Disponibile on demand dal 14 maggio su Apple Tv, Youtube, Google Play, TIMvision, Chili, Rakuten TV - Dal Toronto International Film Festival il 6 settembre 2019 - RECENSIONE - Uscito al cinema il 30 Gennaio
(Just Mercy; USA 2019; Drammatico; 136'; Produz.: Endeavour Content, One Community, Participant Media, Macro Media, Gil Netter Productions, Outlier Society; Distribuz.: Warner Bros. Pictures Italia)
Sceneggiatura:
Destin Daniel Cretton e Andrew Lanham
Soggetto: Tratto dal libro del 2014 Just Mercy: a story of justice and redemption scritto dall'avvocato e attivista per i diritti sociali Bryan Stevenson, il film si basa su fatti realmente accaduti, raccontando le vicende di Walter McMillian che, con l'aiuto del giovane avvocato difensore Bryan Stevenson, fa appello contro la condanna per omicidio.
Cast: Michael B. Jordan (Bryan Stevenson) Jamie Foxx (Walter McMillian) Brie Larson (Eva Ansley) Tim Blake Nelson (Ralph Myers) Rafe Spall (Tommy Champan) O'Shea Jackson Jr. (Anthony Ray Hinton) Rob Morgan (Herbert Richardson)
Musica: Joel P. West
Costumi: Francine Jamison-Tanchuck
Scenografia: Sharon Seymour
Fotografia: Brett Pawlak
Montaggio: Nat Sanders
Makeup: Patrice Coleman (direzione); Jennifer Denise Bennett, Natalie Johnson
Just Mercy shadows world-renowned civil rights defense attorney Bryan Stevenson as he recounts his experiences and details the case of a condemned death row prisoner whom he fought to free.
A powerful and thought-provoking true-story, "Just Mercy" follows young lawyer Bryan Stevenson (Jordan) and his history-making battle for justice. After graduating from Harvard, Bryan might have had his pick of lucrative jobs. Instead, he heads to Alabama to defend those wrongly condemned, with the support of local advocate Eva Ansley (Larson.) One of his first, and most incendiary, cases is that of Walter McMillian (Foxx,) who, in 1987, was sentenced to die for the notorious murder of an 18-year-old girl, despite a preponderance of evidence proving his innocence and the fact that the only testimony against him came from a criminal with a motive to lie. In the years that follow, Bryan becomes embroiled in a labyrinth of legal and political maneuverings and overt and unabashed racism as he fights for Walter, and others like him, with the odds-and the system-stacked against them
caso in questione che purtroppo non è l’unico. Alcuni Stati in America mantengono viva questa ‘pratica incivile ed indigena’ della pena di morte, e, a quanto pare, ne abusano a piacimento scavalcando ogni legge ad uso e consumo dell’odio razziale che gode ancora di ottima salute. C’è da non crederci.
bene che per questa gente lui rappresenta l’unica chance possibile. E le raccomandazioni della madre di fare attenzione, cosciente degli ostacoli che incontrerà il suo ragazzo, prendono drammaticamente corpo una volta sul posto. Quel che succede, a cominciare alla reception del carcere di massima sicurezza dove si presenta, quando viene denudato (ed umiliato) con la scusa di perquisizione come da protocollo (illegale ovviamente) fa accartocciare le viscere di una rabbia affogata nell’impotenza. E scoprire come e quando questo ragazzo, dalla fede incrollabile nella giustizia vera, riesca o non riesca nel suo intento, mentre lo seguiamo ‘arrampicarsi sugli specchi’ dell’impossibile, tra minacce ed intimidazioni a più livelli, è un qualcosa di importante da conoscere a fondo, in tutte le sue scomode verità , spudoratamente insabbiate ad oltranza.
Non ci sono volti attoriali di particolare spicco ne Il diritto di opporsi, per il quale il regista Destin Daniel Cretton (The Glass Castle) ha scelto
oltre che pone sulla stessa lunghezza d’onda queste povere anime (il caso del veterano di guerra in Vietnam ricorda, per certi versi, il John Coffey de Il miglio verde di Frank Darabont). Per contraltare, Tim Blake Nelson con il suo ‘dissociato’ freak Ralph Myers, la spunta sull’insolenza canonica di sceriffi, polizia e avvocati al seguito, servi di un sistema incancrenito in ideologie primordiali sostenute dalla menzogna. Il film non poteva ispirarsi ad una storia vera senza farci conoscere i veri protagonisti ed informare sui rispettivi destini reali, che si fanno strada tra i titoli di coda, insieme alle info sull’andamento legislativo attuale. E ci sentiamo privilegiati nel coinvolgimento.
Un film dunque consigliato a chi ha ancora voglia di riflettere su temi annosi come il razzismo e la persecuzione senza limiti e confini, del tipo che travalica ogni giustizia vera, per accoccolarsi nella putrida melma della congiura, del complotto e di
un linciaggio di cui non si sentiva certo nostalgia ma che, evidentemente, non conosce declino.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)