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    PHILOMENA: UN'ANZIANA SIGNORA (JUDI DENCH), UN FRUSTRATO EPPURE TALENTUOSO GIORNALISTA (STEVE COOGAN) IN UN INCONSUETO 'VIAGGIO DELLA SPERANZA', TRA UMORISMO E DRAMMA, NEL SUPERBO RACCONTO IN CELLULOIDE DI STEPHEN FREARS

    CELLULOIDPORTRAITS AWARD 2013: Premio alla 'MIGLIOR ATTRICE' (JUDI DENCH) e 'MENZIONE SPECIALE' (STEPHEN FREARS) - 3 NOMINATIONS ai GOLDEN GLOBE 2014: Miglior Film drammatico; Miglior Attrice (Judi Dench); Miglior Sceneggiatura (Jeff Pope e Steve Coogan) - RECENSIONE ITALIANA IN ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com) - Dalla 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia - Dal 19 DICEMBRE

    "Sono rimasto affascinato dal soggetto e la prospettiva di lavorare ancora una volta con Judi Dench era molto emozionante. Una volta che il mio appetito è stato stimolato, mi sono messo al lavoro con Steve Coogan e Jeff Pope alla sceneggiatura e abbiamo raggiunto un sottile equilibrio, una delicata commistione di una storia tragica con un bel po’ di umorismo: ci sono tristezza e felicità allo stesso tempo. Si tratta di un film su una strana coppia, su uno straordinario viaggio on the road affrontato da uno scaltro giornalista e da un’anziana signora. Judi è un’attrice assolutamente meravigliosa con cui lavorare e sono convinto che in questo film offra l’interpretazione della sua vita, accanto a Steve Coogan che recita con una profondità di perfezione assoluta e straordinaria. Coogan è interessante, brillante e ha una formidabile intelligenza morale. Nel conoscere la vera Philomena Lee sono rimasto stupito quando ha espresso il desiderio di visitare il set, cosa che ha fatto il giorno della sconvolgente scena del bucato. È una donna magnifica che non sa cosa sia l’autocommiserazione, una persona molto schietta che ha assistito alla scena senza scomporsi. Malgrado tutte le ingiustizie che ha subito, ha conservato la sua fede religiosa".
    Il regista Stephen Frears

    (Philomena; REGNO UNITO 2013; Drammatico; 94'; Produz.: BBC Films/Baby Cow Productions/British Film Institute (BFI)/Magnolia Mae Films/PathĂŠ; Distribuz.: Lucky Red)

    Locandina italiana Philomena

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    Celluloid Portraits:



    See SHORT SYNOPSIS

    Titolo in italiano: Philomena

    Titolo in lingua originale: Philomena

    Anno di produzione: 2013

    Anno di uscita: 2013

    Regia: Stephen Frears

    Sceneggiatura: Steve Coogan e Jeff Pope

    Soggetto: Adattamento del romanzo The Lost Child Of Philomena Lee: A Mother, Her Son and a 50 Year Search di Martin Sixsmith.

    PRELIMINARIA - La storia

    Nel 1952 la giovane irlandese Philomena Lee rimane incinta e viene inviata al convento di Roscrea, a Tipperary, in quanto donna perduta. Qui la ragazza cresce il suo bambino per tre anni prima che la chiesa glielo sottragga e lo venda a una famiglia degli Stati Uniti. Philomena viene costretta a firmare un documento in cui promette che non cercherà mai di avere contatti col bambino, ma la donna trascorrerà segretamente cinquant'anni tentando di rivederlo senza sapere che anche il figlio, dall'altro lato dell'Atlantico, la sta cercando. Il figlio di Philomena, ribattezzato Michael Hess, è diventato un avvocato di Washington e leader dei Repubblicani nelle amministrazioni Reagan e Bush, ma nasconde la sua vera natura sessuale al partito omofobico a cui appartiene. L'uomo ha contratto l'AIDS e sapendo di avere poco tempo da vivere decide di recarsi in Irlanda, nel convento in cui è nato, per trovare la madre naturale prima di morire e affidarle un'eredità che cambierà il corso degli eventi.

