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    LA LOTTA PIU’ GRANDE E’ QUELLA INTERIORE!

    “Hanno una potente risonanza emotiva (i personaggi e la famiglia Stall). Una coppia sposata con due bambini cerca di vivere onestamente, tranquillamente, ma incontra delle difficoltà. Questo è l’elemento classico che ho amato. E’ normale a un certo livello, ma sotto la superficie ci sono elementi veramente disturbanti e interessanti. Ho pensato che fosse un genere di thriller unico, diverso dal solito. Un thriller alla Hitchcock, in cui un uomo innocente viene scambiato per un altro da persone molto pericolose e trascinato in un mondo di cui non sa nulla. La sua famiglia e quella della sua famiglia vengono messe in pericolo da questo scambio di identità. Il film racconta alcune cose molto interessanti, ma poi cambia strada radicalmente… In questo film ho voluto che la violenza fosse assolutamente realistica, brutale e sottile. Il tipo di brutalità che si vede nei combattimenti di strada, ad esempio, rozza e piena di sangue, l’opposto delle sequenze coreografate in slow motion che vediamo in altri film. Il modo in cui la violenza è strutturata in questo film, dal punto di vista narrativo, la violenza che usa il protagonista, è del tutto giustificabile. Tom Stall è costretto a usarla, non ci sono alternative per lui. Nello stesso tempo non nascondiamo che la violenza che commette provoca conseguenze terribili in chi la subisce. Credo che si esca pensando che la violenza è un lato infelice, ma inevitabile dell’esistenza. E non possiamo starne lontani, non possiamo dire che non è mai giustificata. Possiamo dire che non è mai bella e questo è l’approccio che abbiamo sceltoâ€.
    Il regista David Cronenberg

    “Quello che mi interessava veramente della storia era prendere la classica famiglia americana e metterla in una situazione estrema e mostrare cosa succede quando si inietta violenza in una famiglia normale, feliceâ€
    Lo sceneggiatore Josh Olson

    (A History of Violence, USA 2005; Thriller psicologico drammatico; 96’; Produz.: New Line Cinema; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana A History of Violence

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: A History of Violence

    Titolo in lingua originale: A History of Violence

    Anno di produzione: 2005

    Anno di uscita: 2005

    Regia: David Cronenberg

    Sceneggiatura: Josh Olson

    Soggetto: Dal romanzo grafico A History of Violence di John Wagner e Vince Locke (Edito da Paradox Press)

    Cast: Viggo Mortensen (Tom Stall)
    Maria Bello (Edie Stall)
    Ed Harris (Carl Fogarty)
    William Hurt (Richie Cusack)
    Ashton Holmes (Jack Stall)
    Heidi Hayes (Sarah Stall)

    Musica: Howard Shore

    Costumi: Denise Cronenberg

    Scenografia: Carol Spier

    Fotografia: Peter Sushitzky

    Scheda film aggiornata al: 05 Febbraio 2015

    Sinossi:

    “Tom Stall (Viggo Mortensen) vive tranquillo e felice con la moglie avvocato (Maria Bello) e i loro due bambini nella piccola città di Millbrook, Indiana, ma la loro idilliaca esistenza va in pezzi quando una notte Tom sventa una rapina nel suo ristorante. Quando si accorge del pericolo, entra in azione e salva i suoi clienti e amici uccidendo i due criminali per difesa. La vita di Tom cambia dopo quella notte, tutti lo considerano un eroe, e il circo dei media lo spinge sotto i riflettori. A idsagio per questa inaspettata celebrità, cerac di ritornare alla vita normale, ma deve confrontarsi con un tipo misterioso e minaccioso (Ed Harris), che arriva in città credendo che Tom sia l’uomo dal quale in passato ha subito ingiustizie. Tom e la sua famiglia reagiscono allo scambio di identità e lottano per far fronte alla nuova realtà, ma sono costretti a rivedere le loro relazioni e i problemi che li dividonoâ€.

