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    LA BANDA BAADER MEINHOF: UNO SPACCATO DI 'CINEMA VERITE'' DALLA GERMANIA OCCIDENTALE DEGLI ANNI SETTANTA

    Dal III. Festival Internazionale del Film di Roma

    (Der Baader Meinhof Komplex GERMANIA 2007; Drammatico; 149'; Produz.: Constantin Film Produktion; Distribuz.: BIM)

    "(….)Volevo evitare tutto quello che si potesse associare a un film di genere. La chiave era l’autenticità. I Francesi lo chiamano 'cinéma vérité'. Questo vuol dire che quando allestivamo le luci sul set, utilizzavamo solo la luce naturale, oppure le luci che c’erano a disposizione, invece di aggiungere luci artificiali. E abbiamo evitato i dolly e macchine da presa con obiettivi particolari. La maggior parte delle riprese sono state fatte con la camera a mano, che da agli attori il massimo della libertà. Non dovevano seguire la macchina da presa, perché era la macchina da presa che seguiva loro (….)".
    Il regista Uli Edel

    "(…) Il film ha una grande autenticità, a tratti sembra quasi un documentario. Vedi in continuazione immagini che noi tedeschi abbiamo visto sui giornali o in televisione, immagini che ora sono scolpite nella coscienza collettiva dei Tedeschi. Allo stesso il film mostra delle scene che un documentario non potrebbe mai mostrare e così si apre una nuova dimensione della storia. Lo trovo un aspetto molto interessante (…)".
    Lo scrittore Stefan Aust

    Locandina italiana La banda Baader Meinhof

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    Titolo in italiano: La banda Baader Meinhof

    Titolo in lingua originale: Der Baader Meinhof Komplex

    Anno di produzione: 2007

    Anno di uscita: 2007

    Regia: Uli Edel

    Sceneggiatura: Uli Edel e Bernd Eichinger (con la consulenza di Stefan Aust)

    Soggetto: Basato sul romanzo Der Baader Meinhof Komplex di Stefan Aust, oltre che su fatti realmente accaduti.

    Cast: Martina Gedeck (Ulrike Meinhof)
    Moritz Bleibtreu (Andreas Baader)
    Johanna Wokalek (Gudrun Ensslin )
    Nadja Uhl (Brigitte Mohnhaupt)
    Josef Liefers (Peter Jan)
    Stipe Erceg (Holger Meins)
    Niels Bruno Schmidt (Jan-Carl Raspe)
    Vinzenz Kiefer (Peter-Jürgen Boock)
    Simon Licht (Horst Mahler)
    Alexandra Maria Lara (Petra Schelm)
    Hannah Herzsprung (Susanne)
    Tom Schilling (Josef Bachmann)
    Daniel Lommatzsch (Christian Klar)
    Sebastian Blomberg (Rudi Dutschke)
    (e con)
    Cast completo

    Musica: Peter Hinderthür e Florian Tessloff

    Costumi: Birgit Missal

    Scenografia: Bernd Lepel

    Fotografia: Rainer Klausmann

    Scheda film aggiornata al: 10 Ottobre 2016

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Germania occidentale, anni 70. Bombe, attentati mortali insieme alla paura e alla minaccia di un nemico interno scuotono le fragili fondamenta della giovane democrazia tedesca. I più radicali figli della generazione nazista guidati da Andreas Baader (Moritz Bleibtreu), Ulrike Meinhof (Martina Gedeck) e Gudrun Ensslin (Johanna Wokalek) combattono una violenta guerra contro ciò che percepiscono come la nuova faccia del fascismo: l’imperialismo americano sostenuto dalle istituzioni tedesche nelle quali ancora agiscono uomini dal passato nazista. Il loro scopo era quello di riuscire a creare una società più umana ma l’utilizzo di strumenti disumani con i quali diffusero terrore e
    spargimento di sangue fu proprio ciò che gli fece perdere la propria umanità. L’uomo che più li comprese fu anche il loro più irriducibile cacciatore: Horst Herald (Bruno Ganz) il capo delle forze di polizia Che, se riuscì nella sua strenua caccia ai giovani terroristi fu tuttavia consapevole che si trattava solo della punta dell’iceberg.

