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    L'INTERVISTA

    MISSION IMPOSSIBLE III ('M:I:III') di J. J. ABRAMS - PRESS CONFERENCE in ANTEPRIMA MONDIALE: 24 aprile 2006 - ROMA, Palazzo Colonna

    24/05/2006 - Gli applausi che hanno accolto il cast al completo di Mission Impossible III sono ben presto impalliditi di fronte alla prorompente accoglienza riservata dalla stampa a TOM CRUISE, sopraggiunto a sorpresa poco più tardi degli altri a Palazzo Colonna. Uno strappo alla sua voglia di restarsene a casa a fianco della sua compagna, neo mamma, Katie Holmes e di sua figlia Suri. Il neo papà, comprensibilmente frastornato e al settimo cielo, si è presentato dunque più felice e sorridente che mai, ma non ha lesinato disponibilità e cordialità restando a lungo alla fine della conferenza, rilasciando autografi su autografi, conversando cordialmente e accordando foto a chi glielo ha richiesto. La stessa solare cordialità TOM CRUISE ha riservato al bagno di folla, con ben 10.000 persone, che lo ha pazientemente atteso fuori. Una sorta di festa collettiva con cui si è voluto salutare con affetto la persona, ancor prima del personaggio e il suo film che, peraltro, risulta anche migliore di ogni prevedibile aspettativa, e persino degli altri due che lo hanno preceduto (Vedi Scheda del film).

    Con Tom Cruise non ancora presente in sala, le prime domande si sono indirizzate al regista J. J. ABRAMS (sul motivo del ricorso al flashback all’inizio del film) e e al resto del cast, a cominciare da JONATHAN RHYS MEYERS (il quale è passato da Match Point di Woody Allen a Mission Impossible III):

    J. J. ABRAMS: “Per quanto riguarda film d’azione abbiamo oramai un pubblico notevolmente smaliziato, così ho pensato che invece di sorprenderlo con quello che succede perché facciamo immediatamente succedere quello che si pensa invece succederà più in là. Si entra immediatamente nel cuore della storia. Lo abbiamo fatto con 'Felicity', lo abbiamo con 'Lost', con 'Alias'. Forse è un motivo di cui non è bene abusare ma in un certo senso impegna lo spettatore in modo positivo e per quanto mi riguarda dà un risultato che è quello sperato”.

    JONATHAN RHYS MEYERS: “… Per qualsiasi film indipendentemente dal budget, si tratta comunque di un processo personale. Sorprendentemente per un film come questo di Mission Impossible, c’è un processo personale molto intenso. J. J. (Abrams) e Tom (Cruise) hanno lavorato sempre insieme e ognuno dei nostri personaggi è stato affinato in modo tale da renderlo sempre più affascinante. J. J. (Abrams), Tom (Cruise) e Paula Wagner molto intelligentemente hanno scelto per il cast, attori di grande sostanza che sono eccellenti ognuno in un campo particolare, ma posti in un film d’azione diventano ancora più straordinari. Mission Impossible in fondo è preordinato, perché ci sono già stati due episodi. Si sa che Tom Cruise sarà Ethan Hunt, si sa che Ving Rhames sarà Luther, quello che c’è da aggiungere al film è una serie di dettagli intricati che lo rendono più interessante e più sorprendente di quanto non si sia fatto in passato”.

    PHILIP SEYMOUR HOFFMAN: “E’ stato qualcosa di diverso, di nuovo per me, una boccata d’aria fresca. Davvero l’esatto contrario rispetto a quello che avevo fatto e in cui potevo tuffarmi completamente. E’ stato molto particolare per tutti noi per ragioni diverse… Comunque si, ripeto, è stata come una boccata d’aria fresca di cui tutti avevamo bisogno per poter andare avanti, progredire”.

    C’è chi ritiene che in questo film ci siano molti omaggi ai film d’azione fatti da Tom Cruise. Questo fattore ha imbarazzato il regista o ha costituito un ulteriore stimolo? E Seymour Hoffman, a chi si sarà ispirato per essere così cattivo? Quale cattivo del cinema lo avrà solleticato per sviluppare il suo perfido personaggio, ovvero ‘il male personificato’? Quanto a Laurence Fishburne, ritenuto l’idolo di un’intera generazione, che cosa gli avranno apportato i film d’azione: da ‘Matrix’ a questo ‘Mission Impossible’, dove semmai, fa meno ginnastica del solito ?

