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    Home Page > Movies & DVD > Crossing Over

    CROSSING OVER: HARRISON FORD E RAY LIOTTA INVISCHIATI IN UNA STORIA DI IMMIGRATI A LOS ANGELES

    Dal Taormina FilmFest in Sicilia 2009

    (Crossing Over USA 2007; drammatico; 140' (USA); Produz.: C. O. Films/The Kennedy/Marshall Company/Movie Prose; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Crossing Over

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    (See Flash Review by Todd McCarthy, "www.variety.com", here - Voice: 'Il giudizio della critica' - 'International Press')

    Titolo in italiano: Crossing Over

    Titolo in lingua originale: Crossing Over

    Anno di produzione: 2007

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Wayne Kramer

    Sceneggiatura: Wayne Kramer

    Soggetto: Wayne Kramer.

    Cast: Harrison Ford (Max Brogan)
    Ray Liotta (Cole Frankel)
    Ashley Judd (Denise Frankel)
    Jim Sturgess (Gavin Kossef)
    Cliff Curtis (Hamid Baraheri)
    Summer Bishil (Taslima Jahangir)
    Jaysha Patel (Jahanara Jahangir)
    Alice Braga (Mireya Sanchez)
    Alice Eve (Claire Shepard)
    Jacqueline Obradors (Agente speciale Phadkar)
    Justin Chon (Yong Kim)
    Melody Khazae (Zahra Baraheri)
    Merik Tadros (Farid Baraheri)
    Marshall Manesh (Sanjar Baraheri)
    Nina Nayebi (Minoo Baraheri)
    Cast completo

    Musica: Brian Ross, Mark Isham

    Costumi: Kristin M. Burke

    Scenografia: Toby Corbett

    Fotografia: James Whitaker

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Crossing Over è una sorta di affresco corale con al centro del plot immigrati di diverse nazionalità intenti a combattere ognuno la propria battaglia personale per ottenere il legale permesso di soggiorno a Los Angeles.

    Summary: Crossing Over is a multi-character canvas about immigrants of different nationalities struggling to achieve legal status in Los Angeles. The film deals with the border, document fraud, the asylum and green card process, work-site enforcement, naturalization, the office of counter terrorism and the clash of cultures.

    IN DETTAGLIO:

    Gli Stati Uniti offrono una speranza - ma questa ha spesso un costo. Molti ottengono la cittadinanza legalmente, attraverso un lungo processo burocratico, altri non ci riescono e si ritrovano in un paese dove virtualmente tutto può essere comprato. E la valuta sono sesso, violenza e tradimento. Alcuni aspettano il loro turno per entrare nel paese, altri affrontano personalmente il problema. Max Brogan (Harrison Ford) è un agente dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) di Los Angeles, e ha giurato di far rispettare le leggi sull’immigrazione, quindi si occupa di quelle migliaia di persone che cercano di entrare negli Stati Uniti alla ricerca di una vita migliore. Attraverso le vite di Brogan, del suo collega dell’ICE Hamid Baraheri (Cliff Curtis), di Denise Frankel (Ashley Judd), un avvocato difensore, e di suo marito Cole Frankel (Ray Liotta), che giudica l’ammissibilità dei permessi, possiamo vedere come l’impatto con il problema dell’immigrazione vada ben oltre il lavoro quotidiano. E i loro destini si intersecano, per necessità o per caso, con quelli dell’operaia messicana Mireya Sanchez (Alice Braga), della sorella di Hamid Baraheri, Zahra (Melody Khazae), della ragazza del Bangladesh Taslima Jahangir (Summer Bishil), del musicista inglese Gavin Kossef (Jim Sturgess), dell’attrice australiana Claire Shepard (Alice Eve), e dell’adolescente coreano Yong Kim (Justin Chon).

