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    THE HATEFUL EIGHT: NEL SUO OTTAVO FILM QUENTIN TARANTINO RACCONTA L'ODIO. FIRMA LA COLONNA SONORA IL NOSTRO ENNIO MORRICONE

    VINCITORE di 1 OSCAR e di 1 GOLDEN GLOBE per la 'Migliore Colonna sonora (ENNIO MORRICONE) - 3 NOMINATION agli OSCAR: 'Migliore Attrice Non Protagonista (Jennifer Jason Leigh); 'Migliore Fotografia' (Robert Richardson), 'Miglior Colonna Sonora' (Ennio Morricone) - RECENSIONE - Dal 4 FEBBRAIO

    "... Potrei definire 'The Hateful Eight' una versione de 'Le iene' in salsa western. Da Carpenter ho certamente ripreso uno stato di profonda paranoia che fa sottofondo e tre elementi cruciali: la neve opprimente, un gruppo costretto alla convivenza forzata e il fatto che tra loro serpeggi una grande sfiducia reciproca... Questo film è decisamente diverso dagli altri, perché è molto teatrale, il che significa basarsi su dei tempi molto più dilatati e rilassati del solito. Se il ritmo è compassato, il tono del film è invece molto vario, perché adoro giocare con i registri e i generi del cinema. Sono un giocoliere dei generi, credo sia uno dei miei più grandi talenti. Per questo film ho iniziato a scrivere con la consapevolezza di creare un western con atmosfere misteriose alla Agatha Christie, da giallo claustrofobico. Alla fine, quasi inconsciamente, è venuto fuori anche un certo gusto per l'horror. Questo effetto cumulativo è un pregio secondo me, soprattutto nei confronti del pubblico, che è libero di trovare nel film quello che cerca. Paga il prezzo per un film e poi ne guarda tanti messi assieme... 'The Hateful Eight' è scisso nettamente tra interno e esterno. Dentro l'emporio siamo nel bel mezzo di una grande partita a scacchi tra gli otto personaggi, dove ogni mossa è lenta e calcolata, almeno sino all'esplosivo finale. Una suspense ottenuta grazie anche alla pellicola 70 mm che mi ha permesso di mettere in evidenza i due piani teatrali presenti sullo schermo: la scena e la controscena, il primo piano e lo sfondo. Fuori, invece, c'è la tempesta che per me è un mostro vero e proprio. Una presenza inquietante impossibile da sfidare che aleggia su tutto e tutti, minacciando di divorare qualsiasi cosa. L'incombere della tempesta di neve, sempre più minacciosa, incide su tanti elementi visivi: la luce, i respiri, i volti dei personaggi... Questo film ha un vocazione politica molto meno spiccata rispetto a 'Bastardi senza gloria' e 'Django Unchained', infatti non vi era traccia di impegno sociale nelle mie idee iniziali. Poi è successo che i personaggi hanno iniziato ad avere una vita loro, ad esprimere opinioni proprie e quindi a scomodare una loro visone del mondo. E il loro era un mondo appena uscito dalla Guerra Civile americana, abitata da nordisti e sudisti, afflitta da contrasti razziali e scorie belliche. Poi c'è una cosa che accade spesso durante un film: si torna a casa, si leggono i giornali, si guarda la televisione e la realtà irrompe nella finzione cinematografica. Così tanti elementi reali sono per forza di cose entrati di prepotenza nel film".
    Il regista, sceneggiatore e soggettista Quentin Tarantino

    (The Hateful Eight; USA 2015; Thriller western; 167'; Produz.: The Wenstein Company/Columbia Pictures; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana The Hateful Eight

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    Celluloid Portraits:



    See SHORT SYNOPSIS

    Titolo in italiano: The Hateful Eight

    Titolo in lingua originale: The Hateful Eight

    Anno di produzione: 2015

    Anno di uscita: 2016

    Regia: Quentin Tarantino

    Sceneggiatura: Quentin Tarantino

    Soggetto: Quentin Tarantino.

