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    MAR NERO: ILARIA OCCHINI PREMIO 'MIGLIOR ATTRICE' PER LA STORIA DI UNO 'SCAMBIO INVISIBILE' DESTINATO A RESTARE TRA LE MURA DOMESTICHE

    Dal Festival del Film di Locarno - Premio 'Miglior Attrice' (Ilaria Occhini); Premio della 'Giuria Ecumenica'; Premio della 'Giuria Giovani'. VilleruptFilmFestival - Premio della 'Giuria' e Premio della 'Giuria Giovani'. MedFilmFestival - Premio 'Riconoscimento Espressione Artistica'. DenverFilmFestival - 'Miglior Opera Prima'

    "Mar Nero è legato a fatti della mia biografia: Gemma è mia nonna e Angela è stata la sua 'badante'. L’anima e i personaggi di questa storia li devo a loro. Ci sono i loro caratteri, le loro emozioni, le loro tensioni. Tutto il loro rapporto... Vedere la nostra società con gli occhi di chi vi sopravvive ai margini, come gli anziani e gli stranieri, smuove degli interrogativi, insinua dubbi, ci mette in una posizione scomoda. Spero che questo film aiuti il pubblico ad operare un piccolo cambio di prospettiva sulla realtà che ci circonda".
    Il regista Federico Bondi

    "Sono rimasta immediatamente incantata da questa sceneggiatura, perché è bellissima e perché ci sono due personaggi intensi: la donna anziana – che sono io – e la badante romena. Nella sceneggiatura non c’è una parola che non sia attinente alla situazione e al personaggio. Non c’è mai nulla di troppo. Il mio personaggio, che è indurito dalla vita, lo è nel carattere, ma non nel cuore. Causa la solitudine (il figlio se n’è andato lasciandola sola), Gemma è inasprita e diffidente. Con quest’adorabile creatura invece – tra l’altro interpretata da un’attrice deliziosa – questo personaggio piano piano si scioglie e forse diventa madre per la prima volta".
    L'attrice Ilaria Occhini

    "La tematica è un classico degli ultimi anni in Romania. Per me è, però, in particolar modo, la storia dell’amicizia tra Angela e l’anziana Gemma. È un’amicizia molto speciale perché apparentemente le due donne sono molto diverse mentre in realtà hanno parecchie affinità. Il mio personaggio è quello di una ragazza con molte energie, molta pazienza e infinite risorse. Vuole un bambino da suo marito e decide di provare a lavorare in Italia per guadagnare il denaro necessario per un buon inizio in Romania.
    L'attrice Dorotheea Petre

    (Mar Nero ITALIA/FRANCIA/ROMANIA 2008; drammatico; 95'; Produz.: FILMKAIROS e RAI CINEMA in co-produz. con HI FILM e MANIGOLDA FILM con il contributo di Toscana Film Commission/Centrul National Al Cinematografiei România/Televiziunea Română; Distribuz.: KAIROS FILM)

    Locandina italiana Mar Nero

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Mar Nero

    Titolo in lingua originale: Mar Nero

    Anno di produzione: 2008

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Federico Bondi

    Sceneggiatura: Federico Bondi e Ugo Chiti

    Soggetto: Federico Bondi e Cosimo Calamini.

    PRELIMINARIA (Note di produzione):

    Incontrare per la strada o ai giardini pubblici una giovane donna romena sotto braccio ad un anziano, non ha niente di 'esotico': è l’icona dell’Europa che cambia. Da un decennio a questa parte, la nostra società non può più fare a meno delle 'badanti'. Anzi, col progressivo ed inarrestabile processo d’invecchiamento della popolazione, aggravato dalla sfaldatura dei legami familiari e dall’insoddisfacente offerta pubblica di assistenza domiciliare, il loro numero è destinato a crescere ancora.
    Chi sono queste donne? Quante storie portano con sé? Quante memorie sono affidate alla mente di questi 'estranei'? Quante volte le ultime parole di un vecchio sono state ascoltate solo da questi strani nipoti?
    Se la vecchiaia è la fase in cui si ricapitola e si racconta la propria vita, oggi, questa saggezza sta passando a donne le cui radici sono altrove. Lontane da casa e dai propri cari, vengono a garantire una disponibilità totale alla famiglia presso cui svolgono servizio, ventiquattro ore su ventiquattro alle prese con un datore di lavoro pressoché onnipresente. Tuttavia, non sono le sole ad accettare di condividere spazi e tempi personali con un estraneo. Anche gli anziani si trovano costretti ad entrare in contatto diretto e totalizzante con un perfetto sconosciuto, proprio nel momento più fragile e precario della loro esistenza. L’incontro con il 'diverso', la convivenza forzata con l’altro da sé, visti non in chiave saggistico-sociologica, ma attraverso la storia di una dipendenza reciproca che si fa solidarietà e amicizia: è questa l’avventura umana raccontata da Mar Nero.

