I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - Un essere artificiale a rischio pone un dilemma tanto spinoso e doloroso quanto antico: staccare o non staccare la spina? - Dal 9 NOVEMBRE
(Morgan; USA 2016; Sci-Fi; 92'; Produz.: Scott Free Productions; Distribuz.: 20th Century Fox)
Cast: Kate Mara (Lee Weathers) Anya Taylor-Joy (Morgan) Rose Leslie (Dr. Amy Menser) Michael Yare (Ted Brenner) Toby Jones (Dr. Simon Ziegler) Chris Sullivan (Dr. Darren Finch) Boyd Holbrook (Skip Vronsky) Vinette Robinson (Dr. Brenda Finch) Michelle Yeoh (Dr. Lui Cheng) Brian Cox (Jim Bryce) Jennifer Jason Leigh (Dr. Kathy Grieff) Paul Giamatti (Dr. Alan Shapiro) Crispian Belfrage (Charles Grimes) Amybeth McNulty (Morgan all'età di 10 anni) Jonathan Aris (David Chance)
Musica: Max Richter
Costumi: Stefano De Nardis
Scenografia: Tom McCullagh
Fotografia: Mark Patten
Montaggio: Laura Jennings
Effetti Speciali: Simon Cockren (supervisore)
Casting: Carmen Cuba
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2021
Sinossi:
IN BREVE:
La storia ruota attorno a un consulente di gestione del rischio che viene chiamato in un remoto laboratorio di ricerca per decidere se si deve chiudere o meno il ciclo vitale un essere artificiale a rischio.
Kate Mara interpreta il ruolo di una dipendente di una corporation specializzata nella risoluzione di problemi, inviata in un laboratorio segretissimo e isolato dove deve investigare su alcuni incidenti avvenuti, che potrebbero essere stati causati da una giovane di nome Morgan: apparentemente una ragazza normale ma che in realtà cela un lato pericolosissimo.
Short Synopsis:
A corporate risk-management consultant must decide whether or not to terminate an artificially created humanoid being.
A questo Morgan si deve almeno riconoscere l’intrigante partenza: la ripresa dall’alto di una registrazione digitale in cui l’ibrido Morgan - dalla crescita accelerata (Starman docet), tale che a cinque anni di età ha l’aspetto aggraziato, seppure un po' asettico e distante di una giovane donna - aggredisce all’improvviso e senza apparente motivo la Kathy del team di laboratorio genetico, pone da subito gli stessi interrogativi e le stesse risposte di sempre. L’essere artificiale iperdotato fisicamente e mentalmente, in grado di sviluppare emozioni, tradisce una mancanza di controllo, imprevedibile e incontenibile, da generare pericolo per l’essere umano (Automata docet). Ma la vera domanda qui è: può un prototipo al terzo tentativo operativo e dunque più sviluppato, riuscire ad essere se stesso? Si potrebbe pure rispondere affermativamente, se lo si considerasse alla luce dello stato primigenio, in cui l’istinto e l’impulso più primitivo, supera la ragione dotata, per l'appunto, di autocontrollo.
E che dire della dipendente di una corporation specializzata nella risoluzione di problemi? La Lee Wathers di Kate Mara tradisce la sua vera identità non appena fa la prima comparsa: troppo algida e viziata nella gestualità (il tic di girarsi i corti capelli dietro l'orecchio) per essere umana! Il primo Blade Runner, lo spielberghiano A. I. Intelligenza artificiale, e pure il recente sequel Blade Runner 2049, hanno fatto non solo da apripista, ma anche tanta di quella strada, da asfaltare Morgan e ogni epigono voglia farsi avanti. Compresa la stessa protagonista, aulico esperimento di laboratorio, interpretata da Anya Taylor-Joy come da copione, visto e rivisto, incappucciata e in tuta grigio fumo di Londra, con incarnato alla Prometheus. Il
resto è molto prossimo a quel che si potrebbe vedere in un'ottima palestra di arti marziali!
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)