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    Home Page > Movies & DVD > Come il vento

    COME IL VENTO: DIRETTA DA MARCO SIMON PUCCIONI, VALERIA GOLINO SI CALA NEI DRAMMATICI PANNI DI ARMIDA MISERERE, NELLA REALTA' DIRETTRICE DI UN CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA MORTA SUICIDA

    RECENSIONE - Dal VIII edizione del Festival internazionale del film di Roma (8-17 novembre 2013) - Premio L.A.R.A. per il Miglior Interprete Italiano a VALERIA GOLINO

    "Quando la Pasqua di dieci anni fa ho letto la notizia del suicidio di Armida Miserere, direttrice del carcere di massima sicurezza di Sulmona, ho pensato subito che avrei voluto raccontare la sua storia. Mi aveva colpito molto la vicenda di questa donna catapultata in una delle istituzioni più maschiliste e opprimenti della società che, senza rinunciare alla sua femminilità, riesce a governare gli uomini reclusi e stabilire rapporti camerateschi e di amore con i suoi compagni di lavoro. Mi interessava anche capire come e perché questa fibra, apparentemente così solida, era arrivata a spezzarsi. Indagando nella sua biografia ho scoperto che, 13 anni prima, il suo grande amore, Umberto Mormile, era stato ucciso dalla N’drangheta apparentemente perché non si era lasciato corrompere. Forse la verità è più complessa di quella che è emersa dal processo, ma non era compito di questo film svelare questa verità. La mia intenzione non era celebrare la vita di un’eroina, ma compiere un’indagine su una vita di una donna comune, forte e fragile, immersa totalmente nella lotta per una giustizia giusta. Una donna dello stato, capace di un gesto estremo che lascia spiazzati tutti quelli che la amavano o la detestavano, un gesto che è insieme un sacrificio d’amore e una vendetta. Quando il 19 aprile 2003 Armida ha scelto di togliersi la vita ha deciso di gettare il suo corpo contro chi, morto dentro, ha infranto i suoi sogni, dimostrando che solo chi è vivo può morire e, come il vento, continuare a vivere libero. L’interesse di questo progetto risiede nella vicenda umana del personaggio principale e per questo ho cercato, ancor più che miei film precedenti uno stile semplice, che desse spazio alla verità del personaggio, cercando di miscelare il film di impegno civile con la storia d’amore, gli elementi più intimi e emotivi con l’aspetto sociale".
    Il regista, soggettista e co-sceneggiatore Marco Simon Puccioni

    (Come il vento; ITALIA/FRANCIA 2013; Biopic drammatico; 110'; Produz.: Intelfilm/Les Films du Present in collaborazione con RAI Cinema; Distribuz.: Ambi Pictures)

    Locandina italiana Come il vento

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    Titolo in italiano: Come il vento

    Titolo in lingua originale: Come il vento

    Anno di produzione: 2013

    Anno di uscita: 2013

    Regia: Marco Simon Puccioni

    Sceneggiatura: Marco Simon Puccioni, Heidrun Schleef e Nicola Lusuardi

    Soggetto: Soggetto di Marco Simon Puccioni, liberamente ispirato alla vita di Armida Miserere.

    Cast: Valeria Golino (Armida Miserere )
    Filippo Timi (Umberto Mormile)
    Francesco Scianna (Riccardo )
    Chiara Caselli (Rita)
    Marcello Mazzarella (Stefano)
    Salvio Simeoli (Antonio)
    Giorgia Sinicorni (Isabella)
    Vanni Bramati (Maurizio)
    Enrico Silvestrin (comandante Lodi)
    Mattia Mor (Fabio)
    Vanni Fois (Cossu)
    Diego Migeni (agente Pianosa)
    Gerardo Mastrodomenico (PM Cardi)
    Francesco Acquaroli (comandante Pianosa)
    Rosa Pianeta (Cristina)