    Il film, collocandosi come arco temporale tra la fine dell’estate 2006 e l’inizio del 2007, in concomitanza con l’ingresso della Romania in Europa, vive questo trapasso storico soltanto ai margini. E’ la storia di uno scambio invisibile destinato a rimanere tra le mura domestiche.
    In un quartiere popolare alla periferia di Firenze, due donne, entrambe sole, lontane per generazione, cultura e carattere, scoprono nella complessità del quotidiano, l’una il mondo dell’altra. Angela è fuggita da un Paese intrappolato in un passato soffocante ed è venuta a vivere in un Paese moderno in cui il suo unico contatto umano – al di fuori di una ristretta cerchia di connazionali – è una vecchina che le parlerà di un mondo che non c’è più. Singolare ironia. Sono due mondi molto diversi che nei loro racconti si avvicinano fino a combaciare: la Romania di oggi somiglia per tanti aspetti all’Italia degli anni Cinquanta. A partire dalla complementarietà dei loro bisogni, la parabola del loro rapporto, talora drammatico, offre un’opportunità di riscatto e di svolta per entrambe. Angela, inizialmente sentita come una scomoda imposizione, finisce per essere amata, e resuscita la giovinezza di Gemma, dando prospettive al futuro e un senso al suo presente dominato dalla malattia e dal dolore; Gemma, dal canto suo, non assicura alla giovane solo uno stipendio e un alloggio gratuito in cambio d’aiuto e compagnia, ma le trasmette la sua esperienza e il proprio affetto, rafforzandone il carattere.
    L’esemplarità etica di questa storia sta nella ricchezza di autentica umanità che si sprigiona dall’unione di due emarginazioni.

    Dal >Press-Book< di Mar Nero

    Cast: Ilaria Occhini (Gemma)
    Dorotheea Petre (Angela)
    Corso Salani (Enrico)
    Vlad Ivanov (Adrian)
    Maia Morgenstern (Madalina)
    Theodor Danetti (Nicolae)
    Vincenzo Versari (Lupi)
    Giuliana Colzi (Milena)
    Marius Silagiy (Nelu)

    Musica: Enzo Casucci

    Costumi: Alessandra Vadalà

    Scenografia: Daniele Spisa

    Fotografia: Gigi Martinucci

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Due donne costrette a vivere insieme: Gemma è anziana, suo figlio è lontano. Angela è una giovane rumena, la sua 'badante'. Entrambe sole, inizialmente diffidenti, giorno dopo giorno si aprono l’un l’altra, scoprono con umorismo e ironia di non essere poi così diverse e di non essere più sole. Quando un imprevisto sembra volerle separare, Gemma riprende in mano la sua vita e affronta con Angela un viaggio in Romania, alla disperata ricerca del marito della ragazza. Alle foci del Danubio scopriranno, ognuna a suo modo, la vera essenza dell'amore.

    Dal >Press-Book< di Mar Nero

    IN DETTAGLIO:

    Due donne vivono insieme, nella stessa casa, alla periferia di Firenze.
    Gemma è un'anziana da poco rimasta vedova. Angela, la badante, è una giovane rumena da pochissimo in Italia. Entrambe sole, si cercano inconsapevolmente, e, giorno dopo giorno, si schiudono l'una all'altra; Gemma rivede nella vicenda di Angela la sua gioventù nell'Italia del dopoguerra e rivive, attraverso la determinazione della ragazza a mettere da parte i soldi per avere un bambino, la sua vita fatta di sacrifici per far studiare il figlio Enrico. Angela e Gemma, inizialmente così diverse, si scoprono simili e si legano in un rapporto apparentemente idilliaco. Finché non irrompe, violento, un tragico imprevisto: il marito di Angela, rimasto in Romania, scompare. La ragazza vorrebbe partire alla sua ricerca ma Gemma, con l'egoismo tipico della vecchiaia, non vuole rinunciare a lei e ritrovarsi ancora sola.
    Gemma, però, è anche una donna dal cuore grande e Angela ha saputo risvegliare con la sua voglia di vivere le ultime emozioni che la vita le riserva. Accade così l'imprevedibile: non sarà Angela a restare, ma Gemma a partire con lei. In un'avventura 'on the road' fuori tempo massimo, le due donne si ritrovano in Romania, alla foce del Danubio, ognuna alla ricerca della propria verità.