    Cast: Judi Dench (Philomena Lee)
    Steve Coogan (Martin Sixsmith)
    Neve Gachev (NYC Traveller)
    Charlie Murphy (Kathleen)
    Simone Lahbib (Kate Sixsmith)
    Sophie Kennedy Clark (La giovane Philomena)
    Charles Edwards (David)
    Xavier Atkins (Michael Hess all'etĂ  di 14 anni)
    Charlotte Rickard (Cameriera)
    Wunmi Mosaku (Giovane suora)
    Alan Davis (Turista al Lincoln Memorial)
    Stuart Matthews (Fairgoer)
    Amy McAllister (La sorella Annunciata)
    Ruth McCabe (La madre Barbara)
    Nichola Fynn (Cameriera)
    Cast completo

    Musica: Alexandre Desplat

    Costumi: Consolata Boyle

    Scenografia: Alan MacDonald

    Fotografia: Robbie Ryan

    Montaggio: Valerio Bonelli

    Effetti Speciali: Manex Efrem (supervisore)

    Makeup: Naomi Donne

    Scheda film aggiornata al: 22 Gennaio 2014

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Quando è rimasta incinta, ancora adolescente nell'Irlanda del 1952, Philomena Lee è stata mandata nel convento di Roscrea per essere rieducata al pari di tutte le donne come lei considerate perdute. Al momento del parto, il bambino appena nato le viene strappato dalle braccia dalle suore per essere mandato in America e dato in adozione. Per cinquant'anni, Philomena (Judi Dench) ha cercato il figlio invano, tanto che ha quasi perso le speranze di ritrovarlo. A ridarle la forza per mettersi in viaggio e andare in America è l'incontro con Martin Sixsmith (Steve Coogan), un cinico giornalista con cui scoprirà la straordinaria storia del figlio e vivrà un'avventura sorprendente all'insegna delle forti emozioni e del divertimento.

    IN ALTRE PAROLE:

    Rimasta incinta da adolescente in Irlanda nel 1952, Philomena venne chiusa nel convento di Roscrea, dove si presero cura di lei in quanto “donna caduta nel peccato”. Quando suo figlio era ancora piccolo le suore lo portarono via per darlo in adozione in America. Philomena dedicò i cinquant’anni seguenti alla ricerca del bambino, ma senza alcun successo. Poi conobbe Martin Sixsmith, un giornalista politico stanco del mondo che restò affascinato dalla sua storia. Insieme, i due partirono per l’America per affrontare un viaggio che non solo avrebbe gettato luce sulla storia straordinaria del figlio di Philomena, ma avrebbe anche creato un legame di un’intensità inaspettata tra Philomena e Martin. Il film è una narrazione avvincente sull’amore umano e sulla perdita che in definitiva celebra la vita.

    SHORT SYNOPSIS:

    A woman searches for her adult son, who taken away from her decades ago when she was forced to live in a convent.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    STEPHEN FREARS IPOTECA IL LEONE D'ORO? I DIECI MINUTI DI APPLAUSI ALLA PRIMA PROIEZIONE STAMPA E LA STANDING OVATION IN PRESS-CONFERENCE PORTANO IN TRIONFO IL CONSENSO UNANIME. LA STORIA VERA DI PHILOMENA SI FA SUPERLATIVO RITRATTO DI UN DRAMMA CHE SI APPUNTA ALL'ALTEZZA DELL'IRLANDA CATTOLICA 'FONDAMENTALISTA' DEGLI ANNI CINQUANTA CON IL 'FENOMENO' DELLE 'CASE MAGDALENE', ISTITUTI DI ESPIAZIONE IN 'CONVENTI-LAVANDERIA' PER RAGAZZE MADRI (IL 'MAGDALENE' DI PETER MULLAN, GIA' LEONE D'ORO A VENEZIA NEL 2002, DOCET). I MERITI PER UN FILM COME QUESTO, LETTERALMENTE STRABILIANTE - CON UNA JUDI DENCH (PHILOMENA, APPUNTO) INCOMPARABILE SIA SUL REGISTRO DRAMMATICO CHE UMORISTICO, CON L'OTTIMA SPALLA DI STEVE COOGAN (CHE INTERPRETA IL GIORNALISTA MARTIN SIXSMITH, ANCHE CO-SCENEGGIATORE E PRODUTTORE), CON LA MUSICA DI ALEXANDRE DESPLAT CHE CI ACCOMPAGNA - STANNO PRIORITARIAMENTE NEL MODO DI RACCONTARLA: NON SEGUENDO LA CIFRA DI UN 'DRAMEDY' QUALSIASI, DOVE LA COMMEDIA QUASI SURCLASSA IL DRAMMA, GROSSO, COLOSSALE, CONNATURATO ALLA

