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    Home Page > Movies & DVD > Joe

    JOE: IN BILICO TRA UN ARCHETIPO WESTERN DEGLI STATI UNITI DEL SUD E LA NUOVA AMERICA DELLE PICCOLE CITTA' IL REGISTA TEXANO DAVID GORDON GREEN PORTA NICOLAS CAGE AD IMMERGERSI IN UN PERSONAGGIO COMPLESSO E INAFFERRABILE

    Dalla 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica - RECENSIONE ITALIANA IN ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG, (www.variety.com) - Dal 16 OTTOBRE

    "Joe è la storia degli ultimi resti dell’era dei cowboy, quando era accettabile distruggere un bar con una sparatoria, vivere secondo le proprie leggi e comandare le donne. Intorno a Joe Ransom il mondo è cambiato e lui non riesce proprio ad adattarsi al cambiamento. Volendo presentare la giustapposizione del nostro personaggio con questo mondo, ho cercato di trovare un equilibrio fra elementi del genere western, archetipi degli Stati Uniti del Sud e un pizzico di America moderna delle piccole città. Quel che rende Joe affascinante è l’impossibilità di metterlo a fuoco. Il protagonista non è una ma tante cose diverse. È stato in carcere, ha ucciso, ha pianto fra braccia di donne e ha lavorato sodo per tutta la vita. L’equilibrio di questo conflitto di carattere ricorre in tutti gli elementi del film. La musica è lirica ma minacciosa, le location sono rustiche ma piene di luce. Lo spirito della pellicola è questo andirivieni, personaggi compresi. Joe incontra un ragazzo di nome Gary. Il suo personaggio è colto in un momento in cui può diventare buono o cattivo. Fare scelte furbe e sottrarsi a una brutta situazione o soffrire nonostante la sua natura positiva. Gary è il fulcro di questo andirivieni e la sua bontà dipende dal percorso personale di Joe verso la redenzione".
    Il regista David Gordon Green

    (Joe; USA 2013; Drammatico; 117'; Produz.: Worldview Entertainment /Dreambridge Films /Muskat Filmed Properties/Rough House; Distribuz.: Movie Inspired)

    Locandina italiana Joe

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    Celluloid Portraits:



    See SHORT SYNOPSIS

    Titolo in italiano: Joe

    Titolo in lingua originale: Joe

    Anno di produzione: 2013

    Anno di uscita: 2014

    Regia: David Gordon Green

    Sceneggiatura: Gary Hawkins

    Soggetto: Da un romanzo di Larry Brown.

    Un avvincente connubio di amicizia, violenza e redenzione esplode nei selvaggi boschi del sud in questo adattamento del romanzo di Larry Brown, celebrato per il suo coraggio e per il suo messaggio profondamente toccante. Il film riporta Nicolas Cage alle sue radici di cinema indipendente nel ruolo principale dell’ex detenuto Joe Ransom, un uomo collerico con una vita dura alle spalle che sta solo cercando di dominare il suo istinto a cacciarsi nei guai. Ma poi Joe incontra un ragazzino sfortunato che risveglia in lui un fiero protettore dal cuore tenero. Da una sceneggiatura di Gary Hawkins, Joe si basa sul romanzo del compianto Larry Brown, l’ex pompiere del Mississippi celebre per la sua narrazione potente e goticheggiante e per i temi universali dell’onore, della disperazione e della rettitudine morale.

    Cast: Nicolas Cage (Joe Ransom)
    Tye Sheridan (Gary)
    Sue Rock (Merle)
    Heather Kafka (Lacy)
    Ronnie Gene Blevins (Willie)
    Robert Johnson (poliziotto)
    Adriene Mishler (Connie)
    Erin Elizabeth Reed (Cathy)
    Ulysses Lopez (poliziotto)
    Brenda Isaacs Booth (Madre Jones)
    Aaron Spivey-Sorrells (Sammy)
    Anna Niemtschk (Dorothy)
    Dana Freitag (Sue)
    Spiral Jackson (Fattore)
    Gary Poulter (Padre di Gary)
    Cast completo

    Musica: Jeff McIlwain e David Wingo

    Costumi: Karen Malecki e Jill Newell

    Scenografia: Chris L. Spellman

    Fotografia: Tim Orr

    Montaggio: Colin Patton

    Effetti Speciali: Everett Byrom III (coordinatore effetti speciali); Justin Paul Warren (supervisore effetti visivi)