    PREMI UFFICIALI e Riconoscimenti Vari:

    2016 - Premio Oscar

    Nomination Miglior attrice non protagonista a Jennifer Jason Leigh
    Nomination Migliore fotografia a Robert Richardson
    Nomination Miglior colonna sonora a Ennio Morricone

    2016 - Golden Globe

    Migliore colonna sonora a Ennio Morricone

    Nomination Migliore attrice non protagonista a Jennifer Jason Leigh
    Nomination Migliore sceneggiatura a Quentin Tarantino

    2016 - British Academy Film Award Nomination

    Miglior attrice non protagonista a Jennifer Jason Leigh

    Nomination Miglior sceneggiatura originale a Quentin Tarantino
    Nomination Miglior colonna sonora a Ennio Morricone

    2015 - National Board of Review Awards

    Migliori dieci film
    Miglior attrice non protagonista a Jennifer Jason Leigh
    Miglior sceneggiatura originale a Quentin Tarantino

    2015 - Critics' Choice Movie Awards

    Miglior colonna sonora a Ennio Morricone

    Nomination Miglior cast
    Nomination Miglior attrice non protagonista a Jennifer Jason Leigh
    Nomination Migliore sceneggiatura a Quentin Tarantino
    Nomination Migliore fotografia a Robert Richardson
    Nomination Miglior trucco

    2015 - Hollywood Film Awards

    Miglior cast

    Cast: Samuel L. Jackson (Maggiore Marquis Warren)
    Kurt Russell (John Ruth 'Il Boia')
    Jennifer Jason Leigh (Daisy Domergue)
    Tim Roth (Oswaldo Mobray)
    Walton Goggins (Sceriffo Chris Mannix)
    Demiàn Bichir (Bob 'Il Messicano')
    Michael Madsen (Joe Gage)
    Bruce Dern (Generale Sanford Smithers)
    Channing Tatum (Jody)
    James Parks (O. B.)
    Dana Gourrier (Minnie)
    Zoë Bell (Judy)
    Lee Horsley (Ed)
    Gene Jones (Sweet Dave)
    Belinda Owino (Gemma)

    Musica: Ennio Morricone

    Costumi: Courtney Hoffman

    Scenografia: Yohei Taneda

    Fotografia: Robert Richardson

    Montaggio: Fred Raskin

    Effetti Speciali: Mike Edmonson (supervisore)

    Makeup: Heba Thorisdottir

    Casting: Victoria Thomas (direttrice); Molly Tissavary

    Scheda film aggiornata al: 25 Marzo 2016

    Sinossi:

    Sette uomini e una donna condannata alla forca, uno di loro è un assassino che vuole uccidere tutti gli altri.

    Qualche anno dopo la fine della guerra civile, una diligenza è costretta a fermarsi nel cuore del Wyoming a causa di una tempesta di neve. Il cacciatore di taglie John Ruth e la sua prigioniera Daisy Domergue sono attesi nella città di Red Rock dove Ruth, noto da quelle parti come “Il Boia”, porterà la donna dinanzi alla giustizia, riscuotendo una taglia di 10.000 dollari. Lungo la strada incrociano due uomini che si uniscono a loro. Ma la tempesta infuria ed i quattro saranno costretti a fermarsi per cercare rifugio presso un emporio dove ad accoglierli troveranno altri quattro sconosciuti. Gli otto viaggiatori bloccati dalla neve si rendono presto conto che, forse qualcuno non è chi dice di essere e che, probabilmente, non sarà facile per nessuno raggiungere Red Rock.

    IN DETTAGLIO:

    Qualche anno dopo la Guerra civile americana, una diligenza si fa strada nel paesaggio invernale del Wyoming; i passeggeri, il cacciatore di taglie John Ruth e la latitante Daisy Domergue, sono diretti verso la città di Red Rock, dove l'uomo, meglio conosciuto come "il boia", consegnerà la ricercata alla giustizia. Lungo la strada, incontrano due sconosciuti: il maggiore Marquis Warren, un ex-soldato di colore dell'Unione divenuto un famigerato cacciatore di taglie, e Chris Mannix, un rinnegato del sud che sostiene di essere il nuovo sceriffo della città.