    Nota: Si ringrazia Raffaella Spizzichino (Reggi & Spizzichino Communication)

    Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)

    I connubi più improbabili generano i rapporti più autentici. Questo paradosso è il fondamento dell’opera prima del giovane Federico Bondi, che ha sfruttato una storia in parte biografica (quella di sua nonna con la sua badante romena) per raccontare la convivenza fra due civiltà diverse, ma con parecchie storie che le accomunano.
    Alla base della vicenda ci sono i soliti problemi degli anziani, costretti ad essere dipendenti da altri loro malgrado in quella fase della vita in cui il passato è alle spalle e a tenere “caldi†sono i ricordi della propria giovinezza perduta. Gemma, la protagonista italiana, è un po’ la rappresentazione della tipica donna della sua generazione: scostante ma fedele, egoista ma generosa, diffidente ma fiduciosa. Le sue contraddizioni fanno parte di immaginari ed esperienze femminili inesplorate dal mondo contemporaneo. Su di lei gravano la malattia e la memoria, i dolori di una solitudine causata dalla perdita della

    persona amata con la quale si è condivisa la maggior parte della vita. Gemma sembra spigolosa, ma è solo vulnerabile. Angela, la protagonista romena, è la sua badante. Fedele, attenta, silenziosa è la quintessenza del suo personaggio, ma anche lei, pur alla sua giovane età, porta con sé rimpianti e scelte di un mondo sconosciuto. Fra loro due si crea un rapporto, inizialmente scostante, destinato a diventare complice, causa la solitudine di entrambe.
    Bondi realizza una pellicola fortemente malinconica, dove a dominare sono i sensi dei ricordi di un mondo in evoluzione, ma i cui protagonisti, costretti ad adattarsi inesorabilmente, portano con sé la matrice di un cosmo lacerato proprio a causa di questo. In fondo, le due protagoniste sono costrette ad accettarsi, una perché non più autosufficiente, l’altra perché ha bisogno di lavorare. Entrambe sono il risultato di una stessa società che le ha rifiutate. Non ci sono differenze

    in questo, anche se la radice di questo rifiuto ha natura differente. Il regista coglie tutte queste sfumature, anche se l’evoluzione della sceneggiatura soffre di alcune ingenuità di fondo e di alcune scelte prevedibili, ma pur sempre credibili nel contesto della narrazione. Da sottolineare, per una volta, l’interessamento da parte del cinema italiano e, soprattutto, di un giovane regista nei confronti di un tema come quello della terza età e delle varie sfaccettature della femminilità che nel nostro Paese, uno dei più vecchi al mondo per età media, viene sempre dimenticato dalla settima arte a favore di storie sulla crisi dei trentenni. In Mar Nero, l’uso della cinepresa è alla totale mercé dei personaggi e della loro “ricercaâ€: grande uso della macchina a mano che “pedina†le storie e gli individui alla ricerca del senso di quella verità ormai dimenticata nel cinema nostrano. Ne esce un risultato buono, che poteva

    essere migliorato, ma è, senza alcun dubbio, al di sopra della media nazionale, che purtroppo ci ha troppo abituato a risultati scadenti. Migliorano il risultato la presenza delle due interpreti: Dorotheea Petre compie un lavoro sintetico, ma efficace, nell’esplorare l’impenetrabilità della sua Angela, mentre Ilaria Occhini, che domina totalmente la scena, sarebbe stata perfetta se avesse eliminato certe sottolineature iniziali di matrice teatrale, ma più si entra nel suo personaggio e maggiormente tocca le corde giuste, riuscendo a tirar fuori una spontaneità e un professionismo innati. Beh, d’altronde ha lavorato con tutti i grandi come Visconti, Ronconi, Patroni Griffi e il suo perfetto accento fiorentino non guasta. Meriterebbe una considerazione per i prossimi David di Donatello.