    Makeup: Jacenda Burkett (capo dipartimento makeup); Bridget Cook (capo dipartimento acconciature)

    Casting: Karmen Leech e John Williams

    Scheda film aggiornata al: 22 Ottobre 2014

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Joe Ransom (Nicolas Cage) ha un'esistenza difficile e beve in maniera pesante. Le sue attività quotidiane offrono scorci di un matrimonio fallito, di figli abbandonati e di relazioni che non hanno niente di romantico. Nonostante la sua condotta irresponsabile, Joe lavora tutto il giorno ed è impegnato ad abbattere gli alberi di una foresta quando si imbatte nel quindicenne Gary (Tye Sheridan) e nel padre alcolizzato Wade. Per allontanare Gary dalla violenza di Wade e farlo crescere "bene", Joe decide di assumerlo come suo aiutante e insegnargli come comportarsi.

    SHORT SYNOPSIS:

    An ex-con, who is the unlikeliest of role models, meets a 15-year-old boy and is faced with the choice of redemption or ruin.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    IL VERISMO DI NICOLAS CAGE CON 'JOE', FORSE IL PERSONAGGIO PIU' COMPLESSO ED INTENSO DI TUTTA LA SUA CARRIERA FINO AD OGGI, IN UNA RISOLUZIONE DA OSCAR, INCONTRA NEL GIOVANE E GIA' TALENTUOSO TYE SHERIDAN, IL GIUSTO CONTRALTARE PER UNA STORIA DEL PROFONDO SUD DEGLI STATI UNITI, LA CUI FAMILIARITA' PER GENERE E TEMA CON ALTRI TRACCIATI IN CELLULOIDE, SCOMPARE DIETRO LA MACCHINA DA PRESA DEL REGISTA DAVID GORDON GREEN (MIGLIOR REGIA A BERLINO PER 'PRINCEAVALANCHE'), UN OCCHIO INSAZIABILE DI BRANI DI VITA VISSUTA DI VISCERALE SCHIETTEZZA

    L'avreste detto che Nicolas Cage odia la parola recitare?! Vi pare un paradosso? Vi assicuro di no. E' semplicemente che Nicolas Cage non mira alla finzione, bensĂŹ ad un'esperienza vera e propria ogni volta che deve calarsi nel personaggio di un film. Un'esperienza che abbia e trasmetta il sapore genuino e sincero di chi sperimenta sensazioni ed emozioni direttamente sulla propria pelle, traspirando da

    ogni poro di attore ciò che prova il personaggio. Il suo è un approccio in presa diretta, all'altezza di un'esperienza reale, non di finzione. E potete credermi sulla parola che in questo suo Joe l'attore scompare per fondersi in una storia americana da profondo Sud incredibilmente catalizzatrice proprio perchÊ verace, autentica nelle emozioni, nelle perseveranti sofferenze inflitte da ferite profonde, vecchie o nuove, dei singoli personaggi, cosÏ come nella tessitura sociale in cui si nutrono. In questo Joe, cangiante nelle piÚ profonde ed intense venature di un carattere inafferrabile e complesso che ne fa comprendere, tra ricadute e tentativi falliti miseramente, tutto lo sforzo nel cercare di arginare i devastanti effetti collaterali del suo personale codice di condurre rapporti interpersonali in circostanze critiche, ritroviamo accresciuta di segno, la superba intensità introspettiva di Nicolas Cage (Frank) in Al di là della vita (1999) di Martin Scorsese. Un embrione che in Joe

    trova il climax del processo evolutivo dell'essere personaggio.

