Seconde visioni - Cinema sotto le stelle: 'The Best of Summer 2016' - RECENSIONE - Premio OSCAR alla 'MIGLIOR ATTRICE' (BRIE LARSON) e GOLDEN GLOBE per la 'Migliore Attrice in un Film Drammatico' (Brie Larson) - Candidato a 4 premi Oscar®: Miglior Film; Migliore Attrice (Brie Larson); Miglior Regista (Lenny Abrahamson); Migliore Sceneggiatura Non Originale (Emma Donoghue) - Dalla Festa del Cinema di Roma 2015 - (Uscito al cinema il 3 MARZO 2016)
Una storia dei nostri giorni che racconta l'amore sconfinato tra madre e figlio. Il piccolo Jack non sa nulla del mondo ad eccezione della camera singola in cui è nato e cresciuto.
Cast: Brie Larson (La mamma) Megan Park (Laura) William H. Macy (Il nonno) Joan Allen (La nonna) Amanda Brugel (L'agente Parker) Jacob Tremblay (Jack) Sean Bridgers (Nick anziano) Kate Drummond (La vicina) Chantelle Chung (Clerk) Cas Anvar (Dr. Mittal) Jack Fulton (Ragazzo del quartiere) Randal Edwards (Avvocato)
Musica: Stephen Rennicks
Costumi: Lea Carlson
Scenografia: Michelle Lannon
Fotografia: Danny Cohen
Montaggio: Nathan Nugent
Scheda film aggiornata al:
20 Agosto 2016
Sinossi:
IN BREVE:
Un vivace bambino di 5 anni viene accudito dall’amorevole Ma che non fa mancare al figlio amore e affetto. Tuttavia la loro è una esistenza tutt’altro che tipica: vivono intrappolati in una stanza di dieci metri quadri. Non appena la curiosità di Jack per la loro condizione cresce, la resistenza di Ma diminuisce ed insieme mettono in atto un piano di fuga che li porterà a trovarsi faccia a faccia con una delle cose più spaventose: la realtà .
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Il respiro vitale a schermo nero apre le cortine a minimalisti dettagli indistinti. Uno dei tanti risvegli mattutini in Stanza. E non passa molto che una voce fuori campo infantile tracci i binari di base di un percorso ancora tutto da intraprendere. Un invito a metterci in sintonia con l'ottica dominante.
fin dai primi istanti che non è stata una loro scelta. Ciò nonostante tutto resta nella nebulosità di sogni, risvegli e giochi inventati con una fantasia e un amore senza confini, considerata la penuria di mezzi a disposizione. Anche il cibo è scarso e razionato. Solo l'amore di una madre, a dispetto di tutto, e l'incommensurabile fantasia di un bambino in procinto di compiere cinque anni, possono rendere quell'angusto spazio arredato con il minimo indispensabile, la casa più ampia e confortevole del mondo. La questione si spiega anche con la capacità di adattamento dei bambini e con la forza di sopravvivere dell'adulto che nel legame genitore-figlio trova la naturale forza per rendere le cose vivibili quando invece ci sarebbero le condizioni per abbandonarsi a disperazione e pazzia. Non c'è un dentro e un fuori: c'è 'stanza'. Non ci sono una realtà e una finzione - la TV è presente anche
in Stanza e Lucky è il cane immaginario eppur reale dal punto di vista di Jack - c'è quel che esiste in Stanza, dagli oggetti reali a quelli ricreati dal sogno o dall'immaginazione. E' tutto lì, e tre metri per tre non sono mai stati tanto vasti!
uscire fuori da Stanza, implica il complicato recupero di una realtà negata tanto a lungo da generare altro dolore, prima ancora che altri logistici problemi. Il dramma nel dramma dunque. Il dramma dentro Stanza e il dramma una volta fuori da Stanza. In Room non è contemplato alcun trionfalismo hollywoodiano. Solo un'amarissima realtà di cui è quasi impossibile raccogliere tutti i cocci e rimetterli insieme, neppure con il più resistente tipo di colla. Le fratture multiple del vaso saranno sempre visibili, eppure, con il tempo, quel vaso saprà tenere ancora acqua al suo interno senza spargerla sul pavimento. E' quanto cerca di tratteggiare la seconda parte del film, con alcuni passaggi un pò basculanti sul piano della credibilità oggettiva - tra cui la sequenza della fuga del bambino avvolto nel tappeto pesante - ed altri, bellissimi, di raro spessore psicologico e di vibrante intensità emotiva: vince su tutti il momento
Ma l'autrice del libro e sceneggiatrice del film Emma Donoghue ha voluto togliere l'onore del protagonismo al criminale psicotico di turno per spostare l'attenzione e puntare l'obiettivo sulla natura umana e sulla
sua incredibile capacità di resistere, di sopravvivere e di generare amore filiale all'ombra di maternità con tutte le carte in regola per essere rifiutate.
Così il Room cartaceo della Donoghue, e quello in celluloide di Lenny Abrahamson, hanno inteso accordare una risposta, modulata nel più credibile e sensibile dei modi, alla domanda chiave derivata da drammi simili:
"Cosa farebbe un genitore in una stanza chiusa a chiave? Come si poteva sperare di crescere al meglio un bambino completamente rimosso dalla società fin dalla nascita? Che cosa sarebbe accaduto una volta emersi nella vita moderna dopo aver vissuto in disparte molti anni della propria esistenza?"