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    L'INTERVISTA

    INTERVISTA INEDITA AL FOTOGRAFO ALBERTO KORDA (A cura di MARCELLO CELLA)

    13/08/2007 - PISA, Cineclub Arsenale 1996:

    INTERVISTA al fotografo ALBERTO KORDA:

    (A cura di MARCELLO CELLA)

    Barba grigia, occhi fieri e orgogliosi che incutono quasi timore nei suoi interlocutori. E' così che appare Alberto Diaz Gutierrez "Korda", il fotografo del "Che", nell'affollatissima sala del cineclub Arsenale, reduce dall'accoglienza quasi trionfale riservatagli nei giorni precedenti a Pontedera, dove la sua mostra con le foto di Ernesto Che Guevara aveva stazionato prima di trasferirsi presso la Mediateca dell'Arsenale a Pisa. Orgoglio e fierezza traspaiono anche dalle sue parole, l'orgoglio e la fierezza di chi sa di aver vissuto un momento storico irripetibile al fianco di uomini fuori del comune, ma, lungi da qualsiasi tentazione nostalgica, ancora con la lucidità di chi sa leggere e interpretare gli eventi del presente per quel che sono e con la forza di chi sa che la lotta contro le ingiustizie non è affatto finita ma necessariamente si tramanda alle generazioni future. E poi l'umiltà: prega i presenti di non applaudirlo perchè "sono un uomo normale", si schermisce dalle lodi affermando di non saper molto di fotografia e si capisce che cerca di smarcarsi dal mito legato a quella fotografia del Che che ha fatto il giro del mondo fino a diventare una artificiosa icona pop. L'umiltà di chi mette consapevolmente e volentieri le sue capacità al servizio degli altri e il suo occhio al servizio della realtà anche se spesso questa gli impedisce di esprimersi come vorrebbe (si lamenta infatti che a causa delle ristrettezze economiche di Cuba, non è facile trovare e acquistare a prezzi ragionevoli nel suo paese il materiale fotografico che gli necessiterebbe per lavorare, ma, nello stesso tempo afferma che in fondo non è così importante perchè comunque "nonostante l'embargo americano non una scuola, non un ospedale sono stati chiusi"). Quella stessa umiltà che ha permesso alla sua macchina fotografica di cogliere la dimensione profondamente umana del Che (e di Fidel a cui giura eterna amicizia) fuori da ogni inutile retorica perchè nonostante la grandezza degli eventi trascorsi il presente incalza con i suoi problemi.

    Com'è la situazione attuale di Cuba?

    Korda: "La nostra situazione è abbastanza difficile perchè per prima cosa da cinque anni il mercato del Comecon è caduto. La seconda ragione è ben nota: da trentasei anni Cuba subisce un criminale embargo economico da parte di uno Stato a sole novanta miglia dalla nostra costa. Nonostante ciò, oggi negli USA si parla di inasprire ancora di più l'embargo. Noi però continuiamo a tirare avanti per non tornare più sotto la dominazione che abbiamo subito per cinquantanove anni prima della rivoluzione. Abbiamo già avuto questi padroni in casa. E pensiamo di fare dei miglioramenti e di fare i conti nel nostro sistema socialista con la nuova realtà del mondo. Però continuando con le nostre idee e con i nostri principi. Attualmente abbiamo fatto una riforma in vari campi con l'entrata di capitali stranieri da parte di società al 49% con lo stato cubano. La cosa che abbiamo subito sviluppato è il turismo perchè la nostra isola si presta particolarmente a ciò, con la sua spiaggia, con il clima mite tutto l'anno. Come è logico il turismo qualche problema ce lo sta portando. Come ha detto Fidel Castro in un'intervista qualche tempo fa un organismo umano non può vivere senza batteri. E quindi dobbiamo sopravvivere anche con i 'batteri' che ci porta il turismo straniero".

    E il battero del consumismo?