    Ma nel caso del Joe diretto da un cineasta indipendente come David Gordon Green (Premio per la 'Miglior Regia' a Berlino con Prince Avalanche), questo realismo mostra una forza interna tale da contagiare la pellicola in ogni sua particella, viscerale come avrebbe potuto esserlo un film neorealista di Vittorio De Sica. E badate bene che il confronto non ha nulla a che vedere con il complimento gratuito, quanto piuttosto con un'affinitĂ  oggettiva, conclamata nel fare ricorso, provvidenziale in questo caso, anche ad attori non professionisti, in grado di esprimere naturalmente il respiro di una tessitura sociale all'ombra del disagio a tutto tondo: un disagio che cerca di rendersi tollerabile con l'ausilio di lavori di manovalanza occasionali, quando non ha la meglio l'alcol, che con tutta la rosa di effetti collaterali che si tira dietro - abusi di padri nei confronti dei figli, micro

    e macro criminalitĂ  a piĂš livelli - sgretola prima la persona, poi la famiglia e di conseguenza il tessuto sociale. Tessuto in cui, sembrano davvero in pochi a non avere un personale codice, tutt'altro che ortodosso, di intendere giustizia e legge. Rigurgiti di western nell'era moderna di provincia nel Sud degli Stati Uniti.

    CosĂŹ se questa storia, ispirata al romanzo del compianto Larry Brown (1991), ha un respiro cosĂŹ profondamente cangiante, un'intensitĂ  cosĂŹ palpabile e vera, si deve anche alle origini dello stesso Gordon Green - nato in Arkansas, cresciuto in Texas e con una certa familiaritĂ  della Louisiana - il cui fiuto nella scelta degli interpreti, a parte Cage, trasuda dagli altri due primi co-protagonisti: Tye Sheridan (The Tree of Life, Mud) - che qui, nei panni di Gary, il figlio maltrattato e allo sbando familiare, si rivela una interessante promessa per il cinema a venire - nonchĂŠ la straordinaria

    icona tragica verista del padre naturale del ragazzo, alcolizzato al massimo livello e assolutamente fuori controllo (disgraziatamente l'attore è passato a miglior vita prima di poter vedere il film completato). Performances che trascendono ogni 'manierismo' per 'vivere' una esistenza propria sul grande schermo, alle quali non è d'altra parte concesso il totale dominio del campo se non condizionato da tutte quelle maglie di congiunzione - tra cui la nutrita schiera dei braccianti taglialegna di colore coordinati da Joe (Cage), i vari poliziotti che provano ognuno a suo modo a far rientrare nei ranghi quel che inevitabilmente esce dalle righe, le prostitute del bordello locale, gli attacca brighe dalla mano pesante e dal grilletto facile, in uno scenario dove la fatiscenza ambientale non è che lo specchio di quella interiore e sociale.
    Il genere di ripresa della poderosa sequenza dell'inizio, dĂ  il lĂ  all'elaborazione di un soggetto, non certo inedito di per

    sÊ - qualche lontana familiarità si può cogliere ad esempio con il Gran Torino o, per qualche verso, persino con Un mondo perfetto, entrambi di Clint Eastwood - eppure quasi non ce ne accorgiamo, e non solo perchÊ, di fatto, è un'altra storia. Il Joe di Gordon Green risponde semplicemente solo alla schiettezza. Schiettezza di carattere, di immagini, di situazioni, spesso dure e truculente cosÏ come solo chi ha avuto contatti ravvicinati diretti sul campo può arrogarsi il diritto di raccontare. Non mi sarà facile dimenticare certe sequenze (vedi quella dei cani, per dirne una, e mi mantengo sul generico per scelta) ma valeva la pena non fare sconti in questo spaccato netto e crudo, là dove sogni ed illusioni si sono persi nella notte dei tempi e la redenzione, quando mai possibile, può avere un prezzo altissimo.

    Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)

    It’s a dog-eat-dog world, as two ferociously snapping canines make literally clear in one of many darkly humorous asides in “Joe,” David Gordon Green’s bleak and brutal examination of Southern small-town masculinity and its discontents. Having shown signs of returning to his indie roots with this year’s well-received “Prince Avalanche,” the director extends his flight from the commercial mainstream with a patiently observed, often unsettlingly violent drama that can’t help but feel overly familiar in some of its particulars, rich in rural texture but low on narrative momentum or surprise. Nicolas Cage’s excellent, tightly wound performance represents the film’s most lucrative angle, but it won’t be enough to lure average Joes to the arthouse.

    Adapted by screenwriter Gary Hawkins from a 1991 novel by the late author Larry Brown, “Joe” superficially recalls Green’s Southern-gothic thriller “Undertow,” although it also bears some resemblance to his little-seen 2007 drama “Snow Angels” with

    its multi-character focus, incongruous comic touches and climactic eruption of violence. As usual with the director’s artier excursions, there’s a deliberate unevenness at work here, an off-center quality to the storytelling that intrigues as well as frustrates, as the film often willingly suspends traditional narrative satisfactions for the sake of color and atmosphere.

