione di voce perché è l'attore ad animare un personaggio. Credo fosse questo che volevo e ho avuto abbastanza fortuna da ottenerlo".
    (Dustin Hoffman per QUARTET, 2012)
    DUSTIN HOFFMAN debutta alla regia con QUARTET:

    Sulla musica:

    "Ho iniziato a studiare recitazione a New York nel lontano 1958, ed è così che ho conosciuto un attore disoccupato come me che si chiama Robert Duvall. Uno dei suoi fratelli era un cantante lirico e dividevamo la stanza tutti e tre insieme, quindi ho avuto modo di conoscere un po' i cantanti lirici... Ricordo che una sera andai a sentire un'opera senza saperne niente. Era CARMEN, con Jessye Norman, e avevo degli ottimi posti perché avevo già girato IL LAUREATO. Stavo seduto ad ammirarla mentre cantava un'aria e non mi rendevo conto che stavo piangendo da circa un minuto. Non mi era mai successo prima di avere una reazione del genere. Non sapevo cosa stesse cantando, ma stava facendo una cosa celestiale, una cosa sovrumana...".

    Sulla sua prima esperienza da regista:

    "Forse quello che ho imparato è quanto sono stato ingenuo nei 45 anni che ho passato davanti alla macchina da presa! Non avevo idea dei meccanismi che sono in gioco dalla parte del produttore e del regista e che nulla hanno a che vedere con le immagini che poi si vedono sul grande schermo. L'incubo di una catastrofe è costantemente presente. Ho imparato quello che devono sopportare, malgrado fingano ogni giorno che vada tutto a meraviglia per non demoralizzare nessuno. Non sei tu che finisci il film: è il film che finisce te. Non credo di aver mai compreso fino in fondo queste dinamiche prima di essermi trovato in questa posizione".
    Dustin Hoffman

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