I DUE VOLTI DI GENNAIO: DAL ROMANZO DI PATRICIA HIGHSMITH ALLA MACCHINA DA PRESA DEL DEBUTTANTE REGISTA IRANIANO HOUSSEIN AMINI (GIA' SCENEGGIATORE DI MOLTI FILM TRA CUI 'DRIVE' E 'BIANCANEVE E IL CACCIATORE'). PRENDONO COSI' VITA SUL GRANDE SCHERMO IL TRUFFATORE VIGGO MORTENSEN, SUA MOGLIE KIRSTEN DUNST E UN RAGAZZO IN FUGA DAI FANTASMI DEL PASSATO (OSCAR ISAAC)
Dalla 64. Berlinale (6-16 Febbraio 2014) - Berlinale Special Gala - RECENSIONE - Dal 9 OTTOBRE
Titolo in lingua originale:
The Two Faces of January
Anno di produzione:
2013
Anno di uscita:
2014
Regia: Hossein Amini
Sceneggiatura:
Hossein Amini
Soggetto: Tratto dall’omonimo romanzo di Patricia Highsmith (pubblicato da Bompiani), già autrice de Il talento di Mr Ripley.
Cast: Kirsten Dunst (Colette MacFarland) Viggo Mortensen (Chester MacFarland) Oscar Isaac (Rydal) Yigit Özsener (Yahya) Daisy Bevan (Lauren) Socrates Alafouzos (poliziotto) Evgenia Dimitropoulou (Agente di compagnia aerea) James Sobol Kelly (Agente FBI)
Musica: Alberto Iglesias
Costumi: Dominic Capon
Scenografia: Michael Carlin
Fotografia: Marcel Zyskind
Montaggio: Nicolas Chaudeurge
Makeup: Ebru Kizilta (ad Istanbul)
Casting: Jina Jay
Scheda film aggiornata al:
23 Ottobre 2014
Sinossi:
IN BREVE:
Grecia 1962. Tre esistenze si incrociano in un torbido triangolo: quella di Chester (Viggo Mortensen), elegante e carismatico consulente d’affari americano, di sua moglie Colette (Kirsten Dunst), giovane seducente e inquieta, e di Rydal (Oscar Isaac), una guida turistica in fuga dai fantasmi del passato. Tra le rovine del Partenone, Rydal resta affascinato dalla bellezza di Colette e impressionato dalla ricchezza e raffinatezza del marito. Ma non tutto è come sembra: l’apparente affabilità di Chester nasconde un labirinto di segreti, sangue e bugie. Gli eventi prendono una piega sinistra e, dopo un omicidio, in un crescendo di tensione e mistero, nessuno dei tre avrà più sotto controllo le proprie emozioni e i propri istinti...
SYNOPSIS:
A thriller centered on a con artist, his wife, and a stranger who try to flee a foreign country after one of them is caught up in the murder of a police officer.
1962. A glamorous American couple, the charismatic Chester MacFarland (Mortensen) and his alluring younger wife Colette (Dunst), arrive in Athens by boat via the Corinthian Canal. While sightseeing at the Acropolis they encounter Rydal (Isaac), a young, Greek-speaking American who is working as a tour guide, scamming tourists on the side. Drawn to Colette's beauty and impressed by Chester's wealth and sophistication, Rydal gladly accepts their invitation to dinner. However, all is not as it seems with the MacFarlands and Chester's affable exterior hides darker secrets. When Rydal visits the couple at their exclusive hotel, Chester presses him to help move the body of a seemingly unconscious man who he claims attacked him. In the moment, Rydal agrees but as events take a more sinister turn he finds himself compromised and unable to pull himself free. His increasing infatuation with the vulnerable and responsive Colette gives rise to Chester's jealousy and paranoia, leading to a tense ...