    Still, the various digressions over the course of the drama’s slow-building two hours all seem to suggest answers to one central question: What kind of man is Joe Ransom (Cage)? On the one hand, he gambles and drinks too much, hangs out at brothels, keeps a vicious bulldog, and has an alarming capacity for violence rooted in a vague criminal past. But on the other, he’s humorous, good-spirited and something of a mildly crooked pillar of his community (unspecified, though the film was shot in Texas), someone who trusts others and inspires trust in return, not least from

    the hard-working crew of “tree poisoners” he runs on behalf of a local lumber company.

    The newest and unlikeliest addition to this team is a young teenager named Gary Jones (Tye Sheridan) with a polite, persistent attitude and an excellent work ethic. That’s more than can be said for Gary’s dad, Wade (an outstanding Gary Poulter), a vituperative old drunk who, rather than look for work, would prefer to smack his son around and steal his hard-earned cash. Watching from the sidelines as Gary tries to defend himself, his younger sister and his helpless mother against this monstrous excuse for a husband and father, Joe feels his protective instincts awakened, though he knows that getting involved will cost him and possibly others. Meanwhile, another threat looms in the form of a ne’er-do-well (Ronnie Gene Blevins) itching for revenge after being humiliated by Joe in a recent brawl.

    In presenting Joe and the

    audience with such unambiguous archetypes of good and evil, and encouraging the notion that sometimes blood must be shed in order to shield the innocent, the film strives for a mythic resonance grounded in its primal, close-to-nature setting. The atmosphere quivers with spiritual undertones of grace and menace: The camera at times hovers alongside the characters as though wielded by some invisible presence (actually Green’s regular d.p., Tim Orr), while David Wingo and Jeff McIlwain’s moody score puts the viewer in a metaphysical state of mind from the opening scenes. And when Joe takes a venomous snake in hand (a stunt Cage apparently performed sans protection or fear), there’s even a biblical parallel or two for the taking.

    As refreshing as it is to see Green returning to serious, character-driven material after the likes of “Your Highness” and “The Sitter,” there’s ultimately something more willed than organic about the story “Joe”

    tells and the indirect, morally inquisitive manner in which it tells it. What keeps the viewer watching are the sudden spasms of violence and the flashes of cynical humor, all qualities to be expected from this sort of white-trash gothic, but even the visceral charge of these individual scenes can’t ward off a wearying inevitability that sets in around the halfway point. Predictably enough, women are essentially nonentities in this world of blood and testosterone, with Adriene Mishler doing what she can to breathe life into the role of Joe’s part-time g.f.

    As usual with Green’s work in this vein, the rural details feel wholly authentic, the off-topic interludes often weirdly fascinating, as when Gary gets a crash course in the art of tree poisoning, or when Joe demonstrates the proper way to skin and slice a dangling deer carcass. (Rarely has a “no animals were harmed” notice come as more

    of a relief.) Green takes particular delight in indulging the banter of Joe’s all-black lumber crew, played by real day laborers.

    Another non-professional actor in the cast is Poulter, who died in March and thus didn’t live to see his first and last screen performance. On the evidence here, the actor was a natural, playing an irredeemable scoundrel whose no-holds-barred nastiness has a way of polluting everyone and everything around him.

    Sporting a grizzled beard, a slight paunch and several tattoos, Cage bristles with unpredictable energy yet still allows Joe’s fundamental decency to shine through in an aces performance. Sheridan, who after “The Tree of Life,” “Mud” and now “Joe” would seem to have the market cornered on sensitive Southern tykes, comes off a bit bland, but he has a winning rapport with his older co-star, particularly in a funny, moving extended bonding montage that, as set to a rare upbeat soundtrack

    selection, almost seems to belong in a different film.

    Perle di sceneggiatura


    Bibliografia:

    Nota: Si ringraziano Movie Inspired e Valerio Roselli (US Ufficio Stampa)

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO di JOE
    ENGLISH PRESSBOOK of JOE

    Links:

    • David Gordon Green (Regista)

    • Nicolas Cage

    • Tye Sheridan

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    Galleria Video:

    Joe - trailer

    Joe - trailer (versione originale)

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