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    Home Page > Movies & DVD > Cogan - Killing Them Softly

    COGAN - KILLING THEM SOFTLY: BRAD PITT SICARIO FREDDO E SENZA SCRUPOLI AL SERVIZIO DELLA 'MALA' PER INVESTIGARE SU UNA TRUFFA A POKER

    Dal 65. Festival del Cinema di CANNES - RECENSIONE ITALIANA IN ANTEPRIMA e PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com) - Dal 18 OTTOBRE

    "Ho visto 'Gli amici di Eddy Coyle' in televisione e sono rimasto subito colpito dal realismo dei personaggi, delle situazioni e dei dialoghi. Sono andato a cercare informazioni su George V. Higgins su Internet e ho scoperto che era stato procuratore distrettuale per venti anni a Boston. La cosa mi ha molto interessato... qualcuno che conosceva bene la materia di cui scriveva. Aveva scritto altri venti romanzi, tutti ormai fuori catalogo, sembrava. Conoscendo la logica di Hollywood, quelli che comandano avrebbero scartato Higgins dopo che 'Gli amici di Eddy Coyle' aveva fatto fiasco al botteghino ma lì c’era questa potenziale miniera d’oro ancora inutilizzata. Ho ordinato dieci dei suoi libri di seconda mano e li ho letti appena mi sono stati consegnati. 'Cogan' è stato il terzo e mi è sembrato subito perfetto per un adattamento cinematografico: grandi personaggi, grandi dialoghi e una trama molto semplice. All’inizio l’ho immaginato come un film drammatico, ma più mi ci addentravo, più mi sembrava la storia di una crisi economica, una crisi dell’economia criminale basata sul gioco d’azzardo e provocata da una mancata regolamentazione. In altre parole, una versione in scala della situazione attuale in America. Poi ho cominciato a pensare ad 'Allarme Rosso', il libro da cui sono stati tratti 'A prova di errore', un meritevole, ma trascurabile dramma su un incidente nucleare e 'Il Dottor Stranamore', un adattamento satirico della stessa identica trama. Kubrick ci ha fatto ridere delle nostre paure e io ho pensato che forse avrei potuto trovare un modo per far ridere della crisi economica che ha portato il mondo sull’orlo del disastro. Credo che i film sulla criminalità siano fondamentali per il capitalismo, perché mostrano il funzionamento della teoria capitalista nella sua forma base. Inoltre è l’unico genere in cui viene totalmente accettato che i personaggi agiscano spinti solo dalla brama del denaro. Niente stronzate sulla morale come 'i valori della famiglia' o 'segui il tuo sogno'. Ho immaginato un film popolato da persone sempre in cerca di soldi, senza una vaga idea di quanto siano infelici, che detestano il loro lavoro, vessate da capi indecisi e incompetenti che si anestetizzano con droga, sesso e alcol, che non guardano mai le loro vittime negli occhi e ho pensato: deve essere una commedia. Ho mandato un SMS a Brad in cui gli spiegavo l’idea di base. Volevo tastare il terreno prima di procedere. Immaginavo che avesse qualche grosso progetto all’epoca e che non avrebbe mai prestato attenzione a un film a basso costo raccontato in un messaggio, invece mi ha risposto subito e 45 minuti dopo non solo aveva accettato, ma avevamo anche raggiunto un accordo. Non rimaneva che informare gli agenti, chiamare Dede (Gardner) e trovare un finanziatore. In realtà ne avevo uno, ma un budget così per un film con Brad Pitt gli sembrava troppo bello per essere vero e ha rinunciato. Hollywood è strana, se cerchi di fare un favore a qualcuno, è probabile che quello scappi via urlando. Il resto è andato piuttosto liscio. Volevamo filmare un’economia al collasso in uno stato che offrisse i prezzi migliori. New Orleans sembrava più funzionale di Detroit, così abbiamo assunto tutti coloro che avevano lavorato ne 'L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford' che siamo riusciti a trovare, abbiamo ingaggiato i migliori attori disponibili, siamo andati là e abbiamo realizzato il film. Il risultato è 'COGAN'".
    Il regista e sceneggiatore Andrew Dominik

    (Killing Them Softly (già 'Cogan's Trade'); USA 2012; Thriller; 104'; Produz.: Plan B Entertainment/1984 Films/1984 Private Defense Contractors/Annapurna Pictures/Chockstone Pictures/Inferno Entertainment; Distribuz.: Eagle Pictures)

    Locandina italiana Cogan - Killing Them Softly

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    SEE SHORT SYNOPSIS

    Titolo in italiano: Cogan - Killing Them Softly

    Titolo in lingua originale: Killing Them Softly (già 'Cogan's Trade')

    Anno di produzione: 2012

    Anno di uscita: 2012

    Regia: Andrew Dominik

    Sceneggiatura: Andrew Dominik

    Soggetto: Adattamento del romanzo Cogan's Trade scritto dall'autore americano George V. Higgins nel 1974, edito in Italia da Einaudi Stile Libero 2012 con il titolo di Cogan.

