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    IN GUERRA, QUELLO CHE VEDI E QUELLO CHE E' SUCCESSO DAVVERO, A VOLTE SONO DUE COSE MOLTO DIVERSE

    I bellissimi di ‘CelluloidPortraits’
    Dalla 64. Mostra del Cinema di Venezia

    "Mi spaventava soprattutto il fatto di non sapere molto della questione e della stessa Bosnia... Ritrovarsi in Bosnia rivedendo quanto avevano sperimentato i cinque giornalisti, improvvisamente mi ha 'rivelato' il film. Ho realizzato il potenzial dell'articolo dell'Esquire' e questo mi ha costretto a cominciare a scriverlo...Per me era importante dirigere un film del genere un pò 'decentrato'... Più tempo passavo in Bosnia, intervistando giornalisti e personale della NATO e delle Nazioni Unite per capire che cosa stava davvero accadendo lì, più hiaramente il film mi si materializzava davani".
    Il regista Richard Shepard

    (The Hunting Party USA/CROAZIA/BOSNIA-HERZEGOVINA 2007; drammatico; 103'; Produz.: Intermedia/The Wenstein Company/Cherry Road Films/Cherry Hill Productions/Jadran Film/QED International/Scout Film; Distribuz.: Mikado)

    Locandina italiana The Hunting Party

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    - The Hunting Party - (Comment by PATRIZIA FERRETTI) : After Red Corner another dramatic and deep-rooted role for Richard Gere, one of the first to campaign for human rights jumping on the wagon of the politic commitments so quite often transpose on the silver screen. From Iraq to Bosnia, this time we feel another kind of news story, even though with a touch of poetic license – mostly about some details or about the creation of the characters – from director Richard Shepard. A very good screenplay that brings out its warning to the American Government and to the American Defense Institution about their responsibilities for leaving war criminals at large. Actual shoots from war zones have been used for this journey made out with live television news, with investigations and tailings of a crazy fox hunt that shows us the disturbing martyrdom of populations still waiting for justice. Just what we need to get a different point of view from the one we usually get from the news, without thinking of what we’ll never know because nobody tell us. A brave movie and well done that would have won the 'Golden Lion' if only it was in the list of the one competing. (Translation by MARTA SBRANA, Canada)

    Titolo in italiano: The Hunting Party

    Titolo in lingua originale: The Hunting Party

    Anno di produzione: 2007

    Anno di uscita: 2007

    Regia: Richard Shepard

    Sceneggiatura: Richard Shepard

    Cast: Diane Kruger (Marjana)
    Terrence Howard (Duck)
    Richard Gere (Simon Hunt)
    James Brolin (Franklin Harris)
    Jesse Eisenberg (Benjamin)
    Olja Hrustic (la ragazza di Srdjan)
    Goran Kostic (Srdjan)
    Mark Ivanir (Boris)
    Hélène Cardona (Voce)
    Kristina Krepela (Marda)
    Lejla Hadzimuratovic (donna bosniaca)
    Aleksandar Petko (Voce)
    Aleksandra Grdic
    Ljubomir Kerekes (La volpe/Lisica)
    Marinko Prga
    Cast completo

    Musica: Rolfe Kent

    Costumi: Beatrix Aruna Pasztor

    Scenografia: Jan Roelfs

    Fotografia: David Tattersall

    Scheda film aggiornata al: 17 Dicembre 2013

    Sinossi:

    “Il reporter televisivo Simon Hunt (Richard Gere) e l’operatore Duck (Terrence Howard) hanno lavorato insieme nelle zone di guerra più calde del mondo, dalla Bosnia all’Iraq, da Somalia a El Salvador. Insieme hanno scansato pallottole, trasmesso articoli importanti e vinto premi Emmy. Ma un Giorno terribile, in un villaggio bosniaco tutto cambia. Durante una trasmissione in diretta su un canale nazionale, Simon ha un crollo. D aquel momento in poi, Duck continua a fare carriera mentre Simon scompare. Cinque anni dopo, Duck torna a Sarajevo – accompagnato da Benjamin (Jesse Eisenberg), producer alle prime armi – per seguire il quinto anniversario della fine della guerra, quando Simon gli riappare davanti, come un fantasma del passato, con la promessa di un’esclusiva mondiale. Convince Duck di essere a conoscenza del nascondiglio della ‘Volpe’ il criminale di guerra più ricercato di Bosnia. Armati solo di vaghe informazioni, Simon, Duck e Benjamin si avventurano in una missione oscura e pericolosa che li porterà nel cuore del territorio nemico. E’ lo scoop della vita, ma riusciranno a restare vivi per raccontarlo?â€