    J. J. ABRAMS: “Si, imbarazzatissimo (scherza). No, grazie della domanda. Il film è ovviamente ricco di scene d’azione e ce n’è anche di più che non negli altri due messi insieme, però lo abbiamo anche imperniato su una storia che ha un contenuto emotivo molto forte. Ovviamente si sapeva che con ‘Mission Impossible’ si dovevano fare certe cose, come l’atterraggio a dieci centimetri da terra. In ogni caso l’azione è più ingenete, preponderante, rispetto al passato e questo va benissimo, però non ha grande significato l’azione se si prescinde dai personaggi. Dal momento in cui ho cominciato la lavorazione del film, per me ha volto dire portare avanti una storia che mi piaceva: l’azione non è fine a se stessa ma è imperniata su un’azione che ha anche uno sfondo emotivo piuttosto vigoroso”.

    PHILIP SEYMOUR HOFFMAN: “Ho pensato a J. J. Abrams per ispirarmi nel recitare il ruolo del cattivo (scherza)… No, non ho veramente emulato proprio nessuno. Ancora una volta ho seguito le istruzioni. Si è comunque svolto un lavoro molto capillare su questo personaggio…”.

    E’ a questo punto che la risposta del povero Hoffman viene soffocata da un boato scrosciante di applausi inneggiante all’arrivo a sorpresa (si fa per dire, perché di fatto era atteso) di Tom Cruise. E si instaura subito un’atmosfera festaiola che sembra più naturalmente tesa a solidarizzare con la felicità del neo papà piuttosto che ad approfondire il film in questione.

    Risponde comunque LAURENCE FISHBURNE. “In un certo senso fare film d’azione è fisicamente davvero molto impegnativo e poi si ha l’opportunità di raggiungere una fascia di spettatori molto più ampia rispetto ad altri tipi di film. E’ davvero un’oportunità per farsi vedere da un numero maggiore di persone”.

    Con Mission Impossible III si celebra la fine di una trilogia o le avventure di Ethan hunt avranno un seguito? E, in caso affermativo, come proseguiranno? Quanto è importante per voi dare una dimensione personale al personaggio?

    TOM CRUISE (svia la risposta con una battuta): “Sono appena sceso dall’aereo… quindi giro la domanda a J . J. (Abrams)…”.

    J. J. ABRAMS: “Bisogna guardare ‘Mission Impossible III’ prima di poter parlare della IV. Io non precludo comunque alcuna possibilità”.

    Roma è una città che ha avuto un grande ruolo in questo film. Che tipo di esperienza è stata?

    TOM CRUISE: “Beh, ci siamo divertiti. Ogni volta che vengo qui è così. E’ successo anche qualche minuto fa al mio arrivo. Comunque anche guidare nella città, attraversarla, è spettacolare! Però è stata la prima volta che il team, l’intera squadra è approdata a Roma tutta insieme. Girare la prima scena a Roma è stato entusiasmante”.

    Lei (la domanda è ancora rivolta a Tom Cruise) andrà in altre capitali europee ? E, se non sarà così, perché?

    TOM CRUISE: “No, penso che il mio tour promozionale del film finirà qui. Mia figlia è appena nata e non voglio allontanarmi. A dir la verità pensavo di non venire neppure a Roma, poi Katie ha insistito, c’era tutto il cast per l’anteprima mondiale del film, e allora sono venuto. Rimarrò qui qualche ora e poi ritornerò da Katie e dalla bambina… Vorrei prima di tutto ringraziarvi per questa accoglienza così calorosa, questo calore ci ha veramente sopraffatto” (come non applaudirlo?).

    Qual è stato il rapporto del regista con il leggendario Vic Armstrong, coordinatore degli stunts ?

    J. J. ABRAMS: “Vic Armstrong è una leggenda. E’ stato un coordinatore di stunts eccezionale. Ha diretto anche Indiana Jones… E’ sorprendente, lavora molto da vicino con le unità sul set. Molto spesso succede che si sente la differenza della separazione tra la prima e la seconda unità, ma in questo caso si è lavorato davvero come se fosse una famiglia… Personalmente gli sono molto grato per il lavoro che ha svolto. Abbiamo lavorato veramente a stretto contatto ed è stata una cosa meravigliosa”.

    Sappiamo che a Tom Cruise piace molto divertirsi sul set e che ci tiene a girare personalmente tutte le scene d’azione. E’ stato così anche questa volta ?

