Povere Creature!
(Poor Things)
In BLU-RAY + DVD
Dal 18 Aprile 2024
In breve:
La storia incredibile della fantastica trasformazione di Bella Baxter (Emma Stone), una giovane donna riportata in vita dal dottor Godwin Baxter (Willem Dafoe), scienziato... [vai alla scheda]
Tim Burton è la fantasia al potere nella nuova età dell'arte cinematografica. Una variante seducente, stupefacente, eccentrica, strabica nello sguardo che dagli schermi si riflette sul mondo. Costruisce scenari di altissima e pervasiva visionarietà. E non perde mai un grammo e un fotogramma della propria integrità di artista con la macchina da presa. Nei mondi paralleli e negli universi virtuali dei suoi film vivono personaggi fuori della norma e della società. Più insolentemente pop della maggior parte dei nuovi registi e meno desideroso di approvazione della maggior parte dei "maestri" confermati, non conosciamo altri registi americani di successo che posseggano un senso del cinema estremo, spietato e tenero quanto il suo.
Uno stile così individuale, riconoscibile e originale e un'unità tematica tanto densa e organica sono ormai cosa rara nel cinema hollywoodiano. Regista dalla creatività polimorfa e dalla plasticità sempre inquietante, il suo è un cinema che sa assorbire e filtrare senza tamponare, smussare o normalizzare. Si è abbandonato al piacere di raccontare una storia (The Nightmare Before Christmas) con la naturalezza e l'innocenza dei classici (americani), mescolando e stratificando generi e filoni, scivolando dal gotico alla fantascienza, dalla commedia al melodramma, dalla love-story al film di animazione, con una disinvoltura e una grazia di cui si stava perdendo la memoria storica, simbolica e produttiva, di cui temevamo che nessuno fosse più dotato nemmeno negli interstizi segreti che Hollywood può ancora regalare. E' rimasto un ammiratore dell'estetica del B-movie (del suo montaggio delle attrazioni) anche quando ha diretto film produttivamente milionari e che hanno generato incassi da piani alti del box-office, chiamandosi in tal modo fuori dai paradigmi correnti del mainstream confezionato rispettando le fragili formule di una fantasia al servizio del marketing. Sin dai primissimi lavori, ha dimostrato di saper rielaborare in chiave molto personale, attraverso una sintesi tra audacia estetica e autobiografia, un immaginario di massa, una fantasia condivisa, una sarabanda incantevole di sembianti magici. Anche se ha continuato a lavorare in ambiti produttivi industriali, ha mantenuto le distanze dai prodotti in serie che nascono e muoiono all'interno di una cultura di massa depauperata.
E' di certo uno dei pochi geni in circolazione nell'officina contemporanea delle immagini, delle emozioni e delle pulsioni visive, un autore che lavora il cinema al di fuori dei generi residuali e dei blockbuster flosci e ottusi. Il suo percorso, dove ogni film è innanzitutto un viaggio personale, manda definitivamente in frantumi la separazione tra cinema di massa e cinema d'arte.
Ha cominciato come animatore per uno studio (la Disney) e ha sempre lavorato dentro lo studio-system, rimanendo tuttavia estraneo agli imperativi finanziari, alla mentalità corporate. Nella sua filmografia, coerente e in definitiva non così accidentata, ha rapidamente imposto una firma d'autore. Sotto alla persistenza di una poetica e di una vocazione, riconosciamo i semi e le radici da cui sono germogliate le anime solitarie, lacerate, non riconciliate, "straniere" dei suoi personaggi. Personaggi mossi, il più delle volte, da una molla potente (Burton possiede un talento unico nell'impregnare di profondità emotiva le storie che racconta): l'amore come sogno di una vita più "vera" ma impossibile, come unica via d'uscita e di fuga dall'isolamento. Il suo posto delle fragole è la cerniera che unisce (divide) fantasia e realtà. Non ha mai smesso di pattugliare quel confine, quella soglia tra vita reale e vita potenziale, tra vivi e morti, tra corpi e ombre. Tra extraumani solitari (malinconici) ed extraterrestri. Tra la legge di gravità e la sua assenza. Tra un qui grigio, spento, consunto e un altrove dai colori fatati (negromantici). Tra la tristezza dell'oggi e del tempo finito e l'allegria di danze macabre e di un tempo circolare.
Nel suo cinema, l'immaginazione e la fantasia rappresentano un dovere, un impegno, una festa. Ha ragione quando sostiene che, con i suoi film, ha creato "un club ideale per gli eterni fanciulli che amano i perdenti, la libertà, i marziani e le donne con la valigia in mano pronte a partire".
Bibliografia: Marco Müller & Enrico Magrelli, Tim Burton Leone d'Oro alla Carriera 2007 in La Biennale di Venezia. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Milano 2007, pp. 50-51, (Editrice: Mondadori Electa).