    Cast: Brad Pitt (Jakie Cogan)
    James Gandolfini (Mickey)
    Garret Dillahunt (Eddie Mattie)
    Richard Jenkins (Driver)
    Vincent Curatola (Johnny Amato)
    Ray Liotta (Markie Trattman)
    Ben Mendelsohn (Russell)
    Scoot McNairy (Frankie)
    Linara Washington (LuLu)
    David Joseph Martinez (Pablo)

    Musica: Rachel Fox (supervisore); Kirk Francis (sound)

    Costumi: Patricia Norris

    Scenografia: Patricia Norris

    Fotografia: Greig Fraser

    Montaggio: John Paul Horstmann e Brian A. Kates

    Casting: Francine Maisler

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Due ragazzi sbandati compiono una rapina durante una partita di poker protetta dalla mafia, provocando il collasso dell’economia criminale locale.

    Jackie (Brad Pitt) è un sicario professionista ingaggiato per rintracciare gli autori della rapina e riportare l’ordine.

    SHORT SYNOPSIS:

    Jackie Cogan is a professional enforcer who investigates a heist that went down during a mob-protected poker game.

    Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)

    Dopo l’esordio australiano con Chopper nel lontano 2000 e l’affascinante, ma imperfetto L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (come poter dimenticare la fotografia meravigliosa firmata da Roger Deakins!), il terzo lungometraggio del neozelandese Andrew Dominik preleva a mani basse dal genere noir più classico per ambientare l’adattamento di un vecchio thriller degli anni Settanta, Cogan’s Trade, dello scrittore George V. Higgins ai tempi della crisi economica attuale. Infatti, lo script di Dominik si sviluppa nell’arco della campagna presidenziale di Barack Obama nel 2008, che coincise perfettamente con la crisi economica e gli ultimi mesi del governo Bush. Un periodo emblematico per la decadenza definitiva della supremazia americana. I protagonisti del film, non a caso, sono uomini senza ideali alla continua ricerca del denaro, quel qualcosa che muove gli ingranaggi di una società che compie retorica sulla famiglia e gli ideali, ma che poi risulta essere totalmente

    avulsa da questi stessi meccanismi, che a conti fatti, come ci racconta lo stesso film, suonano falsi. Perché non è certo la famiglia e la retorica che muovono gli ingranaggi della macchina politica e sociale della società Occidentale, ma i soldi. Figurarsi se non si muovono poi all’interno della mafia del gioco d’azzardo di una degradata cittadina industriale! L’intento dell’adattamento di Dominik è sicuramente virtuoso sotto l’aspetto narrativo, che però diventa poco esplicativo nella sua realizzazione. Il difetto principale è sempre quello del precedente film dell’autore, ovvero quello di muoversi sul terreno scivoloso di una sceneggiatura troppo incline alla ricostruzione d’ambienti, alla ricerca di forme e citazioni estetiche (ad esempio l’uso di canzoni che riconducono all’altra grande crisi economica della storia americana, ossia quella del lontano 1929, e di conseguenza al genere del gangster movie per quanto riguarda le caratteristiche di alcuni personaggi), al virtuosismo dell’uso della macchina da presa

    per poi glissare sull’accuratezza degli eventi raccontati dove i personaggi sono molto caratterizzati nei loro cliché d’appartenenza, ma molto poco nella loro psicologia personale. È solo il grande lavoro degli interpreti a cercare di rendere plausibili entrambi gli elementi, un merito che poi deve essere attribuito più ai comprimari, su tutti James Gandolfini che costruisce in un paio di scene il ritratto di un killer in crisi (un ruolo poi molto simile a quello di Tony Soprano a cui l’attore diede vita ne I Soprano, serie che ha segnato e rivoluzionato la serialità americana), che a Brad Pitt, il cui ruolo di criminale e il film stesso invece gli vengono cuciti addosso. Ed è forse alla fin fine questo il vero problema: Brad Pitt. Non tanto nella sua interpretazione, di per sé buona, quanto quella ossessiva patina cool che devono, in qualche modo, sempre mantenere i suoi personaggi e i

    film stessi, che ormai quasi sempre lui stesso produce insieme al suo fido entourage. Ed è dai tempi di Fight Club che con questa storia non se ne esce più. Che poi a conti fatti, quel cool di cui parliamo, che ammicca ad una rottura di schemi, raccontando di criminali simpatici, di situazioni grottesche, di violenza estetizzante e post-moderna, è solo uno specchietto per le allodole per un cinema assolutamente convenzionale. Perché poi tutto resta patina in superficie.

    Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)

    A routine, even mundane crime story relayed in tones of world-weary fatigue, "Killing Them Softly" deglams the mob movie to coolly distinctive if rarely pulse-quickening effect. Trading in pleasures of a deliberately rarefied sort, writer-director Andrew Dominik's talky, character-rich genre piece largely short-circuits thrills to sketch a grimly funny portrait of thugs taking care of business, in every rotten sense of the word. Results are at once a bit pretentious and worth savoring by those who don't mind a low-octane approach, spelling moderate B.O. for the fall Weinstein Co. release, though a well-cast Brad Pitt could enhance its prospects.

