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    L'INTERVISTA

    65 Mostra: Lido di Venezia 29 agosto 2008 PRESS CONFERENCE & DINTORNI: THE BURNING PLAIN - IL CONFINE DELLA SOLITUDINE per la regia di GUILLERMO ARRIAGA (A cura di PATRIZIA FERRETTI)

    29/08/2008 - Presenti GUILLERMO ARRIAGA (regista), CHARLIZE THERON (attrice), JENNIFER LAWRENCE (attrice), JD PARDO (attore), JOSE MARIA YAZPIK (attore), JOAQUIM DE ALMEIDA (attore), WALTER PARKES (produttore), LAURIE MACDONALD (produttrice), EDUARDO CONSTANTINI (co-produttore)

    Com’è nata questa storia? E che cosa l’ha spinta alla regia dopo tante sceneggiature? Quale è stata la molla che le ha fatto sentire di dover dirigere questa storia?

    G. ARRIAGA: “E’ una storia che avevo in mente da anni. Tra tutte le storie che ho scritto, sono 15 anni almeno che penso a questa. Sono sempre stato attratto dal deserto. Credo che il paesaggio stesso influenzi la gente in diversi modi. In questo senso questo film si basava sui 4 elementi: ciascuna delle storie è collegata ad uno dei 4 elementi: l’elemento acqua, l’elemento Terra, l’elemento Aria e l’elemento Fuoco. E questa è un’esplorazione del mistero di una donna che si chiama Sylvia (Charlize Theron) e che fa un viaggio emotivo che la porta all’estremo. Ho cercato di esplorare perché alcune persone in un certo momento della loro vita sono così danneggiate. E questa esplorazione attraverso i 4 elementi influenza ciascuna delle storie che ho cercato di raccontare”.

    Perché agli attori piace recitare la parte di qualcuno che ha dei difetti? Perché una persona perfetta non piace?

    C. THERON: “Dovresti chiedere alla gente, perché ha tanti difetti! Perché è proprio come siamo: tutto a vari livelli chiaramente, con varie intensità, ma credo che ci sia qualcosa di reale quando si guarda un film. In un certo modo quello che accade sullo schermo ti commuove, ti fa piangere, ti dà i brividi lungo la schiena ed è un momento che magari accade uno o due volte nella vita, per altri invece accade dieci o quattordici volte. E’ un momento in cui ti riconosci nel personaggio che vedi sullo schermo, anche se è soltanto per un battito di ciglia, per un attimo. Sofferenza, gioia… c’è un qualcosa che ti collega a quello che vedi”.

    Oltre a recitare il ruolo di Sylvia lei ha anche rivestito il ruolo di produttrice per questo film

    C. THERON: “E’ stato un onore ricevere il progetto. Ho già prodotto Monster. Lo faccio già da un po’ e non mi sembra di fare qualcosa di diverso. Alla fine è sempre creatività. Naturalmente c’è l’aspetto economico. Mi interessa vedere come un’industria sopravvive, come lotti per sopravvivere… ma alla fine quello che si cerca di fare è un bel film”.

    Il film è scritto in modo straordinario. E una delle cose più sorprendenti è stato il casting della giovane Sylvia. Come ha trovato Charlize e questo giovane ‘doppio’?

    G. ARRIAGA: “Per quest’attrice bellissima, Jennifer Lawrence e il grande attore J. D. Pardo, abbiamo avuto un direttore di casting straordinario. E’ lei che ha scelto queste persone e me le ha mostrate, e fin dal primo momento che le ho viste ho detto ‘le voglio tutte e due’. Jennifer Lawrence e J. D. Pardo, ritengo che attireranno l’attenzione, ognuno su di sé, e tutti gli altri attori sono stati felici di lavorare con loro. Avranno una grande carriera, ne sono convinto”.

    In tutte le sue storie, che abbiamo imparato ad amare moltissimo fino ad ora - anche se questo è il suo primo film da regista - nel suo lavoro di sceneggiatore c’è sempre una scomposizione del tempo. Vorrei sapere qual è il suo rapporto personale col tempo, col passato, al punto da dare l’impressione di riuscire ad entrare nei ricordi dei protagonisti

    G. ARRIAGA: “Nella vita reale non si racconta mai in modo lineare, si racconta in modo scomposto. Questo è semplicemente il modo in cui si raccontano le storie nella vita vera. Il cinema è una forma artistica che si esprime per mezzo di un linguaggio che si serve della ‘decostruzione del tempo’.
    Quando togliamo la polvere non pensiamo mai che spolveriamo cellule nostre, parti del nostro corpo. Quando ero più giovane avevo più capelli ed ero diverso dall’uomo che sono adesso, un cinquantenne senza capelli, ma sono tuttavia lo stesso uomo. Passiamo attraverso il tempo e quel che cerco di dire è quanto della nostra essenza di vita resta nel tempo”.

    Il tema delle donne nel film. Kim Basinger purtroppo non è qui. Le donne di una certa età fanno fatica e mi chiedo come è stato per voi, Jennifer e Charlize, lavorare con Kim Basinger. E, perchè Arriaga ha scelto questi tre personaggi per interpretare le tre età della donna?

    J. LAWRENCE: “I momenti più entusiasmanti della mia vita sono stati quelli sul set di questo film. Recitare con lei e vederla recitare è stato per me come vedere Monet dipingere un quadro. Lei è perfetta nel personaggio, sempre, così concentrata! Ed è intelligente, gentile, ed è tutto quello che non pensate che potreste vedere lavorando con Kim Basinger. E’ una grande attrice e gentile al punto da rimanere fino a tardi per aiutarmi. Ho un rispetto enorme per lei”.

