RE DELLA TERRA SELVAGGIA: BENH ZEITLIN DEBUTTA ALLA REGIA CON UNA STORIA DI SOPRAVVIVENZA NEL CUORE DI UN'INFANZIA DIFFICILE, QUANDO GLI EQUILIBRI DELLA NATURA E DELLA PERSONA SI INFRANGONO ALL'UNISONO
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 7 FEBBRAIO 4 NOMINATIONOSCAR 2013: 'MIGLIOR FILM', 'MIGLIOR REGISTA' (BENH ZEITLIN), 'MIGLIOR ATTRICE' (QUVENZHANÉ WALLIS); 'MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE' - FILM RIVELAZIONE DELL'ANNO 2012 (il film 'PIÙ PREMIATO AL MONDO' del 2012)
Faced with both her hot-tempered father's fading health and melting ice-caps that flood her ramshackle bayou community and unleash ancient aurochs, six-year-old Hushpuppy must learn the ways of courage and love.
Hushpuppy, an intrepid six-year-old girl, lives with her father, Wink, in the Bathtub, a southern Delta community at the edge of the world. Wink's tough love prepares her for the unraveling of the universe; for a time when he's no longer there to protect her. When Wink contracts a mysterious illness, nature flies out of whack, temperatures rise, and the ice caps melt, unleashing an army of prehistoric creatures called aurochs. With the waters rising, the aurochs coming, and Wink's health fading, Hushpuppy goes in search of her lost mother.
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Come ogni anno c’è il “caso Sundanceâ€. Un film indipendente uscito dalla fucina del festival di Robert Redford pronto per fare il giro del mondo in altri circuiti festivalieri, a vincere una marea di premi e ad entrare nella rosa dei finalisti del premio Oscar come Miglior Film. Molto spesso la sorpresa è vera e interessante. Nasce o viene scoperto un vero talento. Più spesso invece è tutto da manuale, tutto prevedibile, tutto preconfezionato, tutto furbesco. Quest’anno tocca a Beasts of the Southern Wild (in Italia il titolo è Re della terra selvaggia), primo lungometraggio del trentenne newyorkese Benh Zeitlin (bianco e privilegiato), che adatta una pièce teatrale della giovane Lucy Alibar (bianca e privilegiata), che collabora con lui anche all’adattamento filmico, che di candidature ne ha conquistate ben quattro e tutte di un certo peso (film, regia, sceneggiatura e attrice protagonista). Sottolineiamo che entrambi gli autori sono bianchi
essere candidata nella categoria di protagonista). Zeitlin irrita per la sua arroganza pseudo-autoriale, che mostra di voler raggiungere a tutti i costi, ma con risultati spesso confusi e poco inclini alla cura narrativa, e confeziona un prodotto che ammicca allo spettatore attraverso una fascinazione obbligata a causa del doppio registro narrativo. Ma a conti fatti Re della terra selvaggia è una favola, che sembra contornata di buone intenzioni, ma che risulta alla fin fine solo una storiella strappalacrime ideologica e falsa: quanto di più becero e ricattatorio si possa osservare nella natura delle cose, in quanto il giovane Zeitlin vuole a tutti i costi fare colpo con una storia che non c’entra assolutamente nulla con il suo background o nel migliore dei casi pecca per la sua ingenuità . E non stiamo dicendo che un’opera prima debba necessariamente essere un’autobiografia e dintorni. O che un privilegiato non possa raccontare qualcosa che