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    IL GRINTA: IL PIU' CLASSICO DEI WESTERN INCONTRA LA 'MODERNA' RIVISITAZIONE DEI 'COEN BROTHERS'. UNA STORIA DI VENDETTA E DI CORAGGIO CHE MANTIENE INCONTAMINATA L'ANIMA PULSANTE DI SCHIETTO UMORISMO E DI UNA BELLEZZA 'GREZZA'

    Seconde visioni - Cinema sotto le stelle - 61. Festival del Cinema di Berlino (10-20 Febbraio 2011) - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 18 FEBBRAIO

    (True Grit USA 2010; dramma western; 110'; Produz.: Paramount Pictures/Skydance Productions/Scott Rudin Productions/Mike Zoss Productions; Distribuz.: Universal Pictures)

    Locandina italiana Il Grinta

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    (See Flash Review by Peter Debruge, "www.variety.com", here - Voice: 'Il giudizio della critica' - 'International Press')

    Titolo in italiano: Il Grinta

    Titolo in lingua originale: True Grit

    Anno di produzione: 2010

    Anno di uscita: 2011

    Regia: Joel e Ethan Coen

    Sceneggiatura: Joel e Ethan Coen

    Soggetto: Remake de El Grinta (1969) di Henry Hathaway, che vide protagonista l'icona western per eccellenza John Wayne, ruolo che gli valse il Premio Oscar. L'ispirazione primaria dichiarata dai fratelli Coen nasce tuttavia dall'originale letterario, il romanzo di Charles Portis.

    Cast: Matt Damon (La Boeuf )
    Jeff Bridges (Marshal Reuben J. Cogburn )
    Josh Brolin (Tom Chaney )
    Hailee Steinfeld (Mattie Ross )
    Leon Russom (Sceriffo )
    Elizabeth Marvel (Mattie Ross adulto)
    Ed Corbin (Bear Grit )
    Nicholas Sadler (Sullivan )
    Dakin Matthews (Colonnello Stonehill)
    Paul Rae (Emmett Quincy )
    Mary Anzalone (Signora di Memphis )
    Joe Stevens (Avvocato Goudy )
    Bruce Green (Harold Parmalee )
    Brian Brown (Coke Hays )
    Mike Watson (Farrel Parmalee )
    Cast completo

    Musica: Carter Burwell

    Costumi: Mary Zophres

    Scenografia: Jess Gonchor

    Fotografia: Roger Deakins

    Montaggio: Ethan Coen (come Roderick Jaynes) e Joel Coen (come Roderick Jaynes)

    Makeup: Jacenda Burkett, Heather Henry, Meredith Johns, Missy Lisenby, Joe Rivera e Marlene D. Whiton

    Casting: Jo Edna Boldin, Ellen Chenoweth e Rachel Tenner

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    La rivisitazione del classico western da parte dei Coen privilegia intenzionalmente, partendo dall'originale letterario più che dal precedente in celluloide del 1969, uno sguardo alternativo sulle vicende del vecchio sceriffo tutto d’un pezzo, rielaborando la storia di una quattordicenne al seguito di El Grinta per vendicare l’omicidio del padre da parte di due fuorilegge.

    IN ALTRE PAROLE:

    Il padre della quattordicenne Mattie Ross (Hailee Steinfeld) è stato ucciso con un colpo a sangue freddo dal vile Tom Chaney (Josh Brolin) e lei è determinata a rivendicare la sua morte. Assume così un ufficiale dell'esercito federale USA alcolizzato e dal grilletto facile, Rooster Cogburn (Jeff Bridges), e insieme a lui - nonostante le sue obiezioni - dà la caccia a Chaney. La morte del padre la spinge ad inseguire il criminale nel territorio indiano per trovarlo prima che l'agente governativo LaBoeuf (Matt Damon) lo cattori e lo riporti in Texas per l'omicidio di un altro uomo.

    Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)

    Se volessimo dare un giudizio sull’ultimo film dei fratelli Coen - che riporta in auge attraverso il volto di Jeff Bridges la figura de 'Il Grinta' precedentemente interpretata da John Wayne – sull’aspetto della forma, dovremmo affermare, senza ombra di dubbio, di trovarci di fronte ad un capolavoro. Se volessimo dare una definizione sull’ultimo film dei fratelli Coen dovremmo dire che è un omaggio al tramontato genere del western, quello che per eccellenza ha lasciato un’impronta nel cinema propriamente americano, che nel suo periodo d’oro ha saputo dare non poche lezioni di cinema. Che i due fratelli del Minnesota hanno dimostrato di aver imparato egregiamente. I due registi e sceneggiatori, infatti, cavalcano i racconti della frontiera con grande gusto e raffinatezza. Non lasciano nulla al caso citando e riprendendo i canoni narrativi che furono di John Ford ed Anthony Mann, da cui traggono forza, dal primo per gli estetismi mentre

    dal secondo per la scarnificazione della struttura narrativa. I film con John Wayne contro quelli con James Stewart. Eroi diversi, ma pur sempre eroi americani, il primo più archetipo del genere, il secondo più psicologico e ancora più solitario. I Coen contemporaneamente alla loro immedesimazione prendono le distanze dai due maestri e dalla raffigurazione dei loro due attori feticci attraverso una logica post-moderna. Alla base non si dovrebbe dimenticare che c’è sempre la doppia mediazione di un adattamento letterario (un romanzo di Charles Portis) nonché il remake del celebre film omonimo di Henry Hathaway che permise a John Wayne di conquistare l’unico Oscar della sua carriera (ed è stato già tanto!) per un film in cui il genere era davvero già tramontato quando uscì nel 1969. In fondo quel film davvero rappresentava il tramonto di un idolo, che con il suo volto aveva fornito appunto quell’archetipo di eroe nell’immaginario collettivo,

