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    Il cinema di Denis Villeneuve

    The Denis Villeneuve Touch

    SCHEGGE DI STILE IN CELLULOIDE


    DENIS VILLENEUVE - PRISONERS:

    "Sin da subito, sono rimasto impressionato dal modo con cui Aaron (Guzikowski) ha raffigurato ciò che un genitore è pronto a fare, per proteggere la sua famiglia in circostanze così straordinarie, ma anche dal modo in cui questa violazione della famiglia, si spande al suo interno e tra di loro, distruggendo una parte della loro intimità e quello che, ognuno di loro deve fare per sopravvivere a ciò .... Sin dall’inizio, ho sentito che potevo avvicinarmi alla storia in molti modi diversi. Il soggetto è oscuro, duro, ma anche molto profondo, e sapevo che sarebbe stato interessante per il pubblico se i personaggi fossero sembrati vivi, se fosse veramente riuscito a connettersi con loro"
    Denis Villeneuve
    Il regista e sceneggiatore canadese DENIS VILLENEUVE al suo quarto lungometraggio, INCENDIES (LA DONNA CHE CANTA), un adattamento della commedia di Wajdi Mouawad, presentato in ANTEPRIMA MONDIALE alle Giornate degli Autori-Venice Days della 67. Mostra del Cinema di Venezia. Il film ha già ottenuto il Premio del Pubblico al Festival del Cinema di Toronto e una Candidatura agli Oscar.
    DENIS VILLENEUVE - ARRIVAL:

    "All’inizio di questo progetto mi trovavo senza un direttore della fotografia, perché Roger Deakins stava lavorando ad un altro film... mi serviva un occhio esperto, qualcuno che portasse sensualità, capace di catturare la vita. Il film è diviso in due parti: c’è la relazione di Louise con sua figlia, questo è il cuore del film, e poi c’è la fantascienza. Mi serviva un direttore della fotografia capace di rappresentare con sensibilità e delicatezza la relazione tra madre e figlia, ed il modo a cui volevo approcciarmi, ma che allo stesso tempo fosse stato capace di dare freschezza agli elementi di fantascienza. Per me Bradford Young è stato una grande scoperta. Da regista, lavorare con lui, è stato come assistere alla nascita di un genio... Questo ragazzo è veramente ipersensibile abbiamo dato vita ad un approccio che abbiamo chiamato ‘fantascienza sporca’ - nel senso che abbiamo provato a dare la sensazione che tutto fosse successo in una brutta mattina di Martedì. Volevamo creare un film di fantascienza che facesse sentire la gente come se fosse un bambino su uno scuolabus in un giorno di pioggia, sognante mentre guarda le nuvole dal finestrino - quel tipo di atmosfera, allontanandoci dallo scopo dei film kolossal. Allontanarci dallo spettacolo. Abbiamo cercato di fare qualcosa di delicato e leggero. Bradford ha portato molta umanità e bellezza al film... La bellezza del racconto breve è che parla di linguaggio, mi sono innamorato del racconto breve perché esplora il linguaggio, in modo bellissimo, poetico e potente. Il problema è che l’esplorazione intellettuale del linguaggio può risultare ipnotizzante nel racconto, in un romanzo o comunque su carta, ma in un film avevo bisogno di qualcosa per creare tensione. La presenza e l’impatto degli alieni occupa gran parte del film rispetto a quanto non faccia nel racconto. Avrei voluto avere più spazio per esplorare più a fondo il linguaggio nel film, ma il film stesso non lo consentiva. Questo è il mio unico rimpianto, avrei desiderato restare più fedele al racconto sotto questo aspetto... Sono molto soddisfatto del modo in cui parlano gli alieni. In realtà, non è un vero e proprio parlare, si tratta più di esprimere le emozioni attraverso il suono... Il fatto è che, il suono più potente è il silenzio, ho provato a far respirare il film con un approccio minimalista... Gli alieni sono muti, ma quando si muovono o fanno qualcosa, i rumori sono notevoli. Mi serviva qualcuno che inventasse un suono pazzo ed ho trovato un ingegnere del suono altrettanto pazzo, un mio amico, Sylvain Bellemare, era l’uomo perfetto per progettare il suono del film. Sylvain ha avuto la pazzesca idea di simulare il rumore delle rocce durante un terremoto, quando l’astronave si muove, uno dei rumori più potenti mai sentiti al cinema"
    Denis Villeneuve
    DENIS VILLENEUVE - BLADE RUNNER 2049:

    "Il mio obiettivo era quello di onorare l’estetica del film noir del primo, pur dando al nuovo film una propria identità... Abbiamo scelto varie opzioni sul design. In 'Blade Runner' la natura stava crollando, perciò dopo 30 anni la Terra affronta condizioni climatiche ancora più gravi che coinvolgono tutto: l'architettura, i veicoli e l'abbigliamento... Anche il cast si è molto appassionato al progetto e direi che il film deve molto a tutti, ma soprattutto a Ryan Gosling e Harrison Ford. Hanno apportato molte idee fantastiche ed entrambi mi hanno ispirato sul set... È come avere un mondo fantastico intorno, pur essendo un essere umano, 'Blade Runner 2049' è una storia molto intima raccontata su vasta scala".
    Denis Villeneuve

