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    CONTROMANO

    RECENSIONE - Da Milano al Senegal, il tema 'migranti' con paradossi e ironia - Antonio Albanese a 360°, scrive, interpreta e dirige una storia che tratta in modo comico il delicato tema dell'immigrazione - Dal 29 marzo

    "Abbiamo lavorato alla nostra storia cercando di raccontare questioni complesse in modo paradossale. La folle idea di partenza, se tutti riportassero un migrante a casa il problema sarebbe risolto, fa da perfetto innesco per una vicenda che porterà il nostro racconto ironico da Milano al Senegal in un continuo equilibrio tra lucida realtà e lucida follia"
    Il regista, sceneggiatore e attore Antonio Albanese

    (Contromano (già 'A casa'); ITALIA 2016; Dramedy; 102'; Produz.: Fandango/Rai Cinema; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Contromano

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    Titolo in italiano: Contromano

    Titolo in lingua originale: Contromano (già 'A casa')

    Anno di produzione: 2016

    Anno di uscita: 2018

    Regia: Antonio Albanese

    Sceneggiatura: Antonio Albanese, Andrea Salerno e Stefano Bises

    Cast: Antonio Albanese (Mario)
    Alex Fondja (Oba)
    Aude Legastelois (Dalida)
    Daniela Piperno (Gisella)
    David Anzalone (Umberto)

    Musica: Pasquale Catalano

    Costumi: Elisabetta Gabbioneta

    Scenografia: Marco Belluzzi

    Fotografia: Roberto Forza

    Montaggio: Claudio Cormio

    Makeup: Novella Borghi

    Casting: Michael Laguens

    Scheda film aggiornata al: 28 Aprile 2018

    Sinossi:

    Mario Cavallaro (Antonio Albanese) si sveglia tutte le mattine nello stesso modo, nella stessa casa, nello stesso quartiere, nella stessa città, Milano. Ha appena compiuto cinquant'anni. Mario ama l'ordine, la precisione, la puntualità, il rispetto, il decoro, la voce bassa, lo stare ognuno al proprio posto. La sua vita si divide tra il suo negozio di calze ereditato dal padre e un orto, unica passione conosciuta, messo in piedi sul terrazzo della sua abitazione. Ogni cambiamento gli fa paura, figuriamoci se il suo vecchio bar viene venduto ad un egiziano e se davanti alla sua bottega arriva Oba (Alex Fondja), baldo senegalese venditore di calzini. Quel che è troppo è troppo e per Mario la soluzione è semplice e folle allo stesso tempo: "rimettere le cose a posto". Così decide di rapire Oba per riportarlo semplicemente a casa sua, Milano-Senegal solo andata. In fondo, pensa, se tutti lo facessero il problema immigrazione sarebbe risolto, basta impostare il navigatore. Ma poi questo paradossale on the road si complicherà terribilmente. Anche perché Oba acconsentirà alla sua "deportazione" a patto che Mario riaccompagni a casa anche la sorella, Dalida (Aude Legastelois). Saranno guai seri o l'inizio di una nuova imprevista armonia?

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    "Non c'è ordine migliore di un sano disordine"

    E pensare che con Come un gatto in tangenziale avevamo ritrovato l'Antonio Albanese più brillante. La commedia, piuttosto divertente, non dimenticava il suo obiettivo a carattere sociale, per quanto occhieggiante tra le righe dello sfondo. Al suo fianco c'era però Paola Cortellesi e alla regia Riccardo Milani. E' d'altra parte curioso il fatto che, quando Antonio Albanese si ritaglia un personaggio con la funzione del contraltare, è quasi sempre il contrapposto più serio, più teorico, più compunto, socialmente più elevato, velato di malinconia. In Come un gatto in tangenziale era l'intellettuale politico Giovanni, questa volta, in Contromano, è il negoziante di calze annessi e connessi Mario nel cuore di Milano, popolato da 'migranti' che vendono la sua stessa merce a prezzo ben più basso. Un maniaco della precisione e dell'ordine il nostro Mario/Albanese, affettivamente legato a filo doppio a tradizioni e vecchie abitudini:

    come quella di andare in banca anziché utilizzare i servizi on line, il caffettino di ogni mattina al bar di quartiere 'erogato' dall'amico di una vita. Il giorno che il proprietario del bar gli comunica la vendita del locale ad un indiano è per lui una notizia da incubo e motivo di dolorose visioni del conseguente futuro prossimo. E quando si muove in città e si sente quasi assediato da stuoli di migranti in circolazione che lo chiamano 'amico', Mario si irrita da morire sgattaiolando frettolosamente per allontanare il profondo fastidio che gli monta dentro. E come si fa a chiamare 'filo di Svezia' quello che di fatto è invece il tanto blasonato 'filo di Scozia' dei calzini di qualità? Peccato che questa sia l'unica battuta, o quasi (con quella delle gocce con cui si guadagna il 'fermo immagine'), di questo Contromano, languido e noioso, che Antonio Albanese non solo

    interpreta ma pure dirige, mentre collabora alla sceneggiatura - povera e lacunosa che più non si potrebbe! - con Andrea Salerno e Stefano Bises.