    A causa di una bufera di neve, i quattro ed il loro cocchiere, O.B., trovano accoglienza presso un rifugio di montagna, l'emporio di Minnie, dove ad attenderli non vi sono i proprietari ma quattro facce che non hanno mai visto prima. Bob, il messicano che dice di occuparsi del locale in assenza della proprietaria, in visita con il marito Sweet Dave da sua madre, è lì rintanato con il boia Oswaldo Mobray, con il cowboy Joe Gage e con il generale confederato Sanford "Sandy" Smithers. Ruth cerca di fare subito la conoscenza degli altri ospiti, capendo se si può fidare davvero di loro. Mannix invece è onorato di trovarsi alla presenza di Smithers dato che anche suo padre aveva combattuto la guerra di secessione, e il generale era una leggenda per tutti i sudisti. Nella stalla Warren aiuta il messicano a sistemare i cavalli, e qui iniziano a venirgli i primi sospetti sul fatto che qualcosa non quadri: gli sembra strano che Minnie e Sweet Dave abbiano lasciato l'emporio per andare dalla madre di lei, di cui lui non aveva mai sentito parlare, e per di più che l'abbiano dato in gestione proprio ad un messicano.

    Rientrati anche loro al caldo all'interno dell'emporio, iniziano le prime rivalità. Il generale non vuole parlare con Warren, in quanto suo ex avversario durante la guerra, e Chris vuole proteggere il vecchio combattente dalle molestie di quel "negro insolente". Si arriva alla sera, e la cena ( lo stufato cucinato con la ricetta di Minnie) viene servita in tavola. Durante questo momento si scoprono una serie di cose, entrambe su rivelazione di Warren: la prima riguarda la lettera scrittagli da Abraham Lincoln che lui diceva di tenere con sè e che è in realtà un foglio da lui falsificato per farsi beffe e guadagnarsi il rispetto dei bianchi, rivelazione che lascia offeso e ferito Ruth che credeva fermamente in questo aneddoto. La seconda riguarda il figlio di Smithers, morto misteriosamente anni prima. Dopo aver messo una delle sue pistole vicino alla poltrona del vecchio, Warren gli narra di come suo figlio avesse cercato di ucciderlo dopo la guerra insieme ad altri suoi compagni sudisti (dato che da parte dei confederati c'era una taglia sulla sua testa per aver distrutto con fuoco e fiamme un loro campo di prigionia dove era stato rinchiuso). Tenuto sotto minaccia da Warren, il giovane aveva pregato di risparmiargli la vita raccontandogli della storia della sua famiglia e rivelandogli quindi chi fosse il padre. A questo punto, divertito dalla sorte e terribilmente vendicativo, il maggiore lo aveva fatto spogliare nudo e costretto a camminare nella gelida neve fino al momento in cui, esanime, il figlio di Smithers non gli aveva chiesto una coperta. Per concedergli questo "privilegio", Warren lo aveva costretto a praticargli un fellatio prima di toglierli spietatamente la vita. A questo punto del racconto il generale afferra la pistola messagli di fianco e tenta di sparare al maggiore, che però lo precede e lo uccide. Ruth, Mobray e Mannix devono concordare sul fatto che, anche se architettata, è stata legittima difesa da parte del maggiore e quindi il cadavere del vecchio viene portato sul retro dell'emporio e la parentesi viene chiusa.

