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    Home Page > Movies & DVD > L'amante inglese

    L'AMANTE INGLESE: KRISTIN SCOTT THOMAS DI NUOVO PROTAGONISTA ELETTIVA DI UNA STORIA IN CUI, COME SEMPRE, DA' IL MEGLIO DEL SUO SCONFINATO PRISMA EMOZIONALE

    IN DVD: Dal 29 GIUGNO - Dal TIFF. TORONTO FILM FESTIVAL - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 5 MARZO

    "Credo che ogni regista, a un punto della sua carriera, senta il bisogno di confrontarsi con una genuina storia d’amore. Avevo voglia di raccontare una vicenda classica, che fosse semplice e lineare ma al tempo stesso mi permettesse un ritratto femminile simile a quello delle eroine di cui ho sempre sognato, donne come Anna Karenina e Madame Bovary. Questo era lo spunto iniziale: una donna che osa rinunciare a tutto per una nuova vita. Non è disposta a fare compromessi, forse perché sa che non può più negarsi alle occasioni che il destino le offre. Neanche i figli possono trattenerla. Ho provato a mostrare la forza del desiderio, la sua inevitabilità e la sua irruzione in un’esistenza normale e ordinata".
    La regista Catherine Corsini

    (Partir FRANCIA 2009; drammatico; 85'; Produz.: Pyramide Productions/Caméra One/VMP/Solaire Production/Canal+/CinéCinéma/Cofinova 5/Région Languedoc-Roussillon/Centre National de la Cinématographie (CNC)/Cofinova 3/Procirep/Angoa-Agicoa; Distribuz.: Teodora Film)

    Locandina italiana L'amante inglese

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: L'amante inglese

    Titolo in lingua originale: Partir

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2010

    Regia: Catherine Corsini

    Sceneggiatura: Catherine Corsini (con la collaborazione di Gaëlle Macé)

    Soggetto: PRELIMINARIA: NEWS

    Accolto con entusiasmo all’ultimo Festival di Toronto, dove è stato acquistato per la distribuzione in oltre 30 paesi, Stati Uniti compresi, L’amante inglese è stato un grande successo in Francia con oltre cinque milioni di euro di incasso. Nel ruolo di una donna disposta a tutto in nome della passione, Kristin Scott Thomas offre una delle più emozionanti interpretazioni della sua carriera.

    Cast: Kristin Scott Thomas (Suzanne)
    Sergi Lòpez (Ivan)
    Yvan Attal (Samuel)
    Bernard Blancan (Rémi)
    Aladin Reibel (Dubreuil)
    Alexandre Vidal (David)
    Daisy Broom (Marion )
    Berta Esquirol (Berta)
    Gerard Lartigau (Lagache)

    Musica: Georges Delerue e Antoine Duhamel (tratta dai film di François Truffaut Finalmente domenica, La signora della porta accanto e La mia droga si chiama Julie); Yves-Marie Omnes, Olivier Dô Hùu e Benoît Hillebrant (suono)

    Costumi: Anne Schotte

    Scenografia: Laurent Ott

    Fotografia: Agnès Godard

    Montaggio: Simon Jacquet

    Casting: Brigitte Moidon

    Scheda film aggiornata al: 15 Ottobre 2013

    Sinossi:

    Lasciata l’Inghilterra fin da giovane, Suzanne vive in una bella villa nel sud della Francia, con un marito molto conservatore e due figli ormai adolescenti. Stanca della routine quotidiana e annoiata da un matrimonio senza entusiasmi, trova il coraggio per incontrare segretamente Ivan, un operaio spagnolo rude e silenzioso che le sta ristrutturando lo studio. La donna si sente desiderata e viva come non le era mai accaduto e quella che doveva essere solo un’avventura si trasforma in una passione travolgente. Decisa a rinunciare a tutto per seguire la sua storia d’amore, inizia una lotta senza esclusione di colpi con il marito che li spingerà fino alle scelte più estreme.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    IL CALVARIO DI UNA DONNA SENZA REDENZIONE. KRISTIN SCOTT THOMAS SI MOSTRA IN STATO DI GRAZIA, COME SEMPRE, MA NON PUO’ RAGGIUNGERE LE VETTE DI ‘TI AMERO’ SEMPRE’, FILM BEN PIU’ SOLIDO DI ‘PARTIR’ (L’AMANTE INGLESE). NON TUTTE LE STAZIONI DI QUESTA VIA CRUCIS DIFATTI, SI CARICANO DI UN SENSO PIENO E PLAUSIBILE A CAUSA DI UN’INNEGABILE DEBOLEZZA STRUTTURALE SUL PIANO NARRATIVO PIU’ CHE REGISTICO, DAL TOCCO MINIMAL-INTIMISTA, ESSENZIALE FINO ALLA SCARNIFICAZIONE E PERSINO QUASI SURREALE, NEI TEMPI E NEI MODI IN CUI LA PROTAGONISTA CERCA L’ARIA DI SOPRAVVIVENZA AFFETTIVA DAL SOFFOCAMENTO CERTO E CONCLAMATO, SULL’ONDA DI UNA TIRANNICA NORMALITA’ RIVESTITA DI FREDDE, INSIPIDE E DEVASTANTI BUONE MANIERE, DETTATE DA STERILE ROUTINE E CONVENZIONI A GRAPPOLO

