THE WORDS: IL ROMANZIERE DENNIS QUAID RACCONTA UNA STORIA DI PLAGIO DA PARTE DELLO SCRITTORE BRADLEY COOPER NEL FILM INDIPENDENTE DI BRIAN KLUGMAN E LEE STERNTHAL
RECENSIONE - Dal 21 SETTEMBRE
"Abbiamo scritto la prima stesura undici anni fa... Eravamo bloccati nel traffico e parlavamo di Hemingway e dei racconti che aveva perso. A quel punto è come se il vaso di Pandora si fosse aperto… Che cosa sarebbe successo se avessimo trovato quei racconti?"
Lo sceneggiatore/regista Brian Klugman
(The Words; USA 2012; Drammatico; 97'; Produz.: Also Known As Pictures/Benaroya Pictures/Animus Films/Serena Films/Waterfall Media; Distribuz.: Eagle Pictures)
Rory Jansen è uno scrittore che lotta ed aspira ad essere un grande autore. Quando scopre un manoscritto perduto, si rende conto di possedere qualcosa di straordinario che vorrebbe disperatamente aver scritto. Rory decide di far passare il lavoro come proprio e riceve finalmente il riconoscimento di cui aveva un disperato bisogno. Tuttavia imparerà presto che vivere con la sua scelta non sarà così facile come pensava, quando si troverà di fronte a un dilemma morale che gli mostrerà l’uomo che è diventato.
IN DETTAGLIO:
Quando Rory Jansen (Bradley Cooper) pubblica il suo primo libro, diventa uno di quegli eventi rari che si verificano una volta ogni generazione e travolgono il mondo della letteratura e l’immaginario collettivo. Gli amici lo consigliano con fervore, i critici si sperticano in lodi; lo si trova ovunque – dai circoli letterari agli aerei ai campus universitari.
Con una voce nuova e una visione della vita così saggia da sembrare quasi senza tempo, Rory diventa subito una star letteraria. Carismatico, talentuoso, intelligente, questo giovane autore sembra avere tutto: una vita bellissima, una moglie devota (Zoë Saldana), il mondo ai suoi piedi – e tutto ciò grazie alle sue parole.
Ma di chi sono queste parole? E di chi parla la storia, in realtà ?
All’apice del successo, Rory viene rintracciato da un misterioso Vecchio (Jeremy Irons) che gli rivela di essere il vero autore del romanzo. Il Vecchio rievoca i bellissimi ma tragici ricordi della sua giovinezza nella Parigi del secondo dopoguerra, ricordi che hanno portato alla creazione del libro. Nel vedere che un altro uomo ha pagato il prezzo delle verità e delle visioni racchiuse nel racconto, Rory è posto di fronte a questioni fondamentali come la creatività , l’ambizione e le scelte morali che ha compiuto in funzione di esse.
Scritta come una storia nella storia, la vita stessa di Rory è un prodotto della fantasia. Dietro tutto c’è una celebrità letteraria realmente esistente, Clay Hammond (Dennis Quaid). Persuaso da una bellissima e astuta dottoranda (Olivia Wilde) a svelare il vero significato del suo romanzo, lo scrittore si lascia sfuggire alcuni collegamenti tra la storia e il suo passato segreto.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
L'OMBRA LUNGA DI ERNEST HEMINGWAY SULL'ESORDIO ALLA REGIA DI BRIAN KLUGMAN E LEE STERNTHAL
Quando la scrittura, opera di finzione, riesce ad essere palpitante di emozione come la vita stessa, il talento è davvero una realtà , non più una mera aspirazione. Quanto al successo poi, che ne può derivare, non sempre è consequenziale e corrispettivo al talento dimostrato. E' semplicemente quasi un'altra cosa, non di rado asservita ad altri fattori, più di superficie che di profondità . Lo stesso The Words, che delle parole e della scrittura ha fatto il McGuffin per questa intrigante ed affascinante storia multipla ad incastro, lascia sottilmente intendere come sulla scia di un varco già aperto, quel che segue sarà comunque una storia di successo, al di là della difformità di risultato con un inizio sorprendentemente sopra le righe, per di più farina di altri sacchi. E l'esordio alla regia di Brian Klugman e Lee Sternthal che,
non a caso, stavano pensando proprio ad Ernest Hemingway quando stava emergendo l'embrione di The Words, potrebbe rientrare esattamente nella categoria. Con un film come questo, come non essere interessati a tenere d'occhio quel che faranno di qui in avanti? Magari, nel loro caso, il seguito eguaglia l'esordio, chissà !
Il film The Words si presenta con tutta la semplicità ed il glamour di un classico di narrativa moderna (magari proprio di ascendenza hemingwayana) - con un incipit asciutto e pulito quasi metafisico - prima di sorprenderci con la polverosa patinatura di una Parigi del dopoguerra, protagonista del romanzo intitolato per l'appunto The Words. Romanzo che la voce fuori campo dell'autore Clay Hammond (incarnato da un impeccabile Dennis Quaid), sta declamando a voce alta di fronte ad una platea gremita, come di consuetudine nella presentazione ufficiale di best sellers statunitensi (vedi analoga dinamica nell'Hereafter di Clint Eastwood). Platea in cui spicca la
bella dottoranda Daniella (Olivia Wilde), a sua volta aspirante scrittrice, alquanto intraprendente ed ambigua nel comportamento con il nostro attempato romanziere Clay/Quaid. Figura chiave per una verità ancora addivenire ma che intanto già striscia sinuosa e minacciosa come un serpente.
Protagonisti chiave di questo romanzo sono per l'appunto l'aspirante scrittore Rory Jansen (Bradley Cooper, Limitless), la sua compagna che poi diventerà sua moglie Dora (Zoë Saldana, Avatar) e un Vecchio (l'iconico Jeremy Irons). E' con tutta l'elegante maestria di un grande direttore di orchestra che i nostri neofiti della regia cinematografica Brian Klugman e Lee Sternthal danno il là ad una delle più belle sinfonie in celluloide, quella da cui muove i primi passi una maliziosa danza tra Realtà e Finzione, là dove la reale voce fuori campo del romanziere Clay/Quaid si intreccia, con le palpitanti pagine della finzione letteraria che qui prende vita di pari passo: le sue pause, lasciano
indietro la realtà per cedere il passo alla finzione letteraria. E' tra questo co-protagonismo ballerino tra Realtà e Finzione che si fanno strada le vere prime donne di The Words: le parole, appunto, che, una dopo l'altra, guadagnano sempre più terreno nel loro cammino verso la Verità (sensazionale la sequenza della panchina così come illuminante quella finale). E' proprio questa Verità , dall'alto di una sceneggiatura sorprendentemente ricca senza essere ridondante, parola dopo parola, che Realtà e Finzione si troveranno finalmente sull'unico stesso binario, là dove i protagonisti di una realtà immaginata, i personaggi della finzione letteraria, gli artisti che hanno dato vita al tutto, con noi spettatori, potranno condividere, davanti allo stesso desco, ognuno il pasto che deciderà di consumare, tenendo ben presente che "Facciamo tutti delle scelte nella vita, il difficile è conviverci".
Perle di sceneggiatura
Il Vecchio (JEREMY IRONS): "La mia vera tragedia è stata amare quelle parole più della donna che le aveva ispirate"