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BENVENUTI AL SUD: NEL REMAKE MADE IN ITALY DELLA COMMEDIA FRANCESE CAMPIONE D'INCASSI 'GIU' AL NORD', CLAUDIO BISIO VIENE CATAPULTATO DA MILANO AL 'PROFONDO SUD' DI UN PAESINO DELLA CAMPANIA
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 1° OTTOBRE
"'Benvenuti al Sud' ha rappresentato una sfida: cercare l'originalità non tanto nella storia, quanto nell'anima del film... L'importante era dare al film un'anima e una personalità proprie. Ma si tratta pur sempre di una versione italiana dello stesso film. Il regista Dany Boon s'è molto divertito in un cameo sul nostro set, è anche coproduttore di 'Benvenuti al sud'. Comunque il lavoro che abbiamo fatto sui cliché è diverso: quello verbale è stato solo accennato, mentre nella versione francofona era un elemento centrale del film. Ma a noi sembrava un po' scontato limitarsi a quello".
Il regista e co-sceneggiatore Luca Miniero
"Non nascondiamolo, in Italia i conflitti culturali esistono, la questione meridionale è ancora aperta. In questo senso, il mio è un personaggio è esemplare: un vero ignorante, ignora l'esistenza di altre realtà . Nel corso del film, però, lo è sempre meno: conoscere le diversità è l'unico modo per apprezzarle".
L'attore Claudio Bisio
(Benvenuti al Sud ITALIA 2010; commedia; 100'; Produz.: Medusa Film/Cattleya; Distribuz.: Medusa Film)
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Titolo in italiano: Benvenuti al Sud
Titolo in lingua originale:
Benvenuti al Sud
Anno di produzione:
2010
Anno di uscita:
2010
Regia: Luca Miniero
Sceneggiatura:
Luca Miniero e Massimo Gaudioso
Soggetto: Remake della geniale commedia francese Bienvenue chez le Ch'tis uscita come Giù al Nord in Italia. Il film è girato in provincia di Salerno, a Castellabate, parte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano: le location si alternano tra il centro storico e suggestivi paesaggi marini.
Cast: Claudio Bisio (Alberto) Alessandro Siani (Mattia) Angela Finocchiaro (Silvia) Valentina Lodovini (Maria) Nando Paone (Costabile Piccolo) Giacomo Rizzo (Costabile Grande) Teco Celio (Gran Maestro) Fulvio Falzarano (Mario) Nunzia Schiano (Signora Volpe) Alessandro Vighi (Chicco) Francesco Albanese (Centauro) Salvatore Misticone (Signor Scapece) Riccardo Zinna (Vigile) Naike Rivelli (Poliziotta)
Musica: Umberto Scipione
Costumi: Sonu Mishra
Scenografia: Paola Comencini
Fotografia: Paolo Carnera
Montaggio: Valentina Mariani
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
Alberto (Claudio Bisio), responsabile dell'ufficio postale di una cittadina della Brianza, sotto pressione della moglie Silvia (Angela Finocchiaro), è disposto a tutto pur di ottenere il trasferimento a Milano. Anche fingersi invalido per salire in graduatoria. Ma il trucchetto non funziona e per punizione viene trasferito in un paesino della Campania, il che per un abitante del nord equivale a un vero e proprio incubo. Rivestito di pregiudizi, Alberto parte da solo alla volta di quella che ritiene la terra della camorra, dei rifiuti per le strade e dei “terroni†scansafatiche. Con sua immensa sorpresa, Alberto scoprirà invece un luogo affascinante, dei colleghi affettuosi, una popolazione ospitale e un nuovo e grande amico, il postino Mattia (Alessandro Siani), al quale darà una mano per riconquistare il cuore della bella Maria (Valentina Lodovini). Il problema ora però è un altro: come dirlo a Silvia? Già , perché da quando è partito, non solo il loro rapporto sembra rifiorito, ma agli occhi dei vecchi amici del nord Alberto è divenuto un vero e proprio eroe…
Dal >Press-Book< di Benvenuti al Sud
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Considerata la partenza in veste di remake italiano della commedia francese campione d’incassi Bienvenue chez le Ch’tis, uscita in Italia come Giù al Nord, ci si poteva aspettare di peggio. Anche alla luce del fatto aggiuntivo che qui, con Benvenuti al Sud, il regista Luca Miniero con il suo cast tutto italiano doc, non ha fondamentalmente tradito in alcun modo la tessitura della storia originaria. Una tematica, quella della contrapposizione tra Nord e Sud - sia pure capovolta dalla versione francese a quella italiana - che evidentemente scarta dalla circoscrizione nazionale per spaziare sul pianeta dell’universalmente riconoscibile (purtroppo talvolta fino alle estreme conseguenze: basta pensare ai sudisti e nordisti americani!). Va da sé che il tema è trattato sui toni assolutamente leggeri e gustosi della commedia - così come doveva essere - ed è proprio così che Benvenuti al Sud vince la sua sfida! Quella che a detta dello |
stesso Miniero non stava certo nella ricerca dell’originalità della storia quanto della sua ‘anima’. E in effetti Miniero, già navigato sul contrapposto Milano-Napoli con Incantesimo napoletano, è stato in grado di dotare Benvenuti al sud di un’anima sua propria, e questo malgrado l’’illustre precedente’ francese. Anima farcita di gag e leggerezza quanto si vuole ma non priva delle sue verità profonde, appuntate sui rapporti interpersonali, tra colleghi di lavoro, tra moglie (Silvia/Finocchiaro) e marito (Alberto/Bisio) e tra se stessi: Mattia (Alessandro Siani) combattuto tra la madre (Nunzia Schiano naturalizzata signora Volpe) e la bella Maria (Valentina Lodovini qui in punta di ruspante 'charme').