    TOM CRUISE: “J. J. (Abrams) ha concepito veramente ogni sequenza, ogni scena, fin dall’inizio. Io ho fatto diversi film con Vic Armstrong. Mi sento al sicuro con lui e con la sua squadra. Lui ha avuto molta attenzione per tutti noi. Tutti abbiamo fatto delle scene abbastanza estreme e nessuno si è fatto male. Nel vedere questo film però, dovete pensare che è una creatura di J. J. Abrams: ed è lui che ha concepito ogni singola scena. Il lavoro con Vic Armstrong è stato del tipo gomito a gomito, e lui ha sempre nuove idee… Ho girato personalmente le scene d’azione e mi sono divertito. E’ sicuramenre un aspetto fisicamente molto impegnativo, una sfida… Ma non avrei fatto nulla se non avessi pensato che sarei stato in grado di farlo bene come uno stunt… la squadra con me ha delineato questo protagonista (Ethan Hunt) e hanno disegnato tutti i personaggi così bene da inserire perfettamente anche, non so, ad esempio, la mia love-story con Julia (Michelle Monaghan). Effettivamente le scene d’azione che sono state create per me le hanno trovate divertenti, ma mi è anche piaciuta la spontaneità di J. J. (Abrams), perché, non so se l’avete visto: a un certo punto io vengo scagliato contro una macchina, ecco parte di queste scene d’azione sono state create il giorno prima di averle girate. E quindi le nuove idee hanno giocato un ruolo davvero importante”.

    Come è stato per Tom Cruise nella veste di produttore mettere insieme un cast di ego stellari come questo di Mission Impossible III?

    TOM CRUISE: “Lavoro con persone che rispetto e mi entusiasmo sempre… Mi entusiasmo anche solo a guardare questo cast. Ecco perché il primo giorno delle riprese pensavo principalmente al fatto che avremmo lavorato tutti insieme. Era davvero entusiasmante. Pensavo a tutti questi personaggi creati da J. J. (Abrams) e non mi pareva vero di andare a lavorare ogni giorno… Io mi entusiasmo, sono un tipo eccitabile. Mi sono divertito. Il fatto di dover girare queste scene con dei grandi attori e anche lavorare ogni giorno con lo stesso J. J. Abrams, è stata, devo dire, un’esperienza molto intensa e divertente. Noi siamo attori e dunque ci piace una certa intensità nel lavoro, però in questo caso è stato un piacere e anche un onore lavorare con questi colleghi”.

    A Michelle Monaghan viene richiesto come è finita una ragazza del Sud ad ammazzare la gente a pistolettate pure con una certa disinvoltura?

    MICHELLE MONAGHAN: “Il mio personaggio è il tipo di donna che da una parte sembra la ragazza della porta accanto… e poi c’è anche la storia scritta da J. J. (Abrams) tra questi due personaggi (Julia e Ethan) che è non solo bella, ma anche molto onesta e franca. E’ la storia di un discorso molto sincero tra i due… Lei è, in un certo senso, la donzella, la principessa da salvare… E’ stato un ruolo bellissimo”.

    Quanto si è divertito Tom Cruise a dialogare in anglo-romanesco nella sequenza che lo ritrae travestito da operaio nel centro di Roma prima di fare irruzione in Vaticano? E quanto si è divertito a parlare nelle lingue più strane: in ceceno, cinese ecc. ?

    TOM CRUISE: “Certo, mi sono divertito moltissimo. Com’era il mio accento romano? Vi è piaciuto?”.

    Qual è la Missione Impossibile per Tom Cruise? Questo non è solo un film d’azione, ma è anche una storia d’amore e di amicizia. Vuole dirci qualcosa in proposito? Progetti futuri come produzione?

    TOM CRUISE: “La mia propria Missione Impossibile è stata essere qui oggi (24 aprile). Questa è stata davvero una missione impossibile perché dovevo andare di qua e di là e poi Katie mi ha detto ‘Beh, vai e divertiti!’, per cui sarò qui otto ore, mi fermerò questa sera e poi ce ne andiamo. Quanto ai progetti di futura produzione congiunta con Paula Wagner, abbiamo parecchie cose che stiamo svilupando, che stiamo analizzando e poi, per il momento non ho un altro film in cui recitare… Si, questo di ‘Mission Impossible’ non è solo un film d’azione ma è anche un film d’amore, sull’amicizia, perché l’azione funziona se funzionano il personaggio e la storia…”.