    STORIA STESSA, UN DRAMMA INCREDIBILE, INAMMISSIBILE, COMMOVENTE FINO ALLE LACRIME, EPPURE LONTANO ANNI LUCE DAL MELO - UN DRAMMA NORMALMENTE INACCETTABILE ANCHE ALLA LUCE DELLA PERSEVERANZA SULL'INSABBIAMENTO DI VERITA' SCOMODE - MA IL MODO DI RACCONTARE CHE DA' VITA AD UNA DIALETTICA COMPLESSA IN CUI SI CREA QUASI UNA SORTA DI TAVOLA ROTONDA (TRA LA REGIA CHE OCCHIEGGIA TRA GLI INTERPRETI E NOI SPETTATORI) SUL MODO DI SENTIRE FEDE E RELIGIONE, SUL MODO DI VIVERLA, SUL SENSO DEL PERDONO, SU CERTE SCELTE DI VITA IMBOCCATE SU PIU' LIVELLI. COSI' 'PHILOMENA' TRASCENDE QUASI LA STORIA DI UNA MADRE SULLE TRACCE DEL FIGLIO DI CUI E' STATA PREMATUAMENTE 'DERUBATA', PER DIVENTARE UN POLIEDRICO UNIVERSO SULL'IDENTITA', UNA CARTINA TORNASOLE IN CUI SPECCHIARSI, RICONOSCERSI O NON RICONOSCERSI, ANCHE SUL PIANO DELLO STILE LETTERARIO, TELEVISIVO E CINEMATOGRAFICO CHE IN UNA CRITICA MOLTO IRONICA OCCHIEGGIA TRA LE RIGHE. E QUESTO E' IL TOCCO UNICO DI STEPHEN

    FREARS.

    Stephen Frears è uno di quei registi per i quali la parola 'capolavoro' non è mai isolata. Di quelli che devi seguire per forza e che ti emozionano solo all'idea che stanno per portare a conclusione una nuova pellicola. L'acclamato The Queen può essere additato ad esempio relativamente recente, fino ad oggi forse il film in assoluta pole position in seno al suo apprezzatissimo percorso di cineasta, pungente, ironico, stilisticamente affascinante e straordinariamente brillante nella scelta di storie e personaggi avvincenti, tra cui, non di rado, si distinguono ritratti a predominanza femminile di singolare spessore. Uno stile come questo deriva da una formazione solida sul piano letterario (sembra che Proust rientri tra le sue preferenze) prima ancora di diventare una questione di stile in celluloide. Se solo si guarda a come Frears avvia questa storia, con l'esilarante sequenza che ci presenta il personaggio del giornalista Martin Sixsmith (Steve Coogan), e

    a come riesce a mantenere alta la voce dell'ironia, della commedia, man mano che sale di livello sull'impalcatura del dramma, si deve ammettere che il suo è vero e incomparabile talento e che sa bene con chi stare, di certo non lo nasconde, per dire la sua. Stephen Frears è in definitiva sempre presente in ogni suo film e, in seno ad una dialettica di opinioni contrastanti tra gli interpreti protagonisti, ecco che riusciamo sempre ad individuare e sentire la sua voce che alita in prima persona sulle varie questioni, spinose, scomode, politiche, sociali, morali, che tira in ballo via via senza troppi peli sulla lingua. Sa come e chi scegliere come suo portavoce e si fa sempre riconoscere. Diversamente da quanto succede nella drammatica storia di Philomena, Stephen Frears non insabbia le sue verità, gioca a carte scoperte. Per questo ci tiene cosÏ tanto che questo film sia visto

    dal Papa, fortunatamente uno di larghe vedute, che sembra scartare radicalmente dall'ottusitĂ  della negazione e, dell'insabbiamento, appunto.

    E dunque Philomena è la classica storia che nelle mani di un altro regista sarebbe diventata tutta un'altra cosa. In un'altra epoca sarebbe diventata con tutta probabilità uno di quei mèlo strappalacrime da paura. Leggendo solo la trama e non avendo letto il libro-inchiesta di Martin Sixsmith cui si ispira il film, il primo impulso di memoria è corso sull'onda di una sola parola. Che poi è anche il titolo di un film già premiato alla stessa Mostra del Cinema di Venezia con il Leone d'Oro nel 2002 e che è Magdalene, per la regia di Peter Mullan. Protagonisti erano per l'appunto l'Irlanda cattolica 'fondamentalista' degli anni Cinquanta, scenario elettivo delle arcaiche e crudeli scelte di famiglie che, come uso e costume alquanto diffuso, in caso di prole fuori dal matrimonio delle proprie

    figlie, optavano per le 'case magdalene', istituti religiosi di 'accoglienza' - chiamiamola accoglienza - di assoluto rigore per quella che veniva considerata una colpa da espiare con il duro lavoro di lavanderia, condito con qualche abuso di autoritĂ  istituzionale con ben poco di cristiano e ancor meno di compassione e solidarietĂ  umane. A nessuna di loro era consentito di tenere i propri figli, estirpati di forza dalla radice materna per essere trapiantati altrove tramite adozione. A pagamento, s'intende bene!