    Qualcosa è però accaduto mentre Warren provocava Smithers, qualcosa di cui solo Daisy si è accorta: qualcuno, visto solo dalla ragazza, ha avvelenato il caffè. Ovviamente la Domergue non dice niente su ciò. O.B. e Ruth sono i prima a berlo, e subiscono i brutali effetti dell'avvelenamento che gli provoca conati di vomito insanguinati, appena prima che anche Mannix ne ingurgiti un sorso. Mentre il cocchiere muore, Ruth stramazza a terra sopra alla sua prigioniera che gli afferra la pistola dalla cinta e lo finisce con un colpo in pieno petto. Ora Warren prende in mano la situazione, puntando le sue pistole contro Bob, Mobray, Gage e Mannix ed ordinandogli di rimanere con le spalle al muro. Disarma Daisy, che stava anche tentando di liberarsi dalla catena che la teneva legata a Ruth con la chiave recuperata dal cadavere, e getta la chiave nella stufa impedendogli di aprire il blocco della sua prigionia. Il maggiore decide poi di trovare alleanza da parte di Mannix in quanto è sicuro che lui non possa aver avvelenato il caffè dato che stava per berlo anche lui. Gli chiede quindi di accostarsi al suo fianco a tenere immobilizzati i tre sospettati, cedendogli una delle sue pistole ed iniziando a chiamarlo sceriffo. I due investigatori improvvisati iniziano a fare tutte le teorie di caso su chi di loro possa aver avvelenato il caffè incoraggiando ora quella che avevano creduto essere una paranoia da parte di Ruth: qualcuno di loro finge di essere qualcun altro per liberare la ragazza.

    Mannix punta su Gage, ma Warren è fin troppo insospettito da Bob. Non crede infatti che lui sia stato messo li a badare all'emporio da Minnie e Sweet Dave, ma che piuttosto gli abbia uccisi e nascosti da qualche parte per poi fingersi il gestore sostitutivo del posto. Il messicano gli dice però che aveva un alibi di ferro per non avvelenare il caffè, essendo stato seduto per tutto il tempo del suo discorso a Smithers davanti al pianoforte a tentare di suonare. Warren infatti gli dice che sa che lui non ha avvelenato il caffè, ma che probabilmente è in combutta con chi lo ha fatto. In più ci sono due dettagli che confermano qualcosa di sospetto: lo stufato di Minnie, fin troppo buono per non essere stato fatto da Minnie (che avrebbe potuto farlo solo quella mattina per farlo rimanere così ben cucinato), e la poltrona di Sweet Dave, su cui si è seduto ben più di uno di loro quella sera cosa che sarebbe stato impossibile in quanto l'uomo ( che era gelosissimo di quel suo posticino) avrebbe lasciato detto di non farci sedere nessuno. Scostando la coperta posata su quella poltrona, Warren fa ora scorgere una macchia di sangue che qualcuno aveva tentato di nascondere. Sicuro della colpevolezza di Bob, il maggiore lo crivella di colpi per poi fargli esplodere la faccia. Il nero capisce poi che può ottenere solo una confessione da Mobray o da Gage e minaccia così di versare il resto del caffè avvelenato nella gola di Daisy se uno dei due non si deciderà a parlare. A questo punto Gage confessa la sua colpevolezza.

    Mannix è entusiasta avendo capito fin da subito della colpevolezza del cowboy. L'entusiasmo viene però subito dopo spezzato, dato che c'è un'altra sorpresa per i due investigatori improvvisati: un altro giovane uomo è nascosto sotto le tavole del pavimento e tiene sotto tiro il maggiore. Preme il grilletto facendo esplodere i testicoli del nero, scatenando poi una reazione improvvisa da parte di Mobray (che si rivela ennesimo e terzo complice della faccenda) che recupera un arma nascosta nell'emporio e spara addosso a Mannix che però lo colpisce a sua volta. Gage è l'unico a non essere colpito in quanto disarmato. La situazione è: Mannix, Warren e Mobray feriti a morte, Gage indenne ma tenuto sotto tiro e Daisy incatenata al cadavere di Ruth.