    Ognuno di loro combatte una battaglia: una madre single deportata senza il suo bambino; una liceale i cui temi provocatori attirano l’attenzione dell’FBI; una attrice disposta a prostituirsi per ottenere la carta verde; un musicista senza soldi che cerca di costruirsi una carriera; e un adolescente coreano diviso tra due mondi.
    La battaglia di Brogan è quella che gli Stati Uniti affrontano oggi. Il suo senso del dovere e la sua attenzione per gli altri rispecchiano la sfida sull’immigrazione che il paese si trova davanti. Con CROSSING OVER impariamo che l’unica cosa più grande di ciò che ci separa sono i sogni che condividiamo.

    Dal >Press-Book< di Crossing Over

    SYNOPSIS:

    The struggle to achieve resident alien status, or gain full-blown citizenship in the United States, provides some thought-provoking material in this feature from director Wayne Kramer (THE COOLER).... The struggle to achieve resident alien status, or gain full-blown citizenship in the United States, provides some thought-provoking material in this feature from director Wayne Kramer (THE COOLER). CROSSING OVER is an ensemble piece that contains many overlapping storylines, most of which revolve around Max Brogan (Harrison Ford), a law enforcement official who specializes in arresting people who break stringent immigration laws. Joining Ford is Ray Liotta, who plays a corrupt immigration official who forces a wannabe Australian actress (Alice Eve) to sleep with him in exchange for a green card. The film also focuses on the rigorous guidelines laid down in post-9/11 America, with Kramer detailing the shocking maltreatment of a teenage girl who faces deportation after giving a misguided high school presentation on terrorism. These tales, and several others, all combine to present an intricate overview of the desperate and often overwhelmingly sad lengths people will go to so they can remain in the United States. Kramer’s film closely mirrors other harrowing ensemble pieces such as Paul Haggis’s CRASH (2004) and Richard Linklater’s FAST FOOD NATION (2006). CROSSING OVER carefully presents many different sides of this complicated issue and also examines how coincidence and good fortune can play a part in achieving resident status. Ford is perfectly cast as the downcast lead character who battles with the moral and ethical ramifications of his job, and frequently gets too close to the people he is required to prosecute. Kramer skillfully interweaves each tale and allows just enough screen time to each of his characters, with Cliff Curtis leading the excellent supporting cast by playing an Iranian-American immigration official whose life is irrevocably altered by a series of tragic personal and professional occurrences.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    LA MACCHINA DA PRESA DI WAYNE KRAMER COME UN VOLO D’UCCELLO CON IL CUORE IN MANO PER APRIRE UNO SPIRAGLIO ‘IDEAL-BUONISTA’ SULLA SFIDA VISSUTA DAGLI STATI UNITI DI OGGI NEI RIGUARDI DELL’IMMIGRAZIONE. UNA REITERATA VISIONE D’INSIEME DELLA CITTA’ DI LOS ANGELES PRIMA DI SCENDERE PER CALARSI NELLE ESIGUE REALTA’ CAMPIONE PRESCELTE, QUELLE CHE VANNO A TRACCIARE ALMENO LA SINOPIA DI UN AFFRESCO SCREZIATO DEL DISAGIO E DELLE SOFFERENZE, DI ERRORI CON CONSEGUENZE ANCHE ESTREME DA PARTE DI UNO SPICCHIO DI UMANITA’ CHE OGGI, COSI’ COME NEI DECENNI PASSATI, CONTINUA A GUARDARE ALL’AMERICA COME ALLA TERRA DELL’ABBONDANZA E DELLE OPPORTUNITA’ ALTRIMENTI NEGATE. MA SE LE COSE NON SONO MAI STATE SEMPLICI, L’11 SETTEMBRE HA RIACCESO LE PAURE PIU’ SOPITE, CAVALCANDO PARANOIE, SOSPETTI LECITI O IMMAGINATI, INNESCANDO PICCOLI E GRANDI DRAMMI, QUELLI CUI QUI HA GUARDATO CORAGGIOSAMENTE MA ANCHE CON DISCRETA SUPERFICIALITA’ IL REGISTA SUDAFRICANO DI ‘THE COOLER’, INCIAMPANDO IN

