STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI: IL PALPITANTE RACCONTO DELL'OLOCAUSTO RIVOLTO ALLE NUOVE GENERAZIONI. CON GEOFFREY RUSH, EMILY WATSON E LA GIOVANE SOPHIE NELISSE
RECENSIONE ITALIANA e PREVIEW in ENGLISH by DENNIS HARVEY (www.variety.com) - Dal 27 MARZO
"Era come se un pezzo d’Europa entrasse nella nostra cucina quando mamma e papà raccontavano di come fosse crescere tra Germania e Austria, dei bombardamenti di Monaco, dei prigionieri che i nazisti facevano sfilare per le strade. Allora non me ne rendevo conto, ma sono state queste storie a spingermi a diventare scrittore. Era un’epoca di estremo pericolo e malvagità e mi hanno profondamente colpito i tanti gesti di umanità compiuti in quei tempi cupi. 'Storia di una ladra di libri' parla proprio di questo: della capacità di trovare la bellezza anche nelle situazioni più orrende. Uno dei punti centrali della storia è che Hitler sta distruggendo la mente delle persone con le parole mentre Liesel di quelle stesse parole si appropria per scrivere una storia completamente diversa".
Lo scrittore Markus Zusak
"Il romanzo mi ha profondamente emozionato: è una storia molto positiva e piena di speranza, ho apprezzato che il personaggio principale fosse una ragazza che pur non avendo nulla alle spalle e alcuna prospettiva futura, riuscisse non solo a sopravvivere ma a prosperare... Le mie origini sono molto umili. La mia famiglia aveva ben poco e l’aspirazione era quella di realizzare qualcosa, nel mio caso fare film. In seguito, quando sono andato alla scuola d’arte ho conosciuto persone che mi hanno insegnato a guardare il mondo in modo diverso, soprattutto attraverso i libri, e quindi a vivere la vita in modo diverso. Per questo mi sento vicino a Liesel... Liesel comincia a capire le parole e il loro potere e si rende conto che è possibile utilizzarle per il bene come per il male. Ciò le permette di cambiare la sua vita e di compiere scelte che non avrebbe potuto fare prima di aprire un libro. Questa è la chiave del suo spirito".
Il regista Brian Percival
(The Book Thief; USA/GERMANIA 2013; Drammatico; 127'; Produz.: Fox 2000 Pictures/Studio Babelsberg; Distribuz.: 20th Century Fox)
Soggetto: Dal best seller The Book Thief (La bambina che salvava i libri, 2005) di Markus Zusak.
PRELIMINARIA - IL LIBRO:
STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI è tratto dal bestseller La bambina che salvava i libri dello scrittore australiano Markus Zusak. Pubblicato per la prima volta nel 2005, il libro ha venduto otto milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in oltre trenta lingue. E’ rimasto per sette anni nella classifica del "New York Times" dei migliori bestseller di tutti i tempi, è stato primo in classifica su Amazon.com ed ha vinto almeno una dozzina di premi letterari.
While subjected to the horrors of WWII Germany, young Liesel finds solace by stealing books and sharing them with others. Under the stairs in her home, a Jewish refuge is being sheltered by her adoptive parents.
The 550-page, World War II-era novel, narrated by Death, tells the story of Liesel Meminger from the time she is taken at age 9 to live with a foster family in a German working-class neighborhood. Liesel arrives having just stolen her first book, "The Gravediggers Handbook" -- it will be the beginning of a love affair with books.
deve dimenticare, la Storia di una ladra di libri di Brian Percival decolla sulle ali di una favola triste per indicare all'orizzonte il punto ben preciso in cui scovare il giusto terreno per coltivare quella rara specie di speranza in grado di fruttificare la salvezza dell'umanità . E lo sceneggiatore Michael Petroni (Il rito) snellisce o elimina alcuni personaggi periferici e sottotrame del libro La bambina che salvava i libri di Markus Zusak che ha ispirato il film, senza compromettere l'essenza del racconto.