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
UNA LEZIONE DI CLASSICISMO TRADOTTA DA HOSSEIN AMINI IN UN INTRIGANTE NOIR. PROTAGONISTA UN 'TRIANGOLO UMANO MALEDETTO' CHE RIUNISCE SOTTO UN UNICO TETTO L'ECCELLENZA ATTORIALE DI VIGGO MORTENSEN, SUPERLATIVO NEL PERCORSO POTENTEMENTE INTROSPETTIVO CON CUI DIPINGE LA SUA SINISTRA NATURA, KIRSTEN DUNST, AMMALIANTE E SENSIBILMENTE UMORALE, E UN SORPENDENTE OSCAR ISAAC
Vi potrà sembrare una contraddizione in termini ma non lo è. In questa storia, volenti o nolenti, ci ritroviamo dalla parte dei cattivi. Ne abbiamo almeno comprensione e in un certo qual modo rispetto: come se quel lato oscuro della natura umana ci riguardasse più da vicino di quanto non avessimo mai immaginato. Sarà il talento fascinoso e ammaliante di questo straordinario trittico di protagonisti che da Viggo Mortensen si allaccia a Kirsten Dunst per stringere il terzo nodo con un sorprendente Oscar Isaac? Beh certamente si, ma non solo! La ragione sta nelle stesse radici di scrittura,
prima ancora di parlare di adattamento cinematografico. Eh si perchè The Two Faces of January, ovvero I due volti di Gennaio - per una volta in Italia ci si è rigorosamente attenuti alla traduzione letterale senza avventurarsi in caracollanti stravolgimenti di significato - altro non è se non la seconda figlia, meno simpatica del primogenito, precedente grande successo, accordato da critica e pubblico a Il talento di Mr. Ripley - entrambi ugualmente partoriti dall'autrice Patricia Highsmith. Ed è proprio questo peculiare approccio narrativo della Highsmith nei rispetti dei cattivi, notoriamente fanatica di bugiardi, truffatori e ubriachi in odore di irrazionali gelosie e paranoie fino a rasentare la stupidità , ad aver fatto innamorare lo sceneggiatore di Drive Hossein Amini, qui al suo esordio in regia, colto da un raptus imperativo: questa volta non poteva solo limitarsi all'adattamento del romanzo, doveva anche dirigerlo, e voleva assestare personalmente i colpi di pennello che
sono andati a dipingere quel complesso caleidoscopio di sfumature emotive di questi cangianti personaggi, incastonati in un ensemble declinato in noir, con tutti i migliori ingredienti del sofisticato thriller psicologico 'old school'.
In questa storia, per molti aspetti alquanto lineare e classica, in cui serpeggia fin dall'inizio un filo tensivo quasi invisibile e fuori quadro, per quanto più che palpabile nell'aria, non c'è bisogno di stampelle, nè di supporto alcuno. Come in un dipinto, a prescindere dalla tecnica, dalle tinte più solari a quelle più fosche, quel che è di vitale importanza è una cosa sola, dominante su tutte e su tutto: la luce. I due volti di Gennaio, con le sue mille luci ed i suoi milioni di ombre insiti già nello stesso 'titolo', ammiccante a ciò che sta dietro le apparenze - nessuno è come sembra - è letteralmente forgiato dalla luce. Luce e fotografia ne dominano ogni singolo
Firenze, in cui protagonista era un complessa mappa iconografico-simbolica con alla base in quattro elementi di Terra, Acqua, Aria e, per l'appunto, Fuoco (Gli Alchimisti, La fucina di Vulcano, La fonderia di cannoni, La bottega dell'orefice). Pittura chiaroscurata per eccellenza in cui son spesso calde anche le nuances più umbratili e in cui il dettaglio minimalista fa da guida in seno al viaggio dentro la rappresentazione. E nel caso de I due volti di Gennaio il dettaglio minimalista conduce ancora una volta in grembo alla fotografia: questa volta non tanto quella dell'impronta estetica del fotogramma, bensì quella, o per meglio dire, quella e quelle, sul tavolo di specifiche stanze d'albergo. Fate molto attenzione a quelle fotografie, perchè proprio in quello sguardo, neppure troppo insistito, anzi, alquanto fugace, che vi concederà l'avara macchina da presa di Hossein, sta la chiave di tutto.
Classicismo a tutto tondo, dunque, permeato da una tavolozza
anch'essa 'double face', che non di rado sposa tra loro luce calda a tinte fosche, avvolgente ambienti e persone: ciò che serve a restituirci un Viggo Mortensen amabilmente sinistro, straordinariamente intenso e letteralmente ammaliante in quelle sue lunghe ruminazioni introspettive per il suo Chester - figlio elettivo per qualche verso di quell'intrigante quanto 'losco' artista che fece capitolare la povera Gwyneth Paltrow nel Delitto perfetto di Andrew Davis - assolutamente dominante, ma non schiacciante, i due generosi ruoli spalla dei co-protagonisti Kirsten Dunst (intrigante e bellissima come sempre da bucare lo schermo, oltre che sensibilmente umorale nelle eleganti vesti di Colette) ed Oscar Isaac (camaleonticamente opportuno in questo ruolo dal doppio fondo). A questo gioco d'azzardo, innescato sui contrasti chiaroscurati di questo nebuloso 'triangolo umano', Hossein chiede la piena partecipazione ai luoghi di riferimento, solari per eccellenza: dalla Grecia, con i suoi classici siti archeologici di Atene, o i trasandati