    Commenti del regista

    "Mar Nero è legato a fatti della mia biografia: Gemma è mia nonna e Angela è stata la sua 'badante'. L’anima e i personaggi di questa storia li devo a loro. Ci sono i loro caratteri, le loro emozioni, le loro tensioni. Tutto il loro rapporto. Quando andavo a trovarle, non c’era volta che non si raccontassero. Ognuna di se stessa e della propria vita; ciascuna dell’altra e viceversa.
    Nell’arco di pochi mesi, la loro complicità abbracciava anche me, sempre più coinvolto (non avevo mai visto mia nonna così felice!).
    Le mie frequentazioni divennero sempre più assidue. Quando tornavo a casa, prendevo note e appunti cercando di ricordare il più possibile, nel tentativo di riordinare una materia umana di straordinaria ricchezza.
    Un giorno decisi di portare una telecamera, ma non la tirai fuori. A ragione, non ne avrebbero compreso l’utilità, e forse da quel momento non sarebbero state più 'loro'. Sarebbe scomparsa di colpo quella spontaneità, quell’emotività diretta che rendeva magico ('magia del naturale'!) il loro approccio.
    Non potevo rischiare che svanisse, né volevo mancare loro di rispetto. E poi di quel materiale filmato che ne avrei fatto?
    Era già imprevedibile ed eccezionale quello che stava accadendo: inconsapevolmente mi stavano trasmettendo il loro punto di vista, e io di lì a poco sarei stato in grado di maturare una storia.
    Oggi mia nonna non c’è più e Angela lavora presso un’altra anziana.
    Nel frattempo, dalla prima versione del soggetto all’ultima stesura della sceneggiatura, ho cercato di sviluppare un distacco senza il quale non avrei mai saputo affrontare un percorso che richiede ordine e controllo. Credo di esserci riuscito – anche grazie al prezioso apporto di Ugo Chiti –, pur rimanendo saldo ad un’esigenza molto personale.
    Sono convinto che il modo in cui si gira un film dipenda dal motivo per cui lo si fa. Il set di 'Mar Nero' è stato il riflesso di questa idea: abbiamo cercato di non stravolgere la dimensione privata, il tono 'intimo' di questa storia. Ciò che più mi premeva era restituire Gemma e Angela nella loro autenticità.
    Ho cercato di adottare una forma essenziale, limpida, asciutta, priva di artifici e compiacimenti stilistici, tutta tesa in direzione degli attori e dell’essenza drammatica della scena.
    A tal fine, la tecnologia digitale – un medium poco invadente e versatile che permette un approccio naturale e immediato alla materia del racconto – si è rivelato lo strumento più adeguato, col quale, in assenza della pesante e rigida macchina del cinema tradizionale, ho potuto continuare a guardare con discrezione, 'prendendo appunti' senza frenare il flusso delle emozioni. Anche per questo ho utilizzato spesso lunghi piani sequenza per dilatare il tempo della recitazione, fornendo alle interpreti una libertà che le ha sottratte dalla condanna delle interruzioni, del controcampo, delle luci, etc.
    La stessa opportunità di girare più materiale si traduce in una sorta di ininterrotta presa diretta della realtà, che, più che registrare una messa in scena, tende ad accogliere quanto viene via via manifestandosi.
    Ho scelto le protagoniste di questa storia in linea con questa esigenza, cercando una verginità dello sguardo e delle intenzioni, tentennamenti e imbarazzi come 'effetti di reale', volti che esprimano il dettaglio, l’intensità, la sofferenza della vita reale.
    Come nella storia, così sul set un’anziana signora fiorentina e una giovane romena, appena giunta in Italia, si sono incontrate per la prima volta.
    Ilaria Occhini è stata la nostra Gemma. Signora del teatro italiano con Visconti, Gassman e Ronconi, Ilaria mi ha convinto soprattutto perché è una 'fiorentina doc' e non solo è tra le poche ex-bellissime degli anni ’60 naturalmente invecchiata ma ha anche accettato con lucidità ed entusiasmo di mettersi in gioco. Davanti alla camera dimostra una straordinaria naturalezza, non solo per il talento di grande attrice, ma anche grazie alla mancanza di freni inibitori, tipica della vecchiaia.
    Angela è stata interpretata da Dorotheea Petre, giovane astro nascente della cinematografia rumena che è giunta per la prima volta in Italia, senza parlare la nostra lingua. Da qui un senso di spaesamento, accentuato dalla diversità linguistica, che le ha permesso di aderire perfettamente alla mia idea di 'Angela'.
    Entrambe hanno sentito sulla propria pelle le storie dei personaggi che hanno incarnato, hanno arricchito i loro personaggi di una verità personale, concedendosi al film, nel suo stesso farsi.
    Con il contributo fondamentale del direttore della fotografia e operatore Luigi Martinucci ho voluto che la camera mantenesse un atteggiamento più rispettoso possibile dell’ambiguità del reale, prima di tutto sposando la prospettiva di Angela e Gemma: due sguardi diversi eppure così somiglianti e vicini tra loro.
    Vedere la nostra società con gli occhi di chi vi sopravvive ai margini, come gli anziani e gli stranieri, smuove degli interrogativi, insinua dubbi, ci mette in una posizione scomoda.
    Spero che questo film aiuti il pubblico ad operare un piccolo cambio di prospettiva sulla realtà che ci circonda
    ".

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    Mar Nero (versione originale italiana).mov

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