Seconde visioni - Cinema sotto le stelle: 'The Best of Summer 2016' - Dal 69. Festival del Cinema di Cannes - Quinzaine Des Realizateurs - RECENSIONE in ANTEPRIMA - Dal 17 MAGGIO
"Avevamo tra le mani una dozzina di pagine di soggetto con protagoniste due pazienti psichiatriche dai caratteri opposti che si ritrovano, un poâ per caso, a scappar via dalla struttura clinica che le ospita. Una fuga dalle regole, dalle misure di sicurezza, dalle costrizioni della cura che diventa un girovagare sconclusionato ed euforico nel mondo fuori... Volevamo che fosse una commedia, divertente ed umana, una storia che ad un certo punto non avesse paura persino di tingersi di fiaba, o addirittura di trip psichedelico, ma che non fosse campata in aria. Volevamo raccontare anche lâingiustizia, la sopraffazione, il martirio di persone fragili, di donne stigmatizzate, disprezzate, condannate, recluse. E però senza farlo diventare un pamphlet, un documentario di denuncia - ce ne sono giĂ in giro di eccellenti. Cercavamo, semmai, tracce di felicitĂ , o perlomeno di allegria, di eccitazione vitale, anche nel momento della costrizione, dellâinternamento. Si può sorridere o addirittura ridere raccontando il dolore, o è qualcosa di impudico, di scandaloso? Speriamo di sĂŹ, che si possa, perchĂŠ è la cosa che preferisco, nel fare un film, in fondo è lâunica cosa che mâinteressa. Per esempio in questo film, ad un certo punto, che vorrei svelare il meno possibile, mettiamo in scena un episodio tra i piĂš feroci che mi sia capitato di filmare. Eppure mi rendo conto di aver cercato di raccontarlo con un tono persino felice. Mi è sembrato che fosse lâunico modo autentico che avevo a disposizione per avvicinarmi ad un mistero altrimenti impenetrabile"
Il regista Paolo VirzĂŹ
(La pazza gioia; ITALIA 2015; Dramedy; 116'; Produz.: Lotus Production con RAI Cinema in coproduzione con Manny Film; Distribuz.: 01 Distribution)
Cast: Valeria Bruni Tedeschi (Beatrice) Micaela Ramazzotti (Donatella) Valentina Carnelutti (Fiamma Zappa) Tommaso Ragno (Giorgio Lorenzini) Bob Messini (Pierluigi Aitiani) Bobo Rondelli (Reanto Corsi) Anna Galiena (Luciana Brogi) Sergio Albelli (Torreggiani dei Servizi Sociali) Marisa Borini (La signora Morandini Valdirana) Marco Messeri (Floriano Morelli)
Musica: Carlo VirzĂŹ
Costumi: Catia Dottori
Scenografia: Katia Dottori e Tonino Zera
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Cecilia Zanuso
Scheda film aggiornata al:
13 Luglio 2016
Sinossi:
IN BREVE:
Beatrice Morandini Valdirana è una chiacchierona istrionica, sedicente contessa e a suo dire in intimitĂ coi potenti della Terra. Donatella Morelli una giovane donna tatuata, fragile e silenziosa, che custodisce un doloroso segreto. Sono tutte e due ospiti di una comunitĂ terapeutica per donne con disturbi mentali, dove sono sottoposte a misure di custodia giudiziaria. Il film racconta la loro imprevedibile amicizia, che porterĂ ad una fuga strampalata e toccante, alla ricerca di un poâ di felicitĂ in quel manicomio a cielo aperto che è il mondo dei sani.
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Beatrice e Donatella sono due donne che si incontrano nel momento piĂš difficile della loro vita. Quando tutto sembra perduto e nessuno può far piĂš nulla per loro. Una è troppo chiacchierona, sembra non dire mai la cosa giusta o millanta parentele e conoscenze troppo spesso e a voce troppo alta, lâaltra troppo silenziosa, sembra invece dire sempre la cosa giusta, ma a voce troppo bassa.