    Con un incredibile salto temporale si ritorna a molte ore prima, alla mattina di quel giorno, per spiegarci che cosa è accaduto prima dell'arrivo dei due cacciatori di taglie. Una diligenza guidata da due amici di Minnie giunge all'emporio dopo aver offerto un passaggio a quattro pittoreschi personaggi, ovvero quelli che noi abbiamo conosciuto come Mobray, Gage e Bob insieme ad un quarto uomo (il ragazzo che sappiamo essersi nascosto sotto le tavole del pavimento) il cui nome è Jody. La banda entra all'interno del posto dove si trovano Minnie, indaffarata in cucina, le sue due serve di colore e il marito Sweet Dave, seduto sulla sua amata poltrona a giocare a scacchi con il generale Smithers, di sosta all'emporio. Dopo una serie di moine e lusinghe i quattro fanno fuori Minnie, Sweet Dave, i servitori e gli amici ma non il generale. Pensano infatti che la presenza del vecchio possa rendere molto più credibile lo scenario che vogliono costruire. Jody si occupa così di spaventarlo e di metterlo in guardia sul fatto di provare a parlare e a dire qualcosa in presenza di chi arriverà quella sera, ovvero Ruth. La banda infatti, di cui Jody è il capo, sta attendendo che il cacciatore di taglie faccia sosta all'emporio per coglierlo così di sorpresa e liberare Daisy, amata sorella di Jody. I quattro si disfano dei cadaveri fatti quella mattina gettandoli nel pozzo, nascondo le armi d'emergenza in vari punti del locale, poi si preparano e si mettono nelle posizioni sceniche attendendo l'arrivo di Ruth e Daisy. Arriva la diligenza, Jody si nasconde sotto al pavimento entrandoci da una botola disposta per raggiungere i sotterranei e Bob va ad accogliere gli arrivati. La banda non aveva certo previsto due cose fondamentali che sarebbero accadute: la bufera e, di conseguenza, i passaggi richiesti da Warren e Mannix che si sono così uniti alla faida diventandone due figure sostanziali con cui non scherzare.

    Si ritorna al presente. Warren è sdraiato sul letto con lo scroto distrutto, affianco a lui si trova Mannix, anch'esso ferito a morte, e dell'altro lato dell'emporio ci sono Mobray, il suo vero nome è Pete, e Gage, il suo vero nome è Grouch, seduti su due sedie mentre Daisy giace al suolo legata al cadavere di Ruth. Quello che sarebbe stato il futuro sceriffo di Red Rock e il cacciatore di taglie tengono le pistole puntate contro di loro e verso il pavimento, intimando a Jody di uscire disarmato allo scoperto. Il giovane, per amore della sorella che non ha intenzione di vedere morta, esegue quanto richiesto dai due ma fa appena in tempo a scambiarsi con Daisy un dolce sguardo che viene ucciso spietatamente da Warren. Immersa nelle sue urla di disperazione, la ragazza tenta di parlare con Mannix e di convincerlo a fare un accordo con lei: potrà prendersi il cadavere di Marco, il vero nome del messicano, e portarlo a Red Rock mentre lei e gli altri scapperanno verso il Messico. Per farlo dovrà prima però disfarsi di Warren. Quest'ultimo, trovando delle ragioni per farla considerare una proposta assurda a Mannix, gli ricorda che lui stesso ha spappolato con due colpi la testa di Marco e che quindi sarà notevolmente difficile identificarlo. Pete offre a questo punto il suo corpo, sapendo di essere destinato a morire per la ferita al ventre. Warren lo fa tacere crivellandolo di colpi, mentre Grouch afferra una pistola nascosta precedentemente sotto il tavolo e tenta di sparare verso i due, che però lo precedono e lo uccidono. A questo punto l'ultima rimasta è Daisy, e il maggiore punta la sua arma verso di lei. Ha però finito le munizioni ed è quindi impossibilitato nell'ucciderla. Warren si rivolge così a Mannix chiedendogli di passargli la pistola che gli aveva precedentemente dato. Il giovane non esegue però ciò che il nero gli ha chiesto, e si mette a parlare con Daisy. Le dice che ora immagina che lei, pur di salvarsi, gli cederebbe i corpi di tutti i suoi compagni defunti e la ragazza dice di si. Alzatosi a forza in piedi e recatosi verso di lei, Mannix (che sembrava voler acconsentire) dice di non crederle dato che lei, quando il caffè era stato avvelenato, non aveva fatto niente per impedire che anche lui lo bevesse (poi la sorte lo aveva salvato).