    Dal >Press-Book< di A History of Violence

    Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)

    ECCO IL PIATTO FORTE TUTTO DA MEDITARE OFFERTO DA DAVID CRONENBERG NEL SEGNO DELLA VIOLENZA. L’APPROCCIO TUTT’ALTRO CHE GRATUITO SUL TEMA, SU CUI SI APPUNTANO LE CONSEGUENZE TRASFORMISTE DELLE PERSONALITA’ DI PERSONAGGI IN BILICO, ALLE PRESE CON LE PROPRIE LACERAZIONI INTERIORI, NE FANNO UN FILM ESTREMO CON STILE, NECESSARIO E BENVENUTO SOPRATTUTTO DI QUESTI TEMPI, IN CUI NON DI RADO A NUMEROSE PRODUZIONI IN CELLULOIDE FANNO DIFETTO PROPRIO L’UTILITA’ E LO STILE. INTENSE LE PERFORMANCES DEL QUARTETTO DI STAR HOLLYWOODIANE, CON VIGGO MORTENSEN IN TESTA, AMBIGUO E TORMENTATO QUANTO BASTA PER CALIBRARE LA LEVATURA DI UN ARTISTA COMPLETO.

    C’è tutto un mondo di schegge di vita quotidiana in questo film di Cronenberg, duro e violento quanto si voglia ma, d’altra parte, non si poteva essere teneri. Il caleidoscopio di violenza, protagonista a tutti gli effetti e sotto diversi profili, è tutt’altro che gratuito, anzi si dimostra scelta necessaria per questo

    film interessante e intelligente quanto coinvolgente e, soprattutto, utile per riflettere, cosa che ormai pochi registi si sforzano di fare, azzardando sempre meno quando si tratta di cucinare un piatto forte su cui far meditare lo spettatore. Inutile nascondere la testa sotto la sabbia. E’ prerogativa degli struzzi, non degli umani. Che la violenza sia protagonista lo si enuclea fin dalle prime battute dove in una sparatoria si consuma l’omicidio a freddo di una bambina impaurita e indifesa che stringe a sé una bambola. Cinismo e sangue freddo della criminalità della peggior specie messe in luce per rivelare poi cosa? La m.d.p. sposta l’obiettivo su un quadretto apparentemente ordinario, contrapposto, almeno a quanto sembra in prima battuta, a quel mondo di violenza con cui ognuno di noi si augura di non aver mai a che fare, nella speranza che gli organismi preposti all’ordine pubblico riescano un bel giorno a fare

    il miracolo di liberarci da tanto male, disseminato nelle pieghe, più o meno remote, più o meno dietro l’angolo, del mondo. Per il momento la violenza esiste, stratificata e a più livelli, e talvolta è pure inevitabile ritrovarsi, nostro malgrado, a doverci fare i conti con le debite conseguenze, ma anche con la chance di ricominciare, di ripartire con il piede giusto, malgrado l’altrettanto inevitabile trasformazione interiore. Niente resta sempre allo stesso modo. Quello che accade, soprattutto se legato alla violenza, cambia per sempre lo stato delle cose e delle persone, nel modo di agire e di relazionarsi con gli altri, ma questo non significa per forza la disfatta, la fine di tutto. Si può anche toccare il fondo prima di scorgere la possibilità di risalire. Sta proprio qui il nocciolo del messaggio lanciato dal regista David Cronenberg con questo bel thriller psicologico con cui si prova a smascherare il

    dietro le quinte di realtà solo apparenti. Si diceva che in questo film c’è tutto un mondo di schegge di vita quotidiana. Ed è così. Una bella moglie (Maria Bello), un marito affascinante - quasi quanto l’interprete Viggo Mortensen, definito da Ed Harris “una specie di uomo rinascimentaleâ€, in quanto tipo piuttosto eclettico: dipinge, scrive poesie, scatta fotografie e parla tre lingue - dedito a un lavoro di tutto rispetto come la gestione di un ristorante, due splendidi figli, una bambina ancora piccola dai capelli d’oro, un figlio adolescente timido e introverso. Una bella famiglia che muta completamente dall’interno non appena il capofamiglia sventa una rapina nel proprio ristorante per mano di loschi figuri che asseriscono di conoscerlo bene. L’ambiguità della personalità del protagonista scatta da questo momento, messa in luce da Viggo Mortensen con una calma strana e imbarazzata che non gli impedisce, al momento opportuno, di freddare con

