LA DONNA DELLA MIA VITA: STEFANIA SANDRELLI 'MADRE-CHIOCCIA' DI LUCA ARGENTERO E ALESSANDRO GASSMAN PER LUCA LUCINI IN UNA STORIA USCITA DALLA PENNA DI CRISTINA COMENCINI
RECENSIONE - Dal 26 NOVEMBRE
(La donna della mia vita ITALIA/ GRAN BRETAGNA 2010; drammatico; 96'; Produz.: Universal Pictures International/Cattleya; Distribuz.: Universal Pictures International Italy)
Musica: Giuliano Taviani e Carmelo Travia (suono: Maurizio Argentieri)
Costumi: Gabriella Pescucci e Massimo Cantini Parrini
Scenografia: Totoi Santoro
Fotografia: Alessandro Bolzoni
Montaggio: Fabrizio Rossetti
Casting: Claudia Marotti
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
La donna della mia vita è la storia di due fratelli Leonardo (Luca Argentero) e Giorgio (Alessandro Gassman) molto diversi tra loro. Tanto il primo è affidabile e sensibile, quanto il secondo è incostante e donnaiolo. A tenerli uniti e proteggerli ci pensa Alba (Stefania Sandrelli), una madre chioccia con la tendenza a controllare tutto, marito (Giorgio Colangeli) e figli inclusi. E ci riesce, almeno fino al giorno in cui Giorgio scopre che la nuova fidanzata del fratello non è altri che Sara (Valentina Lodovini), con cui ha avuto una delle sue turbolenti relazioni extraconiugali. A quel punto ogni cosa verrà alterata: gli affetti, le relazioni, i comportamenti, e l’ordine (apparente) lascerà il posto a un grande scompiglio.
E come sempre, sarà Alba a intervenire per riportare l’armonia in famiglia e lo farà non senza sorprese e colpi di scena.
Dal >Press-Book< de La donna della mia vita
Commento critico (a cura di ENRICA MANES)
La forte impronta teatrale e l’andamento stesso della narrazione, che potrebbe essere divisa in tre atti, con un inizio e presentazione dei personaggi, uno svolgimento che prevede l’intrigo alla migliore maniera della commedia, ed il terzo atto finale con il dipanarsi della matassa e lo scioglimento di ogni nodo, si nota ed è la ricchezza e la vera sorpresa di una storia che altrimenti, vista solo da una prospettiva puramente cinematografica, risulterebbe affatto nuova e ridondante.
L’opera di tre donne, Comencini, Calenda, Ciabatti, segue invece un copione brillante sia come sceneggiatura sia come ritmo, proponendo gli stereotipi della società italiana classica, modernizzata però secondo un’ambientazione contemporanea e che vive di tutte le frivolezze modaiole del momento.
Un classico resta il fulcro, quello della famiglia, presentata qui in un groviglio di donne che sono le vere padrone della sorte dei rispettivi mariti ed amanti che, dal canto loro, avrebbero l’ardire di detenere il
Intuizione pure da tocco di teatro è il protendersi verso il pubblico della figura di questa mamma chioccia nel monologo che apre e chiude di fatto il film, un dialogo che sembra fatto a se stessa, a chi la ascolta,
e d’altro canto si scopre rivolto invece a quel bambino, il nipote così desiderato ed alle cui spalle lei già forse progetta qualcosa.
Una linea da teatro presente anche in tutte le ambientazioni, rigorosamente in interni, tranne piccolissimi passaggi, tratteggiati nella loro fissità di ripresa e punto di vista, come bloccati in un colpo d’occhio che mette in mostra e caratterizza ogni stanza ed ogni casa di volta in volta, a seconda del gusto di chi la abita e della sensazione che si vuole suscitare nel pubblico, esattamente come su un palcoscenico.
Una scena complessiva nella quale non sfigurano i già affermati Luca Argentero e Alessandro Gassman che mostrano di trovarsi particolarmente bene nei panni di questi fratelli: il “fragile†Leonardo e il donnaiolo Giorgio, apparentemente molto diversi e che sembrano scambiarsi più volte le parti all’interno della storia, fermo restando il conflitto in fondo fraterno che li divide e insieme li