    Stremato e con la ferita aperta, il ragazzo si lascia grottescamente andare allo svenimento. A questo punto Daisy non si fa perdere d'animo: trascinandosi il cadavere di Ruth appresso si sposta a tentoni verso una colonna dell'emporio dove sono appesi una serie di machete. Ne afferra uno, amputa il braccio incatenato di Ruth e si appresta a recuperare una pistola mentre Warren, immobilizzato nel letto, esorta al risveglio lo svenuto Mannix. Questo fa appena in tempo a rinsavire e ad impedire che la ragazza spari al collega, ferendola con un colpo dell'arma. A questo punto si prepara a finirla ma Warren gli dice di aspettare, dato che devono completare l'obiettivo di Ruth che era quello di farla impiccare (come da sua tradizione con i criminali che faceva prigionieri).

    I due uomini "dalla parte della legge", con le ultime forze che hanno, appendono così la sventurata criminale per il collo e la issano di peso su una delle travi dell'emporio per poi tirare la fune dalla loro parte e condurla così sadicamente alla propria fine. Accasciati entrambi sul letto, i due si trovano ad aspettare insieme la morte. Nei loro ultimi attimi Mannix chiede a Warren di fargli vedere la famosa lettera di Lincoln. Il maggiore acconsente, porgendola al giovane che la legge con enfasi e ad alta voce. Entrambi si commuovono nel finale della lettera: "ora devo andare, la mia cara Mary (moglie di Lincoln) mi sta chiamando...". Mannix si complimenta con Warren per il tocco di classe finale, e il maggiore lo ringrazia.

    SHORT SYNOPSIS:

    In post-Civil War Wyoming, bounty hunters try to find shelter during a blizzard but get involved in a plot of betrayal and deception. Will they survive?

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    SEMPRE PIU' BASTARDI, SEMPRE PIU' SENZA GLORIA E PER DI PIU', STRACARICHI DI ODIO QUANTO UN OTRE DI VINO. LE NUOVE IENE DI QUENTIN TARANTINO OGGI GIOCANO NEL FAR WEST. GIOCANO PESANTE, SUONANDO LA TARANTINIANA TARANTELLA CHE DA SEMPRE NON RINUNCIA ALLO SPLATTER, PUR ABBRACCIANDO UN POKER DI PIU' GENERI CINEMATOGRAFICI: E LO SPAGHEETTI-WESTERN CEDE IL PASSO AD UNA SORTA DI PAELLA MULTIETNICA, TRA THRILLER, NOIR, HORROR E... TORMENTONE POLITICO

    Premessa: Per una lectio tarantiniana occorrono pazienza e tolleranza:

    "Siccome non riuscirò a fare tutti i film che vorrei, ogni volta mi rendo conto che alla fine faccio cinque film in uno. In questo caso sapevo che volevo realizzare un western, ma mentre scrivevo si sviluppava anche un giallo alla Agatha Christie, e dopo che l'ho montato mi sono reso conto che avevo realizzato anche un horror". Questo è Quentin Tarantino. Uno che manca del senso della misura e se ne vanta.

    Intendiamoci, Tarantino è un conoscitore della settima arte di prim'ordine. Ed è pure un esperto manipolatore: delle meravigliose fonti che conosce, che ama, e di cui non riesce e non vuole fare a meno, anche pur sapendo di andare incontro a fatali overdose. C'è chi lo chiama tocco di stile - e non vi è dubbio che lo sia! - ma a forza di 'pasticciare' non sempre il gusto ci guadagna. Il tormentone, per quanto interessante possa essere l'argomento, per di più addomesticato su più registri - per quanto cadenzato in capitoli che fanno la corte all'attenzione, alla pazienza e alla tolleranza dello spettatore - finisce per disgregarsi in una pantomima slavata anche su un palcoscenico-mattatoio come questo dell'emporio di Minnie. D'altra parte, inutile incensare la cornice con il formato in 70 mm. quando perla preclusa alla grande distribuzione del film.

    Capitolo 1: L'omaggio agli spaghetti-western di Sergio Leone prima di

    andare oltre

    The Hateful Eight vale la poesia dei suoi inizi. Una sorta di prologo giocato sul simbolismo della natura ambientale, declinato su svariati, incantevoli scorci di un Wyoming abbondantemente innevato, in odore di bufera in arrivo. In tutti i sensi!

