Cast: Joseph Gordon-Levitt (Richard Schultz) Mark Rylance (William Kuntsler) Sacha Baron Cohen (Abbie Hoffman) Jeremy Strong (Jerry Rubin) Eddie Redmayne (Tom Hayden) Alex Sharp (Rennie Davis) John Carroll Lynch (David Dellinger) Frank Langella (Julius Hoffman) Yahya Abdul-Mateen II (Bobby Seale) Ben Shenkman (Leonard Weinglass) J.C. Mackenzie (Thomas Foran) Michael Keaton (Ramsey Clark) Danny Flaherty (John Froines) Noah Robbins (Lee Weiner) John Doman (John Mitchell) Cast completo
Alice Kremelberg (Bernadine) Caitlin Fitzgerald (Agente Daphne O'Connor) Wayne Duvall (Frank DeLuca) Kelvin Harrison Jr. (Fred Hampton) Damian Young (Howard Ackerman) C.J. Wilson (Sergente Scott Scibelli) Kate Miller (Reporter Marjorie) Mike Geraghty (Agente Sam McGiven)
Musica: Daniel Pemberton
Costumi: Susan Lyall
Scenografia: Shane Valentino
Fotografia: Phedon Papamichael
Montaggio: Alan Baumgarten
Effetti Speciali: James Klotsas
Makeup: Louise McCarthy (direzione)
Casting: Francine Maisler
Scheda film aggiornata al:
05 Maggio 2021
Sinossi:
La storia si incentra sul processo realmente avvenuto nel 1969, durante il quale sette persone sono state accusate dal Governo Federale degli USA di aver causato rivolte di masse nella Convention dei Democratici a Chicago, tenutasi l'anno prima.
Nel corso del convengo ci sono state diverse manifestazioni contro la guerra in Vietnam, che hanno raggiunto l'apice quando i dimostranti si sono presentati armati di pietre. La polizia ha dovuto sedare le rivolte con lacrimogeni, mentre in centro di Chicago veniva messo a ferro e fuoco dalla protesta. Le indagini hanno portato all'identificazione di sette manifestanti: Abbie Hoffman (Sacha Baron Cohen), esponente della controcultura americana dal carattere irascibile e con precedenti penali, Jerry Rubin (Jeremy Strong), Bobby Seale (Yahya Abdul-Mateen II), John Froines, Tom Hayden (Eddie Redmayne), Lee Weiner (Noah Robbins) e David Dellinger; tutti processati per cospirazione.
Synopsis:
The story of 7 people on trial stemming from various charges surrounding the uprising at the 1968 Democratic National Convention in Chicago, Illinois.
In Chicago 1968, the Democratic Party Convention was met with protests from activists like the moderate Students for a Democratic Society led by Tom Hayden and the militant Yippies led by Abbie Hoffman and Jerry Rubin, which led to violent confrontations with the local authorities. As a result, seven of the accused ringleaders are arraigned on charges like Conspiracy by the hostile Nixon administration, including Bobby Seale of the Black Panthers who was not involved in the incident. What follows is an unfair trial presided by the belligerent Judge Hoffman (No relation) and prosecuted by a reluctant but duty-bound Richard Schultz. As their pro bono lawyers face such odds, Hayden and his fellows are frustrated by the Yippies' outrageous antics undermining their defense in defiance of the system even while Seale is denied a chance to defend himself his way. Along the way, the Chicago 7 clash in their political philosophies even as they learn they need each other in this fight.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Tanto per ribadire che i processi non sempre hanno a che vedere con la giustizia, quella vera e libera, così come dovrebbe essere. Al contrario, spesso e volentieri, i processi sono viziati dal pregiudizio politico, e, in quel caso, la giustizia è l’ultimo dei pensieri di un giudice. Il processo ai Chicago 7 di cui Aaron Sorkin firma regia e sceneggiatura, torna a ritrarre questo particolare ‘nervo scoperto’, uno tra i tanti che la Storia ci ha offerto su un piatto d’argento, senza che se ne facesse tesoro. Tant’è che è lo stesso Sorkin a rimarcare il filo diretto di questo film su un dramma ‘storico’ con l’oggi. Eppure, viene il sospetto che lo stesso film si nutra di un vizio di forma alla radice: se solo pensiamo che nel 2006 lo stesso Steven Spielberg ha incontrato Aaron Sorkin per commissionargli la sceneggiatura di un film - che sperava di dirigere
Difficile dunque imbarcarsi in un commento critico rifiutando di cavalcare il bizzarro purosangue della politica per Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin. Ma ci va di provarci, guardando prioritariamente alla veste cinematografica, seppure di un soggetto che gronda politica da tutti i pori. Ci va di provarci iniziando a cercare di comprendere, con i fatti, la litanìa di premi, per lo più Nominations, incassati
(Noah Robbins), John Froines (Daniel Flaherty) e Bobby Seale (Yahya Abdul-Mateen). Di lì a poco siamo già più in là di cinque mesi, all’altezza del loro arresto. Ma, quel che diventa di focale importanza per l’andamento dei fatti a venire, è l’incontro tra il procuratore generale John N. Mitchell (John Doman) e Tom Foran (J. MacKenzie) con al seguito il giovane e promettente avvocato Richard Schultz (Joseph Gordon-Levitt), incaricato della pubblica accusa, per imposizione indebita. Già da qui è rivelato il vizio di forma: nonostante il giovane Schultz/Gordon-Levitt dimostri come l’accusa non stia in piedi, gli viene ‘comandato’, se vuole continuare la professione, ad usare ogni mezzo per far condannare gli imputati e – udite udite! – per espressa volontà del Presidente Johnson.
Ma anche se queste sono le premesse non si possono immaginare neppure con la più fervida delle fantasie, le dinamiche ‘legali’, ma sarebbe meglio dire ‘illegali’, di quel
processo. La vicenda di Bobby Seale (Yahya Abdul-Mateen), uomo di colore, a capo delle pantere nere, senza un avvocato a rappresentarlo in aula, avrebbe del risibile se non si trattasse di dramma allo stato puro irrorato del peggior razzismo d’epoca: incatenato ed imbavagliato in aula malgrado totalmente estraneo ai fatti. Neppure la razionale interlocuzione dell’avvocato difensore di tutti gli imputati, tranne di Seale, William Kunstler (intrigante e strascicato personaggio vestito ad hoc da Mark Rylance), può nulla di contro al muro invalicabile di chi è ben poco incline all’ascolto, avendo già una sentenza preconfezionata in tasca. L’atmosfera è surreale e volano oltraggi alla corte a go-go per mano dell’inqualificabile giudice Julius Hoffman, ruolo toccato in dote al povero Frank Langella. E quando due giurati mostrano cenni di empatia con il gruppo di accusati, vengono spazzati via dalla giuria con abominevoli scuse e prove fittizie, anch’esse preconfezionate per lo scopo. Un
processo ‘politico’ dunque, della peggior specie, stemperato solo da un umorismo sarcastico lieve e volatile, cui contribuisce generosamente Sacha Baron Cohen con il suo Abbie, ma non solo. Ogni tentativo di far valere fatti e verità fallisce miseramente, così come porta ben poco frutto la testimonianza dell’ex procuratore generale Ramsey Clark di Michael Keaton.