    "Abbiamo creato un mondo che è un'estensione del primo film, una proiezione del suo futuro, in cui alcune leggi e regole saranno in relazione con il precedente e non con l'attualità".
    Denis Villeneuve (*)

    (*) Anticipazioni del sequel al Comic-Con di San Diego con il cast e il regista Denis Villeneuve
    REGISTI in PRIMO PIANO - Selezione Gold: Denis Villeneuve, aspettando Dune!!!

    Uno per tutti, tutti per uno: Arrival

    Denis Villeneuve - Arrival:

    "All’inizio di questo progetto mi trovavo senza un direttore della fotografia, perché Roger Deakins stava lavorando ad un altro film... mi serviva un occhio esperto, qualcuno che portasse sensualità, capace di catturare la vita. Il film è diviso in due parti: c’è la relazione di Louise con sua figlia, questo è il cuore del film, e poi c’è la fantascienza. Mi serviva un direttore della fotografia capace di rappresentare con sensibilità e delicatezza la relazione tra madre e figlia, ed il modo a cui volevo approcciarmi, ma che allo stesso tempo fosse stato capace di dare freschezza agli elementi di fantascienza. Per me Bradford Young è stato una grande scoperta. Da regista, lavorare con lui, è stato come assistere alla nascita di un genio... Questo ragazzo è veramente ipersensibile abbiamo dato vita ad un approccio che abbiamo chiamato ‘fantascienza sporca’ - nel senso che abbiamo provato a dare la sensazione che tutto fosse successo in una brutta mattina di Martedì. Volevamo creare un film di fantascienza che facesse sentire la gente come se fosse un bambino su uno scuolabus in un giorno di pioggia, sognante mentre guarda le nuvole dal finestrino - quel tipo di atmosfera, allontanandoci dallo scopo dei film kolossal. Allontanarci dallo spettacolo. Abbiamo cercato di fare qualcosa di delicato e leggero. Bradford ha portato molta umanità e bellezza al film... La bellezza del racconto breve è che parla di linguaggio, mi sono innamorato del racconto breve perché esplora il linguaggio, in modo bellissimo, poetico e potente. Il problema è che l’esplorazione intellettuale del linguaggio può risultare ipnotizzante nel racconto, in un romanzo o comunque su carta, ma in un film avevo bisogno di qualcosa per creare tensione. La presenza e l’impatto degli alieni occupa gran parte del film rispetto a quanto non faccia nel racconto. Avrei voluto avere più spazio per esplorare più a fondo il linguaggio nel film, ma il film stesso non lo consentiva. Questo è il mio unico rimpianto, avrei desiderato restare più fedele al racconto sotto questo aspetto... Sono molto soddisfatto del modo in cui parlano gli alieni. In realtà, non è un vero e proprio parlare, si tratta più di esprimere le emozioni attraverso il suono... Il fatto è che, il suono più potente è il silenzio, ho provato a far respirare il film con un approccio minimalista... Gli alieni sono muti, ma quando si muovono o fanno qualcosa, i rumori sono notevoli. Mi serviva qualcuno che inventasse un suono pazzo ed ho trovato un ingegnere del suono altrettanto pazzo, un mio amico, Sylvain Bellemare, era l’uomo perfetto per progettare il suono del film. Sylvain ha avuto la pazzesca idea di simulare il rumore delle rocce durante un terremoto, quando l’astronave si muove, uno dei rumori più potenti mai sentiti al cinema"
    Denis Villeneuve
    "Non è stato il film che avevo sognato. Quindi vorrei portare sullo schermo quello che avevo sentito, le immagini che avevo visto quando avevo letto il libro. Dune non sarà un reboot o un remake in senso stretto... in realtà, stiamo tornando al romanzo... (per andare a creare) Uno Star Wars per adulti". Su Dune
    Denis Villeneuve - Dune:

    "Stavo finendo 'Blade Runner 2049' quando ho proposto ad Hans Zimmer di prendervi parte, mi ha detto che è il suo desiderio più grande essere all’altezza di questa storia. Poi però mi ha detto che forse non era una buona idea confrontarsi con i propri miti e mettere in pratica i sogni. Non so se abbia ragione ma ci abbiamo provato lo stesso. Ha lavorato per mesi alla colonna sonora per renderla unica, ma poi è arrivata la pandemia e ogni musicista si è trovato a lavorare da casa, alcuni hanno persino registrato dall’armadio della camera da letto. Su una cosa però abbia subito concordato: sarebbe stato fondamentale creare una musica al femminile e così è stato".
    Denis Villeneuve

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