THE GREY: LIAM NEESON AFFRONTA UNA GRANDE E PERICOLOSA AVVENTURA IN ALASKA PER JOE CARNAHAN CHE, DOPO 'A-TEAM', COLLABORA DI NUOVO CON LA SCOTT FREE PRODUCTIONS DI RIDLEY E TONY SCOTT
Sceneggiatura:
Joe Carnahan & Ian Mackenzie Jeffers
Soggetto: Dal racconto breve Ghost Walker di Ian Mackenzie Jeffers.
Cast: Liam Neeson (Ottway) Dallas Roberts (Hendrick) Frank Grillo (Diaz) Dermot Mulroney (Talget) Nonso Anozie (Burke) Joe Anderson (Flannery) Ben Bray (Hernandez) James Badge Dale (Lewenden) Anne Openshaw (La moglie di Ottway) Jonathan Bitonti (Ottway all'età di 5 anni) James Bitonti (Il padre di Ottway)
Musica: Marc Streitenfeld
Costumi: Courtney Daniel
Scenografia: John Willett
Fotografia: Masanobu Takayanagi
Montaggio: Roger Barton, Jason Hellmann e Joseph Jett Sally
Effetti Speciali: James Paradis
Makeup: Gitte Axen
Casting: John Papsidera
Scheda film aggiornata al:
19 Dicembre 2012
Sinossi:
IN BREVE:
L'aereo su cui viaggia un gruppo di lavoratori di un oleodotto si schianta in una zona dell'Alaska e i pochi sopravvissuti, con a capo Ottway (Liam Neeson), si ritrovano a dover lottare contro la rigidità del clima e un ambiente a loro ostile, abitato da un branco di famelici lupi. Prima che le forze e le risorse a loro disposizione si esauriscano, saranno costretti a ingaggiare una frenetica lotta contro il tempo per salvarsi.
SHORT SYNOPSIS:
In Alaska, an oil drilling team struggle to survive after a plane crash strands them in the wild. Hunting the humans are a pack of wolves who see them as intruders.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
"Ancora una volta nella mischia,
nell'ultima vera battaglia che affronterò,
vivi e muori in questo giorno,
vivi e muori in questo giorno"
Sono queste le liriche perle di una sorta di 'mantra' personale, interiorizzato e recitato dalla voce fuori campo di Liam Neeson, nei panni di Ottway, nel The Grey che Joe Carnahan (Smokin' Aces, A-Team) ha tratto dal racconto breve Ghost Walker di Ian Mackenzie Jeffers. La ribalta del palcoscenico campeggiato dagli scorci della natura più impervia e spietata che ci si possa immaginare, è tutta sua, e delle sue più intime riflessioni, di cui ci mette a parte la sua intermittente voce fuori campo, coronata da viscerali silenzi alternati ai flashback di un unico residuo momento, perduto per sempre, insieme ad un affetto mai rimpianto abbastanza che si ripropone, riaffacciandosi alla sua mente in ogni momento critico, per incoraggiare la sua anima incerta e sofferente di un incolmabile vuoto
interiore. Il manipolo di uomini di cui è responsabile, i rudi lavoratori di un oleodotto, gli consente di esprimere su vari registri i brandelli di umana compassione che ancora sopravvivono in lui, una volta che il volo dell'aereo su cui si sono imbarcati, si schianta in una zona dell'Alaska, lasciando dell'intero gruppo alcuni superstiti, in balìa di spaventose tormente di neve e di branchi di lupi famelici in costante agguato. Un percorso di lotta all'ultimo sangue in un ambiente che la regia, sintonizzata sulle frequenze di una fotografia decolorata, a tratti seppiata, tenta di esaltare, lavorando per sottrazione, con inquadrature parziali per lo più incentrate sul cammino di questo manipolo di uomini intenti, con ben pochi mezzi, a restare vivi. Centellinando le sequenze più narrative, divise tra attacchi sanguinolenti e controverse opinioni sulle esigue possibilità di contromisura per la sopravvivenza, si consumano i residui di un'umanità talora ricacciata nel profondo,
che le disperate circostanze riesumano per un ultimo, estremo, palpito di vita (vedi il momento in cui Diaz getta la spugna, culminante in un piano sequenza che lo ritrae da tergo, nell'unico scorcio paesistico orgoglioso della sua estrema ostilità all'uomo quanto di un fascino quasi ad effetto cartolina).
Ma Carnahan non è Jerzy Skolimowski, il regista polacco che in Essential killing (2010), non si è concesso sconti ad una visione estrema, di un realismo palpabile oltre che plausibile. E non è neppure l'australiano John Hillcoat, che con The Road (2008) ha osato ben oltre puntando sull'analoga scelta del parziale 'one man show', aggrappato a flashback, sempre dolorosi eppure allo stesso tempo quasi unico sostentamento per una vita ormai appesa ad un filo. Carnahan non riesce a calarsi fino in fondo in altrettanta purezza di stile onde evitare certe cadute, tra cui il fronteggiamento tra i sopravvissuti e i lupi, a seguito