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    L'INTERVISTA

    UN FANTASTICO VIA VAI - INTERVISTA al regista, co-sceneggiatore e attore LEONARDO PIERACCIONI

    11/12/2013 - UN FANTASTICO VIA VAI - INTERVISTA al regista, co-sceneggiatore e attore LEONARDO PIERACCIONI

    In 'Un Fantastico Via Vai' il tuo personaggio, Arnaldo Nardi, è un uomo che vorrebbe tornare indietro a quegli anni spensierati dell’Università, non è soddisfatto della sua vita?

    "No, è molto soddisfatto, ha una bella moglie – Serena Autieri – una vita risolta, due belle gemelle, però sicuramente tutti quei punti esclamativi li vorrebbe cambiare, magari solo per qualche giorno, con quei punti interrogativi tipici dell’età universitaria. Così quando per un equivoco viene buttato fuori di casa, Arnaldo stacca uno di quei tagliandini dove offrono una stanza in affitto e va a vivere insieme a quattro studenti".

    Cosa ti piace di quell’età li dei ragazzi universitari?

    "Quell’età è piena di energia, di emozioni, ma anche di provvisorie certezze che poi nel tempo vengono un po’ meno e possono trasformarsi anche in piccole delusioni. Però l’atteggiamento che mi piace dei ventenni è quel porsi mai sfiduciati o rassegnati! A quell’età ci si sta costruendo la propria vita e quel loro atteggiamento un po’ spaccone e incosciente li aiuta a pensare che andrà tutto bene, si chiama ottimismo! Il poetico ottimismo dei vent’anni è energia allo stato puro".

    C’è stato un momento particolare in cui è nata l’idea del film?

    "Credo che sia nata dopo i tanti incontri che ho fatto nelle Università per parlare del mio lavoro. Incontri informali dove mi divertivo io per primo e dove si creava subito un bel feeling che abbatteva ogni barriera d’età. Infatti dopo quegli incontri mi sarebbe piaciuto andare a cena a casa loro per continuare a divertirci ma la realtà dei fatti è che quando poi qualcuno mi si avvicinava per chiedermi una foto o un autografo mi dava del 'lei', rispettoso di quegli anni certamente più vicini a quelli dei loro babbi".

    Un fantastico via vai vuol essere anche una riflessione sulla precarietà dei giovani al tempo della crisi?

    "Non arrivo nella storia a raccontare il dopo università. Nel film il mio personaggio interagisce solo nelle vicende personali dei quattro abitanti della casa. C’è un ragazzo di colore non accettato dal suocero, una ragazza romana che ha contemporaneamente la 'sindrome della baby sitter' piacendole i ragazzini di 16 anni e quella della 'badante' piacendole anche gli ultra quarantenni, poi c’è Marco che deve fare medicina ma sviene davanti al sangue e infine Camilla che è scappata dal suo paese in Sicilia perché incinta. Lei non racconta mai chi è il padre del suo bambino, dice solo di aver visto un giorno una luce molto forte e nel mezzo alla luce un angelo con tanto di ali bianche".

    Nel film oltre alle presenze storiche dei tuoi film come Ceccherini e Panariello c’è questa inedita coppia formata da Maurizio Battista e Marco Marzocca.

    "Si e credo che sarà una coppia destinata ad altri lavori insieme: sono fortissimi, hanno un equilibrio naturale che funziona molto, sono a turno spalla e comico dell’altro. Certo certe “scene di massa” ad alta concentrazione di comici, Ceccherini, Battista, Panariello, Marzocca, sono state difficili da gestire, regnava un casino tale che sarebbe stato più facile gestire 4 tigri ammaestrate".

    Ci racconti una sketch particolarmente divertente avvenuto sul set?

    "Ceccherini nel film fa un investigatore privato che per non farsi riconoscere nei pedinamenti si deve sempre travestire: un giorno da tirolese, un altro da cespuglio e così entra in scena nel film travestito da “statua di gesso” come quegli artisti di strada che stanno immobili e raggranellano così un po’ di soldi. Ecco lui si era seduto vicino al set vestito così e dunque irriconoscibile: ha raccolto 22 euro, che non ha certamente restituito".

    Una curiosità, oltre alle musiche di Gianluca Sibaldi ed al brano di Colore che ha il titolo del film c’è nei titoli finali un tuo brano: 'La risata di mia figlia'.

    "Si, mi sono fatto raccomandare dal regista e l’ho inserita nel film! Mi diletto da anni a scrivere delle canzonette, nessuna però era entrata in un mio film, questa invece mi è parsa più riuscita, sicuramente più sentita delle altre, il testo l’ho scritto io e la musica Beppe Dati. Appena incisa l’ho fatta sentire subito a mia figlia Martina che ha tre anni. Lei l’ha ascoltata e poi ha preso il telecomando e mi ha detto: 'si, si, ma ora mettimi i cartoni'".

    LA REDAZIONE


     
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