    Musica: Shigeru Umebayashi

    Costumi: Ginevra Polverelli

    Scenografia: Emita Frigato

    Fotografia: Gherardo Gossi

    Montaggio: Roberto Missiroli

    Makeup: Dalia Colli

    Casting: Annamaria Sambucco

    Scheda film aggiornata al: 18 Dicembre 2013

    Sinossi:

    Un giorno di primavera del 1990. Un giorno come gli altri, fatto di gesti quotidiani, percorsi noti, volti conosciuti. Poi una notizia inaspettata e tragica che ti scaraventa in uno spazio ignoto, ma da dove puoi rivedere il tracciato della tua vita e tornare al momento in cui tutto è cominciato.
    Armida Miserere inizia la sua carriera nell’amministrazione penitenziaria a metà degli anni ottanta. Umberto è un educatore impegnato nelle attività di riabilitazione dei carcerati. L’amore tra Umberto e Armida nasce nel piccolo teatro del carcere, dove Umberto dirige i primi esperimenti teatrali con i detenuti, e diventa presto una passione travolgente. Quando l’incontriamo sono una coppia stabile, Armida dirige il carcere di Lodi, mentre Umberto lavora al carcere di Opera. Vivono insieme in una casa a metà strada tra le due città, circondati dall’affetto di pochi amici. Provano ad avere un bambino, ma la gravidanza si interrompe. Rimarginate le ferite, continuano a guardare avanti con l’ottimismo degli idealisti.
    La posizione di educatore porta Umberto ad essere molto vicino ai detenuti e questo lo espone a pressioni e tentativi di corruzione. Un giorno di primavera, inaspettatamente, poco prima della pasqua del 1990, viene ucciso mentre va al lavoro. Il mondo di Armida va a pezzi.
    I primi anni novanta sono segnati dagli spettacolari attacchi della mafia allo Stato italiano. Armida che è una servitrice dello Stato senza più nulla da perdere e si è fatta conoscere come un direttore tra i più fermi e corretti dell’amministrazione, viene mandata subito in prima linea a Pianosa, il supercarcere riaperto per sorvegliare i mafiosi più pericolosi. Applica la legge senza deroghe e riceve critiche e intimidazioni, ma non si fa impaurire. E’ l’unica donna in un’isola abitata da 1500 uomini e riesce a farsi rispettare instaurando un rapporto di cameratismo con i suoi uomini. Appena il lavoro le da tregua, cerca un po’ di solitudine per correre con i suoi cani nella natura incontaminata dell’isola.
    Non ha dimenticato Umberto, ma la solitudine pesa e ha fame d'amore, tra gli agenti in servizio sull’isola, trova Maurizio un addetto alla sua sicurezza. Tenta di cominciare una nuova vita affettiva e si lascia andare ad una storia d’amore. Appena ricomincia a sognare si accorge che Maurizio non è Umberto, e diversamente da lui non lascerà la famiglia per lei.
    In assenza di una vita di coppia il suo mondo affettivo si coagula intorno agli amici di lavoro come Riccardo, Rita e altri magistrati, direttori di carcere, agenti di scorta, persone con cui condivide i ritmi stressanti della giustizia nelle carceri o della lotta contro la criminalità organizzata.
    Il lavoro è la sua vita, lo fa senza compromessi e a volte paga di persona. Quando collabora con Giancarlo Caselli e Alfonso Sabella alla cattura di Giovanni Brusca, deve lasciare Palermo per le ripetute minacce di morte.
    Riccardo è un amico e un magistrato che le è molto vicino nella continua ricerca della verità sulla morte di Umberto. Finalmente, durante un maxi processo alla ‘ndrangheta in Lombardia uno degli uomini del clan confessa di essere stato l’assassino di Umberto e racconta la circostanza e il movente. Tutto corrisponde a quanto Armida aveva sempre sospettato: Umberto è stato ucciso per non essersi lasciato corrompere da un boss, anche se il fango che i pentiti gettano sulla figura di Umberto sono insopportabili.
    Sempre più delusa dall’umanità, Armida comincia ad essere stanca e demotivata nonostante la stima che riceve sul lavoro.
    A Sulmona, nel supercarcere che dirige da qualche anno, nessuno si accorge del suo cambiamento, ma Armida ha un piano per liberarsi di tutti i suoi pesi.