    Korda: "Il consumismo cubano è praticamente inesistente perchè non ci sono molte cose da comprare. Quindi abbiamo dovuto introdurre un po' più mercato, un mercato in pesos cubani e un mercato in dollari. Uno è quello dove si possono comprare più cose che non ci sono nei supermercati cubani, ma non c'è una vera società dei consumi. Si vende il necessario alla sussistenza dell'essere umano. I prodotti di lusso sono più difficili da trovare perchè non si vendono molto. Quindi questa è la realtà. Una realtà di cui spesso non si parla molto. Nonostante questo noi cubani anche in questi cinque anni di embargo feroce siamo riusciti a non chiudere nemmeno una scuola e nemmeno un ospedale. Per esempio io come fotografo devo subire un po' la carenza di materiali fotografici. Anche se io soffro come fotografo nel non riuscire ad avere quello che vorrei come materiale, capisco che senza moneta pregiata sono più contento se il governo compra quello che serve per la sussistenza del popolo cubano, medicine, prodotti scolastici, le cose essenziali per la gente. Al di là di tutti questi problemi ancora sono felice di vivere in questa società perchè pensa più alla necessità comune che non a me come individuo".

    Qual'è la fotografia che l'ha più emozionato?

    Korda: "Molte foto mi hanno emozionato. Per esempio, quando non ero ancora un fotografo professionista e giravo per le strade con un piccola macchina fotografica una delle cose che mi colpì maggiormente fu l'immagine di una bambina piccola, di tre o quattro anni, che guardava dentro una vetrina ricchissima di gioielli. Questa bambina era come me che allora per vivere vendevo biglietti della lotteria per la strada. Questa foto io la feci non per pubblicarla o in funzione di qualche uso personale ma fu il cuore che me la fece scattare. Questa come tante altre. Da lì nasce anche la mia carriera, dalla consapevolezza di vivere in un mondo ingiusto. Il capitalismo in qualche modo mi ha spinto a fare quello che ho fatto. Anche poi quando sono diventato fotografo professionista mi è toccato vivere facendo foto di moda e pubblicità, ma mai ho smesso di cercare queste realtà. Quando è scoppiata la rivoluzione e sapevo che Fidel Castro stava entrando all'Avana io mi sono buttato nella strada con la mia macchina fotografica. Quindi da quel momento ho cominciato a captare tutte le manifestazioni di entusiasmo del popolo cubano. Ma non ho chiesto alcuna ricompensa, facevo un lavoro volontario, portavo le fotografie ai giornali e nelle sedi del partito di Fidel Castro. Così mi sono innamorato della rivoluzione. Quando ho sentito parlare Fidel Castro la prima volta in piazza della Rivoluzione mi sono reso conto che questo era l'uomo che volevo governasse il mio paese. E fino ad oggi non ho mai cambiato idea. Ancora oggi non ho mai smesso di pensare le stesse cose e non mi sono pentito, anzi la situazione generale mi conferma sempre di più che vale la pena di essere al fianco di un uomo così".

    Vede un futuro oltre la figura di Fidel Castro?