    IN DETTAGLIO:

    Giugno 1967. La nota giornalista di sinistra Ulrike Meinhof (Martina Gedeck), colpita da alcuni articoli relativi a una violenta dimostrazione a Berlino durante la quale uno studente è ucciso da un poliziotto e preso atto del fallimento del suo matrimonio, decide di trasferirsi a Berlino con le due figlie. In quella città cresce il suo coinvolgimento all’interno del movimento studentesco antiautoritario e anticapitalista. Meinhof è sempre più consapevole del fatto che il suo mestiere di riportare semplicemente gli eventi che accadono non riuscirà a portare nessun cambiamento reale. Di conseguenza, la decisione di Gudrun Ensslin (Johanna Wokalek) e del fidanzato Andreas Baader (Moritz Bleibtreu) di incendiare un grande magazzino come segno di protesta contro la guerra in Vietnam la colpisce profondamente. In seguito all’arresto di Baader, Mainhof partecipa alla sua liberazione dal carcere, un atto che segna la fine di ogni legame con la vita condotta finora e perfino con le sue figlie. Insieme con Baader e Ensslin, Meinhof fonda la “Rote Armee Fraktion†(Raf) con lo scopo di diffondere la resistenza armata contro la situazione politica in Germania. Dopo un periodo di addestramento militare in un campo di El Fatah in Giordania, il gruppo dà l’avvio a una serie di rapine in banca e mette in atto un gran numero di attentati violenti e mortali. Il numero delle vittime provocate da tali attentati inizia a salire e di pari passo cresce anche l’isteria della stampa. Il capo della polizia della Germania federale Horst Herold (Bruno Ganz) oppone al gruppo un gigantesco apparato di polizia che nel 1972 riesce a catturare Baader, Ensslin e Mainhof insieme con altri membri della Raf. E’ soltanto dalla condizione di prigionia che la leadership del gruppo riesce a guadagnare un reale potere politico. La gente, in misura sempre crescente, dimostra di sostenere la loro causa e l’organizzazione accoglie un gran numero di nuove reclute tra le quali spicca Petra Schelm (Alexandra Maria Lara) e un nuovo capo, Brigitte Mohnhaupt (Nadja Uhl).
    In seguito a una serie di scioperi della fame e a ulteriori attentati la Raf è in grado di esercitare una maggiore pressione sul governo e di scuotere le basi della democrazia tedesca. Mentre però le figure di Baader, Ensslin e Meinhof sono diventate ormai veri e propri simboli della protesta radicale, all’interno del gruppo i motivi di tensione si sono accresciuti. Nel maggio 1976 Meinhof si suicida nella sua cella. Nell’autunno del 1977 il violento scontro tra lo stato tedesco e la Raf è fuori controllo. Sei settimane dopo il rapimento di un famoso industriale un aereo con 86 turisti tedeschi a bordo viene dirottato. La frenetica ricerca dell’industriale da parte del capo della polizia Herold resta inutile ma l’aereo viene in seguito liberato da una squadra antiterrorismo tedesca. La mattina successiva alla liberazioni dei turisti, Ensslin, Baader a altri membri della Raf sono trovati morti nelle loro celle. Come ritorsione la Raf uccide l’industriale.

    Dal <>Press-Book< di La banda Baader Meinhof

    Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)

    Le note di Janis Joplin ci introducono nell’analisi dei fatti di sangue più efferati della storia tedesca dal secondo dopoguerra in poi. La violenza di cui si rese protagonista la cosiddetta banda Baader Meinhof acquisisce forte vigore e grande equilibrio storiografico e narrativo nel film di Uli Edel, un regista tedesco dall'esperienza professionale fortemente influenzata dalle sue regie statunitensi (in particolare per la ferrea televisione via cavo). L'opera in questione ha già creato forti tensioni sia in patria che alla sua presentazione al Festival di Roma, ma spesso la critica nostrana confonde la politica e la situazione italiana di quegli anni e il nostro bagaglio storico novecentesco con i nostri vicini tedeschi. Edel, ma soprattutto lo sceneggiatore e produttore Bernd Eichinger che adatta il libro inchiesta di Stefan Aust, dà un ritratto lucido dei personaggi coinvolti. Nel corso degli anni Settanta, le azioni di guerriglia urbana dei suoi componenti

    terrorizzò la Germania e costarono la vita ad un numero incredibile di gente e a loro stessi. Il suo scopo principale era ledere le istituzioni del loro Paese per distruggere quello che veniva definito il volto nuovo di una forma di fascismo mascherato da democrazia, messo in atto nella soppressione nel sangue di manifestazioni pacifiste. La storia prende corpo nel 1967 proprio dalla famosa protesta contro lo Scià di Persia, in visita ufficiale in Germania, nel corso della quale la polizia spara e uccide il dimostrante Benno Ohnesorg e dalla presa di coscienza della giornalista della sinistra radicale tedesca Ulrike Meinhof sulla difficile situazione politica dell'epoca. La sua militanza culturale si trasforma in azione armata quando collabora alla liberazione del terrorista Andreas Baader, con l'aiuto, tra gli altri, della compagna di lui, Gudrun Ensslin il 14 maggio 1970. Questo evento segnò l'inizio della lotta armata del loro gruppo che prese

