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    MAL DI PIETRE

    Dal Festival del Cinema di Cannes 2016 - 8 Nominations al Premio César 2017: Miglior Film; Migliore Regia (Nicole Garcia); Migliore Attrice Protagonista (Marion Cotillard); Migliore Adattamento (Nicole Garcia e Jacques Fieschi); Migliore Fotografia (Christophe Beaucarne); Migliori Costumi (Catherine Leterrier); Miglior Montaggio (Simon Jacquet); Miglior Sonoro (Jean-Pierre Duret, Sylvain Malbrant, Jean-Pierre Laforce) - RECENSIONE - Dal 13 Aprile

    "... Secondo me, il destino di questa donna rappresenta metaforicamente l’immaginazione, la forza creativa di cui tutti siamo capaci quando i nostri desideri e i nostri sentimenti ci spingono ad andare oltre i nostri stessi limiti. In Gabrielle, poiché è molto giovane, vive quel desiderio potente che lei chiama 'la cosa principale', quella dolce evasione di desiderio e di amore: un ardore animale. Questa passione, che abbraccia tutto il suo essere, finisce per scontrarsi brutalmente con l’uomo che vuole reprimerla (l’insegnante del villaggio); e poiché ci troviamo negli anni ’50, viene largamente condannata dalla sua famiglia e da tutta la società. Eppure perdura una forza dentro di lei, anche se è sposata. Nel corso dei 17 anni della sua vita, che vengono raccontati nel film, Gabrielle non perde mai quella forza pulsante che fa apparire tutto il mondo attorno a lei così mediocre. Grazie alla sua pazzia (come la chiamano gli altri) non rinuncerà mai ai suoi sogni. Quando si ribella e qualcuno cerca di reprimerla, sembra sottomettersi, mentre in realtà non arretra mai di un centimetro. E quando finalmente trova il vero amore - quel momento di estasi che potrebbe dare un senso alla sua vita, ma che ancora una volta il fato minaccia di rubarle - dimostra puntualmente di cosa sia capace la sua grande passione. Gabrielle vive al crocevia tra un mondo all’antica e un periodo di grandi speranze e libertà. M’interessano i personaggi femminili che possiedono questa dimensione poetica così entusiasmante e vibrante. C’è qualcosa nella pazzia delle donne che mi affascina, soprattutto quando vi è in loro una sorta di fragilità, oltre che il potenziale affinché essa possa sgorgare fuori, sebbene a volte si rischi la catastrofe..."
    La regista Nicole Garcia

    (Mal de Pierres; FRANCIA 2016; Dramma sentimentale; 120'; Produz.: C-Films AG/Les Productions du Trésor; Distribuz.: Good Films)

    Locandina italiana Mal di pietre

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Mal di pietre

    Titolo in lingua originale: Mal de Pierres

    Anno di produzione: 2016

    Anno di uscita: 2017

    Regia: Nicole Garcia

    Sceneggiatura: Nicole Garcia e Jacques Fieschi

    Soggetto: Dal romanzo di Milena Agus.

    Cast: Marion Cotillard (Gabrielle)
    Alex Brendemühl (Josè)
    Louis Garrel (André Sauvage)
    Brigitte Roüan (Adéle)
    Aloïse Sauvage (Agostine)
    Victoire Du Bois (Jeannine)
    Daniel Para (Martin)
    Jihwan Kim (Blaise)
    Victor Quilichini (Marc a 14 anni)

    Musica: Daniel Pemberton

    Costumi: Catherine Leterrier

    Scenografia: Arnaud de Moleron

    Fotografia: Christophe Beaucarne

    Montaggio: Simon Jacquet

    Effetti Speciali: Emilien Lazaron (supervisore effetti visivi)

    Casting: Stéphane Batut e Richard Rousseau

    Scheda film aggiornata al: 27 Aprile 2017

    Sinossi:

    In breve:

    Gabrielle è cresciuta in un ambiente agricolo e piccolo borghese dove il suo sogno di vivere una passione assoluta è considerato uno scandalo. I suoi genitori l'hanno data in sposa a José, operaio stagionale, incaricato di fare di lei uan donna rispettabile. Gabrielle, che non lo ama, si sente sepolta viva. Durante un soggiorno alla terme, dove è stata mandata a curare dei calcoli renali, Gabrielle conosce André Sauvage, tenente dell'esercito rimasto ferito durante la guerra d'Indocina, che farà rinascere in lei il bisogno assoluto d'amare.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    'Và dove ti porta il cuore' ma... non troppo lontano...!