    Korda: "Io credo che molti conoscano un libro, Il piccolo principe di Saint Exupery in cui c'è una frase di uno dei personaggi che io ho preso come luce e guida per la mia attività. Quel personaggio dice: "Si vede solo con il cuore, l'essenziale è invisibile per gli occhi". Tutto il mio lavoro si è conformato a questo principio, a questa frase. Io non so molto di fotografia. So solo maneggiare una macchina fotografica, sviluppare la pellicola, stamparla ma tutto in modo molto normale. Però in tutto il tempo che ho vissuto come fotografo il risultato che ho visto nelle foto, qualsiasi genere abbia utilizzato nelle mie fotografie, da quelle di moda a quelle sulla rivoluzione fino a quelle subacque, ha avuto sempre un contatto con il mondo perchè c'è una relazione diretta fra il mio dito e il mio cuore. Qualsiasi cosa mi emoziona è automatico, mi fa schiacciare il dito. Così è stata scattata anche la famosa foto del Che intitolata "Guerrigliero Heroico", ndr.). Io stavo lì in un atto di addio a molte vittime di un sabotaggio, per l'esattezza 136 morti vittime della CIA nordamericana, e Fidel Castro parlava da un palco commemorando le vittime di questo attentato. Stava su una tribuna non molto alta, un metro o due dal suolo, e io stavo nella strada, il posto dei fotografi, a otto o dieci metri dalla tribuna. Che Guevara non si vedeva però in un momento inaspettato, mentre passavo attraverso l'obiettivo tutti i personaggi che c'erano sulla tribuna, intanto Che Guevara non stava in prima fila ma nelle file dietro, ecco, in quel momento si affaccia alla tribuna e io faccio due scatti e quando volevo fare il terzo Che Guevara non c'era più, era scomparso di nuovo. Questo caso è un esempio della mia vita e della mia attività che si adatta perfettamente a quella frase del Piccolo principe di cui parlavo prima. Questa foto che ha girato il mondo non è una foto di talento, semmai dimostra quel discorso del rapporto fra dito e cuore (pensate che in quel momento c'erano con me altri dieci fotografi). Non è colpa mia nè a causa di un mio particolare talento se abbiamo avuto questo grande uomo nel nostro paese. Non sono contento ma orgoglioso che almeno un risultato del mio lavoro di fotografo non si sia perso nella banalità come altre volte. Semmai lascio al mondo un lavoro che sopravviverà a me stesso come succede a pochi di noi di lasciare qualcosa agli altri che ci sopravviva. In questo senso mi sento molto felice. Non mi ha fatto guadagnare dei soldi questa foto ma semmai mi consente oggi di essere in Italia davanti ad una platea che mi ascolta. Vi prego non mi applaudite come se fossi un grande genio, sono solo un uomo normale che ha avuto la fortuna di aver scattato questa foto".

    Come mai nelle sue foto predilige l'aspetto privato del Che?

    Korda: "La foto di cui parlavo prima non è un momento privato ma un funerale in cui tutto il popolo dell'Avana partecipava per dare un'estremo saluto a quei 136 morti. Comunque io non ero il fotografo del Che, ero solo un fotografo che lavorava per i giornali a contratto, e non ero nemmeno il fotografo di Fidel. A poco a poco sono diventato il fotografo personale di Fidel, non quello ufficiale. Io non ho mai ricevuto un salario da Fidel Castro, ho sempre lavorato a contratto. Il Che era un uomo molto austero e non amava molto la pubblicità nè essere fotografato perchè pensava che tutto quello che faceva lui qualsiasi uomo sulla Terra avrebbe potuto farlo. Quindi era molto difficile presentarsi con una macchina fotografica davanti al Che, però lui non poteva evitarlo nei momenti in cui era insieme a Fidel. Il giorno della partita di golf (si riferisce ad alcune fotografie della mostra che ritraggono Che Guevara che gioca a golf, ndr.) avevo già fatto molte foto. Lui a un certo punto mi dice: "Smettila di fare foto perchè sembri un fotografo yankee e poi quel rullino costa dei soldi duri". Io pensavo, 'ma cosa gli importa, il rullino l'ho comprato io con i miei soldi'. Altre mie foto ritraggono il Che mentre sta su una macchina per tagliare la canna da zucchero in mezzo ad un campo. In quel caso il giornale per cui lavoravo mi aveva mandato a fare un servizio sul Che a cinquecento chilometri da L'Avana. Io allora feci questo viaggio ma, arrivato, non riuscii a trovare il Che per tutto il giorno. Alla fine, alla sera andai alla casa presso la quale andava a riposare dopo il lavoro agricolo, e lì arrivò tutto sporco come un qualsiasi contadino dopo una giornata di lavoro. Io, tutto contento, lo accolsi dicendogli che mi mandava un giornale per fare un servizio su di lui. Lui mi domanda: "Di dove sei?". E io rispondo: "Dell'Avana". E lui insiste: "Dell'Avana campagna o dell'Avana città?". E io rispondo: "Sono della capitale, della città". Lui ribatte: "Hai forse tagliato la canna qualche volta?". E io: "No, sono un uomo di città, quindi non l'ho mai fatto". Lui allora si rivolge a uno dei suoi aiutanti: "Porta un machete per questo uomo e giornalista dell'Avana che ci aiuterà nel taglio della canna con la zappa del popolo". E poi a me: "Ci vediamo la prossima settimana". Quindi ho dovuto tagliare la canna da zucchero per una settimana prima di potergli scattare le foto. Il Che era un uomo dal carattere molto difficile, ma quando vide il mio impegno nel taglio della canna accettò di farsi scattare qualche foto. Era tremendo (ride, ndr.). Per cui in seguito ogni volta che dovevo fare un lavoro su Che Guevara avevo un certo timore perchè pensavo, 'cosa mi farà fare ora'?".

