I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Dal 30 GENNAIO
(Underwater; USA 2020; Thriller, Horror, Sci-Fi; 95'; Produz.: 20th Century Fox Film Corporation/Chernin Entertainment/TSG Entertainment/Twentieth Century Fox; Distribuz.: 20th Century Fox)
Cast: Kristen Stewart (Norah Price) Vincent Cassel (Capitano Lucien) T.J. Miller (Paul Abel) Jessica Henwick (Emily Haversham) John Gallagher Jr. (Liam Smith) Mamoudou Athie (Rodrigo Nagenda) Gunner Wright (Lee Miller) Fiona Rene (Madrina) Amanda Troop (Poseidon Patty)
Musica: Marco Beltrami e Brandon Roberts
Costumi: Dorotka Sapinska
Scenografia: Naaman Marshall
Fotografia: Bojan Bazelli
Montaggio: Brian Berdan, William Hoy e Todd E. Miller
Effetti Speciali: Mark R. Byers (supervisore effetti speciali); Axel Bonami e Blair Clark (supervisori effetti visivi)
Makeup: Stacey Panepinto (direttore trucco); Sarah Stamp (direttrice parrucco)
Casting: Angela Demo
Scheda film aggiornata al:
17 Giugno 2020
Sinossi:
In breve:
Un gruppo di scienziati lavora in un laboratorio subacqueo sul fondo della Fossa delle Marianne nell'Oceano Pacifico per ricavare risorse energetiche dalla perforazione del fondale marino. Quando un terremoto mette tutti in pericolo mortale, i ricercatori cercano di trovare un modo per tornare in superficie prima che sia troppo tardi.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“Trovo conforto nel cinismo, c’è molto meno da perdereâ€
di sopravvivere a una catastrofe meccanica che, come in un effetto domino, ne inanella altre a catena. Il capitano Lucien di Vincent Cassell resta troppo poco in campo per far da sostanziale supporto alla prima protagonista, ed è comunque volutamente tenuto in seconda. Ma non è neppure questo il punto. Il punto è che si è tradotta una ‘questione reale’ sul grande schermo riducendola alla stregua di un video game: fastidioso anche l’umorismo da quattro soldi e fuori luogo messo in bocca ad uno dei protagonisti (T. J. Miller). Questo Underwater non può neppure ascriversi alla sfera di un B movie, che, se fatto bene, ha pur sempre una sua dignità . Si tratta semmai di un ‘baraccone’ nebuloso e soprattutto alquanto noioso, sostanzialmente ripetitivo, e per di più malamente scopiazzato da ben più nobili pellicole. Prima fra tutte il mitico Alien, se permettete, di ben altra stazza, non solo come
confezione generale ma anche come interpretazione: Sigourney Weaver in testa, seguita egregiamente dagli altri. E a Kristen Stewart non sono certo sufficienti analoghe mutandine minimaliste per replicare quell’intenso tremore come interiorizzazione di un terrore allo stato puro che, in Alien, ha fatto la storia del cinema d’autore. Qui siamo lontani mille miglia, mentre si fanno largo i nuovi mostriciattoli sottomarini che poi, di fatto, nulla hanno di nuovo. Giocano semmai, paradossalmente, a favore, la confusione - ahimè anche narrativa oltre che visiva - di una nebulosità sottomarina addensata al punto giusto per intravedere poco o niente. Nebulosità che si cerca di rendere disperatamente interessante sull’onda dei riflessi azzurrini o rossastri delle torce e delle luci segnaletiche del livello di ossigeno o delle svariate stazioni sottomarine cui tenta di approdare il nostro manipolo di sopravvissuti. Una sorta di ‘guerra dei mondi’ tra i fondali marini, di mostri, già della laguna, che
giocano a nascondino prima di risucchiare le loro vittime, inzuppata in un’altra edizione di ‘armageddon’ che, a differenza dell’originale, dopo l’ultima scialbata d’acqua, non resterà nulla da ricordare. E va bene così.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)