Da ‘schifettoso nordista’ (assolutamente rigoroso nel pretendere la scansione corretta di ‘Nord’ di contro all’inaccettabile dialettale ‘Norde’) a simpaticamente e sinceramente solidale proprio con i famigerati ‘terroni’, secondo uno degli stereotipi su cui Benvenuti al Sud sguazza divertito perfettamente a suo agio come un pesce nell’acqua. E’ questo |
che rappresenta in maniera fluida e naturale Claudio Bisio con il direttore delle poste Alberto, personaggio che per certi versi sembra quasi assorbire su se stesso ‘la fame e la sete’ intese ‘albanesianamente’, anche se a rivestire fin dalle prime battute il ruolo di ‘nordista’ incallita con il mito della città di Milano ancorata agli stereotipi a grappolo è Silvia, la moglie di Alberto (Angela Finocchiaro). Claudio Bisio con il suo Alberto ha comunque l’opportunità di sperimentare - per il nostro affettivo divertimento - i due antipodi dell’Italia: quelli che, a dispetto dei preconcetti, qui radicati su quelli più gettonati dall’immaginario collettivo di stampo pre-garibaldino e bossiano (ma lui scherza!?), armonizzano sul filo dei valori e dei buoni sentimenti universali. Ovvio che usi e costumi sono le varianti sul tema del pentagramma della vita che, fatta eccezione per poche differite note, ci accomuna tutti. E sono proprio usi e costumi |
locali, oltre che i preconcetti standard di uno sguardo ‘alieno’, gli ingredienti di punta per ironizzare, scommettendo sulla risata spontanea dello spettatore: e se partenza ed approdo alla indesiderata destinazione sono tutto un programma, non vogliono esser da meno l’iniziale approccio, il lancio della spazzatura, la prima colazione, la conoscenza dei colleghi, dinamiche e rispetti di lavoro, i fraintendimenti sulle intenzioni, la ‘lezione’ di ‘lingua napoletana’ di fronte ad una caciaresca tavolata imbandita - ogni dialetto stretto finisce per essere una lingua a parte - o la consegna della posta finita nell'inevitabile ubriacatura con arresto.
Insomma, “Vedi Napoli e poi muori!â€, battuta stereotipata al contrario del reale significato dai ‘nordisti’, su cui Alberto (e più tardi anche Silvia) avrà modo di ricredersi. Ed è sicuro che Napoli (quella di provincia con il paesino di Calstellabate) incanterà ancora una volta sull’onda di musica e canzoni, del calore della buona tavola con i |
suoi eccessi (messi bene in luce anche dallo stesso Antonio Albanese proprio con La fame e la sete) capitanati da caffè, limoncello e pastiera, seguiti da sanguinaccio e salsicce come prima colazione: le colazioni intercontinentali potrebbero impallidire di fronte a quelle napoletane! Ma Napoli incanterà soprattutto per quell’anima di scanzonata, talora malinconica, poesia che aveva toccato il suo apice con l’indimenticabile Massimo Troisi, cui qui, soprattutto Alessandro Siani, a tratti, sembra quasi voler rendere omaggio. Poesia e una filosofia di vita che incontra forse la maggior profondità nel codice d’intesa tra madre e figlio, là dove per capirsi parlare non serve, basta ‘nu' poco di marsala’.
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