    NON POCHI LIMITI. LA VOLONTA’ DI RIUNIRE I POCHI CASI PESCATI DALL’ALTO DEL SUO SORVOLARE LA MEGALOPOLI STATUNITENSE SOTTO UN UNICO TETTO DEL MIRAGGIO DELL’INTEGRAZIONE CHE SCARTA DALLA CLANDESTINITA’, SFOCIA IN UNA CIFRA FONDAMENTALMENTE UN PO’ TROPPO SEMPLICISTICA, PRIVATA DEGLI INFINITI CANGIANTISMI CHE RENDONO LA REALTA’ DELLE COSE ALQUANTO PIU’ COMPLICATA, NON TANTO ALLA STREGUA DI UNO SPIRAGLIO BENSI’ DI UNA VORAGINE, E COMUNQUE CERTAMENTE BEN LUNGI DALL’ESSERE SPIEGATA, COMPRESA E RISOLTA CON LE PAROLE CHE IL REGISTA HA MESSO IN BOCCA ALLA QUINDICENNE TASLIMA DI FEDE MUSULMANA. SUL SOTTILE FILO CHE CORRE PER DIVIDERE IL LECITO DALL’ILLEGALITA’ SI COLLOCA IL PERSONAGGIO UN PO’ ALLA DERIVA INCARNATO DA HARRISON FORD, QUI TORNATO ALL’INTROSPEZIONE PIENA NON APPENA DISMESSI GLI ESAGITATI PANNI DI INDIANA JONES. PER L’AGENTE MAX BROGAN, FORD SI TIENE IN BILICO TRA IL RIGORE PER IL RISPETTO DELLA LEGGE E UNA GRANDE E PIETOSA UMANITA’ CHE SEMBRA SGORGARE DALLA

    SORGENTE DI ERRORI PERSONALI, TRADITI DALL’AFFETTO PER UN BUON BICCHIERE DA BERE IN ASSOLUTA SOLITUDINE. A SCALDARGLI IL CUORE CONCORRONO IL SUO FORTE SENSO DI SOLIDARIETA’ E TUTTE LE ATTENZIONI UMANITARIE CHE ALL’OCCORRENZA SMUSSANO GLI ANGOLI DEL RICHIESTO RIGORE

    Per uno che si professa ‘attore mercenario’ un film come questo rischia di contraddirlo. In questo spaccato di immigrazione negli Stati Uniti redatto dall’autore e regista sudafricano Wayne Kramer (The Cooler), difatti - pellicola è distribuita peraltro con una parsimonia che sconcerta, assimilabile alla portata di alcuni piccoli film indipendenti - Harrison Ford incarna un protagonismo per così dire tra le righe, nel pieno rispetto del respiro più propriamente corale di questa storia a binari plurimi, tra cui la venticinquenne operaia messicana Mireya Sanchez (Alice Braga), madre di un bambino ancora piccolo, la quindicenne ragazzina del Bangladesh Taslima, l’aspirante attrice australiana Claire Shepard e l’adolescente coreano Yong Kim. Storie di miserie umane

    forzate e sollecitate dal ‘miraggio’ della naturalizzazione stunitense che affranca dalla clandestinità. Miraggio per il quale si è disposti a fare l’impossibile. Così diventano protagoniste schegge di illeciti vari da cui occhieggiano prostituzione, microcriminalità (l’episodio del coreano sembra uscito da Gran Torino, l’ultimo film di Clint Eastwood), problematiche di adozione, e fraintendimenti fatali.

    E’ un vero peccato che lo sguardo di Wayne Kramer su questi piccoli e grandi drammi si faccia così
    parziale, scegliendo di accoccolarsi sulla linea buonista ad ogni costo: vedi ad esempio la sequenza, un tantino ‘romanticamente idealizzata’ sul binario hollywoodiano, del confronto tra il giovane coreano ‘fuorilegge per caso’ e l’agente Hamid, in qualche modo responsabile della morte della sorella.
    E’ poi alquanto rischioso spostare l’ago della bilancia sul registro umano intimista e agganciare questa chiave di approccio per sforzarsi di dare un senso all’11 settembre. Il monologo della quindicenne musulmana Taslima in classe, nella sua estrema superficialità,

