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    Gran Premio della Giuria al Festival del Cinema di Cannes 2010 - RECENSIONE - Dal 22 OTTOBRE

    (Des hommes et des dieux FRANCIA 2010; drammatico; 120’; Produz.: Why Not Productions/Armada Films/France 3 Cinéma, con la partecipazione di France Télévision/Canal +/CinéCinéma/Centre National de la Cinématographie e de l'Image animée in associazione con Cinémage 4/Cofinova 6 e Soficinéma 6; Distribuz.: Lucky Red)

    Locandina italiana Uomini di Dio

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    Titolo in italiano: Uomini di Dio

    Titolo in lingua originale: Des hommes et des dieux

    Anno di produzione: 2010

    Anno di uscita: 2010

    Regia: Xavier Beauvois

    Sceneggiatura: Etienne Comar

    Cast: Lambert Wilson (Christian)
    Michael Lonsdale (Luc)
    Olivier Rabourdin (Christophe)
    Sabrina Ouazani (Rabbia)
    Philippe Laudenbach (Célestin)
    Jacques Herlin (Amédée)
    Loïc Pichon (Jean‐Pierre)
    Xavier Maly (Michel)
    Jean‐Marie Frin (Paul)
    Abdelhafid Metalsi (Nouredine)
    Abdellah Moundy (Omar)
    Olivier Perrier (Bruno)
    Fayattia Farid Larbi (Ali)
    Adel Bencherif (terrorista)

    Musica: Jean‐Jacques Ferran ed Eric Bonnard (suono); Francois Polgar (direttore del suono)

    Scenografia: Michel Barthelemy (a.d.c.)

    Fotografia: Caroline Champetier (a.f.c.)

    Montaggio: Marie‐Julie Maille

    Casting: Brigitte Moidon (a.r.d.a.)

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Un monastero in mezzo alle montagne aglerine negli anni 1990... Otto monaci cristiani francesi vivono in perfetta armonia con i loro fratelli musulmani. Progressivamente la situazione cambia. La violenza e il terrore integralista si propapagano nella regione. Nonostante l'incombente minaccia che li circonda, i monaci decidono di restare al loro posto, costi quel che costi.

    IN DETTAGLIO:

    Un monastero in cima alle montagne del Maghreb in un periodo non precisato degli anni ‘90… Otto monaci cistercensi francesi vivono in armonia con la popolazione musulmana. Vicini agli abitanti del villaggio, partecipano alle loro attività lavorative e alle loro feste e si occupano delle loro quotidiane necessità mediche. Quando un gruppo di lavoratori stranieri viene massacrato, il panico si impadronisce della regione. L’esercito cerca di convincere i monaci ad accettare una protezione armata, ma i confratelli la rifiutano. Poco dopo ricevono la visita di un gruppo di fondamentalisti islamici che rivendicano la responsabilità del massacro. Christian, il Priore, affronta con fermezza Ali Fayattia, il leader degli uomini armati, convincendolo ad andarsene. Ma il dubbio si è insinuato tra i monaci: alcuni vogliono andar via, altri insistono sul loro dovere di restare. Christian propone un periodo di riflessione prima di prendere una decisione collettiva. I monaci provano ad andare avanti come se niente fosse cambiato, ma l’atmosfera si fa sempre più tesa. Quando accettano di curare alcuni terroristi, le autorità protestano e cominciano a premere perché tornino in Francia. Christian organizza una nuova votazione. Ma stavolta i confratelli sono tutti d’accordo. Rimarranno, a qualsiasi costo…

    Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)

    Basato sugli eventi della comunità dei monaci francesi di Tibhirine, nell’Algeria settentrionale, quando, nel 1996, sette di loro furono rapiti e assassinati da un gruppo del GIA (Gruppo Islamico Armato), Uomini di Dio – Gran Premio della giuria all’ultimo festival di Cannes e candidato francese ai prossimi Oscar – è un film registicamente e moralmente virtuoso, ma politicamente ingenuo. Virtuoso perché pur essendo un’opera interamente sviluppata su di una comunità religiosa non fa della demagogia e descrive la comunità nelle sue ritualità (la messa, le preghiere, il pranzo, etc.), nel suo equilibrio e rispetto per le credenze del villaggio musulmano locale - reciprocamente messe a confronto - nella manualità e nei compiti del lavoro quotidiano. Politicamente ingenuo proprio perché pecca di semplicità di intenti (evidenziando una facile schematizzazione dei meccanismi) e facilonerie nella visione del nemico esterno: il terrorismo (che quasi sempre rimane entità invisibile, elemento astratto agli

    occhi dello spettatore).

    Infatti, il regista Xavier Beauvois si trova molto più a suo agio nel lavoro meta-cinematografico, nella ricerca di un’eleganza stilistica - vagamente bergmaniana - regalando così una regia asciutta, in alcuni momenti trattenuta e documentaristica, e come dicevamo virtuosistica: raffinata, colta, nella descrizione del rapporto dell’uomo fra fede e natura, suoni, silenzi e sentimenti, che trovano un punto di elevata commistione filmica, letteraria, pittorica nella scena precedente al rapimento, nella quale i frati siedono a tavola e vengono inquadrati uno per uno sulle note dilaganti e invadenti de Il lago dei cigni di Čajkovskij. La natura convive pacificamente con le differenze religiose. Eppure ciò non è sufficiente. Questo sottolinea l’alto intento intellettuale dell’autore circa una riflessione su etica e morale in un frangente storico in cui è sempre più arduo poterla attuare. Un film, perciò, detentore di un pacifismo ideologico e di una convivenza tra i popoli,

    che esula da motivi politici. Tale approccio narrativo fa cadere, però, Uomini di Dio nel film a tesi: in particolare le scene in cui viene descritto il rapporto dei frati con la comunità esterna e i loro tentennamenti sul proseguimento della propria missione in quel villaggio verso la più semplice scelta di fuggire via. Beauvois mescola un pò tutto e realizza una pellicola che apparentemente sembra atemporale, ascetica, ma in realtà si rivela profondamente contemporanea nella messa in luce della crisi spirituale dell’essere umano.

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO (con il TESTAMENTO SPIRITUALE DI FRERE CHRISTIAN)

    Links:

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    Galleria Video:

    Uomini di Dio - trailer

    Uomini di Dio - clip 1

    Uomini di Dio - clip 2

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