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    L'INTERVISTA

    PARASITE - INTERVISTA al regista BONG JOON HO

    26/12/2019 - PARASITE - INTERVISTA al regista BONG JOON HO

    Perché questo titolo, 'Parasite?'

    "All’inizio, tutti si aspettavano che 'Parasite' fosse un film di mostri o di fantascienza. In molti pensano ad un collegamento con il mio film precedente, 'The Host'. Ma come ho spiegato prima, protagonisti del film sono i membri di una famiglia che vive nel mondo reale. Ci sono persone che aspirano a vivere con gli altri in armonia o quasi, in una sorta di simbiosi, ma se questo non funziona, sono spinti ad entrare in una relazione parassitaria. Definirei il mio film una tragicommedia che rappresenta l’ironia, l’orrore e la tristezza che emergono dal voler vivere e prosperare in armonia con gli altri, salvo poi scontrarti con la realtà di come tutto questo sia impossibile da realizzare. È un titolo ironico, non dissimile dal titolo originale coreano del mio film 'Memories of Murder', che ha una connotazione confortante quasi piacevole. Come si può essere confortato da simili ricordi, provare nostalgia per un omicidio? È una cosa sbagliata? Così come quel film rappresenta il ricordo di un’epoca attraverso il caso degli omicidi seriali di Hwaseong, anche 'Parasite' ha una sfumatura ironica nel titolo".

    Come definirebbe il genere di 'Parasite'?

    "È una commedia umana, fortemente imbevuta di contemporaneità. Anche se il plot è composto da una serie di situazioni uniche e peculiari, è comunque una storia che potrebbe accadere nel mondo reale. Potrebbe far pensare ad un fatto di cronaca di cui hanno parlato i telegiornali o i social e che è stata trasposta sullo schermo. In questo senso è un dramma molto realistico. Ma non avrei nulla da obiettare se qualcuno volesse definirlo un crime, una commedia, un triste dramma sociale, o un thriller terrificante. Faccio sempre del mio meglio per ribaltare le aspettative degli spettatori e spero di esserci riuscito anche con 'Parasite'"

    Chi sono le famiglie al centro di 'Parasite'?

    "Una famiglia di bassa estrazione sociale, che vive in uno squallido appartamento seminterrato, che aspirerebbe ad una vita normale, obiettivo che si rivela comunque difficile da raggiungere. Il padre ha alle spalle vari fallimenti lavorativi, la madre si è allenata per tutta la vita come atleta, ma non hai mai raggiunto il successo, e due figli, che nonostante i numerosi tentativi non sono mai riusciti a superare i test di accesso all’università. Al contrario la famiglia del Signor Park, che lavora come CEO in un’azienda informatica (non connessa con nessun gruppo d’affari coreano) è una famiglia in gamba, di nuovi ricchi. Il Signor Park è un maniaco del lavoro. C’è anche un’affascinante giovane moglie, una figlia deliziosa che frequenta il liceo e un figlio più piccolo. Potrebbe rappresentare il modello ideale di famiglia di quattro persone che appartiene alla moderna élite urbana"

    Ci racconta come ha scelto gli attori e quali motivazioni ci sono dietro le sue scelte?

    "È stato importante per questo film mettere insieme un cast di attori che funzionasse e che formasse effettivamente un gruppo, come una squadra di calcio. Era necessario che si capisse subito che si trattava dei membri di una famiglia, per questo ci ho riflettuto a lungo. Il primo che ho scelto è stato Song Kang Ho. A quei tempi stavo poi girando 'Okja' con Choi Woo Shik e ho pensato che sarebbe stato divertente fargli interpretare il figlio magrolino di Song Kang Ho. Per il ruolo della sorella, ho pensato a Park So Dam, che gli somiglia ed è un’attrice talentuosa, in grado di esprimere un senso di realtà, al tempo stesso vago e preciso. Era importante che si assomigliassero per
    risultare credibili come membri di una famiglia. Dell’attrice Chang Hyae Jin, avevo apprezzato la sobrietà che emanava nel film 'The World of Us' e così ho pensato a lei per il ruolo della moglie di Song Kang Ho. Riguardo la famiglia Park, non volevo fare il classico ritratto di una famiglia di classe agiata così come la vedi nelle serie tv coreane, per questo avevo bisogno di attori che
    restituissero l’immagine di persone colte ed educate. Ho sempre ammirato il fascino sfaccettato di Lee Sun Kyun, così l’ho scelto per il ruolo del Signor Park. Cho Yeo Jeong mi sembra simile ad una miniera di diamanti incredibilmente profonda che non è stata ancora esplorata del tutto, così l’ho scelta sperando di scoprire cosa nascondesse. Questo film non ha un unico protagonista, perciò il rapporto che si sviluppa tra gli attori è fondamentale. Sono molto grato agli attori per aver interpretato ognuno il proprio ruolo così bene, affiatati come una squadra di calcio".

    Quale immagine della società contemporanea ha voluto restituirci attraverso questo film?

    "Penso che un modo di raccontare la progressiva polarizzazione e le diseguaglianze della nostra società sia la commedia amara. Viviamo in un’epoca in cui il capitalismo regna sovrano, e non abbiamo alternative. È così non solo in Corea, ma in tutto il mondo affrontiamo una situazione in cui i principi del capitalismo non possono essere ignorati. Nel mondo reale, i percorsi di una famiglia come quella composta dai nostri quattro protagonisti disoccupati e della famiglia Park non si incrocerebbero mai. L’unica possibilità di un incontro tra queste classi è un rapporto di lavoro, come quando qualcuno viene assunto come tutor o lavoratore domestico. In queste situazioni ci sono momenti in cui le due classi sociali sono così a stretto contatto da poter sentire l’uno il respiro dell’altro. In questo film anche se non c’è alcuna intenzione malevola né verso una parte né verso l’altra, le due classi sociali vengono trascinate in una situazione in cui anche il più piccolo passo falso può portare a fratture ed esplosioni. Nella società capitalista contemporanea ci sono ranghi e caste che sono invisibili ai nostri occhi. Le teniamo nascoste e lontane dalla vista, superficialmente si può pensare alle gerarchie di classe come ad una reliquia del passato, ma la realtà è che ci sono linee di separazione tra le classi sociali che non possono essere attraversate. Credo che questo film descriva le inevitabili fratture che si creano quando due classi sociali entrano in contatto nella società di oggi, sempre più polarizzata"

    Quale reazione si aspetta dagli spettatori che vedranno il suo film?

    "Spero solo che possa far nascere nel pubblico molti spunti di riflessione. È allo stesso tempo divertente, terrificante e triste, e che faccia venire agli spettatori la voglia di condividere un drink e parlare insieme di tutto quello che gli è passato per la testa mentre vedevano il film, non desidero niente di più".

    La redazione

    Fonte: Pressbook di Parasite (2019)


     
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