    che volge a riassumere le dinamiche strategico-politiche tra Oriente e Occidente, può suonare persino agghiacciante. Sconcerta difatti non poco il fatto che dalle sue parole trapeli la comprensione per le ragioni che hanno mosso uno degli atti di terrorismo più devastanti e atroci della storia dell’umanità. Comprensione, non certo approvazione – ci mancherebbe! Così anche quella che fu la Terra dell’abbondanza (per parafrasare Wim Wenders), delle opportunità e della “libertà di parola†è forse oggi più riconoscibile come il Paese delle paranoie - talora in qualche modo anche comprensibili - dei sospetti nani fattisi giganti. Ma se fare del terrorismo è il modo per essere ascoltati, sia pure in risposta a certe smanie guerrafondaie a stelle e strisce, la comprensione, a nostro avviso, non dovrebbe rientrare nei parametri di valutazione di nessuno, neanche nell’orizzonte del più ingenuo degli individui. Ovvio che ognuna delle parti ha sempre le sue ragioni: l’annosa

    sanguinolenta diatriba israelo-palestinese docet.

    Come dire, un passo falso - ben si comprendono le polemiche che Crossing Over da tempo ha sollevato - in un film che comunque privilegia, evidentemente per scelta consapevole, il dramma umano dei singoli personaggi, compreso il tutore della legalità Max Brogan, personaggio cui Harrison Ford, tornando all’introspezione piena dopo le acrobatiche peripezie del IV atto di Indiana Jones, ha dotato di un coté volutamente dimesso e stropicciato, lasciandone intravedere il background appena screziato in poche schegge, come la battuta su una famiglia ormai naufragata, e non soltanto come matrimonio ma anche come paternità: quella di una figlia ventiseienne (o ventisettenne, neanche ricorda bene), con cui, per motivi non dichiarati, è evidentemente entrato in definitiva rotta di collisione. Un uomo per così dire alla deriva, come si intuisce dai pochi scorci di quotidianità che lo ritraggono con il bicchiere in mano e il cellulare all’orecchio. Un uomo

    combattuto tra il rigoroso rispetto per la legge che gli impone la divisa e forti sentimenti di solidarietà umana e grande comprensione dei disagi altrui, dei tanti casi disperati off-limit che incontra ogni giorno sul binario ‘immigrazione negli Stati Uniti’, all’indomani dell’11 settembre, quando note già dolenti si fanno talora insostenibili, rappresentando una sfida che rischia di mietere più vinti che vincitori. Insomma una sorta di paladino delle cause perse con cui in qualche modo cerca di lenire un evidente forte disagio personale.

    Ma alla fin fine, il messaggio, un po’ limitato ma legittimo e in qualche modo apprezzabile, sembra chiaro: dietro la piovra dei risvolti politici e socio-morali c’è l’enorme portata di un intimismo umano di grande drammaticità, che non di rado conduce sulle sponde di conseguenze estreme. Wayne Kramer ha fatto la sua scelta ed ha puntato il tutto e per tutto su questo registro, ma lascia comunque perplessi

    la sua ricetta di risoluzione degli innumerevoli drammi come questi, e dei ben più gravi che pullulano nella realtà al di fuori di quella riprodotta in celluloide: là dove una pacca sulle spalle ed un ‘vogliamoci bene’ non solo può non essere sufficiente, ma può a sua volta recar danno e procreare altre situazioni qui neanche sfiorate ma altrettanto gravi. Un esempio tra i tanti: lo sfruttamento minorile che si annida dietro una produzione diffusa a buon mercato su scala mondiale.

    Links:

    • Harrison Ford

    • Cliff Curtis

    • Ray Liotta

    • Ashley Judd

    • Jim Sturgess

    • Alice Eve

    • CROWLEY - INTERVISTA all’attore HARRISON FORD sul set - A cura di PHIL THOMPSON per il settimanale “GRAZIA†(29 Giugno 2009, n. 26, pp. 40-44) (Interviste)

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    Galleria Video:


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