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    VENUS NOIRE - VENERE NERA

    Dalla 67. Mostra del Cinema di Venezia (1-11 Settembre 2010) - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 17 GIUGNO

    "...Saartjie Baartman mi ha subito ispirato rispetto. Non ciò che è stato scritto su di lei, ma la sua immagine. A volte l'immagine dice più di tutto ciò che si può scrivere. E' quel che ho sentito vedendo i ritrati di Saartjie fatti dai disegnatori del museo, e ancor più quando ho scoperto il suo calco originale conservato in Francia. Il suo volto mi ha emozionato. Parla di lei meglio di chiunque. Si percepisce senza dubbio tutta la sua sofferenza: ha i lineamenti gonfiati dall'alcool, dalla malattia. Ma al di là di questo sembrava - nei disegni come nel calco - considerare la vita con un distacco di tipo quasi mistico... La sofferenza che ha sopportato c'entra sicuramente molto... Anche le disillusioni... E' la cosa cui sono stato più sensibile. Lei ispira il distacco, la più assoluta abnegazione e l'intelligenza. Deve sapere molto sulla natura umana... Incontrando la sua immagine ho sentito il dovere di raccontare la sua storia...".
    Il regista Abdellatif Kechiche

    (Venus noire FRANCIA/ITALIA/BELGIO 2010; Drammatico; 159'; Produz.: MK2 Productions, in coproduz. con France 2 Cinéma, con la partecipaz. di Canal +/France Télévisions/Centro Nazionale della Cinematografia e dell'immagine/Cinécinéma, in associaz. con Soficinéma 5/Artémis Productions-PatrickQuinet e con il sostegno della Regione Ile de France/Acsé-Fonds images de la diversité/Programma Média della Comunità Europea; Distribuz.: Lucky Red)

    Locandina italiana Venere nera

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    Titolo in italiano: Venere nera

    Titolo in lingua originale: Venus noire

    Anno di produzione: 2010

    Anno di uscita: 2011

    Regia: Abdellatif Kechiche

    Sceneggiatura: Abdellatif Kechiche e Ghalya Lacroix

    Cast: Yahima Torrès (Saartjie)
    Andre Jacobs (Hendrick Caezar)
    Olivier Gourmet ( Réaux)
    Elina Löwensohn (Jeanne)
    François Marthouret (Georges Cuvier)
    Michel Gionti (Jean-Baptiste Berré)
    Jean-Christophe Bouvet (Charles Mercailler)

    Musica: Slaheddine Kechiche

    Costumi: Fabio Perrone

    Scenografia: Florian Sanson e Mathieu Menut

    Fotografia: Lubomir Bakchev

    Montaggio: Camille Toubkis, Ghalya Lacroix, Laurent Rouan e Albertine Lastera

    Effetti Speciali: Stephane Bidault (supervisore effetti visivi)

    Casting: Anne Fremiot e Monya Galbi

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Parigi, 1817, Accademia Reale di Medicina. "Non ho mai visto testa umana più simile a quella delle scimmie". Di fronte al calco del corpo di Saartjie Baartman, l'anatomista Georges Cuvier è categorico. Un parterre di distinti colleghi applaude la dimostrazione. Sette anni prima, Saartjie lasciava l'Africa del Sud con il suo padrone, Caezar, per andare ad offrire il suo corpo in pasto al pubblico londinese delle fiere e degli zoo umani. Donna libera e schiava al tempo stesso, la "Venere ottentotta" era l'icona dei bassifondi, promessa al miraggio di un'ascesa dorata...

    Dal >Press-Book< di Venere nera

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    Le intenzioni sono onorevoli, ovviamente. E ben si comprende perché il regista tunisino Abdellatif Kechiche (Cous Cous) abbia sentito l’impulso irrefrenabile di raccontare integralmente questa amara storia come un dovere, un diktat improrogabile. E credo che per questo gliene siamo tutti grati comunque, al di là del risultato. Ma quel che sconcerta di questa ‘eroina’ divenuta ‘tragica’ sull’onda della diversità, sono proprio i modi e i tempi scelti per parlarne. Una diversità non di marca razziale, quanto genetica, fisionomico-anatomica - non a caso la cosiddetta Venere Ottentotta finì anche oggetto di studio da parte di scienziati - non riconoscibile entro quei comuni parametri cui, quasi per inerzia, si è soliti ricondurre il nostro concetto di normalità. Ed ecco che qui scatta subito il fenomeno ‘freak’, vale a dire il fenomeno da baraccone a tutto tondo, su cui però Kechiche calca la mano più del dovuto, insistendo ad oltranza su uno

    stesso registro, dilatando tempi, modi, esternazioni e varianti sul tema fino a sortire persino nell’effetto opposto o, quanto meno, a smorzare la reale portata di intensità del fenomeno stesso.

    Non è dunque tanto la messa in scena del disgustoso e inaccettabile modo cui si guarda fino alla più bieca strumentalizzazione disumanizzante di un disperato caso umano, quanto lo stile accordato dalla regia a questo racconto malauguratamente non partorito dalla fantasia ma ispirato ad un triste capitolo di cronaca del XIX secolo. Nulla avrebbe tolto all’essenza di un siffatto dramma umano come questo il coraggio di ridurne il racconto alla metà. La prolissità esasperante - e non è affatto, come commentato dal regista in conferenza stampa, una questione di vescica quanto di senso della misura e di stile narrativo - appuntata sull’iter, oltremodo oltraggioso, di questa giovane venticinquenne, violentata ogni giorno nella sua dignità di persona prima ancora che di donna, ne

    scolpiscono i contorni unicamente come oggetto per lo più rassegnato e passivo dello sfrontato ‘voyeurismo’, e non solo, da parte di corti pubbliche e private in primo luogo a Londra e in seguito a Parigi.

    Anziché soffermarsi maggiormente sull’universo interiore della donna, con dei sogni, così come rivela lei stessa in tribunale, e un talento per la danza ed il canto, frantumati sulle rocce dell’oltraggio e di una compressa disperazione affogata nell’alcol fino alla prostituzione - la reiterata insistenza sul sesso in tutte le salse è a dir poco nauseante - si preferisce seguire la strada a senso unico e a fondo chiuso delle umilianti esibizioni forzate della donna, ridotta quotidianamente alla stregua di ‘animale esotico’. Qualcosa di più profondo - anche il passato della donna viene liquidato in reiterate e didascaliche schegge di racconto verbale - può solo trasparire tra le righe di un pentagramma appena sbozzato, per un’amara sinfonia

    andata fuori tempo massimo sul registro delle stesse note da tormentone. Tutta la forza del film sta nel soggetto di questa storia dalle enormi implicazioni morali purtroppo infrante sull’eccessivo protagonismo conferito a quegli stessi scogli di denuncia.

    Pressbook:

    PRESSBOOK in ITALIANO di VENERE NERA

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    Galleria Video:

    Venere nera - trailer

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