I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’ - RECENSIONE - VINCITORE del LEONE D'ARGENTO per la 'Miglior Regia'; della COPPA VOLPI per la 'Migliore Interpretazione Maschile' (Themis Panou) alla 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica - Premio Arca Cinema Giovani come 'Miglior Film'; Premio Fedeora come 'Miglior Film dell’area Euro-Mediterraneo' - Dal 31 OTTOBRE
"Da qualche parte, vicino al centro della città , colorati palazzi creano un mondo grigio. L'insopportabile quiete della routine quotidiana è spezzata dal suicidio di una ragazzina. Simbolo di tutti quei bambini costretti a sottostare alle regole di una società dura e senza speranza, la ragazzina e il suo gesto mettono a nudo e rivelano ogni tipo di sfruttamento e di manipolazione che si compie all'interno di quel sistema che alcuni si ostinano ancora a chiamare 'famiglia', in cui un padre che impone ordini e funzioni di ogni componente esercita il proprio potere per vie non differenti da quelle usate da chi manipola la società . Mi chiedo sempre chi ha il potere: colui che colpisce o chi invece sente il dolore? La violenza più dura è quella del silenzio e del non detto."
Il regista e co-sceneggiatore Alexandros Avranas
(Miss Violence; GRECIA 2013; Drammatico; 99'; Produz.: Faliro House Productions/Plays2place Productions con il sostegno di Greek Film Center; Distribuz.: Eyemoon Pictures)
On her birthday, 11-year-old Angeliki jumps off the balcony to her death with a smile on her face. An investigation is started as to the reason for this apparent suicide, but the family keeps insisting that it was an accident.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
“La violenza più dura è quella del silenzio e del non detto†Alexandros Avranas
E’ di scena una sorta di estatica contrazione emotiva collettiva. Una comprensibile, possibile, reazione, per non impazzire, o per non suicidarsi. Esattamente come invece ha fatto, proprio nel giorno del suo undicesimo compleanno, Angeliki (Chloe Bolota). E il regista e sceneggiatore greco Alexandros Avranas (Without) - erede artistico dell’austriaco regista Michael Haneke, ben più noto, oltre che più stilisticamente ‘espansivo’ e dichiarato - solidale con il dramma ‘crittografato’ dai protagonisti, adotta la stessa strategia del non dire e del non manifestare, per la maggior parte del film, per quanto si intuisca che c’è qualcosa di distorto, di altamente disfunzionale, in quella famiglia allargata con un solo ed unico patriarca. Disfunzionalità e distorsione che, si dice, vorrebbe essere anche una metafora sulla situazione attuale in Grecia.
L’inizio è cinematograficamente da manuale, per il tocco di stile di riprese: un
silente ed efficace pentagramma per una speciale sinfonia della tragedia. I simboli visivi poi, abbondano: quella porta bianca chiusa su cui indugia la macchina da presa è solo uno dei vari, che spuntano in piani sequenza, e/o fissità di sguardi, di cui si fregia il film. E quella porta chiusa dice tanto quanto l’espressione inebetita e distante mille miglia della moglie, madre e nonna (Reni Pittaki) che sa, subisce, ma non dice mai niente, e prende mentalmente ed emotivamente le distanze da quel che si percepisce come una vera e propria voragine interiore, magari accendendo la TV: il programma sui primati non è stato scelto a caso, ma lo spettatore è ancora troppo sbigottito e disorientato da questo pseudo normalità , ovattata anche in coda al suicidio di una delle ragazzine di casa. Solo molto più avanti sarà rivelato a chiare lettere il motivo di quel gesto estremo - ma a
quel punto ormai la violenza sottesa ha già mostrato il proprio volto - anche quello consumato in silenzio e nel cono d’ombra di queste presenze, familiari, assenti e distratte. Un gesto estremo che è stato l’unico ‘gesto di ribellione’ dell’intera ‘famiglia’, a parte quello finale non mostrato, ma ampiamente intuito, accompagnato da un vago sorriso, motivo di ritorno sull’epilogo di tutta la storia (da parte di Eleni e della madre).
Da rimarcare la scelta di riprendere dall’alto i familiari che uno ad uno raggiungono la suicida spalmata sul selciato, dove allo spettatore si lascia guardare una pozza di sangue che, scartando dal rosso naturale, a sua volta, sembra voler passare inosservato, assumendo una dominante nuance grigiastra: un po' come il bianco e nero di Alfred Hitchcock (Psycho ma non solo). Immagine talmente iconica da essere scelta anche per il poster stesso del film. Ma i tocchi autoriali nelle riprese del
film, si inanellano l’uno dentro l’altro: anche la stessa sequenza del suicidio, catturata in una sorta di tragica soggettiva, inesorabile, declinata sull’incisivo scorrimento di piani e finestre, rapisce mentre sconvolge. Con un lutto del genere qualsiasi famiglia normale avrebbe mostrato ben altre emozioni e ben altro comportamento. Invece, anche la più grande, Eleni (Eleni Roussinou), di nuovo incinta, mantiene un genere di sensibilità da automa, eseguendo alla lettera quanto richiesto da questo inquietante ‘padre-padrone’ gentile ed affabile - ma anche manesco ed inflessibile quando non ubbidito - quanto manipolatore e, come avremo modo di scoprire presto, tragicamente perverso: ruolo che è valso all’interprete Themis Panou la Coppa Volpi alla ‘Migliore Interpretazione Maschile’, mentre il film stesso è stato premiato con il Leone D’Argento alla Migliore Regia alla 70° Mostra del Cinema di Venezia.
Un muro di omertà invalicabile dall’esterno e senza grandi possibilità o occasioni per essere scalfito. Un ‘congelamento emotivo’
che spiazza ed allarma ancor prima della sconcertante rivelazione che si lascia comunque intuire, mentre filtra, in un lento fluire, la terribile verità . Sensazionale il finale, che ancora gioca sulla negazione dei fatti e delle emozioni, chiudendo ancora una volta una porta - questa volta la principale - e dove il silenzio tombale che accompagna i titoli di coda, si erge come il più potente brano di sceneggiatura dell’intera vicenda. Vicenda che, per quanto faccia male solo a pensarlo, pare ispirata a fatti realmente accaduti.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Eyemoon Pictures, lo Studio PUNTO&VIRGOLA e Inter Nos Web Communication.