Beatrice e Donatella vivono in una comunitĂ per donne con disturbi mentali. Sono sole e disperatamente infelici. Ognuna a modo suo. Sembrano non avere nulla in comune, ma in qualche modo si prendono e coltivano un rapporto tutto loro, tanto stretto da farle fuggire dalla comunitĂ per un viaggio rocambolesco e a tratti grottesco per trovare il loro futuro o forse per fare i conti con il loro passatoâŚ
Dopo il complesso thriller drammatico Il capitale umano, Paolo VirzĂŹ torna alle sfumature della commedia amara (quella
de La prima cosa bella e Tutti i santi giorni) con una sceneggiatura a quattro mani con Francesca Archibugi, che ingloba in questâopera tutto il suo bagaglio cinematografico, in primis Il grande cocomero. Gli ospedali, la malattia, mentale e non, la famiglia, la politica: sono tutti temi lungamente e spesso molto ben affrontati dalla regista e sceneggiatrice, e in questo caso li riutilizza, quasi fosse una sorta di ricostruzione della sua carriera. Compresi i conflitti familiari sottesi, raccontati a mezza bocca, come accade in ogni famiglia, ricca o povera, acculturata e non: che sia una ragazza trucida e con poca istruzione, ma dal cuore dâoro, della provincia toscana spersonalizzata, o una ricca signora con ascendenze nobiliari e un doppio cognome altisonante, con conoscenze nel mondo politico della destra che conta(va). Parla molto anche di questo, fra le righe, La pazza gioia: di una classe politica sbruffona, altrettanto trucida come la
ragazzina ignorante e sola, sicuramente di piĂš, perchĂŠ almeno Donatella ha un cuore dâoro, mentre gli amici che contano di Beatrice si sono dimenticati completamente di lei. Tranne uno. Ma quello forse non conta. Un altro tema, anche questo molto forte dellâArchibugi, che come si ricorderĂ non ha mai lesinato sui fallimenti delle classi politiche e intellettuali, come quella di coloro che hanno fatto il Sessantotto e quella dei loro padri, due generazioni che hanno entrambe fallito, con i loro figli: Verso sera, quello che resta forse il migliore dei film dellâautrice. Paolo VirzĂŹ dal canto suo stempera i toni piĂš intellettuali della collega e rende il film piĂš godibile, piĂš entertainment, costruisce il suo finale, forse tirato via, forse semplicistico, ma che è capace di commuovere (a tradimento, è il caso di dirlo!) nemmeno con una battuta, ma con lâinizio di essa.
La pazza gioia è un film quasi tutto
della parte femminile della coppia degli sceneggiatori. Sicuramente sbilenco non solo in questo, ma in alcuni altri elementi, come ad esempio la caratterizzazione dei personaggi secondari, troppo stereotipati: nei momenti in cui mancano le due protagoniste dalla scena si perde la magia. Eppure, nonostante questo, il film compie il suo rituale: quello di saper trasmettere e dire qualcosa. Soprattutto attraverso la verve e le capacitĂ delle due interpreti: Valeria Bruni Tedeschi, che ha assolutamente ragione nel vedere nel suo personaggio la Blanche DuBois di Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams, è strabordante nella sua carica istrionica e sopra le righe, ma costruisce il dolore di Beatrice a poco a poco; Micaela Ramazzotti il dolore della sua Donatella ce lâha tatuato sulla pelle sin dallâinizio, ma man mano sfuma nella dolcezza dellâamore che porta con sĂŠ e non può âusareâ perchĂŠ a certe donne purtroppo è strappato loro
via malgrado la loro buona volontĂ . In questo Donatella è altrettanto legata a Tennessee Williams come Beatrice: la Catherine Holly di Improvvisamente lâestate scorsa, la Alva Starr di Questa ragazza è di tutti (Natalie Wood protagonista, film del 1966). Le ricorda un poâ tutte. E forse câè un poco anche della Maggie de La gatta sul tetto che scotta o, per cambiare autore, della Holly Golightly di Colazione da Tiffany, da Truman Capote.
Francesca Archibugi e Paolo VirzĂŹ con tutto questo raccontano una malattia che si chiama depressione. Beatrice e Donatella hanno sempre pianto. Nessuno capiva il perchĂŠ. Nemmeno loro. Diventavano tristi. E piangevano.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano 01 Distribution e Valentina Calabrese (WaytoBlue)