    E il suo rapporto con Fidel Castro?

    Korda: "Con Fidel era diverso, con lui avevo una rapporto di maggiore vicinanza e di amicizia. Prima di tutto non posso dire di essere stato amico con Che Guevara. Lui sapeva che ero stato un fotografo della rivoluzione ma non c'era un vero rapporto di confidenza. Con Fidel invece sono stato amico e lo sono ancora".

    Cosa può dirci del cinema cubano?

    Korda: "Non mi piacciono molto le commedie di costume come Plaff di Juan Carlos Tabio (il film proiettato all'Arsenale prima dell'incontro, ndr.) perchè mi sembra che parli di cose che non sono molto importanti. Il cinema cubano ha raggiunto livelli artistici molto maggiori. Per esempio, avete visto Fragola e cioccolato (di Juan Carlos Tabio e Thomas Gutierrez Alèa, ndr.)? Questo è un film importante. C'è un altro film alla nascita della cinematografia cubana che si chiama Lucia, la storia in quattro episodi delle donne cubane dalla guerra di liberazione alla rivoluzione, che è molto bello. C'è anche un altro film di Alèa, L'ultima cena e anche questo è molto bello. Poi come in tutte le cinematografie ci sono film più o meno buoni. Certamente non possiamo pensare che il cinema cubano debba per forza essere sempre un cinema impegnato, che faccia pensare, deve anche divertire. Ci sono registi che si dedicano più al cinema d'autore, altri più al cinema d'intrattenimento come in ogni altro paese".

    Cosa può dirci delle foto fatte dal Che?

    Korda: "Che Guevara era argentino ma viaggiò in tutta l'America Latina e ad un certo punto arrivò in Guatemala dove il governo venne rovesciato da un colpo di stato organizzato con l'aiuto della Cia per aver fatto la prima riforma agraria del dopoguerra. Quindi il Che deve scappare dal Guatemala e rifugiarsi in Messico. Passa due anni a fare pratica con la sua laurea in medicina e si sposa con una ragazza peruviana da cui ha una figlia. In quel periodo si dedica alla sua professione di medico, fra l'altro praticando anche la fotografia, ma senza grandi risultati. Le sue foto non erano tanto buone. Del resto era un medico, un rivoluzionario, un ideologo, uno scrittore, un poeta, un politico, non poteva fare tutto".

    L'embargo colpisce anche la cultura cubana?

    Korda: "No. Sembra strano ma non c'è un embargo che colpisca la cultura cubana. Molti paesi organizzano spesso manifestazioni sulla cultura cubana e non solo con i fuoriusciti ma anche con artisti che vivono a Cuba, perfino gli Stati Uniti. Io ho girato molti paesi con le mie fotografie, portando le immagini del Che, quindi un simbolo rivoluzionario, senza particolari problemi".

    E' vero che esiste un certo black out informativo a Cuba sui recenti avvenimenti del Messico, paese spesso amico in passato di Cuba, sul Chiapas e la rivolta zapatista?

    Korda: "No, non è vero. A Cuba qualsiasi cittadino sa cosa succede in Messico perchè tutti i mezzi d'informazione, dalla radio alla televisione e ai giornali, anche l'organo ufficiale del governo, Granma, ne parlano. Se qualche cubano non è informato è perchè non gli interessa. Riguardo alla rivolta zapatista semmai i mezzi di comunicazione informano della situazione senza prendere apertamente posizione a suo favore. Rimane il rispetto fra due paesi tradizionalmente amici per cui i cubani non si schierano apertamente nè con il governo nè con gli zapatisti. Io personalmente sono però favorevole agli zapatisti".


     
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