Se dunque altro è il calibro di film sull'Olocausto, tra cui spiccano dei capolavori assoluti come lo spielberghiano Schlinder's List, il The Reader-A voce alta di Stephen Daldry (con cui Storia di una ladra di libri di Percival ha in comune il fatto che il saper leggere e la lettura, soprattutto in circostanze particolari, equivalgono a mantenere in vita una persona) o Il pianista di Roman Polanski, e
pure altro è, in punta di debolezza però, il calibro di pellicole come Il bambino con il pigiama a righe di Mark Herman, Storia di una ladra di libri trova un modo inconsueto per ribadire quanto di vitale importanza, per l'integrità mentale e morale dell'uomo, sia il proprio 'patrimonio culturale'. E se è vero che vi sono nel film scorci in cui si concede il primo passo all'ottica fanciullesca - ma non disimpegnata e irresponsabile - domina un genere di realismo sulle dinamiche comportamentali di regime nazista, che volutamente, per scelta, quasi in un discreto richiamo alla memoria, procede per frammenti, sparpagliandoli qua e là nella narrazione della vicenda della giovane Liesel: una sorta di neo Anna Frank che da analfabeta derisa dai compagni, non solo imparerà a leggere, ma nel tempo, riuscirà ad aprire mente, cuore e coscienza, in un rapido e impensabile processo di precoce maturazione che la
renderà Donna ante litteram, tutta cuore e coraggio, perfettamente in grado di scrivere brillantemente il suo Diario di Vita Vissuta. Una vera e propria catarsi per le proprie ferite dell'anima, già fin troppo gravi e profonde per una bambina di quell'età .
A parlare, sputando qua e là qualche sentenza, guardando con gli occhi del destino ed abbandonandosi a considerazioni ed osservazioni varie che non giudicano ma analizzano, è nientemeno che la tanto famigerata Signora Morte, (in originale di Roger Allam), mai così tanto coscienziosa, mai tanto lambita da un vago sentore malinconico se non proprio di partecipata compassione nei confronti delle varie situazioni, dei vari personaggi, e mai tanto versata all'autoironia (vedi l'iconografia corrente con cui viene rappresentata). E' proprio Lei lo spirito guida che ci introduce nella storia, tra il sornione e il beffardo: "Un piccolo dato di fatto. Voi morirete. Mi spiace fare da guastafeste... Il mio consiglio è 'quando sarà il momento, non fatevi prendere dal panico, pare che non aiuti'...". I suoi toni sono questi e per sembrare Una che si prende beffa della vita, anche Lei ha le sue regole, tra cui quella di 'evitare i
vivi'. Beh, è già una (magra) consolazione!
Tocca dunque farci questo viaggetto in Via del Paradiso, in un paesino della Germania Hitleriana, con la Morte alle costole che ci alita sul collo e che, di quando in quando, vuol dire la sua, in Voce Fuori Campo quanto si voglia, ma di fatto, sempre incombente. Personaggio surreale eppure palpabile e palpitante cui si affida, voce in capitolo, il climax della sceneggiatura proprio sul finale, quello che farà scorrere le lacrime di commozione più sentite - già vi vedo dopo essermi vista! - e che ci fa sentire d'altra parte anche un tantino orgogliosi, nel nostro piccolo. Potrei scrivervelo parola per parola, ma voglio che andiate al cinema per sentirlo con le vostre orecchie. Vale davvero la pena!
Sarebbe poi interminabile la lista dei passaggi memorabili che potrei segnalarvi in questo film, scaldato al calore della pastosa fiamma della fotografia di Florian Ballhaus e
di una ladra di libri, ma lasciandovi inviolata la scoperta personale, ce n'è forse uno, uno soltanto, in grado di surclassarli tutti per portata e dimensione, e che la dice lunga sul respiro del film: lo sbianchettamento delle pagine di un libro di propaganda nazista da parte del rifugiato ebreo Max (Ben Schnetzer) nella cantina degli Hubermann, quelle pagine tornate bianche su cui riscrivere la storia vera, quel libro donato alla giovane Liesel che diventerà il diario di vita, tutto da riscrivere, riassume in un fotogramma quel che potrebbe diventare materia prima di un altro film. Quell'unico fotogramma sa farsi icona esemplare di un proclama di vita per la salvezza dell'umanità .