    A troneggiare è quel volto di Cristo ligneo sulla Croce che dice tutto in un solo lunghissimo e profondo piano sequenza, prima che si possa allargare il campo visivo fino a scorgere qualcosa in avvicinamento sul lato sinistro. E la scansione in capitoli ha inizio con quella che si annuncia come 'l'ultima diligenza per Red Rock'. Il primo incontro dà il là alle corde tensive di un western in piena regola, generosamente condito sulle acuminate e provocatorie schegge di una sceneggiatura potenzialmente incendiaria quanto la dinamite. L'autocontrollo è l'arma consigliata nell'interesse collettivo, così i primi protagonisti accettano come provvisoriamente valido il biglietto da visita incluso nelle inquisitorie presentazioni di rito.

    Capitolo

    2: Poi... creò la donna! Quale donna!? E si seppe subito in che lingua avrebbero parlato!

    Se per molte cose occorrerà attendere a tempo debito, per sapere che lingua stiamo parlando in The Hateful Eight è presto detto. In questo mondo di cacciatori di taglie, di una giustizia fatta di cappi al collo sulla prima forca utile, di boia orgogliosi del proprio infausto compito al di là del riscontro di un autentico rispetto delle regole, di bande assassine contrapposte, dell'imperante fede nell'occhio per occhio, dente per dente, beh, in questo mondo di uomini arroventati nel fuoco dell'odio come iene, tra il 'nero carboncino' Maggiore Marquis Warren di Samuel Jackson e il cacciatore di taglie John Ruth di Kurt Russell, c'è lei: la prigioniera Daisy Domergue di Jennifer Jason Leigh. L'eccellente trittico dei primi protagonisti, Jackson-Russell-Leigh, che tiene banco ancor prima che si infittiscano le file con le altre iene di scena,

    tra cui l'Oswaldo Mobray di Tim Roth, lo Sceriffo Chris Mannix di Walton Goggins, il Generale Sanford Smithers di Bruce Dern, il Bob di Demiàn Bichir e il mandriano di Michael Madsen. Non si sono ancora scaldati i motori quando arriva un primo pugno in pieno viso alla prigioniera in attesa della forca, un'impavida irriverente in grado di incassare colpi meglio di un pugile sul ring, e di giocare beffardamente con il proprio sangue, versato da sotto le tumefazioni già collezionate nel percorso. Ma non è che il primo tra i molti altri round.

    Capitolo 3: Una sosta obbligata all'emporio di Minnie. Il palcoscenico teatrale dove i generi si mixano tra loro sul latte versato, ad oltranza, e 'macchiato' come si conviene ... di marca politica

    Lasciando serpeggiare liberamente sul campo la faccenda dell'annosa questione di marca politica schiavista (già avviata da Tarantino con Django) tra neri e bianchi all'ombra militare

    della Guerra Civile tra Nordisti e Sudisti - per la quale una sedicente amichevole lettera di Abrahm Lincoln per un nero in un mondo di bianchi negli Stati Uniti può fare la differenza - date circostanze e tempi epocali di percorrenza, chiunque si guarda alle spalle, e non è mai abbastanza. In un mondo come quello, le nuove presentazioni di rito lasciano ormai capire a chiare lettere che nessuno è chi dice di essere, ma la matassa si intrica sempre più: al punto che, come in teatro, l'emporio di Minnie si trasforma in palcoscenico unico dove è di scena un'inquisitoria investigativa alla Agatha Christie (con specifica allusione anche alla pièce Caffè nero oltre al classico Dieci piccoli indiani). Tra le righe comincia ad occhieggiare una sorta di giallo sulla sospetta assenza di Minnie dal suo emporio e del suo nuovo, temporaneo, alquanto improbabile sostituto messicano. Tracce, indizi e certezze,

    tradiscono la bugia, tra cui un cartello notoriamente affisso nell'emporio che ne vietava l'accesso a cani e messicani, prima che venisse tolto due anni prima a seguito della tolleranza accordata... solo ai cani. Pungenti allusioni che non difendono da inevitabili rese dei conti, ogni volta che la gragnola di battute inquisitorie a raffica atterra giusto in tempo per smascherare false identità.

