RECENSIONE - In questo 'legal thriller green' sull'ambiente di Todd Haynes, ispirato da una storia vera, Mark Ruffalo, Tim Robbins, Anne Hathaway e Bill Pullman - Dal 20 Febbraio
Sceneggiatura:
Matthew Michael Carnahan, Mario Correa
Soggetto: Il film è ambientato nel 1998 ed è basato su una storia vera. Ispirato ad un articolo di giornale di Nathaniel Rich.
Cast: Mark Ruffalo (Robert Bilott) Anne Hathaway (Sarah Barlage Bilott) Tim Robbins (Tom Terp) Bill Pullman (Harry Dietzler) Bill Camp (Wilbur Tennant) Victor Garber (Phil Donnelly) Mare Winningham (Darlene Kiger) William Jackson Harper (James Ross) Louisa Krause (Carla Pfeiffer) Kevin Crowley (Larry Winter) Bruce Cromer (Kim Burke) Denise Dal Vera (Sandra Tennant) Richard Hagerman (Joe Kiger) Abi Van Andel (Kathleen Welch) Jeffrey Grover (Edward Wallace) Cast completo
Dennis Craig Hensley (Avvocato della DuPont) John Newberg (Dr. Gillespie) Barry Mulholland (Charles Holliday) Daniel R. Hill (Guardia di sicurezza della DuPont)
Musica: Marcelo Zarvos
Costumi: Christopher Peterson
Scenografia: Hannah Beachler
Fotografia: Edward Lachman
Montaggio: Affonso Gonçalves
Effetti Speciali: Bob Riggs (supervisore)
Makeup: Patricia Regan (direzione); Jason Ervin, Dan Gilbert e Amber Johnson
Casting: Laura Rosenthal
Scheda film aggiornata al:
11 Marzo 2020
Sinossi:
I Tennant, proprietari agricoli da generazioni, iniziano a perdere il bestiame. La loro pelle si riempie di lesioni, gli occhi si cerchiano di rosso, una bava bianca gocciola dalla bocca e i denti diventano neri. Convinto che la causa sia una fuoriuscita tossica dalla vicina discarica di Dry Run, dove l'impianto Washington Works di proprietà della DuPont scarica i suoi rifiuti, Wilbur Tennant (Bill Camp) prova per anni a ottenere inutilmente delle risposte. Disperato, alla fine si rivolge a Bilott (Mark Ruffalo), che da bambino aveva passato del tempo nella Virginia occidentale, a Parkersburg, proprio vicino alla fattoria dei Tennant...
In seguito, il legale si reca nel suo paese natale, Parkersburg, in West Virginia, per far visita a sua nonna e incontrare Wilbur fuori dal posto di lavoro. L'allevatore gli mostra i nastri, nei quali sono visibili i cadaveri delle mucche, morte a causa di una strana e inspiegabile malattia. Wilbur è convinto che la colpa sia da attribuire alla compagnia DuPont, una multinazionale sita in città . Avendo preso a cuore la causa, Robert pur di portare a galla la verità , sarà disposto ad affrontare un processo che metterà a repentaglio il futuro della sua carriera, la sua famiglia e la sua stessa vita.
Short Synopsis:
A corporate defense attorney takes on an environmental lawsuit against a chemical company that exposes a lengthy history of pollution
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Sembra quasi un’operazione chirurgica. Nessun dettaglio o sfumatura sono trascurati. E non è solo una questione di didascalie che, con estrema precisione, costeggiano puntuali tutta la storia cavalcando cronologie e luoghi. Una denuncia e un’inchiesta raccolte in un resoconto giornalistico, costituiscono le fondamenta del legal thriller sull’ambiente, Dark Waters, ordito dal regista Todd Haynes (Io non sono qui, Carol, La stanza delle meraviglie). Titolo che in italiano vira su Cattive acque piuttosto che sul letterale ‘scure’, o, metaforicamente parlando, ‘oscure’, considerando l’oggetto della vicenda. Tutto inizia il 6 gennaio 2016, quando il “New York Times†parla di Robert (Rob) Bilott, socio dello studio legale Taft Stettinius & Hollister LLP e della sua clamorosa scoperta: di come una sostanza chimica sta contaminando da anni una comunità rurale in quel di Parkersburg.
è così! - contro il colosso chimico DuPont. Una battaglia dalla portata inimmaginabile da tutti punti di vista: dei documenti da visionare, dei cavilli ed ostacoli in odore di omertà incontrati ad ogni angolo, del carico di rappresentanza di ben settantamila cittadini dell'Ohio e della Virginia, la cui acqua potabile è stata contaminata dallo sversamento incontrollato di PFOA (acido perfluorooctanico). L’apertura dell’obiettivo sulla questione del ‘teflon’ poi - ricordate gli spot accattivanti delle padelle antiaderenti? - è da raccapriccio. Ma il film procede per gradi, inquadrando la vicenda con lenti sempre più raffinate e minimaliste, a partire dai ricordi di un’infanzia vissuta proprio in quei luoghi, e proprio tra quelle mucche, solite abbeverarsi in quelle acque. Dalla visita all’amata nonna, responsabile di aver inviato al nipote il primo allevatore che si vede perdere un capo di bestiame dopo l’altro, nel modo peraltro raccapricciante che il film stesso ci documenta senza
veli. Ma l’iniziale riluttanza di Bilot finisce per sgretolarsi poco a poco, proprio di fronte alle innumerevoli prove schiaccianti postegli sotto gli occhi dall’allevatore Wilbur Tennant (nella verista interpretazione di Bill Camp), uno dei proprietari agricoli della zona da generazioni. Prove orripilanti per cui la pelle delle sue mucche si riempie di lesioni, gli occhi si cerchiano di rosso, una bava bianca cola dalla bocca e i denti diventano neri, mentre una sorta di encefalite indotta si fa largo e muove il bestiame all’attacco, così da costringere all’abbattimento immediato. Il dolore è forte ma quando certe conseguenze iniziano ad evidenziarsi sull’essere umano, e in particolare sulle persone impiegate a lavorare determinate sostanze chimiche - sette donne partoriranno neonati con invasive deformazioni facciali - la vicenda si amplifica al punto che chi ha una coscienza non può più tentare di passare oltre. Sempre più convinto che la causa sia una fuoriuscita
tossica dalla vicina discarica di Dry Run, dove l'impianto Washington Works di proprietà della DuPont scarica i suoi rifiuti - grazie anche al sostegno del suo superiore nello studio Tom Terp (Tim Robbins in un personaggio che avrebbe meritato di essere messo meglio a fuoco) - Rob Bilot prova per anni ad ottenere inutilmente delle risposte. E che cosa abbia significato per lui affrontare questa colossale causa legale - prima è dovuto arrivare a quel punto e non è certo stata una passeggiata - ne dà dettagliatamente conto il film, abbracciando la piccola nella grande vicenda umana, evidenziandone il costo a livello personale: Bilot finisce in ospedale, subisce decurtazioni dallo stipendio e la consorte Sarah di Anne Hathaway inquadra al meglio la situazione familiare, con i figli piccoli che non vedono quasi mai il padre, assorbito dal lavoro intorno a quel caso per quasi vent’anni.