    Proviene dalle pagine nostrane di Milena Agus questo Mal di pietre diretto da Nicole Garcia (regista, sceneggiatrice e attrice francese). Un soggetto intrigante con una bella regia a struttura circolare in cui la maggior parte del carico viene riposta sulle spalle di Gabrielle, protagonista indiscussa cui nessun'altra interprete poteva dare respiro più viscerale di Marion Cotillard. E' stato detto "La Cotillard buca lo schermo" ("Le Figaro"). E' vero! Letteralmente. E non è neppure la prima volta. C'è un incanto, nel suo 'disagio' che ci risucchia come in un vortice. Nel suo vortice, fatto di passione, ardente desiderio e una sensualità che sprizza da tutti i pori della bella ed umbratile contadina che rappresenta, in seno ad una famiglia del Sud della Francia rigida e non propriamente al massimo della sensibilità, a cominciare dalla madre. Famiglie in cui ci si sposa per

    fare figli e in cui la donna respira all'ombra del marito, anche quando non c'è mai, o per lavoro, o per uno svago da condividere con gli amici piuttosto che con la moglie, così come in un passaggio fugace ma intenso, sottolinea la sceneggiatura parecchio più avanti. Sono epoche relativamente moderne in cui, a quanto pare, sopravvivono ancora i matrimoni combinati, dove la variabile della convenienza economica investe il destinatario.

    La Gabrielle di Marion Cotillard riveste quel velo di rustica follia fatta di impulsi primari che lei chiama "la cosa principale", di cui è ardentemente in cerca, perché a lei é necessaria come l'aria per respirare, al punto da rivolgersi al Crocifisso per invocarne la grazia. L'aspetto più interessante non è tanto come e dove Gabrielle troverà l'amore che cerca, con un matrimonio di copertura, un marito rifiutato, paradossalmente l'unico in grado di amare veramente nel modo più autentico e sano,

    rispettando il febbrile stato della splendida consorte. L'aspetto più interessante è quel correre a pelo d'acqua sul continuo incresparsi della metafora, tra realtà e tutta la visionarietà dell'immaginazione della protagonista, fino al paradosso. Tanto quanto basta a far scivolare il racconto in una sorta di piccolo giallo in cui il filo di una suspense inaspettata si tende come un grande arco in attesa del momento giusto per far scoccare una gragnola di colpi di scena. Così il vago richiamo di Gabrielle/Cotillard in Mal di pietre (calcoli renali) alla Olga (Margherita Buy-Virna Lisi) di Và dove ti porta il cuore che Cristina Comencini ha tratto dalle pagine di Susanna Tamaro sull'onda dell'amore vero ma impossibile incontrato alle terme, si rivela solo un falso allarme. Perché Mal di pietre oltrepassa lo steccato della narrazione in sé per guadagnare tutta l'autorialità di altri orizzonti, quelli del cinema francese "più potente".

    Una storia che, dietro

    il 'caso umano', ai limiti della follia, nasconde dunque la metafora universale di un irrinunciabile desiderio di libertà e di amore al femminile, di profondo riscatto della persona, dell'essere donna nel modo più nobile: inneggiano a questo modo di sentire le sensazioni dipinte sul volto della protagonista mentre assorbe le carezze delle onde sulle sue nudità, o quelle di un improbabile amore nel cuore di un improbabile tradimento, mentre una profonda solitudine interiore erode l'anima di questa splendida giovane donna, consumata da un ardore ideale, così come l'instancabile frangersi delle onde sulla battigia, col tempo si inghiotte generose porzioni di spiaggia. L'aspettativa della protagonista si fa attesa ansiogena e perseverante nel costante cammino intrapreso sui chilometri di inchiostro traboccati direttamente dal cuore. Parole accorate impilate una sull'altra nelle innumerevoli lettere della speranza. La speranza di una via d'uscita dalla gabbia di un amore convenzionale, prima di accorgersi che la

    porta era già aperta da tempo.

    Perle di sceneggiatura


    Pressbook:

    PRESSBOOK in ITALIANO di MAL DI PIETRE

    Links:

    • Marion Cotillard

    • Louis Garrel

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    Galleria Video:

    Mal di pietre - trailer

    Mal di pietre - trailer (versione originale) - Mal de Pierres

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