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    VI PRESENTO CHRISTOPHER ROBIN

    I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Dal 3 Gennaio

    (Goodbye Christopher Robin; REGNO UNITO 2017; Biopic storico; 107'; Produz.: DJ Films/Fox Searchlight Pictures; Distribuz.: 20th Century Fox)

    Locandina italiana Vi presento Christopher Robin

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    Celluloid Portraits:



    See Synopsis

    Titolo in italiano: Vi presento Christopher Robin

    Titolo in lingua originale: Goodbye Christopher Robin

    Anno di produzione: 2017

    Anno di uscita: 2018

    Regia: Simon Curtis

    Sceneggiatura: Frank Cottrell Boyce e Simon Vaughan

    Cast: Kelly MacDonald (Olive)
    Margot Robbie (Daphne Milne)
    Domhnall Gleeson (Alan Milne)
    Will Tilston (Christopher Robin all'età di 8 anni)
    Alex Lawther (Christopher Robin all'età di 18 anni)
    Stephen Campbell Moore (Ernest)
    Richard McCabe (Rupert)
    Geraldine Somerville (Lady O)
    Mossie Smith (Sharon the Midwife)
    Stanley Hamblin (Christopher Robin all'età di 6 mesi)
    Vicki Pepperdine (Betty)
    Dexter Hyman (Christopher Robin all'età di 3 anni)
    Sonny Hyman (Christopher Robin all'età di 3 anniPhoebe Waller-Bridge)
    Sam Barnes (fotografo del 'Times')

    Musica: Carter Burwell

    Costumi: Odile Dicks-Mireaux

    Scenografia: David Roger

    Fotografia: Ben Smithard

    Montaggio: Victoria Boydell

    Effetti Speciali: Ian Corbould

    Casting: Alex Johnson

    Scheda film aggiornata al: 23 Marzo 2023

    Sinossi:

    "Se qualcuno si domanda perché nei racconti passiamo così tanto tempo negli alberi o sugli alberi" avrebbe scritto Christopher Robin Milne nella sua autobiografia, "la risposta è questa: è esattamente quello che facevamo".

    Vi presento Christopher Robin è il titolo del biopic su A.A. Milne (Domhnall Gleeson), papà dell'orsetto Winnie the Pooh e della gang nel Bosco dei Cento Acri. Prima di diventare l'amato personaggio dei libri illustrati per bambini, l'orsetto ghiotto di miele nato dalla penna dello scrittore britannico, era un orsacchiotto tridimensionale, in pezza e imbottitura. Portato a casa dalla Signora Milne (Margot Robbie) per il primo compleanno di Christopher Robin, Pooh diventa compagno di giochi inseparabile del bambino e poi leader della fortunata banda di peluche che va allargandosi ogni anno: si uniscono alle scorribande all'aria aperta nella selvaggia foresta di Ashdown, il piccolo Pimpi, l'esuberante Tigro, il malinconico Ih-Oh, Kanga e Ro. Senza contare Uffa e Tappo, veri animali del bosco, che hanno già tana e residenza tra gli alberi.

    A volte A.A. Milne posa la matita sul quadernetto per unirsi al gioco, poi corre nel suo studio a prendere nota delle avventure vissute. Il successo dell'opera ultimata è straordinario: le divertenti imprese di Christopher Robin e dei suoi amici di pezza restituiscono sogni e speranza al Paese ancora provato dalla Prima guerra mondiale, ma attaccano addosso al piccolo Milne l'etichetta di "eterno bambino", o peggio ancora di "personaggio letterario". Fama della quale non riuscirà a liberarsi neanche da adulto.

    See Synopsis:

    A behind-the-scenes look at the life of author A.A. Milne and the creation of the Winnie the Pooh stories inspired by his son C.R. Milne.

    A rare glimpse into the relationship between beloved children's author A. A. Milne (Domhnall Gleeson) and his son Christopher Robin, whose toys inspired the magical world of Winnie the Pooh. Along with his mother Daphne (Margot Robbie), and his nanny Olive, Christopher Robin and his family are swept up in the international success of the books; the enchanting tales bringing hope and comfort to England after the First World War. But with the eyes of the world on Christopher Robin, what will the cost be to the family?

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Good Bye Christopher Robin (Vi presento Christopher Robin) a firma del regista britannico Simon Curtis (Marilyn, Woman in Gold), non è la storia che ci si aspetterebbe. Insomma, da un biopic su A. A. Milne, papà letterario dell’orsetto Winnie the Pooh, diventato una sorta di ‘istituzione’, e non solo britannica - nonché della Gang nel bosco dei Cento Acri - avremmo immaginato più solarità. Invece, in questa storia tutto cuore, ci sono ben più ombre che luce, e odora di vita vissuta, all’ombra di un dramma come quello della guerra di tutte le guerre, il 1° Conflitto mondiale. Il conflitto cui è sopravvissuto per l’appunto Alan Milne (Domhnall Gleeson), alias ‘Blue’, come tutti lo chiamano. Sopravvissuto ma anche pesantemente traumatizzato, al punto da non essere capace di relazionarsi serenamene con nessun familiare: dalla giovane moglie piena di vita Daphne (Margot Robbie), al figlio piccolo Billy Moon (alias ‘Christopher Robin’ interpretato,

    all’età di otto anni, da Will Tilston).

