"'Il Richiamo della Foresta' è completamente incentrato su un personaggio costretto ad affrontare eventi inaspettati. Tutti noi sappiamo che la vita può riservare degli imprevisti. Le sfide inaspettate possono distruggerti o fortificarti, e questo è proprio quello che accade a Buck. Invece di farsi sconfiggere da questi imprevisti, Buck va avanti e alla fine trova un
posto a cui appartiene. Buck non si limita soltanto a sopravvivere: riesce ad avere la meglio, mantenendo comunque intatto il suo carattere gentile. Raffigura perfettamente ciò che tutti noi dobbiamo affrontare nella vita. Saremo sempre costretti a fare i conti con l’incertezza, con tanti cambiamenti inaspettati e altre cose di questo tipo. Pur essendo un classico della letteratura per ragazzi, non è assolutamente una fiaba. È un’intensa storia di sopravvivenza e perseveranza. Non importa se siamo giovani o vecchi: penso che tutti noi abbiamo affrontato esperienze di questo tipo. Questa storia possiede un senso di realismo che tutti gli spettatori riconosceranno, identificandosi in essa. Penso che questa storia abbia resistito per questo motivo. È la storia di un personaggio che scopre una forza che non sapeva di possedere"
Il regista Chris Sanders
(Call of The Wild; USA 2019; Avventura di animazione; 119'; Produz.: 3 Arts Entertainment, Twentieth Century Fox, Twentieth Century Fox; Distribuz.: 20th Century Fox)
Soggetto: Il richiamo della foresta (The Call of the Wild) è un romanzo breve d'avventura dello scrittore statunitense Jack London pubblicato nel 1904.
Prima della sua pubblicazione in forma di romanzo breve nel 1903, la saga d’avventura di Jack London, incentrata su un cane di nome Buck, fu pubblicata a puntate sulla rivista “The Saturday Evening Postâ€. Tradotto in 47 lingue, il romanzo non è mai finito fuori stampa, diventando un esempio duraturo della letteratura classica americana.
Affidato a un brutale addestratore di cani («l'uomo dal maglione rosso»), Buck conosce la «legge della zanna e del bastone»: picchiato selvaggiamente, aggiogato a una muta guidata dal cane Spitz e costretto infine a diventare cane da slitta. Buck impara a difendersi dagli altri cani; uccide anzi Spitz e diventa capo della muta. Cambia padroni, ma non diminuiscono i maltrattamenti. Dopo essere stato al servizio di tre cercatori d'oro litigiosi e incapaci, Buck sta per essere ucciso, ma viene salvato dal cercatore d'oro John Thornton. Scoppia l'amore di Buck per il suo salvatore, che salva più volte da situazioni pericolose e infine gli fa vincere una grossa somma in una scommessa, tirando da solo una slitta con un carico di mille libbre.
La vincita permette a Thornton di recarsi a est, in cerca di una miniera abbandonata ai margini di una foresta. Qui Buck comincia a sentire «il richiamo della foresta»: vi si addentra, incontra altri lupi, uccide un alce. Quando ritorna all'accampamento scopre che Thornton e compagni sono stati uccisi dagli indiani Yeehats. Buck li vendica, scagliandosi contro gli Yeehats; poi il richiamo della foresta si fa dentro di lui sempre più irresistibile. Buck decide quindi di vivere nella foresta insieme a un branco di lupi, di cui diventerà il capo.
Preliminaria - Il film:
Si tratta del quarto adattamento per il grande schermo del classico di Jack London (che vanta alcune trasposizioni televisive e persino una versione anime giapponese prodotta dalla Toei Animation negli anni '80) e viene considerato anche come il remake del film del 1935 con Clark Gable. Sulla falsa riga di quell'adattamento, anche stavolta il ruolo di John Thornton è più rilevante che nel romanzo originale anche se, a differenza del '35, la storia dell'arrivo di Buck nello Yukon è raccontata e fedelmente ripresa dal libro. Tuttavia, gran parte della trama ruota più attorno al rapporto tra l'uomo e Buck che non al solo cane, trasformando di fatto il testo di London nella base di quello che è a tutti gli effetti un 'buddy movie' uomo-animale.