    C. THERON: “(Kim Basinger) E’ stupefacente. Fin dall’inizio tutti noi abbiamo discusso su chi potesse fare quella parte… Ci sono tante grandissime attrici di una certa età che ho visto recitare ma Kim ha qualcosa, una forza - adesso più di quando era giovane, quando aveva trent’anni - ha una forza adesso che riesce a fondere con un pizzico di vulnerabilità tipica della gioventù. Ci sono dei momenti in cui trema e non si può fingere una cosa del genere, non recita, trema davvero”.

    Ci potrebbe parlare un po’ di questa trilogia su morte, redenzione e amore? Cosa significa per lei questo, anche dal punto di vista del linguaggio narrativo?

    G. ARRIAGA: “Parlo della morte nel mio lavoro perché mi ha sempre ossessionato il peso dei morti sui viventi. Non sappiamo mai chi siamo veramente fintanto che non abbiamo una relazione con qualcuno. Non so chi sono, come appaio da dietro, come appaio di fianco. Quindi la mia identità è costruita dalle persone che amo, dalle persone che mi stanno intorno e ogni volta che una di queste muore, è una parte della mia identità che va perduta, che se ne va con lei. La perdita di qualcuno che amo, influenza la mia identità. Ho cercato di vedere questo. E poi, d’altro canto, viviamo in una società che è ossessionata dalla repressione della morte. Questa calvizie è un segno della morte che passa vicino a me e che mi distrugge. Anche per le donne, l’età, l’invecchiamento, sono un tocco di morte che arriva. Tutte queste ossessioni con i prodotti dietetici, la chirurgia plastica, sono in pratica un rifiuto della morte, un tentativo di portare nella vita una delle cose più importanti, la morte.”

    Lei è il personaggio principale e anche il produttore esecutivo. Ha avuto problemi a finanziare il film? Ha avuto problemi con se stessa, a pagarsi?

    C. THERON: “Si, ho continuato a trattare sul prezzo come me stessa e ancora non sono contenta del risultato. Sono delusa dalla mia capacità di trattare come produttrice con la mia parte di attrice (scherza). Si, mi incuriosiva questa cosa di co-produttore esecutivo e attrice… Ho lavorato con grandi produttori che sono stati dei mentori per me. Come ho già detto, mi interessa anche il lato economico… Ma con Monster ad esempio, abbiamo fatto pochissimi soldi. Il motivo per cui ho voluto far parte del cast dei produttori di questo film è perché con loro imparavo come produttrice. Fare un film è sempre un lavoro di squadra. Nessuno pensa di diventare davvero ricco con un film. Lo scopo è questo film. E’ qualcosa di cui siamo tutti estremamente orgogliosi, non è una cosa che si può comprare con i soldi”.

    G. ARRIAGA (aggiunge): “Sono stato estremamente felice di lavorare con Walter Parkes. Mi ha stupito il rigore che adottano. Mi hanno spinto il più possibile, hanno un ottimo gusto…”.

    W. PARKES (produttore): “Per noi è stato importante il fatto che Guillermo abbia scritto questo film come scrittore. Non era previsto che fosse lui il regista del film. E’ una cosa straordinaria arrivare ad una scelta attraverso tante sceneggiature. Si può cambiare il modo in cui le storie di film vengono raccontate e questa è una grande capacità di Guillermo, la sua descrizione di com’è la vita è diversa. E’ uno scrittore speciale e questo ci ha portato a lui. Quando si ha la possibilità di leggere la sua sceneggiatura si riesce a vedere il film sulle pagine stesse. Nella sua sceneggiatura c’è una visione completa del film, dunque non è una decisione difficile ma un onore sostenere Guillermo nel suo lavoro”.

    LAURIE MADONALD (produttore): “Guillermo era in Messico, aveva lavorato a quest’idea per anni, ma chiaramente al momento della decisione molti produttori erano entusiasti a Los Angeles di avere la possibilità di produrre il suo prossimo lavoro. Non c’erano ancora tutti i dettagli perché aveva la storia in mente, ma come la maggior parte dei grandi scrittori, Guillermo scopre la storia man mano che la scrive. Eppure anche senza il suo charme personale, anche senza incontrarlo personalmente, avevamo già chiara l’idea…”.

    Il paesaggio è estremamente importante tanto da far parte integrante di ogni personaggio, si direbbe lo specchio dell’anima dei vari personaggi

    C. THERON: “Non a caso all’inizio il titolo del film era I Quattro Elementi. Poi ogni attore è una sorta di spugna. Noi attori traiamo spunto da qualsiasi cosa e questo ci aiuta tutti quanti”.

    G. ARRIAGA: “I personaggi sono diversi, cambiano a seconda dell’influenza della loro interazione con lo spazio circostante, indagato a fondo dal direttore della fotografia. Prendiamo ad esempio la pioggia nell’Oregon… il paesaggio cambia davvero i personaggi”.

    E’ stato difficile per lei questo primo approccio alla regia? Che differenza c’è stata tra l’essere regista in prima persona rispetto a lavorare con Alejandro Inarritu che, fino ad oggi, ha diretto film da sue sceneggiature?

    G. ARRIAGA: “Alejandro Inarritu è un regista fantastico e insieme abbiamo fatto una trilogia fantastica. Oggi come regista devo dire che non sono più ‘protetto’ come allora. Questa volta mi hanno ‘protetto’ gli attori. Per me dirigere questo film è stato il periodo più felice della mia vita. Sono orgoglioso delle persone con cui ho lavorato”.


     
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