    abilità alquanto sorprendente parte dello staff di intrusi malavitosi. E’ qui che nell’idilliaco quadretto familiare inizia a incrinarsi qualcosa. Il capofamiglia diventa un eroe suo malgrado, tartassato dai media, ma anche tallonato da uno dei malavitosi scampati. Un terrificante Ed Harris tutto da temere. Il film è dunque anche una finestra aperta sui rapporti padre-figlio, moglie-marito, capofamiglia e comunità locale, incluso l’amico rappresentante della legge. Una rete di rapporti elevata al quadrato, mediante il prima e il dopo l’inquietante evento di cui lo spettatore già percepisce fin dalle prime istanze che non è finito tutto lì, che ci sarà un seguito che non promette nulla di buono. E’ come se questa stessa famiglia fosse dotata di una doppia identità, tanto ne esce trasformata e diversa. Certi fantasmi del passato tornano a far visita a Tom Stall, costretto a dover fare i conti con un altro se stesso realmente esistito, di

    cui la famiglia è del tutto ignara. Cosa si cela dietro questo eroe per caso? Perché sa cavarsela così bene con le armi? Tutta quella tranquilla normalità, duramente conquistata, sta per andare in frantumi e i rapporti di cui sopra assumono ben altra connotazione, inclusa appunto la perdita, per ognuno, della propria identità. Quel che dà inizio alla loro lotta interiore che li consuma, li modella, li trasforma, preparandoli ad una nuova via di uscita, una nuova dimensione che sia accettabile e in qualche modo vivibile. E’ in questo bilico interiore che Cronenberg ritaglia la personalità dei suoi personaggi, tra cui spicca in particolare l’ambiguo e contrapposto personaggio di Viggo Mortensen (Tom Stall) che qui dimostra di cavarsela egregiamente nei criptici silenzi aperti su ben più loquaci sceneggiature di sguardi, così come nelle scene che lo vedono in azione nelle vesti, già smesse, del killer professionale, ora forzato a indossarle

    di nuovo per difesa personale e della famiglia.
    Ma qui non si tratta solamente del rigurgito di violenza da parte di uno o più personaggi legati all’identità del protagonista: il regista Cronenberg scopre gradualmente le carte cominciando a smascherare un novero di tante incommensurabili violenze quotidiane consumate anche nei luoghi più comuni, non proprio preposti alla violenza, ma ahimè, nella realtà alcove di piccoli e grandi soprusi: ad esempio il bullo di turno che insinua, provoca, passa il limite di guardia fino a far reagire, anzi, strareagire e restituire pan per focaccia con altrettanta, superiore, violenza come risposta, anche da parte di chi (Jack Stall, il figlio di Tom) sembrava tanto reafrattario a simili reazioni. E si sa, la violenza genera violenza, anche quando si tratta di inattesi rigurgiti dal passato, come in questo caso. E il dolore per la rabbia e l’incomprensione possono far degenerare e far riemergere schegge

    di violenza personale pronte ad esplodere di nuovo. Della trasformazione interiore dei due protagonisti, Tom e Edie Stall, del loro diverso bagaglio di dolore e rabbia desolata, disperata, Cronenberg parla in maniera più che eloquente con la sequenza del loro rapporto sessuale forzato sui gradini della scala di casa, così violento, rabbioso e insensato in circostanze normali, da avere tutte le carte in regola per identificarsi in uno stupro coi fiocchi.
    Ma non vi è dubbio che questa si profili anche come una storia di rinascita, pur tutt’altro che facile. Il consumo di violenza genera vortici e intrappola anche a distanza di tempo, evidentemente anche chi armato delle migliori intenzioni, a un certo punto ha inteso disintossicarsi, in maniera analoga a quanto succede con la droga. Forse proprio perché anche la violenza stessa può a sua volta considerarsi una droga, con i suoi effetti indesiderati e non del tutto previsti, in