    (Interviene il regista J. J. Abrams):

    J. J. ABRAMS: “Quando Tom (Cruise) mi ha chiesto se volevo dirigere questo film, dopo essere caduto sotto choc per terra, e gli ho detto di si, sapevo benissimo che quello che volevo vedere e che per me è la versione del sogno di Mission Impossible, fosse di conoscere questa persona (il personaggio Ethan) come una persona reale. Che cosa fa quando va a casa. Che vita ha al di fuori del lavoro. Come si percepisce nel suo rapporto con lei (Julia). Pensavo che lì ci fosse un elemento da scoprire che non avevo ancora visto nei primi due film, ma non sapevo se Tom sarebbe stato d’accordo, non sapevo se lo avrebbe voluto rendere così personale… Sotto tutta l’azione c’è il nostro amore per i personaggi e sono tanto grato a Tom per avermi aiutato a formare questa ambientazione, questa atmosfera. E’ un film tipico di Tom Cruise: guardiamoci intorno, vediamo il tipo di persone, persone che possiamo amare o temere, o apprezzare, ma che comunque devono dirci qualche cosa, ed è questo il nostro scopo".

    Molte sequenze sono state filmate a Shangai. Perché?

    J. J. ABRAMS: “Shangai è una città spettacolare dal punto di vista cinematografico. E’ bellissima. Credo che vederla in un film rende incredibilmente affascinante il film stesso. Abbiamo scelto questo villaggio che è antico migliaia di anni. Quando stavamo girando in Cina, abbiamo finito le nostre riprese in anticipo, e questo è un grande vantaggio perché lavoravamo con una troupe bravissima. A noi tutti piace viaggiare, andare a vedere diverse culture, lavorare insieme, per creare qualcosa di diverso. Sul piano economico sarà sicuramente in grande espansione in futuro e noi non vediamo l’ora di arrivare a Shangai per presentare questo film. Io non sono mai stato a Shangai e quando mi hanno fatto vedere delle foto non credevo potesse esistere davvero un posto così. Mi ha veramente colpito questa città così scintillante, turistica, che vive in contrasto con l’antichità... Mi piaceva questo contrasto”.

    Qualcuno azzarda a chiedere se, considerati gli eventi recenti nell’ambito della vita personale, Cruise abbia pensato a procrastinare il tour europeo di promozione del film ma Tom prontamente assicura di no:

    TOM CRUISE: “No, non ci ho mai pensato. Il fatto che sia nata la bambina non è questione che sia mai entrata in conflitto con la presentazione del film, con il fatto che potessi o no stare qua. Però ovviamente voglio tornare a casa il più presto possibile. Per me personalmente la prossima volta che mi recherò a Parigi sarà per il mio matrimonio, perché è lì che voglio chiedere a Katie di sposarmi ed è lì che voglio portarla”.

    Qualcuno si è mai fatto male davvero sul set? Pare proprio di no. Sembra infatti che la peggiore delle sventure sia stata la perdita degli occhiali da sole in barca da parte di Jonathan (Rhys Meyers).

    Ma visto che siamo entrati nella sfera personale, la tentazione ad insistere è evidentemente troppo forte ed esce fuori la domanda, sia pure poco pertinente al film: ‘Come te la cavi con i pannolini?’
    TOM CRUISE: “Sono stato il primissimo a cambiare i pannolini a mia figlia e lo faccio in continuazione, mi piace moltissimo. Abbiamo tutto un sistema organizzato. Lei allatta la bambina e io le faccio fare il ruttino. E questo è un vero lavoro di squadra e funziona benissimo. E’ divertente. E’ stupendo”.

    E ancora: ci può dire come è stato partecipare alla nascita?

    TOM CRUISE: “A dire il vero è stato tutto quello che noi volevamo che fosse: un’esperienza spirituale. E’ stato qualcosa che può capire chi ha un figlio (anche J. J. ha avuto un figlio di recente). Quando Katie era incinta, quando andavamo a fare le ‘esercitazioni’… è un qualcosa che non si può spiegare con le parole. E’ difficile trovare le parole per spiegare questa emozione. Volevo soltanto comunicare a Katie il mio amore, il mio rispetto e più le comunicavo questo, più questo amore cresceva…”.

    Sul doppiaggio italiano (e in particolare sul nuovo doppiatore assegnato a Tom Cruise di recente) Cruise sfugge una risposta concreta consigliando a chi lo ha interpellato sull’argomento di rivolgersi “direttamente al nuovo doppiatore”.

    Tra le battute migliori del film, c’è quella pronunciata da Laurence Fishburne: “Verserei il mio sangue per mantenere rosse le strisce sulla bandiera americana”. Questo lei lo farebbe?

    TOM CRUISE: “Credo di poter difendere il mio Paese in modo migliore e più efficace. Voglio agire non solo per il mio Paese ma per tutto il mondo, per renderlo un posto più sicuro e felice. Io faccio tutto quello che posso per il mio Paese, anche in altri modi”.

    A cura di PATRIZIA FERRETTI


     
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