    Commento critico (a cura di SARA MESA)

    Come il vento è un film italiano per definizione, possiede gran parte delle caratteristiche dei così detti “film impegnati†che siamo abituati a vedere nei nostri cinema in alternativa a quelli che si occupano delle crisi famigliari, delle crisi dei trentenni e delle crisi matrimoniali. Alla base c’è una storia che vale davvero la pena di raccontare, quella di una donna forte, tra le prime a diventare direttrice di un carcere e a lavorare in un ambiente quasi esclusivamente maschile e maschilista, che non rinuncia al suo lato sensibile, alla ricerca dell’amore.

    La storia di Armida Miserere è simile a quella di molte altre donne che per affermarsi a livello lavorativo e personale hanno dovuto rinunciare agli affetti, ad essere madri e mogli, ma assume contorni ben più tragici perché segnata da dolori che solo gli eroi della nostra storia sono stati costretti a sopportare. Come dice lei stessa in una

    battuta del film presentandosi “Armida Miserere, un nome e due tragedieâ€.

    La forza dell’interpretazione della Golino, sempre incredibilmente a suo agio con questo genere di ruoli, costituisce la base fondante del film, che inizialmente stenta un po’ a decollare dal punto di vista recitativo, pur avvalendosi di espedienti interessanti come quelli della recitazione teatrale forzata da parte dei detenuti. I personaggi comprimari sembrano trovare il loro spazio con lo svolgersi del film, ognuno di loro si definisce meglio in situazioni ed ambienti differenti che di volta in volta ne esaltano le caratteristiche.

    Come già detto all’inizio, la regia ricalca il classico stile italiano di genere (se così si può chiamare), a parte un incipit appena più movimentato, fatto di inquadrature sfocate e soggettive impossibili all’altezza delle gambe; si mantiene sempre molto solida e impostata, passando dai primi piani nei momenti di intimità o sofferenza per enfatizzare le espressioni dei protagonisti, ai

    campi lunghi nei passaggi da una location all’altra. Nei momenti d’azione si fa uso del montaggio alternato per accentuare la tensione, altro espediente comunemente utilizzato in campo cinematografico.
    Molto affascinante è il passaggio continuo da una parte all’altra dell’Italia: si ha l’impressione di condividere con Armida questa vita un po’ nomade intrisa della tradizione del nostro paese, ottima la scelta per nulla scontata di girare veramente nei luoghi in cui ha vissuto la protagonista.
    Si capisce che il regista è veramente legato a questa storia e che la rispetta, al punto che raccontarla in modo che arrivi direttamente a toccare il cuore dello spettatore, è per lui indispensabile.

    Puccioni rinuncia così alla cifra stilistica più sperimentale e innovativa che caratterizzava i suoi film precedenti, per privilegiare una crescita tematica e personale che lo costringe ad una maggior prudenza e stabilità.
    Il film nel suo insieme è quindi poco sorprendente, ma molto incisivo, poiché

    quando si racconta una storia importante e significativa spesso non si ha bisogno di arricchirla di espedienti registici che corrono il rischio di distrarre dal soggetto, a meno che non si voglia sfiorare il capolavoro.

    Bibliografia:

    Nota: Si ringraziano Ambi Pictures Distribuzione e ManzoPiccirillo (Ufficio Stampa)

    Pressbook:

    PRESSBOOK Completo in ITALIANO di COME IL VENTO

    Links:

    • Valeria Golino

    • Chiara Caselli

    • Filippo Timi

    • IL TEMPO CHE CI RIMANE - INTERVISTA al regista, sceneggiatore e attore ELIA SULEIMAN (Interviste)

    • MIELE - INTERVISTA alla regista VALERIA GOLINO (Interviste)

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