    Beh, l'esperienza di Philomena muove da quello stesso contesto ma Stephen Frears imbocca tutta un'altra strada e la sua storia ha il sapore genuino si di una denuncia - per cui c'era una storia clamorosa giĂ  alla ribalta sul piano letterario che doveva essere raccontata - ma non di condanna. E per di piĂš la Philomena di Frears scarta, sia pure di poco, da una visione unilaterale, a senso unico,

    appuntando sulla giovane suora che di nascosto alla madre superiora fa la foto al bambino per regalarla alla madre, quel pluralismo di modi di sentire e di fare in quegli stessi frangenti, che sfocia in una visione generale piÚ onesta. In conferenza stampa la stessa Judi Dench, che ha interpretato questa madre sulle tracce del figlio mai dimenticato, in tarda età, ha ammesso il sostegno concreto offerto a ragazze madri nell'Irlanda dell'epoca in questione da altre istituzioni religiose. Come dire la faccia buona della stessa medaglia. Ma questa nuova pellicola di Frears è come se rappresentasse il brillante di chiusura di una stessa collana, ancor piÚ illuminante nella sua drammatica luce prismatica, al di là del diffuso umorismo (rispondente peraltro al carattere della vera Philomena ora ottantenne) che paradossalmente ne esalta la lucentezza, andando ad integrare il cono d'ombra che ha parzialmente oscurato la vita di tante giovani madri, ferite

    e umiliate nella dignitĂ  personale con gravi ripercussioni sulla dignitĂ  di molte famiglie e di uno stesso Paese.

    In Philomena la coralità di Magdalene si assottiglia fino all'exemplum, ma è come rivedere quella 'vergogna' sotto la dilatazione ottica di una lente d'ingrandimento: la dolorosa spina del cimitero delle giovani madri morte di parto, tra cui una quattordicenne, a causa dell'approssimazione e mancanza di assistenza medica specializzata, già può dire molto in proposito. Eppure, alla luce di siffatto dramma, resterete indubbiamente sorpresi di quante volte questa 'spettacolare' Philomena riuscirà a farvi sorridere. La dialettica fatta di contrasti a tutto tondo, riflesso di uno scarto generazionale e culturale tra Philomena/Dench e il giornalista Sixsmith/Coogan, particolarmente frustrato dopo il licenziamento dalla BBC News, con in mente un libro sulla storia russa piuttosto che una 'storia di vita vissuta', ne costituisce la spina dorsale. L'eleganza inappuntabile della visione d'insieme, tra inchiesta e viaggio on the

    road, commedia e dramma, fa il resto, regalandoci un'altra perla regale di cinematografia d'autore, in grado di strappare qualche lacrima anche agli animi piĂš cinici e tosti, cosĂŹ come di asciugarle con un ultimo sorriso prima che sia arrivato il momento di abbandonare il campo.

    Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)

    A howl of anti-clerical outrage wrapped in a tea cozy, “Philomena” applies amusing banter and a sheen of good taste to the real-life quest of Philomena Lee, an Irishwoman who spent decades searching for the out-of-wedlock son taken from her by Catholic nuns and sold into adoption overseas. Smoothly tooled as an odd-couple vehicle for Judi Dench in the title role and Steve Coogan as Martin Sixsmith, the British journalist who brought Lee’s story to international attention, this smug but effective middlebrow crowdpleaser boasts a sharper set of dentures than most films of its type, shrewdly mining its material for laughs and righteous anger as well as tears. With an awards push for Dench likely in the works, the Weinstein Co. should have no trouble positioning director Stephen Frears’ latest as a sleeper success, certain to rouse audiences not put off by its genteel calculation.