    grado di stringere il laccio al collo e strangolare con il tipico strascico a macchia d’olio, interessando affetti congiunti e interi nuclei familiari. Questa storia di violenze multiple dipinta da Cronenberg sul grande schermo non è altro, purtroppo, che un riflesso molto schietto e veriterio di certe realtà della vita vera. Magari fosse solo fiction! Così, proprio quando tutto sembra essere alle spalle, come un lontano ricordo, si riaffaccia e impone un nuovo confronto, nuove difficili scelte, generando altro dolore anche a vittime innocenti e ignare. Figurarsi quando ci sono di mezzo bambini! L’atto II di questa rinascita, dopo l’aborto di un primo tentativo, sembra quasi impossibile ma Cronenberg assesta il suo colpo da maestro sul finale del film, quando Tom (Viggo), al suo ‘macabro’ ritorno da Philadelphia, dove è stato costretto a tornare e ‘regolare’ i conti nientemeno che con il fratello Richie (William Hurt in un cameo che

    lo ritrae spietato criminale perfino al di sopra dei legami di sangue), andando a chiudere forse davvero una volta per tutte la ‘triste’ finestra sul suo passato, apre di nuovo la porta di casa e i suoi familiari sono riuniti attorno al tavolo per il pasto serale. Il silenzio è agghiacciante finchè la piccola non si alza per prendere le stoviglie e apparecchiare anche per il padre. Il secondo timido passo è quello del figlio che gli porge la pietanza mentre il futuro dell’intera famiglia sfuma su un lungo e controverso scambio di sguardi con la moglie. Il messaggio sembra chiaro: si può tornare indietro, interrompere la stretta di quel nodo scorsoio con licenza di uccidere perché è lo sforzo stesso di aver cercato la forza di rifiutare la violenza per se stessi e per gli altri a renderlo possibile. E a questo grande merito non si può negare il

    perdono. Qualche svarione nel montaggio registra alcune incongruenze rilevabili poi nel film che lo rendono imperfetto, ma nulla tolgono alla validità della confezione complessiva che lo elegge film coraggiosamente ambizioso e profondo, uno tra i pochi che può dirsi necessario. E di questi tempi non è poco.

    Commenti del regista

    “L’atto di violenza di Tom provoca cambiamenti in Edie: Ci sono alcune scene di sensualità cupa che richiedevano un tipo particolare di fiducia. Credo che la vita sessuale dei personaggi sia importante. Averne pudore limita le possibilità di approfondimento. Penso che fosse importante vedere Maria nelle scene di sesso prima e dopo la scoperta di Tom della propria violenza nascostaâ€.

    Commenti dei protagonisti:

    Viggo Mortensen (Tom Stall): “Non credo di essere mai stato sulla stessa lunghezza d’onda di un regista come con David (Cronenberg). Mi piace il suo modo di raccontare una storia. Non solo ha una capacità tutta sua di affascinare il pubblico con un buon dramma psicologico, ma permette anche di porsi domande sulla natura della violenza e la confusione dell’identità. David ci ha permesso di trovare molto di più di quanto pensassi nella sceneggiatura. In questa storia si vedono chiaramente gli effetti complessi che un gesto di violenza ha sui personaggi di una piccola comunità… Quello che succede a tom e alla famiglia cambia Edie. E sai che qualunque cosa succeda, dopo l’arrivo di quei delinquenti, le cose non saranno più le stesse. Dal momento in cui il primo entra nel ristorante, è finita. Vediamo la relazione tra Tom e Edie vacillare e Tom scoprirsi incapace di affrontare la situazione… Credo che David (Cronenberg) mostri le radici e le conseguenze della violenza, ma non scava mai nella violenza stessa. Non vi indugia mai, né la magnifica, il che la rende più disturbante. Penso che stia dicendo che la violenza non è mai OK. Ma non dice che può essere sempre evitata. In questo senso mostra la vita di noi umani su questo pianeta… Si parla non solo di violenza e scambio di identità, ma anche del problema della cultura della celebrità. Vediamo Tom in una situazione di pericolo, cui reagisce istintivamente. Segue una violenza. Diventa l’eroe della piccola città e tutti si congratulano con lui per quell’atto di violenza. Il figlio pensa che dovrebbe andare da Larry King. In questo senso David affronta un problema universale che è molto presente negli Stati Uniti: la gente si eccita molto per la violenza connessa alle celebritàâ€.

