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    L'INTERVISTA

    IL FIGLIO PIU' PICCOLO - INTERVISTA al regista, sceneggiatore e soggettista PUPI AVATI

    06/02/2010 - PUPI AVATI: "Concludo una trilogia sui padri".

    Cosa l’ha indotto a raccontare questa storia?

    "Questo film conclude una trilogia che ha avuto per oggetto la figura paterna. Dopo La cena per farli conoscere – dove si raccontava un padre inadempiente che solo nel momento del bisogno si rammentava delle tre figlie che aveva sparso per il continente, con Il papà di Giovanna ho posto al centro del racconto un padre fin troppo presente, tuttavia ignaro della psicopatia nella quale sta precipitando la figlia amatissima. Questo terzo genitore, protagonista del Figlio più piccolo è senza alcun dubbio il peggiore dei tre. Si rammenta di avere un figlio solo per biechi motivi di interesse, per salvarsi, addossandogli i suoi tanti problemi con la giustizia e con il fisco. Una delle ragioni che mi hanno indotto a compiere questa ulteriore incursione nel presente è nell’avere individuato un pretesto per testimoniarlo, pretesto che a mio avviso il cinema italiano di oggi non ha sufficientemente considerato. Pretesto che mi deriva dalla convinzione di quanto il successo economico condizioni ormai in modo irreversibile qualsiasi ambito del nostro vivere, spazzando via tutto il resto. Ormai soprattutto nel settentrione del nostro paese 'conti per quello che hai, quello che possiedi è la misura di quanto vali'. Ecco perché la figura di un immobiliarista (Christian De Sica) mi è parsa da subito emblematica, inedita e puntualmente rappresentativa di quell’oggi che, dopo gli struggimenti anni Cinquanta della società dei bar, avvertivo la necessità di rincontrare. Mi avrebbe dato inoltre la possibilità di comparare una visione così cinica della vita con un atteggiamento opposto (e qui entra in campo la figura della moglie, interpretata da Laura Morante) quello che sopravvive nei riverberi di una cultura intrisa di quegli ideali forse eccessivamente utopici che hanno contrassegnato gli anni Settanta. È difficile trovare un matrimonio più dissonante di quello tra il finanziere Luciano Baietti e la cantautrice Fiamma che canta a platee irrimediabilmente deserte 'l’Africa di tutte le ferite, di tutte le paure, di tutte le bugie...' Allo stesso modo è raro trovare un’anima più contorta e indecifrabile di quella del consigliere finanziario di Luciano, il professor Sergio Bollino interpretato da Luca Zingaretti".

    E invece chi è il figlio più piccolo?

    "Come nel Papà di Giovanna anche in questa circostanza si trattava di 'appoggiare' sulle spalle di una debuttante (o quasi) gran parte della vicenda. Abbiamo dovuto individuare un adeguato 'figlio più piccolo' e la cerca è stata fortunata. Permettendoci di individuare attraverso una serie di provini Nicola Nocella, neo diplomato al Centro Sperimentale che coincideva in modo straordinario con il nostro personaggio, dimostrando inoltre di essere dotato di una sensibilità rara. Dopo questa felicissima esperienza con Nicola Nocella e quella precedente con Alba Rohrwacher debbo assolutamente ricredermi sulle capacità interpretative degli attori diplomati al Centro Sperimentale di Cinematografia preparati magistralmente in questi anni da Giancarlo Giannini".

    Che cosa racconta la storia?

    "La vicenda prende l’avvio 16 anni fa a Bologna in coincidenza di un matrimonio e di una separazione, nel senso che lo stesso giorno in cui Luciano Baietti sposa Fiamma regolarizzando la sua situazione con lei e dando il proprio nome ai loro due bambini, la lascia ottenendo in cambio non solo la libertà ma anche la proprietà di due appartamenti che diventeranno grazie alla creatività finanziaria del suo commercialista Sergio Bollino il punto di partenza di quella holding che oggi può vantare il controllo di una dozzina di società in una cittadina del Lazio, che abbiamo fatto di tutto per rendere irriconoscibile".

    Come ha scelto i suoi attori?

    "Avevo già avuto con noi un adolescente De Sica in Bordella ed era da tempo che immaginavamo un suo nuovo coinvolgimento in un nostro progetto, tuttavia senza aver ancora individuato quello al quale lui potesse dare un autentico contributo fuori dagli stereotipi pur così efficaci delle sue commedie natalizie. Devo poi a mio fratello Antonio l’idea di coinvolgere Luca Zingaretti. Confesso che non lo conoscevo abbastanza e avendo avuto conferma del suo desiderio di lavorare con noi ho costruito un personaggio lontano anni luce da quei personaggi intrisi di positività (da Perlasca a Montalbano) che lo hanno portato al grande successo. Dopo aver apprezzato il lavoro di Laura Morante nel Nascondiglio le ho offerto il personaggio di una donna estremamente ingenua, fatta di tutt’altra pasta. Lei mi ha confermato che nella sua carriera pur così ricca di personaggi una ingenua di un candore così sconfinato non l’aveva ancora mai interpretata...".

    Dal >Press-Book< de Il figlio più piccolo

    LA REDAZIONE


     
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