    Though it runs a fleet 97 minutes and finds Dominik in a relatively light mood after the brooding dramatics of 2007's "The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford," "Killing Them Softly" is similarly a film about the complications and hesitations that precede the decision to murder a man.

    Like its predecessor, this confidently made picture is minutely attentive to process, marked by occasional arty flourishes, and in no hurry to get to the payoffs. No one really wants to hurt anyone in this battered, beleaguered world of disorganized crime, but it's got to be done, and with as little expense as possible in these cash-strapped times.

    Indeed, the picture cynically and over-insistently foregrounds the economic crisis throughout, updating the setting of George V. Higgins' 1974 Boston-set novel, "Cogan's Trade," to Louisiana in the weeks preceding the 2008 presidential election. Lest one miss the tale's topical import, TV screens and radios are continuously blaring speeches by President George W. Bush and then-candidate Barack Obama, full of false hope and lofty talk of choices and consequences, repeatedly suggesting that the era's financial gloom and air of general malaise have trickled down even to America's scuzziest back alleys.

    It begins with

    the setup for a particularly pathetic crime, as pudgy midlevel crook Johnny Amato (Vincent Curatola) taps ratty up-and-comer Frankie (Scoot McNairy) to rob a card game run by mob hustler Markie (Ray Liotta). To Johnny's chagrin, Frankie foolishly chooses perpetually strung-out loser Russell (Ben Mendelsohn) as his partner. These two dumb kids proceed to hold up the game and make off with the mob's stash, in one of the few sequences that delivers a jolt of tightly coiled suspense, albeit stemming more from the culprits' bumbling incompetence than from anything else.

    "You know they're gonna kill ya?" Markie murmurs to Russell mid-heist, a look of genuine sympathy on his face. The movie goes on to glumly prove his point, as his higher-ups bring in their smooth, reliable and unfailingly pragmatic enforcer, Jackie Cogan (Pitt), to wipe out those responsible. When suspicion falls on Markie, Pitt becomes the very picture of

    a reluctant assassin, one who kills strictly out of professional obligation and often hires others to do the dirty work. "I like to kill 'em softly -- from a distance," he says, summing up the joyless efficiency with which he goes about his job.

    Retaining the pungent, Elmore Leonard-esque tang of Higgins' dialogue, yet rendering it tighter and more comprehensible for the screen, Dominik's loquacious screenplay employs a stop-and-go rhythm, dominated by lengthy, two-character exchanges punctuated by potent spasms of violence. Not even a routine beating can be dished out without copious amounts of planning, hedging, negotiating, arguing and cussing beforehand, the goombah equivalent of bureaucratic red tape. When the attacks do arrive, they're amply foreshadowed, alternately sped up or slowed down for heightened dramatic impact, yet drained of anything that might be mistaken for a rush of pleasure.

    Certainly not for all tastes, especially those of straight-up action fans,

    the picture's restraint places a considerable burden on the actors to maintain interest, which they shoulder impressively. A couple of them get great, tongue-in-cheek entrances; Pitt's Jackie, sporting shades and slicked-back hair, packs just a hint of a strut as he strides into the frame backed by Johnny Cash's "The Man Comes Around." James Gandolfini, amusingly disagreeable as a hitman who's let his taste for booze and prostitutes ruin his killer instincts, is introduced getting off a plane like a shlub attending a sales convention.

    Appearing exclusively opposite Pitt, Richard Jenkins socks over his turn as a bespectacled, tight-laced mob liaison with a particular aversion to cigarette smoke. Sam Shepard has a too-brief turn as a local rough, but Liotta, in only a few minutes of screen time, makes poor Markie a figure of real pathos and enormous likability; casting of Liotta and fellow screen-gangster icon Gandolfini slyly underlines the

    pic's notion of the cruel-to-indifferent fates that await everyone in this bloody biz.

    Skillful technical package is distinguished by Greig Fraser's color-muted widescreen lensing, Brian A. Kates' deft editing and Leslie Shatz's subtle sound design, employing occasional drones and dissonances in lieu of a score. In keeping with the economic realities impinging on the story, the film was shot in Louisiana for tax-incentive purposes; while the rundown locations are well suited to the story's gone-to-seed atmosphere, the absence of New Orleans color and the indiscriminate mix of tough-guy accents suggest these sorry-ass proceedings could be taking place anywhere.

    Bibliografia:

    Nota: Si ringrazia Marianna Giorgi (Eagle Pictures)

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di COGAN - KILLING THEM SOFTLY

    Links:

    • Brad Pitt

    • James Gandolfini

    • Ben Mendelsohn

    • Richard Jenkins

    • Garret Dillahunt

    • Ray Liotta

    1 | 2 | 3

    Galleria Video:

    Cogan-Killing Them Softly - trailer

    Cogan-Killing Them Softly - trailer (versione originale) - Killing Them Softly

    Cogan-Killing Them Softly - clip 'Ucciderli dolcemente'

    Cogan-Killing Them Softly - clip 'Scendi dalla macchina Markie'

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