(Nessuno si salva da solo; ITALIA 2015; Drammatico; 100'; Produz.: Indiana/Rai Cinema/Wildside/Alien; Distribuz.: Universal Pictures International Italy)
Delia (Jasmine Trinca) e Gaetano (Gae) (Riccardo Scamarcio) sono stati sposati e hanno due figli, Cosmo e Nico. Da poco tempo vivono separati, lei ha tenuto la casa con i bambini, lui vive in un residence. Delia, che in passato ha sofferto di anoressia, è una biologa nutrizionista, Gaetano è uno sceneggiatore di programmi televisivi.
Delia e Gae si incontrano per una cena in un ristorante, devono apparentemente discutere dellâorganizzazione delle vacanze dei loro figli... ma presto capiamo che quellâincontro servirĂ ai due protagonisti per compiere un viaggio dentro la loro storia dâamore e scoprirne le ragioni della fine.
La cena occupa lâintero svolgimento del film, ma attraverso una serie di flash back, viene ripercorsa la vita di Delia e Gaetano, dallâentusiasmo dei primi anni di vita in comune, lâamore, la passione, ai primi problemi e frustrazioni reciproche che hanno cominciato ad allontanarli, fino alla separazione.
Sia Delia che Gae sono stati condizionati dai difficili rapporti avuti con i genitori. Delia ha molto sofferto quando la madre, Viola, ha abbandonato lei e il padre, un medico morto da tempo. Gaetano si è sempre sentito incompreso dal padre, Luigi, che non è riuscito a infondergli autostima.
I conflitti tra Delia e Gae hanno un influsso negativo anche sui figli, in particolare su Cosmo, che diventa un bambino molto sensibile e insicuro. Durante una festa organizzata per il compleanno di Cosmo, Gaetano conosce Matilde, una giovane animatrice; Matilde e Gaetano cominciano a frequentarsi e in breve diventano amanti. La relazione viene scoperta nel piĂš tragicomico dei modi: Matilde e Gaetano si baciano in un parco senza curarsi della presenza dei figli di lui, e Nico racconta il fatto alla madre.
Un altro episodio che ha fortemente influito sui rapporti tra Delia e Gaetano è stato lâaborto a cui Delia è stata costretta quando era incinta del terzo figlio. Il dentista, allâoscuro della gravidanza, aveva fatto radiografie senza protezione, cosĂŹ si era reso necessario lâaborto per evitare pericoli di malformazioni...
Quando Delia e Gaetano decidono di separarsi, la vita continua a essere difficile per entrambi. Delia rischia di ricadere nellâanoressia; è cosĂŹ nervosa che arriva a sfogare la sua ira contro Cosmo, un giorno in cui era irritata dal mancato arrivo di Gaetano che, sommerso dal lavoro, non può venire a prendere i figli per trascorrere con loro la domenica.
Al termine della cena Delia e Gaetano vengono avvicinati da una coppia di anziani, Vito e Lea, sorridenti, bizzarri, nonostante lâetĂ ancora innamorati... Vito li ha osservati a lungo durante la cena e ne ha percepito i problemi. Vito confida loro di essere malato di cancro e chiede a Delia e Gae di pregare per lui perchĂŠ, sostiene, ÂŤnessuno si salva da soloÂť...
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Eppure lâidea del titolo è cosĂŹ bella: nessuno si salva da solo. Nella coppia câè sempre bisogno lâuno dellâaltro. Implica, questo splendido titolo, lâidea della necessitĂ dellâindividuo alla consapevolezza che è necessario sorreggersi allâaltro e viceversa per andare avanti. E la bellezza del film si limita alle parole scritte quindi sulla locandina. PerchĂŠ le parole, che pur sono il pane quotidiano della scrittrice Margaret Mazzantini, che adatta un suo stesso omonimo romanzo, sono prive di senso allâinterno di un film vacuo per ogni tematica che mette in scena, scandagliando le esistenze di Gaetano e Delia. Si incontrano a cena, borghesi, compassati â almeno in apparenza â ormai separati, per discutere delle vacanze dei figli, e si vomitano addosso qualsiasi dolore del loro rapporto. Con sostenuti e ammorbanti flashback di una vita di coppia che si riduce allâarco di una decina dâanni. Una trama abusata, ma in fondo sempre attuale, che
ha generato pagine e pagine di amori dolorosi sia nella letteratura che nel cinema. Di esempi se ne possono fare molti, ma è forse doveroso limitarsi allâessenziale in questo sciabordio di liquame di arroganza borghese pseudo-intellettuale e il ricordo e il desiderio di un amore per il cinema, che alla vista della pellicola di Sergio Castellitto svanirebbe per chiunque, rimandando ad unâopera di convincente semplicitĂ e buona espressione cinematografica che si limita ai canoni della convenzione di qualitĂ : The Happy Ending di Richard Brooks con lâallora moglie (anche in quel caso una coppia nella vita che lavora insieme ad unâopera sulla fine di un amore) Jean Simmons â signor regista e sceneggiatore e fine attrice dei tempi che furono che in questo caso si beccò anche la sua seconda candidatura agli Oscar â e John Forsythe â futuro patriarca di Dynasty. Anche quello era un film sulla fine di un
