Un edificio in una città . Un ascensore rotto. Tre incontri. Sei personaggi. Sternkowtiz lascerà la sua sedia per trovare l'amore con una infermiera? Charly, adolescente indifeso, riuscirà ad ottenere un ruolo da Jeanne Meyer, attrice degli anni Ottanta? L'astronauta John McKenzie, finito fuori rotta e raccolto sul tetto dalla signora marocchina Hamida, sarà recuperato dalla NASA?
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Mai titolo italiano di un film straniero fu più depistante: Il condominio dei cuori infranti. Sembra una di quelle commediole chick-lit un po’ insulse che porta nelle sale un pubblico più avvezzo a prodotti commerciali. Il film di Samuel Benchetrit, che già nel titolo originale Asphalte riecheggia un’aura autoriale, pensiamo all’omonimo film muto tedesco del 1929 di Joe May di matrice espressionista. Ma fra i due film non c’è molto in comune se non, appunto, il titolo che sottintende temi amplissimi come solitudine, dolore e rabbia di un mondo periferico e liminale. Se quel film di 87 anni fa raccontava la storia di una ladra che per evitare la galera seduceva il poliziotto che l’aveva colta in flagrante per poi finire in una tragedia efferata, in questa delicata commedia agrodolce, molto agra e allo stesso tempo molto dolce, ambientata sullo sfondo delle banlieue francesi contemporanee, viene raccontata una storia corale.
parla solo inglese, che lei non capisce, ma troveranno dei punti di comunicazione. Infine, un adolescente abbandonato stringe amicizia con un’attrice degli anni Ottanta, ora in declino, che si è appena trasferita sullo stesso pianerottolo.
non di sentimenti e gentilezza, quelli invece sono universali e capiscono tutte le lingue del mondo.
La pellicola possiede anche un secondo registro, che è quello dell’analisi del rapporto di una cultura popolare di natura globalizzata, che in qualche modo unisce i personaggi, pensiamo ai commenti delle puntate di Beautiful che i due guardano in tv o Charly, la cui madre è scomparsa, che si emoziona e si avvicina al cinema in bianco e nero, quando l’attrice, Jeanne Meyer, gli fa vedere un suo vecchio film, o quando l’uomo sulla sedie a rotelle vede in televisione la storia di un altro incontro fortuito fra un uomo e una donna, quello fra Robert Kincaid e la Francesca Johnson originaria di Bari, alias il Clint Eastwood e la Meryl Streep, de I ponti di Madison County (e qui, chi non lo sapesse, malamente doppiati in francese, lui, Clint Eastwood, con una voce
alquanto effeminata, per quel ruolo poi!).
Il condominio dei cuori infranti è ricco, bello, profondo, perfettamente recitato da tutto il cast e in particolare dal versante femminile, da una Isabelle Huppert, sempre più bella con l’avanzare degli anni, che regala una scena da brivido in cui deve fare il provino per il ruolo di Agrippina a teatro, un ruolo di madre, passando per una Valeria Bruni Tedeschi emaciata e pallida, sola e infelice, e finendo con una Tassadit Mandi ironica e brillante nelle vesti della signora Hamida. I tre protagonisti maschili sono Gustave Kevern, il co-regista e co-sceneggiatore dei cinicissimi Louise-Michel e Mammuth, Jules Benchetrit, il giovane figlio del regista avuto da Marie Trintignant qualche anno prima che morisse, e il più noto Michael Pitt nelle vesti dell’astronauta. Un film che è una piccola scoperta nel panorama cinematografico di questa stagione e che trova il suo spazio in un pubblico
che ama la delicatezza, la gentilezza e la gioia; un’opera dal gusto estremamente europeo e con dettagli squisitamente francesi.