IRON MAN - ROUND TABLE & DINTORNI - INTERVISTE al regista JON FAVREAU e agli attori ROBERT DOWNEY JR.*, GWYNETH PALTROW e TERRENCE HOWARD (A cura dell'inviata CATERINA D'AMBROSIO)
23/04/2008 -
Roma - Hotel Hassler, Trinità dei Monti -
Lo confessiamo subito: lui è uno dei nostri attori preferiti, il migliore della sua generazione. ROBERT DOWNEY JR. arriva da noi per l’intervista dopo aver tolto gli abiti ufficiali indossati per la conferenza stampa di presentazione di Iron Man. Cappellino di Hermes, orologio di Bulgari e sguardo birichino di prammatica. Due occhi indagatori che arrivano dritti senza filtri. Non a caso il suo amico Terrence Howard lo ha definito un amico realmente leale e trasparente.
“Molto tempo fa, 40 anni per l’esattezza, era molto ‘cool’ atteggiarsi a genio e sregolatezza, fare gli irresponsabili.
Oggi non è più così e anche io sono diverso. Ho imparato ad essere grato alla vita, a non prendere tutto sul serio, se non le cose veramente importanti. Se ci pensa oggi siamo tutti, o quasi, sullo stesso piano: basta avere un computer e magari da San Diego puoi decidere se affossare o sviluppare un progetto”.
Il regista Favreau ha detto che lei voleva spesso mettere becco nella sceneggiatura. In che modo?
“Lavorare con lui è stato molto bello: ogni mattina prendevo il copione in mano e facevo cambiamenti! Scherzo ovviamente, però è stato possibile improvvisare molto”.
E sul set?
“Anche sul set siamo stati spirituali, nel senso che abbiamo lavorato con uno spirito monastico e non hollywoodiano, uno spirito che ci ha dato grande energia. Addirittura parlavamo sottovoce per instaurare un contatto emotivo fra noi. Sembra strano per un film del genere. C’era un forte feeling anche con il regista. E tutto ciò ha contribuito al successo del film. Eravamo piuttosto nervosi prima di venire in Italia, temevamo le critiche. Ieri abbiamo visto che il film riscuote interesse e successo e questo ci conforta”.
C’è molta differenza tra Tony Stark e il suo Chaplin…
“Sono molto diversi, ma per certi versi anche simili. Chaplin è stato mitizzato, tanto che se oggi cerca la vera essenza di Chaplin non la trova… Iron Man è un archetipo: l’uomo che è ricco, ha tutto ma in realtà non possiede nulla. Mi sono molto divertito a fare questo film ma Charlot lo amo”.
Qual è stata la sfida più grande del film?
“Abbiamo pensato a grandi scene d’azione. Ci sono immagini di me in volo e la mente che fa tilt! Il nostro obiettivo era quello di divertirci molto e così è stato. La sfida vera, però, è stata la reinvezione del personaggio di Tony Stark, la sua conversione”.
Come si è preparato al film?
“Quando mi hanno proposto questo ruolo sono andato alla Marvel, ho bighellonato nei corridoi, ho visto i poster e lì forse ho deciso, in quel momento, che avrei voluto interpretare Iron Man. Terrence era già presente nel cast, poi si è aggiunta Gwyneth. Abbiamo tutti messo il cuore nel fare questo film”.
E in un futuro sequel il suo amico Terrence Howard potrebbe sostituirla?
“Chissà… non è detta l’ultima parola. Per il momento la tuta la indosso solo io.
|