    In adapting Sixsmith’s 2009 book “The

    Lost Child of Philomena Lee,” Coogan and co-writer Jeff Pope have essentially merged a culture-clash comedy with “The Magdalene Sisters,” Peter Mullan’s searing 2002 drama about the Irish Catholic asylums where thousands of “fallen” women were sent and punished for their sexual promiscuity. The Roscrea convent where Lee gave birth in 1952 appears to have been a marginally less inhumane place, allowing the teenage mother (played in flashbacks by an excellent Sophie Kennedy Clark) to see her son, Anthony, for an hour each day in between back-breaking laundry shifts. But in 1955, the boy was taken away and adopted by a wealthy American family, never to be seen again by his birth mother even though she spent decades searching for him.

    In the script’s tidier version of events, Philomena (Dench) doesn’t really begin her search for Anthony until the early 2000s, when she finds an unlikely ally in Martin (Coogan), an

    ex-BBC correspondent and recently ousted civil servant trying to get back into the journalism game via the mildly humiliating route of writing a human-interest piece. After the nuns at the Roscrea convent prove singularly unhelpful, politely but firmly reminding Philomena that she signed away all claims to the child, she and Martin follow a lead to Washington, D.C., hoping to find Anthony and re-establish contact.

    It’s an undeniable whopper of a yarn and, coming after a string of middling efforts from Frears, easily the director’s most compulsively watchable picture since “The Queen.” It hardly gives away the story’s outcome (by now of course a matter of public knowledge) to note that Martin and Philomena’s journey winds up leading them, after a fashion, back to the Church’s doorstep, setting the stage for an emotionally satisfying confrontation with the institutional forces of judgment, repression and hysteria responsible for exploiting countless mothers and their

    long-lost children.

    Indeed, “Philomena’s” slap in the face of religious authority is stinging enough that it could draw ire from conservative groups and publications that care to take an interest, which should only boost its commercial profile. (Along similar political lines, Martin’s investigation even allows for a not-irrelevant swipe at the Reagan administration’s AIDS policy.) These differences of culture, values and temperament are not incidental to the film’s pleasures; they are in fact its primary narrative engine, grounded in the tension between two improbably matched protagonists. Martin, the cynical, world-weary atheist who rudely questions everyone and everything, could scarcely be more different from Philomena, the sweet-tempered Irish biddy who still clings to her faith in God and humanity.

    And while Philomena may monopolize the title, the film, with its slick, mocking tone and faintly condescending aftertaste, is ultimately far more on Martin’s side. Much of the humor here comes at the expense

    of Philomena’s naivete, excessive grandmotherly kindness and lack of worldly sophistication, and while the character is certainly fair game, after a while it’s hard not to wonder if the writers are simply scoring points off her. Hearing Philomena prattle on and on about the romance novel she can’t put down is genuinely amusing the first time; having her suggest they stay in their hotel and watch “Big Momma’s House” on-demand taxes plausibility and patience.

    The patronizing sensibility at work even has a diminishing effect on Dench’s otherwise fine, dignified performance; appearing not very bright remains an obstacle that this fiercely intelligent actress only occasionally surmounts. Nonetheless, she invests this twinkly-eyed paragon of virtue with real warmth and tenderness without overdoing the sentimentality, and she can be surprisingly articulate when she needs to be, often letting Martin know exactly what she thinks of his sour worldview. Dench and the script achieve their

    finest moments when Philomena, for all her rectitude, expresses a surprisingly open-minded view of sexuality, rooted in her still-fond memories of the teenage fling that led to Anthony’s conception in the first place.

    The two leads make decent sparring partners and better allies, and Coogan is especially good whenever Martin’s impatient manner tilts into genuine moral indignation. Ace d.p. Robbie Ryan’s HD lensing brings an attractive polish to the D.C. and London locations, but the film’s real formal coup lies in the flashbacks to 1950s Roscrea, distinctively shot on Super 16 and evoking the grainy look of an earlier era. Alexandre Desplat’s churning score is expectedly overactive.

    Bibliografia:

    Nota: Si ringrazia Alessandra Tieri (Lucky Red)

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO di PHILOMENA

    Links:

    • Stephen Frears (Regista)

    • Judi Dench

    • Steve Coogan

    • Sophie Kennedy Clark

    • Dalla 70. Mostra del Cinema di Venezia alla sala cinematografica - 'PHILOMENA' DI STEPHEN FREARS. Dal 19 Dicembre (Anteprime)

    • Philomena (BLU-RAY)

    • Philomena (BLU-RAY + DVD)

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    Galleria Video:

    Philomena - trailer

    Philomena - trailer (versione originale)

    Philomena - clip 1

    Philomena - clip 2

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