Cast: Harrison Ford (John Thornton) Karen Gillan (Mercedes) Dan Stevens (Hal) Omar Sy (Perrault) Bradley Whitford (Giudice Miller) Colin Woodell (Charles) Cara Gee (Françoise) Stephanie Czajkowski (Postmaster) Scott MacDonald (Dawson) Jean Louisa Kelly (Katie Miller) Wes Brown (Mountie) Terry Notary (Buck) Preston Bailey (Giovane) Alex Solowitz (Minatore) Michael Horse (Edenshaw) Cast completo
Adam Fergus (James)
Musica: John Powell
Costumi: Kate Hawley
Fotografia: Janusz Kaminski
Montaggio: David Heinz e William Hoy
Effetti Speciali: Jeremy Hays (supervisore)
Makeup: Deborah La Mia Denaver (direzione); Jacqueline Fernandez, Cary Ayers, Ann Pala, Danny Wagner; Mike Smithson (per Harrison Ford)
Casting: Denise Chamian
Scheda film aggiornata al:
23 Luglio 2023
Sinossi:
In breve:
Basato sulla leggendaria avventura di Jack London, Il Richiamo della Foresta torna sul grande schermo con Twentieth Century Studios: storia di Buck, un cane dal cuore d’oro, la cui tranquilla vita domestica viene sconvolta quando viene improvvisamente portato via dalla sua casa in California e trapiantato nella natura selvaggia dello Yukon canadese durante la Corsa all’Oro degli anni 1890. Come nuova recluta di una squadra di cani da slitta, di cui in seguito diventerà il leader, Buck vive uno straordinario viaggio di formazione che lo porterà a trovare il suo vero posto nel mondo e a diventare padrone di se stesso.
Un cane da slitta lotta per la sopravvivenza tra le intemperie della selvaggia Alaska.
In dettaglio:
In California, alla fine del '800, il grosso cane Buck vive nella villa di un giudice. Rapito per essere venduto come cane da slitta per i cercatori d'oro del Klondike, Buck si ritrova in Alaska, rinchiuso in gabbia e addestrato alla legge del bastone. Acquistato da un francese che consegna la posta negli avamposti dei cercatori d'oro, entra in una muta di cani e in poco tempo, coraggioso e possente, ne diventa il capo. Quando però il postino perde il lavoro, viene acquistato da un feroce viaggiatore in cerca di fortuna, che a causa del suo egoismo rischierà di far perdere la vita ai suoi compagni (i cani fuggiranno una notte, abbandonandolo), mentre Buck verrà salvato dall'eremita John Thornton (Harrison Ford). Al fianco di John, Buck trova finalmente un amico con il quale spingersi nelle profondità delle terre selvagge. Qui sentirà sempre più forte il richiamo della foresta e si unirà a un branco di lupi, senza però dimenticare l'affetto per il suo anziano padrone.
Short Synopsis:
A sled dog struggles for survival in the Alaskan wild
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Harrison Ford che, malgrado lo scarno contesto si conferma carismatico volto nato per il cinema, scalda i motori per il quinto atto di Indiana Jones, in cantiere, con un’avventura preliminare elettiva, nel cuore della foresta, al fianco di un cane, speciale, in tutti i sensi
che lo troveranno sul loro stesso percorso: alcuni buoni - il postino con la squadra di cani da slitta Perrault di Omar Sy e il John Thornton di Harrison Ford - altri cattivi integrali, con la smania del ‘bastone’ come terapia di convincimento.