    L’avvio è affascinante e ammalia il tocco registico minimal-intimista mirato alla lenta scoperta del dettaglio, inquadrato in un contesto assolutamente essenziale, liberato da un qualsivoglia pulviscolo di superfluo, alla stregua di una sala resa asettica

    in vista di un’operazione chirurgica. Con tre o quattro passaggi la regista Catherine Corsini ci consente di familiarizzare all’istante con un ambiente che già sappiamo abitato da persone benestanti e di intuire che la camera da letto dove ci invita ad entrare discrezionalmente, evitandoci di proposito una visione d’insieme, ha un’importanza cruciale in seno alla storia che ci accingiamo a condividere, sia di fatto che sul piano metaforico. Il passaggio immediatamente successivo in cui la macchina da presa lambisce dei piedi nudi e le pieghe di un lenzuolo dal basso, per risalire in tutta calma prima di appuntarsi sul volto della protagonista, è una dinamica che riveste il ruolo compartecipe di una carezza di solidarietà femminile, per questa donna il cui destino non prevede redenzione alcuna. Un approccio di presentazione che ci ha ricordato il tocco alla Sydney Pollack in Random Hearts (Destini Incrociati, 1999) che apre in maniera affine

    per lambire dettagli, oggetti quasi carezzati dalla macchina da presa in assoluto silenzio, quello che tradisce il respiro della tragedia. Nel caso di Partir - ci piace usare il titolo originale piuttosto che quello italiano de L’amante inglese che, come accade spesso, svilisce il senso pieno del soggetto trattato - i destini incrociati di Ivan (Sergi Lopez) e Suzanne (Kristin Scott Thomas) sono di quelli che conducono solo a strade a fondo chiuso e non consentono spiragli, né di perdono né di redenzione. Personaggi con la tragedia quasi scritta nel DNA che nell’affannosa ricerca di una seconda chance per riappropriarsi di una libertà negata, in stato di soffocamento latente, percorrono più o meno inavvertitamente, più o meno sconsideratamente, accecati da un miraggio possibile cavalcando i fumi di una riscoperta passione amorosa, i sentieri sbagliati per raggiungere la meta agognata. E Kristin Scott Thomas non è certo la prima volta che

    tocca le corde di ‘innamoramenti imprevisti’ ma irrinunciabili: dallo stesso Destini incrociati al fianco di Harrison Ford a L’uomo che sussurrava ai cavalli al fianco di Robert Redford (regista e attore), pur senza mai sfociare nella tragedia come in questo caso, salvo un precedente: la tragica ‘eroina’ Katharine de Il paziente inglese è forse l’unica con cui il personaggio di Suzanne in Partir possa instaurare il legame maggiore.

    Ma nel complesso la rilettura dei film Finalmente domenica, La signora della porta accanto e La mia droga si chiama Julie di François Truffaut condotta da Catherine Corsini in Partir, finisce per mancare il bersaglio mostrando una evidente debolezza strutturale, tradendo un’andatura zoppicante sul piano dei tempi e dei modi con cui i due protagonisti giungono ad essere letteralmente travolti dalla passione: stabiliscono un contatto epidermico saltando completamente la fase di maturazione di un legame più profondo fino all’affiatamento passionale prima che

    personale. Quale circostanza che non possa suonare ‘surreale’ porterebbe una donna sposata - sia pure ad un tirannico egoista e maschilista assolutamente da mollare alla prima occasione - con figli grandi e ristrutturazione della casa in corso, a comportarsi come Suzanne? Se a seguito dell’incidente occorso all’operaio catalano ex carcerato - e c’è anche da dire che i precedenti partner di Scott Thomas rendevano certamente più credibile l’innamoramento imprevisto rispetto a questo che stride non poco - di cui Suzanne è in qualche modo responsabile, la porta ragionevolmente a prestargli soccorso con il ricovero all’ospedale, l’evoluzione rapida e immotivata, accolta peraltro come assolutamente normale dalla famiglia, di accompagnarlo in Spagna per rivedere la figlia quando ancora è poco più di uno sconosciuto, francamente…!