    ma anche la fine della stagione cinematografica di quel genere stesso nonché dell’attore ormai alla soglia dell’anzianità. Era la fine degli anni Sessanta e il cinema viaggiava su altre storie e altre frontiere, c’era la guerra in Vietnam, i diritti civili e l’America combatteva per nuove speranze. Il western, invece, per quanto sia nato e si sia sviluppato in un periodo economicamente ricco e preposto al futuro era storicamente ancora desideroso di farsi carico di sementi del passato, le storie degli indiani e dei vaquero erano le uniche che potevano vantare in una Storia così giovane. Ma, nel 1969 quelle poche “miserabili†storie, con il loro accento malinconico, bruciate nella polvere, erano diventate imbarazzanti e quindi era meglio andare avanti raccontando il presente e lottare per esso. E la cosiddetta perdita dell’innocenza prendeva sempre più piede nonostante albergassero sentimenti di un mondo più giusto ed equo. E forse l’unica verità

    era che quei vaquero si erano tutti imborghesiti. Non c’era spazio per storie sulla violenza. Loro volevano dimenticarla, anche se si stavano dimostrando molto peggio nel sud est asiatico in quegli stessi anni. Già, un secolo e mezzo fa si assaporavano i primi sentimenti di perdita e di sconfitta, ma ora che il post-moderno ha permesso che proprio tutto potesse essere detto (e a questo ha contribuito anche lo stesso conflitto in Vietnam) il western più che mai nel cinema americano non dovrebbe essere un genere tramontato oggi, ma un genere attuale, quotidiano, odierno perché sarebbe più attuale che mai proporre al pubblico vicende epiche di sconfitta e determinazione, volontà di uomini e donne carismatici.

    Su queste premesse si può dire che al film dei Coen non manca davvero nulla. C’è tutto: la frontiera, la perdita dell’innocenza, la forza indomita femminile, il cinismo dell’eroe-antieroe maschile, le grandi praterie, gli sconfinati spazi

    di un’America sì violenta e priva di pietà, ma allo stesso tempo ancora innocente, per certi versi ancora pura. Ovviamente non manca nemmeno nel suo aspetto tecnico la riformulazione di fotografia (meravigliosa, se alla sua nona candidatura agli Oscar non si dà finalmente un Oscar a Roger Deakins gli americani dimostreranno davvero di essere come certi snob francesi li definiscono!) e colonna sonora del genere. Una purezza rappresentata dalla figura della quattordicenne Mattie Ross nella quale sono contenuti tutti i topoi dell’americanismo: la determinatezza, la forza, il coraggio e il desiderio di giustizia. Ma è la figura del Grinta, guercio, spappolato nel fisico dal tempo e dalla sofferenza della frontiera, a rendere la sua figura ancora più malinconica, dinoccolata, triste. Disperatamente attuale. Se volessimo dire che cos’è l’ultimo film dei fratelli Coen dovremmo dire che è cinema. Peccato solo che c’è Matt Damon.

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO de IL GRINTA
    PRESSBOOK in ENGLISH di TRUE GRIT (IL GRINTA)

    Links:

    • Joel e Ethan Coen (Regista)

    • Matt Damon

    • Jeff Bridges

    • Josh Brolin

    • Hailee Steinfeld

    • 61. Festival del Cinema di Berlino (10-20 Febbraio 2011) - AL VIA LA 'BERLINALE 2011'. Si apre con i fratelli COEN ('TRUE GRIT-IL GRINTA'). Italiani in sezioni minori con 'QUALUNQUEMENTE' e 'GIANNI E LE DONNE'. (Speciali)

    Altri Links:

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    - Partecipa al contest - in collaborazione con Giano Editore - VINCI LA SCENEGGIATURA ORIGINALE DE IL GRINTA - Coloro che invieranno entro il 15 marzo un breve racconto con il prequel o il sequel del romanzo Il Grinta di Charles Portis, da cui è stato tratto il film, potranno vincere la sceneggiatura originale firmata dai fratelli Coen e i gadget del film - Regolamento sul sito http://www.gianoeditore.it/ilgrinta/

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    Galleria Video:

    Il Grinta - trailer

    Il Grinta - trailer HD

    Il Grinta - Intervista a Matt Damon (versione originale sottotitolata)

    Il Grinta - Intervista a Jeff Bridges (versione originale sottotitolata)

    Il Grinta - Intervista a Hailee Steinfeld (versione originale sottotitolata)

    Il Grinta - featurette 'B-Roll' (versione originale sottotitolata)

    Il Grinta - featurette 'I Costumi de Il Grinta' (versione originale sottotitolata)

    Il Grinta - featurette - Il compositore Carter Burwell parla delle musiche del film (versione originale sottotitolata)

    Il Grinta - clip 'I'm a texas ranger'

    Il Grinta (versione originale 1969) - clip 'John Wayne'

    Il giudizio della critica

    The Best of Review

    International Press

    PETER DEBRUGE, "www.variety.com":

    "It's hard to imagine bigger boots to fill than the ones that earned John Wayne his Oscar in 'True Grit', and yet Jeff Bridges handily reinvents the iconic role of Rooster Cogburn in the Coen brothers' back-to-the-book remake. Though the sibs return things to the perspective of vengeance-bent 14-year-old Mattie Ross, all eyes are definitely on Cogburn. Rather than a case of the Dude doing the Duke, Bridges' irascible old cuss is a genuine original who feels larger than the familiar saga that contains him. Awfully gritty for its PG-13 rating, this characteristically well-crafted outing could draw a wide range of audiences, ranking among the Coens' more commercial pics".

    Italian Press

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