Secondo commento critico (a cura di DENNIS HARVEY, www.variety.com)
Markus Zusak’s international bestseller “The Book Thief†has been brought to the screen with quiet effectiveness and scrupulous taste by director Brian Percival and writer Michael Petroni. This tale of Nazi Germany seen from a child’s perspective translates into solidly engaging drama, albeit one that may not be starry, flashy or epic enough to muscle its way into the front ranks of awards-season contenders. Bolstered by the novel’s fans, the Fox release (which opens limited Nov. 8) should ride solid reviews and word of mouth to midlevel prestige returns in line with such comparable medium-scaled WWII dramas as “The Reader†and “The Pianist.â€
Petroni streamlines or eliminates some peripheral characters and subplots without compromising the book’s essence. Like its source, the film is narrated by Death (voiced by Roger Allam), who says at the start that he seldom bothers with the living, but took a particular interest in young Liesel Meminger
(Sophie Nelisse). Liesel is first seen on a train in 1938 with her mother and brother, en route to a destination that her sickly sibling never makes it to. Neither does her mother, who may be headed to prison due to her communist leanings, it’s later rumored. So Liesel arrives alone at the doorstep of her new foster parents, housepainter Hans Hubermann (Geoffrey Rush) and his endlessly henpecking wife, Rosa (Emily Watson).
When it emerges that Liesel is illiterate — inviting immediate ridicule from school bully Franz (Levin Liam) — kindly Hans makes a game of teaching her to read. The first tome they conquer is one she’d grabbed when it fell from a laborer’s coat at her brother’s funeral: “The Gravedigger’s Handbook.†Later she dares rescue a burning book from a bonfire of “decadent†works at a Nazi rally. This act attracts the lone notice of the local Buergermeister’s
wife, Frau Hermann (Barbara Auer), who later clandestinely lets Liesel use her late son’s personal library during her weekly laundry deliveries to that imposing mansion.
In contrast, the Hubermanns barely scrape along on Rosa’s laundering and little else; we eventually deduce that Hans’ perpetual underemployment is due to his refusal to join “the Party.†As time passes and wartime privations grow worse, their domestic situation turns downright dangerous with the arrival of Max Vandenburg (Ben Schnetzer), the fugitive son of a Jewish comrade who saved Hans’ life during WWI. Honor-bound to hide the young man from the authorities, they nurse him back to health, and he bonds with the fascinated Liesel. She’s sworn to tell no one of his presence, not even best-friend neighbor Rudy (Nico Liersch), though several times the secret comes fearfully close to exposure.
There are modest setpieces: an air-raid, a worrying house-by-house search by Nazi officials, Max’s second
serious illness, and Liesel’s hysterical response when Jewish prisoners are marched through town. But “The Book Thief†spans these wartime years from a microcosmic vantage point, seldom straying far beyond the main characters’ ironically named “Heaven Street.†It’s to the credit of Percival (best known for helming several “Downton Abbey†episodes) and Petroni (“The Voyage of the Dawn Treader,†“Possessionâ€) that they refuse to artificially inflate the story’s key points for melodramatic or tear-jerking purposes. By the same token, such intelligent restraint may strike some as too even-tempered and slow-paced, touching our emotions without heightening them in the way that often gets more attention come Oscar time.
Rush generously provides the movie’s primary warmth and humor; Watson is pitch-perfect as a seemingly humorless scold with a well-buried soft side. Hitherto little-noticed New Yorker Schnetzer is a real find, making Max a thoroughly ingratiating figure. French-Canadian Nelisse (“Monsieur Lazharâ€) doesn’t come across
as the most expressive of junior thesps here, but she looks right and does a competent job.
Impeccable design contributions are highlighted by Florian Ballhaus’ somber but handsome widescreen lensing, and an excellent score by John Williams that reps his first feature work for a director other than Steven Spielberg in years. One slightly distracting element is the use of “Ja†and “Da†in otherwise English (but German-accented) dialogue, apart from a few public speeches that deploy subtitled German. The print screened at the Mill Valley Film Festival lacked complete final credits (the ultimate running time will be longer than listed here), and was also short a few (unnoticeable) final-mix tweaks.
Bibliografia:
Nota: Si Ringraziano 20th Century Fox Rosa Esposito (Ufficio Stampa) e Orazio Bernardi (QuattroZeroQuattro)