matrimonio e anche quello finisce con uno sguardo. Sincero. Doloroso. Onesto. E anche lĂŹ si parlava di borghesia dal punto di vista di una borghesia, attenta a raccontare se stessa, forse anche con un pizzico di lungimiranza. Poi ci sarebbe un dimenticato film con Shirley MacLaine, che le valse nel 1971 un premio come migliore attrice al Festival di Berlino, di Frank D. Gilroy: Desperate Characters, da un romanzo della riscoperta scrittrice Paula Fox (nonna biologica di Courtney Love, ma questa è unâaltra storia, certo altrettanto dolorosa) ⌠ma no, si potrebbe andare avanti per pagine e pagine con titoli e titoli e qui si deve essere per una volta sintetici e dire che il film di Sergio Castellitto alla regia e di Margaret Mazzantini alla sceneggiatura è di una volgaritĂ emotiva non solo sconcertante, ma offensiva, disgustosa, riprovevole, sguaiata ⌠schifosa. Dialoghi che non sono dialoghi, dove anche
la grammatica, quel poâ che ne è rimasta, è messa a dura prova. Una parodia involontaria che lascia spazio a cento infiniti minuti di totale abbandono a qualsivoglia senso di logica, dove tutto è banalizzato in una pochezza di umanitĂ che sancisce tutta lâarroganza di una coppia (quella dei due protagonisti, specchio del regista e della sceneggiatrice) che se la crede troppo, snob, fastidiosamente piena di sĂŠ, incapace di raccontare qualcosa che sia vero. I due ricchi autori, a cui è in parte affidata la sorte del nostro cinema, e a gente come loro, raccontano la storia di una giovane donna, che è stata anoressica perchĂŠ â poverina â deve rovinarsi la vita e rovinarla agli altri, perchĂŠ la madre tradiva il padre ed era troppo figa e non indossava costumi da bagno che la coprissero adeguatamente, mentre lui vuole fare lo scrittore ed è figlio di due hippy fuori
moda ridicoli, ma poveraccio è costretto a âvendersiâ alla televisione e alle biografie sui santi, a prendere soldi dal padre e a vivere della pochezza dellâodore di ciucci e pannolini della sua famiglia (nel frattempo hanno fatto due figli) e del troppo ammorbidente che lei usa per i panni lavati in lavatrice. Giustamente come può raccontare uno scrittore la vita se vive nella realtĂ del mondo di noi poveri comuni mortali?! Qui, Castellitto e Mazzantini, non sanno di quello di cui stanno parlando o sono troppo spocchiosi e snob, o meglio arroganti, sĂŹ arroganti, unâarroganza che viene dalla supponenza, dalla maleducazione di chi possiede tutto e vive nel proprio mondo senza nemmeno sforzarsi di capire quello vero, per credere che soltanto a loro e a gente del loro censo economico e della loro (creduta) levatura intellettuale è permesso potere illuminare la povera plebe ignorante che non appartiene al loro giro.
E la disprezzano pure ovviamente, magari proprio quella che paga il biglietto per vedersi i loro film, che lo hanno pagato col denaro guadagnato alzandosi presto al mattino e andando al lavoro. E poi offendono chiunque: dai malati di Alzheimer, ai gay, ai genitori dei gay, a chi ha sofferto o soffre di anoressia, a chi è figlio di genitori separati, a chi abortisce, a chi ha semplicemente una madre figa. PerchĂŠ chiunque ha avuto una madre bella è destinato allâanoressia! In sostanza vengono blaterate cose che non sembra siano conosciute e/o comunque approfondite, ma solo elencate come la lista della spesa, che la gente comune utilizza solo per appuntarsi le necessitĂ da acquistare, e il duo Castellitto â Mazzantini manda al macello i suoi due primi attori, Riccardo Scamarcio, che dovunque viene messo fa sempre lo stesso ruolo, e Jasmine Trinca, che sussurra o grida, affidando a lei le
battute piĂš infelici del âcopioneâ. Senza badare agli errori cronologici, tanto per dirne uno, i flashback degli anni passati con sullo sfondo stralci dellâedizione dellâultimo Festival di Roma con tanto di locandine di film visibili (Trash e Soap Opera, che per inciso sembrano in confronto due film di Bergman e Woody Allen del periodo migliore). Castellitto pensa che manco a questo sappiamo arrivare? Però il product placement bello evidente con la copertina della ristampa giusta di Non ti muovere, risalente al 2004, quella è precisa e in bella evidenza sullo scaffale della libreria dove Gaetano e Delia vivono una delle prime fasi dellâinnamoramento.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Universal Pictures International Italy e Silvia Saba (SwService)