    Capitolo 4: Il palcoscenico-mattatoio domina una colonna sonora a scomparsa

    E la tensione monta, a cavalcioni di svariate violenze, di cui è sempre più spesso vittima, paradossalmente incurante - tanto quanto basta a montare sempre più i sospetti su di lei riguardo ad un qualche inedito segreto - la nostra condannata alla forca Daisy/Leigh, unica iena al femminile in un covo di iene al testosterone dalla mano lesta e pesante. E' dopo un altro colpo ben assestato in pieno volto con il calcio della pistola a suo carico che

    si ha l'impressione di trovarci più sul set de L'esorcista che non su quello di un film western. L'horror è servito e fa da apripista ad uno splatter insistito tanto quanto il logorroico copione delle nostre iene, ormai diminuite di numero, e con il livello di odio nel sangue sempre più alto. La carneficina ha già intrapreso l'inevitabile discesa verso la valle del tormentone e le argomentazioni sulla natura della giustizia suonano ormai fuori luogo. Ma i nuovi bastardi tarantiniani non sono in cerca di giustizia, nè di verità, nè di gloria, hanno solo tanta sete: di pura vendetta. Sono consapevolmente senza speranza e si dimenano senza successo tanto quanto i tentativi di vana autodifesa da parte dei malcapitati carpenteriani di fronte all'identità aliena de La cosa. Di fronte a tanto scempio, persino la colonna sonora (imperante all'inizio e già discretamente frammentata in corso d'opera), si fa definitivamente da parte

    fino a scomparire.

    Epilogo:

    L'epilogo pecca infine di ridondanza nella ridondanza. Inutile voler spiegare ulteriormente quel che è già ampiamente spiegato e chiaro come il sole. Sporco e sanguinolento quanto si vuole, ma chiaro. Il tratteggio finale con ralenti, intermezzi di voce fuori campo e fermo immagine, mentre apre il varco al riavvolgimento della pellicola per dar spazio ad uno scarto temporale - in un ritorno sui propri passi per richiamare sullo schermo quanto realmente avvenuto quella stessa mattina, ore prima l'arrivo delle nostre iene - suona come una formula equivalente al voler girare il coltello nella piaga, fino all'ultima goccia di sangue, per il gusto di farlo. Anche se, per qualche momento, ci si riaggancia allo stile in punta di candida suspense declinata sui tensivi primissimi piani leonini dello spaghetti-western iniziale. Almeno in tutt'altro contesto, un altro cacciatore di taglie, per quanto di replicanti, aveva provato un rigurgito di rimorso per

    aver sparato nelle spalle ad una donna, qui, in The Hateful Eight, non solo non c'è neppure l'ombra di un rimorso, c'è, di contro, un insano compiacimento quando si fa di peggio.

    Persino i lupi hanno un loro codice 'etico', le iene di Tarantino non saprebbero neppure dove cercarlo e quand'anche lo trovassero non saprebbero proprio di che farsene.

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO di THE HATEFUL EIGHT

    Links:

    • Quentin Tarantino (Regista)

    • Channing Tatum

    • Samuel L. Jackson

    • Walton Goggins

    • Kurt Russell

    • Tim Roth

    • Jennifer Jason Leigh

    • Demiàn Bichir

    • Zoë Bell

    • Bruce Dern

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    Galleria Video:

    The Hateful Eight - trailer 2

    The Hateful Eight - trailer

    The Hateful Eight - trailer (versione originale)

    The Hateful Eight - clip 'Got room for one more'

    The Hateful Eight - clip 'Frontier justice'

    The Hateful Eight - clip 'You all saved me'

    The Hateful Eight - clip 'My life story'

    The Hateful Eight - featurette 'Jackson, Russell, Jason Leigh' (versione originale sottotitolata)


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