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    Il cinema di Giuseppe Tornatore

    The Giuseppe Tornatore Touch

    SCHEGGE DI STILE IN CELLULOIDE

    Dopo ben sei anni dal suo ultimo film Malèna, il regista di Nuovo Cinema Paradiso (Oscar come 'Miglior Film Straniero'), L'uomo delle stelle e La leggenda del pianista sull'oceano, presenta alla Ia Edizione di Cinema. Festa Internazionale di Roma (13-21 ottobre 2006) LA SCONOSCIUTA, un film drammatico e scioccante su uno dei, purtroppo tanti e reali, capitoli contemporanei di immigrazione e prostituzione, con un cospicuo bagaglio congiunto di sfruttamenti multipli. Un argomento difficile e complesso da trattare affrontato da GIUSEPPE TORNATORE con graffiante incisività senza veli né retorica, rara sensibilità e tocco da Maestro sul piano della direzione. (P. Ferretti, "www.celluloidportraits.com")
    Presentato in Anteprima Mondiale alla 66. Mostra di Venezia, BAARIA rappresenta l'opera filmica più personale, ambiziosa e complessa di GIUSEPPE TORNATORE: dal piccolo centro di provincia natìo ecco la sua finestra per rivolgersi al mondo.

    "Il discorso che tutti gli abitanti di un qualunque centro di provincia vivono il proprio paese come se fosse il centro del mondo è un fatto eterno. E’ sempre stato così. Credo che sia stato Stendhal ad aver detto: ‘se vuoi raccontare il mondo racconta il tuo paese. Fai prima’. Il fatto del dialetto c’entra fino a un certo punto. Adesso siccome questa faccenda è diventata una specie di emergenza, viene fuori sempre il problema del dialetto, ma un piccolo centro di provincia forse per la sua caratteristica di essere un mondo ridotto ai minimi termini ti aiuta a capire meglio le cose che invece nel mondo vero è più difficile capire. E’ un mondo ridotto ai minimi termini che alle volte rende però più chiaro il rapporto tra il bene e il male, tra l’essere e l’apparire, il rapporto tra i sogni e le delusioni, le sorprese che talvolta la vita ti riserva. Tutti questi concetti in un centro piccolo riesci a metterli a fuoco meglio, ma questo riguarda qualunque piccolo centro di provincia, non solo quello dove io sono nato, ma siccome io sono ancora lì … è lì che ho imparato a capire molte cose".
    Giuseppe Tornatore
    Professione cineasta, galeotta la fotografia che Giuseppe Tornatore ha cominciato a praticare fin da ragazzino, a spingerlo verso il cinema:

    "Il cinema è una professione che non si finisce mai di imparare e conoscere, non esiste un momento in cui credi di essertene impadronito. Proprio per il suo essere sfuggente e indefinito mantiene la sua bellezza. Le esperienze mi hanno insegnato questo: più impari, più hai da imparare. ‘Baarìa’, che ha richiesto quasi tre anni di lavoro ininterrotto, pensavo addirittura di realizzarlo più avanti, per essere ancor più pronto. Il concetto di routine, nel cinema, non esiste: ogni storia che affronti ti costringe a rapportarti con situazioni narrative come se fosse la prima volta... Il fotografo Mimmo Pintacuda, che è stato il mio maestro diceva che ero piccolo, ma che avevo occhio. Ma io non volevo fare il fotografo: era solo un mezzo in funzione di un sogno, il cinema. E verso i quindici anni, nonostante gli scarsi mezzi dell’epoca, sostituii la macchina fotografica con la cinepresa. E da lì iniziò tutto".

    Giuseppe Tornatore (incontro all’Università della Tuscia, Facoltà di Scienze Politiche - Viterbo Tuscia Film Festival 2010)
    GIUSEPPE TORNATORE nell'ormai lontano 1990 - un paio d'anni più tardi del capolavoro assoluto NUOVO CINEMA PARADISO (1988, Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 1989 e Oscar per il 'Miglior Film Straniero') - con STANNO TUTTI BENE, si apprestava ad offrire al mondo un altro abbraccio intimista con la sua gente, la sua terra, desideroso, come pure negli anni a venire, di condividere quell'affetto con gli altri. Un capitolo drammatico raccontato con ironia, discrezione e delicatezza da un obiettivo quasi timoroso di farsi avanti per paura di disturbare il fragile equilibrio di un microcosmo umano d'eccezione, piccolo ed immenso ad un tempo, reso monumentale dall'indimenticabile, sottile interpretazione di MARCELLO MASTROIANNI. Una storia fatta di solitudine, di malinconia, di quel senso di famiglia perduto nella notte dei tempi e dell'immigrazione di cinque figli disseminati in diverse città italiane, di fatto impegnati ognuno a fare i conti con i propri fallimenti, sospesi invece sul filo della memoria del padre, tra realtà e illusione fino ai confini del surreale.
    GIUSEPPE TORNATORE - LA MIGLIORE OFFERTA (THE BEST OFFER):

    "La trama del film ha un disegno molto semplice. È una storia d'amore raccontata attraverso la tessitura narrativa del thriller, ma senza assassini né assassinati, né tantomeno investigatori. Il protagonista è un battitore d'aste molto apprezzato, grande intenditore d'arte e dalla personalità estremamente complessa. Viene chiamato da una giovane donna che gli affida la vendita degli arredi e dei dipinti della sua villa antica. Tra i due nasce un rapporto molto contorto che porterà il nostro personaggio ad un ribaltamento totale della sua personalità, del suo modo di rapportarsi alla vita, al mondo e agli altri.
    Il film nasce da due idee completamente diverse l'una dall'altra: una antichissima, a cui pensavo già una ventina d'anni fa, un'altra più recente. Entrambe mi incuriosivano, ma non a tal punto da decidermi a farli diventare film. Finché un giorno, per gioco, ho provato a combinare le due idee una sull'altra e ho trovato immediatamente la soluzione che cercavo. A quel punto la storia ha cominciato a camminare da sola
    ".
    Giuseppe Tornatore

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