    Non propriamente due genitori esemplari, i Milne, anzi: si direbbe che, ognuno a suo modo, non usi propriamente la lingua dell’affetto allo stato puro con quel bambino che non desidererebbe altro. Ma il padre deve scrivere e non riesce a causa del trauma post-bellico che lo vede spesso alle prese con improvvisi attacchi di panico, e la madre - con ancora nella mente gli atroci dolori delle doglie da parto con cui, il figlio ‘per poco non l’ha uccisa’ - fa del suo meglio, quando presente, per fare le voci dei vari pupazzi di peluche, tra cui l’orsetto. Ma chi, da un certo punto in poi, farà davvero la differenza nella vita di quel bambino, sarà invece la tata Olive (Kelly MacDonald, Gosford Park, Non è un paese per vecchi), onnipresente e, soprattutto, molto saggia e realistica, costretta spesso a fare buon viso

    a cattivo gioco, per ottemperare al rigoroso rispetto verso la famiglia, pur osservando molti comportamenti inadeguati.

    Billy/Tilston è dunque il capro espiatorio di una solitudine infantile che mitiga con il bosco circostante e la sua fantasia di bambino, intimorito dagli evidenti problemi del padre, alle volte distante e persino inavvicinabile.

    "Se qualcuno si domanda perché nei racconti passiamo così tanto tempo negli alberi o sugli alberi" avrebbe scritto Christopher Robin Milne nella sua autobiografia, "la risposta è questa: è esattamente quello che facevamo".

    Così, incredibilmente, è dal rapporto incrinato tra un padre in crisi e un figlio piccolo e disorientato, che nasce la storia di Winnie: così come viene chiamato l’orsetto ispirato da un vero orso visto allo zoo, dal luogo di provenienza, Winniepeg. Il motivo dell’aggiunta ‘The Pooh’ ha a che vedere con un cigno, ed è troppo lungo da spiegare. Una volta rimasti soli nella casa di campagna

    - dove hanno traslocato malgrado lo scontento della moglie Daphne (Robbie) che se ne va a Londra sull’onda del ricatto che Blue (Gleeson) si metta a scrivere sul serio - sono costretti a relazionarsi l’uno con l’altro e, seppure incespicando spesso, pian piano, nasce una storia di vita vissuta e, di pari passo, illustrata da un collega, la speculare storia letteraria destinata ad assurgere agli scranni di un successo inimmaginabile. Successo che, non volendo, ha condizionato pesantemente la vita del bambino, sommerso da una popolarità schiacciante ed estraniante che finisce per rubargli l’infanzia. Altro imperdonabile errore dei genitori che, da grande, a sua volta con la divisa da soldato, Billy rinfaccerà ad un padre, ormai finalmente consapevole.

    Prima di diventare l'amato personaggio dei libri illustrati per bambini, l'orsetto ghiotto di miele nato dalla penna dello scrittore britannico, era un orsacchiotto tridimensionale, in pezza e imbottitura. Portato a casa dalla Signora Milne

    (Robbie) per il primo compleanno di Christopher Robin, Pooh diventa compagno di giochi inseparabile del bambino e poi leader della fortunata banda di peluche che va allargandosi ogni anno: si uniscono alle scorribande all'aria aperta nella selvaggia foresta di Ashdown, il piccolo Pimpi, l'esuberante Tigro, il malinconico Ih-Oh, Kanga e Ro. Senza contare Uffa e Tappo, veri animali del bosco, che hanno già tana e residenza tra gli alberi. A volte il padre Blue (Gleeson) posa la matita sul quadernetto per unirsi al gioco, poi corre nel suo studio a prendere nota delle avventure vissute.

    Ma da una storia semplice come questa, la regia di Curtis trae ed affresca l’eterno duetto tra vita ed Arte, con tutti gli annessi e connessi, tutti i vantaggi e le conseguenze. Il successo dell'opera ultimata è difatti straordinario, anche troppo: ma pur soffrendo da sindrome di ‘etichettatura’, di ‘eterno bambino’, al punto da venire

    bullizzato anche da adulto, considerato più ‘personaggio letterario’ che persona, la storia di ‘Winnie the Pooh’ è in grado di scollinare gli umori neri e infelici post-bellici e persino di far sentire a casa i soldati in guerra: quando ad esempio cantano le canzoni dell’orsetto per riscaldare il cuore e immaginarsi a casa con la famiglia ed il camino accesso. Un impensabile motivo di speranza che sfocia anche nella riconciliazione di un figlio soldato ritenuto morto e, al contrario, sopravvissuto, con un padre che, dopo Winnie the Pooh, si decide a scrivere un libro sulla guerra, sperando di demonizzarla quanto basta perché il mondo capisca l’inutilità di ogni sanguinoso conflitto. E come spesso succede, si conferma anche qui una certa verità: consegnare alla scrittura certi drammi di vita vissuta, ha in sé, quasi sempre, un processo catartico che aiuta a ritrovarsi.

    Perle di sceneggiatura

    Daphne Milne (Margot Robbie): "Sai, se smetti di pensare a una cosa, questa smette di esistere... La vita è piena di cose spaventose, quello che conta è trovare qualcosa per cui essere felici e tenersela stretta"

    Alan Milne (Domhnall Gleeson): "Sto pensando a dove sta andando l'Inghilterra. La guerra non è la soluzione, così come non lo é la schiavitù"

    Links:

    • Margot Robbie

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    • Domhnall Gleeson

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    Galleria Video:

    Vi presento Christopher Robin - trailer ufficiale

    Vi presento Christopher Robin - trailer ufficiale (V.O.) - Goodbye Christopher Robin

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