risultato ottimale: nel corso degli anni, le svariate versioni di questa storia non avevano mai raccontato l’intero libro dall’inizio alla fine e avevano inoltre prediletto il punto di vista umano di contro a quello dell’animale. E, sulla carta, questo poteva rappresentare in effetti un motivo più che valido per dar vita ad una nuova versione de Il richiamo della foresta: il racconto dal punto di vista del cane Buck. Peccato che la tecnica mista con cui ha preso corpo, tra live-action ed animazione realizzati con effetti visivi all’avanguardia, non abbia coinvolto come avrebbe potuto sul piano emotivo. Così, nell’intento di trasformare gli animali del film in personaggi completamente foto realistici, si è invece scaduti nel ‘lezioso’, mancando il vero obiettivo: l’autenticità a livello emozionale. L’unico aspetto veramente affascinante è quella intermittente presenza del lupo nero dagli occhi profondi come le viscere della terra, eccellente metafora del graduale rafforzamento interiore del
cane. Nelle difficoltà più estreme Buck deve infatti saper tirar fuori da se stesso il lato più selvaggio e determinato per sfangarla su terreni - in senso lato - mai battuti prima. E, d’altra parte l’intera storia va letta come metafora di crescita interiore prima che fisica.
Tutti i vantaggi della terza età in campo attoriale: Harrison Ford e Buck, una trasformazione reciproca
Se c’è un vantaggio nella terza età tra chi persegue la professione attoriale è che il peso degli anni e dell’esperienza vanno a tutto vantaggio dell’intensità dell’interpretazione. E’ il caso di Harrison Ford, imponente anche sul registro della vulnerabilità di un personaggio, che non nasconde di certo, anzi, la valorizza, la soppesa, per manifestarne la dose perfetta, emotivamente coinvolgente per lo spettatore, come se instaurasse una sorta di collegamento per ricetrasmittente. Perciò, non solo non ha perso smalto il vegliardo Harrison, ma, tradotto nel suo stropicciatissimo - nel
fisico e nel cuore - John Thornton, torna a bucare lo schermo fin dal suo ingresso in campo, facendo decollare, almeno in parte, l’intera storia. A cominciare dall’azzeccatissimo modo di presentarsi, di raccontarsi, indirettamente, tramite una lettera che sta per inviare alla ex moglie Sara. Occasione in cui non smentisce la tradizione di una lunga carriera per il cinema, in cui anche i suoi personaggi più forti cedono alle lacrime o, almeno, costeggiano importanti momenti di commozione. Nella mia monografia dedicata al suo percorso attoriale fino all’anno 2000 (Harrison Ford L’uomo dei contrapposti – Sciarade emozionali nel segno dell’introspezione, 2001) avevo già rilevato questo suo motivo firma che oggi risulta qui, ampiamente confermato. Certi primi e primissimi piani di Harrison Ford, qui, ne Il richiamo della foresta, tradotto in un altro, tra i numerosi della sua galleria, personaggio tormentato interiormente, lo eleggono il più nobile e intramontabile ‘volto per il
cinema di tutti i tempi’. A vederlo poi alle prese con l’impervia natura, tra neve e rapide tanto irruente da stravolgere e travolgere ogni tentativo di navigazione, sembra quasi stia scaldando i motori per il quinto atto di Indiana Jones in cantiere. Ma conoscendo la sua linfa artistica, radicata in una vibratile ed intensa introspezione, che non si fa mai mancare, sarà proprio questa ad aver la meglio sull’azione stressa: così come evidenzia pure il suo John che, per placare la sua disperazione interiore, non sa evitarsi di confidare nei fumi dell’acool, almeno prima che Buck, alla fine, non riesca a farlo capitolare.
Così, mentre tutto intorno incombe la febbre dell’oro con i suoi cercatori avidi e disposti a tutto pur di arricchirsi, il nostro John/Ford cerca solo un posto in cui isolarsi e ritrovare una pace che sembra un miraggio alla luce di una perdita come la sua: un figlio
non si dimentica neppure in capo al mondo. Ma con Buck al suo fianco, dopo un reticolo di traversie varie vissute dall’animale, inizierà un’avventura ‘mista’ nel cuore della foresta, proprio il luogo in cui Buck troverà se stesso e il senso di appartenenza e John/Ford … la sua pace interiore.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)