    Dal >Press Book< di The Hunting Party

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    DOPO ‘L’ANGOLO ROSSO’ ECCO UN ALTRO RUOLO DRAMMATICO E VISCERALE PER RICHARD GERE, UNO TRA I PRIMI AD ESSERSI MESSO IN GIOCO A FAVORE DEI DIRITTI UMANI E A CAVALCARE L’ONDA DI UN IMPEGNO POLITICO NON DI RADO TRASFERITO SULLA CELLULOIDE. DALL’IRAQ ALLA BOSNIA, QUESTA VOLTA SI REGISTRA A PELLE UN ALTRO FATTO DI CRONACA, SIA PURE CON QUALCHE LICENZA ‘ARTISTICA’ - APPUNTATA SU ALCUNI DETTAGLI O NELLA MESSA A PUNTO DEI PERSONAGGI - DA PARTE DEL REGISTA RICHARD SHEPARD. OTTIMA ANCHE LA SCENEGGIATURA CHE LANCIA IL SUO MONITO A GOVERNO E ISTITUZIONI DELLA DIFESA STATUNITENSI SULLE LORO RESPONSABILITA’ NEL LASCIARE A PIEDE LIBERO CRIMINALI DI GUERRA. CON RIPRESE IN QUELLE CHE SONO STATE LE REALI ZONE DI GUERRA, QUESTO PERCORSO FATTO DI DIRETTE TELEVISIVE, DI INDAGINI E PEDINAMENTI IN UNA FOLLE CACCIA ALLA ‘VOLPE’, SCOLPISCE LO SCONVOLGENTE MARTIRIO DI POPOLAZIONI ANCORA IN ATTESA DI UNA GIUSTIZIA DEGNA DI

    QUESTO NOME. QUANTO BASTA A RESTITUIRCI UN PROFILO UN PO’ DIVERSO DA QUELLO RACCONTATO DA MEDIA E TG, SENZA CONTARE TUTTO QUELLO CHE NON CI VERRA’ MAI DETTO. FILM CORAGGIOSO E BEN FATTO CHE SE FOSSE STATO IN CONCORSO AVREBBE MERITATO IL LEONE D’ORO

    “Solo le parti più ridicole di questa storia sono vereâ€. Pochi secondi appena prima di entrare nel vivo di mitragliate a cielo aperto in pieno campo di battaglia. Ed è la voce fuori campo dell’operatore Duch (Terrence Howard) - tra manciate di fermo immagine disseminate qua e là, magari con qualche fotogramma virato in grigio verde - ad illustrarci il suo background professionale a fianco del reporter televisivo Simon Hunt, personaggio che prende volto e anima da un Richard Gere sempre più naturalmente versato per ruoli duri, intensi, coraggiosi e, soprattutto, impegnati sul piano politico, nonché carichi di fervida partecipazione emotiva. Senza paura alcuna di spendere

    le parole e le immagini necessarie per dirla tutta, al di fuori di retorica o metafore. Alle sue spalle c’è anche una ricca sceneggiatura piena di fatti e priva di retorica, fondata su insistite ricerche, condotte dal regista Richard Shepard (Matador), con molto da dire. Una verità meritevole di esser detta e denunciata, proprio perché televisione, media in genere e certo cinema (vedi i fotogrammi trasmessi in televisione nello stesso film) persino governi o istituzioni di massima sicurezza, cercano continuamente di ammorbidire nei reali contorni, ben più trucemente spigolosi di quanto ci si possa immaginare. E se c’è da fare nomi, sputare sentenze, farsi avanti con temerarietà e testardaggine al limite della follia, se c’è un personaggio così, di cui avere la possibilità di vestire i panni e al quale far esprimere tutto questo, allora Richard Gere spalanca braccia, cuore e mente per saltare a bordo del progetto e farlo