    il nome, appunto, di Rote Armee Fraktion, più conosciuto con l'acronimo RAF, nel quale la giornalista oltre ad esserne ai vertici era colei che scrisse la maggior parte dei manifesti, e in particolare quello sulla necessità della guerriglia urbana, la tipologia di atti terroristici più usuale di quegli anni turbolenti.
    La pellicola segue con gusto spiccatamente cronachistico e dettagliato tutte le azioni della banda e prosegue con la loro cattura, l'arresto, il processo, lo sciopero della fame, il suicidio della Mainhof in carcere, il ritorno in attività con la nascita della cosiddetta “seconda generazione†(tra i maggiori esponenti Brigitte Mohnhaupt) che trova il suo culmine nel dirottamento di un aereo della Lufthansa il 13 ottobre 1977 e arriva fino al suicidio di Baader, Ensslin e Raspe, in carcere, il 18 ottobre di quell’anno (sul quale ci sono ancora dibattiti perché molti credono siano stati uccisi per ordine dello Stato, ma il

    testo di Aft conferma la tesi originaria). Registicamente, La banda Baader Meinhof ha lo stile della cronaca, assolutamente perfetto in questi casi, che riprende, quindi, l’origine giornalistica del testo di origine. Inoltre, mai perde il controllo del racconto che pur durando due ore e mezza tiene ben desta l’attenzione dello spettatore. Ma la vera forza vincente del film è l’accuratezza con cui vengono “fotografati†i comportamenti e le motivazioni dei personaggi, non permettendosi mai di avere un atteggiamento mitizzante o condannante nei loro confronti. Assolutamente equilibrato, cosa quasi inattuabile quando si portano alla luce vicende così discusse e ancora indelebili nella memoria collettiva. Soprattutto, l’opera di Edel non si permette di cercare in questi eventi metafore universali nei confronti della storia mondiale. È un elenco di fatti. Stop. Né più né meno. Ed è bello proprio per questo.
    Il film, nella prima parte, segue maggiormente, rispetto alle altre persone coinvolte,

    le motivazioni che hanno spinto la Meinhof ad entrare in una cellula terroristica semplicemente perché era la “voce narrante†dei manifesti della RAF e perché, ovviamente, su di lei è stato scritto e detto di più e, quindi, si è avuto a disposizione più materiale su cui lavorare, oltre ad essere stata la persona che ha “perso†più degli altri (sempre se quando tutti perdono tutto si può dire che qualcuno in particolare ha perso più degli altri). Nonostante questo, però, a differenza di pellicole similari non si lascia “trastullare†nel racconto della sua vita privata, o sull’abbandono delle sue due figlie, per concentrarsi sui fatti storici e sulle azioni compiute. Solo su quelli. Insomma, un’ottima opera che si avvalora di un cast eccellente e molto popolare del cinema europeo. Il plauso assoluto spetta alle due protagoniste femminili. La Ulrike Meinhof di Martina Gedeck (Il gusto degli altri) segue la

    spirale di confusione personale nella quale cade una donna intelligente e brillante, che si lascia alla spalle famiglia, amici, fama e una posizione sociale (cosa che molti come lei fecero in quegli anni con l’illusione di fare con la violenza e la morte un mondo migliore). La Gudrun Ensslin di Johanna Wokalek, invece, viaggia sulla determinazione viscerale di un personaggio che mai ha tentennato, risultando, a tratti il più misterioso. Andate a vedere La banda Baader Meinhof, il candidato tedesco agli Oscar che sicuramente a gennaio entrerà a far parte della cinquina.

    Links:

    • Uli Edel (Regista)

    • Martina Gedeck

    • Alexandra Maria Lara

    • Bruno Ganz

    • Johanna Wokalek

    • Tom Schilling

    • LA BANDA BAADER MEINHOF - INTERVISTA al regista UDI EDEL, allo sceneggiatore BERND EICHINGER, allo scrittore STEFAN AUST, agli attori MARTINA GEDEK e MORITZ BLEIBTREU (Interviste)

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