    Maria Bello (Edie Stall): “Niente è mai come pensiamo. C’è sempre una dimensione nascosta, in noi stessi, in un’altra persona, nel mondo. Qualcosa che non controlliamo o capiamo. E david (Cronenberg) ha un modo di presentare questo elemento che è contemporaneamente spettacolare e illuminante… Quando parliamo della storia che diventa cupa, è interessante, perché c’è tanta luce nella nostra relazione e nella famiglia ll’inizio. Quando le cose vanno in pezzi è uno shock. Dovranno ricostruire, riorganizzare, riesaminare la loro relazione, se vogliono restare insieme. Come dice David, se non fai questo, che tu sia una coppia, una famiglia, una città o un paese come gli Stati Uniti, ci saranno conseguenze. Pagherai il prezzo di non esserti valutato con onestàâ€.

    Ed Harris (Fogarty): “Fondamentalmente Fogarty è un criminale. Un criminale irlandese di seconda classe di Philadelphia. Probabilmente è il braccio destro del personaggio interpretato da William Hurt. E vuole rimettere le cose a posto. Quando Fogarty entra in scena, non siamo sicuri di cosa stia succedendo. Il personaggio di Viggo ha disarmato i due che volevano rapinare il suo ristorante e li ha uccisi, diventando un eroe nazionale. Appare in Tv, il mio personaggio lo vede e decide di fargli visita, perché qualche anno prima ha subito da lui delle ingiustizie e ora si sente in diritto di vendicarsiâ€.

    William Hurt (Il boss della malavita Richie): “Per me Richie è sicuramente un punto di partenza come personaggio. E’ un criminale. Non avevo mai interpretato un ruolo simile a questo, ma io, in questo caso, ho scelto la sceneggiaturaâ€.

    Altre voci dal set:

    Il produttore Chris Bender: “Molti dei film di David (Cronenberg) parlano di due identità, ciò che è reale e ciò che non lo è. Quello che lega questo film agli altri è il personaggio di Viggo Mortensen, Tom Stall, che deve lottare con un problema di identità e la realtà che sta vivendoâ€.

    Lo sceneggiatore Josh Olson: â€La situazione li costringe (i personaggi) a porsi domende molto dure su se stessi e le loro relazioni. Doversi confrontare con questi problemi cambia per sempre la loro famiglia. In questo film, le cose non sono come sembrano, noi non siamo chi crediamo di essere, il mondo non è necessariamente come appare in superficie. Quando le cose iniziano ad andare male, Tom Stall deve guardare dentro di sé mentre le persone che gli sono più vicine si chiedono chi sia, e cambiare il suo atteggiamento normale e pacifico per affronatre la violenza che lo circondaâ€.

    Links:

    • David Cronenberg (Regista)

    • Ed Harris

    • William Hurt

    • Viggo Mortensen

    • Maria Bello

    • Festival Internazionale del Film di Roma - III. edizione (22-31 Ottobre 2008) - INCONTRO con VIGGO MORTENSEN (A cura dell'inviato ERMINIO FISCHETTI) (Interviste)

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    Galleria Video:

    A History of Violence.flv

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