    proprio in maniera viscerale. E dà il meglio di sé. Un personaggio disposto a perdere tutto, anche la vita, se occorre, pur di arrivare ad un risultato che sembra irrealizzabile: non tanto un’intervista scoop da giornalista al criminale dei criminali, quanto aspirare e tendere con tutte le proprie forze alla sua cattura. Progetto folle con motivazioni importanti alla radice, in via di principio e sul piano personale, gravato di una ferita non facilmente risanabile. E, soprattutto, come dice lo stesso personaggio protagonista nel film: “Perché mettere in pericolo la propria vita significa vivere, il resto è televisioneâ€.
    E si ha anche un’idea di quello che possono essere le dirette televisive sui campi di guerra, soprattutto nelle zone più ‘calde’, dove si annidano scenari e atmosfere cui spesso si guarda ormai troppo distrattamente, tra un pasto caldo e l’altro, assuefatti da notizie ‘confezionate’ secondo standard precostituiti, pigramente accoccolati nelle pieghe dei

    conforts del nostro privato. Film forte con l’obiettivo puntato su Sarajevo, su certe aree in cui hanno avuto luogo genocidi e scempi di ogni genere, di cui si sono resi protagonisti i criminali di guerra di turno. Una Sarajevo che vive nel film autonomamente come vera e propria protagonista reale. Le mura butterellate di pallottole e gli spaccati di un’edilizia ridotta ad una dimensione di scheletrico rudere, la gente nelle bettole in cui si spia, si scruta e si beve, non sono visioni ricostruite ma girate direttamente sul posto, per evitare il rischio di parlare di simulacri, mentre era importante favorire invece una totale immersione nell’anima violata di queste terre e di questi popoli dilaniati, martirizzati, da follie criminali rimaste impunite. E la cosa più tragica è che tutto questo è potuto accadere con l’assenso istituzionale governativo politico internazionale, inaccettabile per ogni persona che conservi ancora dentro di sé una

    coscienza. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e peggior cieco di chi non vuol vedere. Film dalle tinte davvero forti, questo Hunting Party, costruito e condotto ad arte persino con spruzzate di humour nero e di amara ironia. Un film che, fosse stato in concorso, avrebbe potuto essere il candidato ideale per il Leone d’Oro della Mostra di quest’anno.

    Commenti del regista

    “Ciò che è successo in Bosnia è stato terribile e non è possibile rendere più ‘elegante’ una simile tragedia . Tuttavia, nello scrivere la sceneggiatura del film mi sono preso determinate libertà. Ho creato personaggi completamente inediti e ho romanzato alcuni particolari per poter raccontare la storia che volevo narrare. Ma ciò che è successo a quel popolo c’è tutto nella sceneggiatura. C’è l’ingiustizia perpetrata dalla comunità internazionale che non vuole catturare questi criminali di guerra e in realtà praticamente tutti quegli elementi che nelòla sceneggiatura sembrano fittizi sono basati su fatti realmente successi. Ho inventato i caratteri dei tre protagonisti perché i cinque giornalisti nella realtà hanno quasi tutti la stessa età ed hanno personalità molto simili. Volevo invece avere tre personaggi di età differenti – uno più maturo, uno più giovane ed uno di mezza età – ma tutti nel corso del film compiono un proprio viaggio personaleâ€.

    Altre voci dal set:

    Il produttore MARK JOHNSON:

    “Per me una buona sceneggiatura. Potete avere un sacco di azione o inseguimenti e colpi di scena ma se tutto questo non coinvolge personaggi per i quali lo spettatore nutre una sorta di empatia e di comprensione, tutto vale meno di zero. Ho immaginato questo film con tre caratteri piuttosto forti, ognuno alla ricerca di qualcosa. Anni fa ho girato ‘Good Mornig Vietnam’ con Robin Williams, la prima pellicola che ha trattato il Vietnam con un approccio comico. Era un film molto divertente e nessuno, neppure i veterani, hanno pensato che fosse irriverente. Ritengo che sia una scelta simile a quella che abbiamo fatto qui. E’ una pellicola acuta e intelligente, ma nella quale non mancano i momenti estremamente toccantiâ€.

    Pressbook:

    PRESSBOOK Completo in ITALIANO di THE HUNTING PARTY

    Links:

    • Richard Shepard (Regista)

    • Richard Gere

    • Diane Kruger

    • Terrence Howard

    • Jesse Eisenberg

    • 64 Mostra: Lido di Venezia 3 settembre 2007 PRESS CONFERENCE & Dintorni: THE HUNTING PARTY per la regia di RICHARD SHEPARD (Interviste)

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    Galleria Video:

    The Hunting Party (versione originale).mov

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