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BALLATA DELL'ODIO E DELL'AMORE: UN FILM SULL'AMORE, SUL DESIDERIO E SULLA MORTE. UNA METAFORA DELLA SPAGNA, PAESE MALEDETTO E TRAGICO, NEL QUALE L'ORRORE E L'IRONIA SPOESSO SI CONFONDONO...
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - LEONE D'ARGENTO per la 'MIGLIOR REGIA' e PREMIO OSELLA per la 'MIGLIORE SCENEGGIATURA' alla 67. Mostra del Cinema di Venezia - Dall'8 NOVEMBRE
"Ho fatto questo film per esorcizzare un dolore nella mia anima che non se ne andrà via facilmente, come una macchia d'olio. Mi lavo i vestiti con i film. Mi sento ridicolo, orribilmente mutilato da un passato meraviglioso e triste, come se stessi annegando nella nostalgia per qualcosa che non è mai successo, un incubo enorme che non mi permette di essere felice. Sono un cineasta, non un terrorista. Voglio annientare la rabbia e il dolore con una battuta grottesca che farà ridere e piangere allo stesso tempo. Voglio cancellare con l'acido le ferite che bruciano le mie notti, quando l'angoscia diventa insopportabile e i diavoli che vivono al mio fianco mi sussurrano dolcemente nelle orecchie e diventano dolorosamente reali. Io sono due persone, forse di più. Posso diventare un bambino viziato, vile e crudele, che si diverte a fare del male e a pizzicare le guance di quelli più deboli di lui. So che lui mi odia e vuole distruggermi, ma l'unico modo per lui di smettere di torturarmi è di lasciarlo venir fuori. Ha bisogno di divertirsi, ridere fragorosamente, vomitare tutta la celluloide che ha dentro. C'è anche una triste donna anziana, consapevole della sua età e della sua ignoranza, ma soprattutto della sua colpevolezza. Vorrebbe amare con passione, ma sa che non è possibile. Vuole piacere, desidera con tutte le sue forze rendere felici gli altri, anche se non sa come godersi la vita. Forse queste due strane creature definiscono questo film. La loro lotta è la sintesi della mia vita, di quello che ho visto intorno a me, una scena confusa e assurda, al tempo stesso grottesca e deludente, ma anche incredibilmente commovente nella sua stupidità. L’unica dignità, la sola salvezza possibile per questi vigliacchi persi nel loro inferno è una buona battuta, una commedia, una pantomima in grado di dissolvere la bile che si attacca alla superficie adesiva della realtà. Volevo che il film si svolgesse nel 1973, quando avevo otto anni. Ricordo quel tempo come un sogno, un incubo senza senso. Il declino del regime di Franco è come la preistoria della mia vita. Nasconde animali selvatici, fame e dolore, gli assassini e i miei fratelli e mia madre, ma, soprattutto, mio padre. Forse era l'anno in cui la realtà assomigliava di più a un sogno. 'El Lute', la morte di Carrero Blanco, i clown alla TV ... Tutti si confondono nella mia memoria. Non sono sicuro di chi fosse il pagliaccio e chi la bambina in quella strana allucinazione".
Il regista, sceneggiatore e soggettista Álex De La Iglesia
Galleria Fotografica:
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