    Non si pretendeva una commedia per forza. Contromano poteva essere qualsiasi cosa, ma non un 'polpettone' che prima promette una ricetta e poi la svuota del tutto dei suoi ingredienti migliori. Si capiscono le buone intenzioni e quel gran fiume di parole non dette alla luce dei moralissimi propositi che Albanese aveva in canna e con cui ha poi d'altra parte mancato il bersaglio. E qui il razzismo non c'entra proprio nulla - metro di misura che non è mai appartenuto! - anche se con il paradosso di capovolgere letteralmente le due opposte realtà sociali, francamente non si sa dove si volesse andare a parare. I personaggi spalla poi, non servono neppure da contorno: è ad esempio il caso della Gisella di Daniela Piperno, cartina

    tornasole della grande solitudine del nostro Mario/Albanese, o dell'inserto del disabile, con la - legittima, per carità! - passione per la 'fica', che scompare nel nulla, o per meglio dire, a bordo di una barca con amici. Il finale del film poi, ha un senso solo come provocazione, magari traducibile con 'mettetevi nei loro panni', e non - almeno è quel che spero - come punto di arrivo, come approdo auspicabile. Un finale che poi, curiosamente, a ben guardare, nasconde al suo cuore una sorta di 'effetto boomerang'. E' come se quella stessa piaga su cui si voleva mettere il dito - 'riportiamoli a casa loro' che poi diventa 'aiutiamoli a casa loro' - si materializzasse davanti ai nostri occhi come l'effettiva soluzione: se insegni loro come coltivare e produrre nella loro (fertile ?) terra, non hanno più bisogno di migrare in massa e le giovani generazioni che migrano e

    mettono su famiglia nel Nord Italia possono così lavorare direttamente in negozio e non per strada. Ora sì che Mario/Albanese ha tradotto l'estraneità in amicizia! Un'amicizia persino parentale si direbbe!

    Ma le opinioni e le scelte non si discutono se per arrivare a quel punto c'è qualcosa di interessante da vedere, da sentire, diverso dal vacuo imparare a nuotare, dal sostare in alberghi di lusso a spese del 'pollo' che si credeva cacciatore, dalla tristissima festa di matrimonio. Inciampi tediosi in una storia privata del suo reale spessore. Magari ci saremmo evitati di guardare costantemente l'orologio per controllare a che punto ci stavamo trovando. Peccato che il cuore del film pulsa stancamente per protrarsi inutilmente sul surreale percorso 'on the road' in cui il 'pretesto' poteva essere gestito con un minimo di verve in più - e senza la pretesa di escludere quel velo di malinconia che ci sta -

    e con una fetta di sostanza che non fosse solo quella del duro per finta e in superficie, dal cuore di burro, soprattutto per quanto riguarda la bellezza femminile. Alla fine, anche scegliere due attori di colore da cartolina per trattare la serie questione dei migranti, ha giocato un altro effetto boomerang di cui il film non ha affatto tratto giovamento. Su nessun registro: né quello comico, latitante, né quello drammatico malinconico, tedioso. Così l'adagio lento fatto di sorrisi e di trappole, in cui cade come una pera cotta il nostro Mario/Albanese, prima che la sua 'sprovvedutezza' si muti in 'conversione', mette a dura prova la pazienza dello spettatore. E una volta guadagnata l'uscita, ci si continua a chiedere: ma se la sedicente 'sorella' (che poi sorella non è) del migrante 'rapito' per un ritorno forzato in Senegal, in Africa, non fosse stata quello stocco di ragazza fornita dal casting

    su un piatto d'argento, quale sarebbe stato il comportamento di Mario/Albanese e come sarebbe andata realmente a finire? Mah?! Le vie del cinema sono infinite! Quelle della netta e cruda realtà un pò meno!

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di CONTROMANO

    Links:

    • Antonio Albanese (Regista)

    • Antonio Albanese

    • COME UN GATTO IN TANGENZIALE - INTERVISTA all'attore ANTONIO ALBANESE (Interviste)

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    Galleria Video:

    Contromano - trailer

    Contromano - clip 'Le offro un thé'

    Contromano - clip 'Lavavetri'

    Contromano - clip 'Scuola di nuoto'

    Contromano - clip 'Marocchino'

    Contromano - clip 'Laggiù in Africa'

    Contromano - clip 'Filo di Svezia'

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