    Va d’altra parte sottolineato che degli ingredienti della ricetta Truffaut Catherine Corsini non ne ha dimenticato neppure uno: dall’accorato schieramento dalla parte delle donne sul filo

    di intensità e spregiudicatezza, innalzato per mezzo di performance erotiche, allo svenimento, quel plateale crollo emotivo sulla cresta di una straziante ferita interiore, metafora di un inno alla forza ma anche all’impotenza dell’amore. Climax cui si approda passando attraverso prove di umiliazione e di sadismo, accrescendo nei protagonisti un impellente desiderio di fuga dalla realtà. E se in effetti il ‘venir meno’ secondo Truffaut ricorda soprattutto un “brevissimo lungo addio†capace di promuovere un’insolita visita all’anticamera della morte, Partir è l’unico titolo possibile per questa storia non sufficientemente stabile in ogni suo passaggio ma ugualmente degna di restare in piedi ad omaggiare la sua nobile fonte.

    Commenti del regista

    La prigione e il desiderio:

    "C’è una dimensione sociale e politica molto forte nel film, relativa al ruolo della donna nella coppia. Il punto di vista è chiaramente femminista: Suzanne è in trappola, non ha indipendenza finanziaria ed è completamente alla mercè del marito, che usa ogni mezzo a sua disposizione, anche il più disgustoso, per impedirle di lasciarlo. L’amante inglese è la storia di una donna che si autoesclude dal proprio contesto sociale, che si emancipa a ogni costo. Ha vissuto per anni in una prigione dorata e all’improvviso il desiderio, l’amore e la passione la spingono a lasciarsi tutto alle spalle. Suzanne si getta a capofitto nella relazione con Ivan, sapendo di non poter tornare indietro, e con lui impara di nuovo a essere se stessa".

    Kristin Scott Thomas:

    "Kristin ha una qualità misteriosa, una bellezza fredda, una durezza apparente intaccata da una malinconia che la rende fragile e vulnerabile. Era la scelta ideale per interpretare una donna avvolta all’esterno da un conformismo borghese in cui uno strappo improvviso rivela la disperazione sottostante. Oltre al fatto, naturalmente, che si tratta di un’attrice capace di mostrare le emozioni con incredibile intensità. Basti pensare a quella sottile, virtualmente impercettibile trasformazione del suo viso, dalla passività iniziale alla terribile determinazione del finale".

    La luce di Nîmes:

    "Ho scelto di girare a Nîmes per la sua luce e il suo calore… Le riprese si sono svolte d’estate, a metà agosto: il clima era torrido e opprimente, ma era quello che cercavo, per esaltare il desiderio dei personaggi. Peraltro, questo è il quarto film in cui collaboro per la fotografia con Agnès Godard, che ha un modo molto delicato di girare le scene d’amore, che volevo fossero al tempo stesso crude e romantiche. Ma la cosa più importante è che sapevo che Agnès avrebbe dato al film una luce sensuale, capace comunque di enfatizzare anche gli aspetti problematici dei protagonisti. La storia d’amore doveva essere sublimata conferendole grazia e bellezza".

    Il lavoro con gli attori (e il cuore di Kristin):

    "Il mio obiettivo è che gli attori stiano sempre in allerta. Provo a scovare le loro debolezze e il loro mistero, facendoli venire allo scoperto e rompendo il sistema a cui si affidano, se ne hanno uno, in modo che si sentano in pericolo. È così che spero riescano a darmi qualcosa che non hanno dato a nessun altro. Voglio che succeda qualcosa tra gli attori e i rispettivi personaggi, che un elemento di verità finisca per emergere. Solo in fase di montaggio, ad esempio, mi sono accorta che in alcune scene si poteva sentire battere il cuore di Kristin".

    La musica rubata a Truffaut:

    "Nel film vengono usate alcune musiche scritte da Georges Delerue e Antoine Duhamel per i film di Truffaut ('Finalmente domenica' e 'La signora della porta accanto' nel primo caso, 'La mia droga si chiama Julie' nel secondo). Con il mio montatore abbiamo iniziato provando un brano di Delerue su una scena, poi un’altra, quindi un’altra ancora... L’effetto era magico: funzionava così bene che non avrei potuto più farne a meno! Queste musiche riuscivano a dare al film una dimensione ancora più romantica, e il mio entusiasmo era alle stelle quando finalmente abbiamo ottenuto i diritti per usarle".

    Il finale appartiene al regista:

    "Il finale dà la chiave di lettura del film, per questo appartiene al regista. Mi piacciono i finali in cui, al di là di tutte le peripezie, l’amore trionfa, anche quando questo comporta un prezzo altissimo da pagare. È un modello narrativo classico, ma il suo vantaggio è che può essere rivisitato e utilizzato all’infinito. Oltre al fatto che tutti noi sogniamo un’intensa storia d’amore e i film ci consentono di vivere quello che non permettiamo a noi stessi di sperimentare nella vita quotidiana".

    Links:

    • Kristin Scott Thomas

    • L'AMANTE INGLESE (PARTIR) - INTERVISTA a KRISTIN SCOTT THOMAS (Interviste)

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    Galleria Video:

    L'amante inglese - trailer.flv

    L'amante inglese - trailer (versione originale) - Partir.flv

    L'amante inglese - clip 1.flv

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