ESSENTIAL KILLING: IL THRILLER QUASI SENZA DIALOGHI CELEBRA IL RITORNO DELL'ENFANT TERRIBLE' DEL NUOVO CINEMA DELL'EST EUROPEO QUALE IL POLACCO JERZY SKOLIMOWSKI
Dalla 67. Mostra del Cinema di Venezia - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Uscita italiana direttamente in HOME VIDEO: Dal 6 NOVEMBRE
"Credo di vivere una vita tranquilla, lontana dallo stress della grande città , mantenendo un profilo basso e godendo di uno splendido semi-isolamento. Dopo aver realizzato 'Fourth Nights with Anna', ho pensato spesso di girare un altro piccolo film ambientato nelle foreste che circondano la mia casa in Polonia. Poi, all'improvviso una grande operazione segreta della CIA è approdata proprio dietro l'angolo. Questo avvenimento si è trasformato in una fantasia drammatica che in seguito ha portato ad 'Essential Killing'. Il film ovviamente non è basato su una storia vera: altrimenti avrebbe già fatto il giro del mondo o sarebbe dovuta rimanere un'operazione 'top secret' delle forze speciali. Ma considerando il fatto che degli aerei militari americani sono atterrati a meno di 20 chilometri da dove abito, la situazione rappresentata nel film mi è sembrata, quando ho avuto l'idea iniziale, assolutamente plausibile ed eccitante".
Il regista Jerzy Skolimowski
(Essential Killing POLONIA/NORVEGIA/IRLANDA/UNGHERIA 2010; Thriller di guerra, 83'; Produz.: Skopia Film con la partecipazione di: Polish Film Institute/Canal+ Cyfrowy e dell’irlandese Element Pictures, della norvegese Cylinder Productions, dell’ungherese Mythberg Films, con il supporto di Eurimages; Distribuz. Internazionale: HanWay)
Effetti Speciali: Albert Szostkiewicz (effetti visivi)
Makeup: Barbara Conway
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
IN BREVE:
Un talebano, catturato dalle forze americane in una valle del Nord dell'Afganistan, viene trasportato in un paese europeo senza nome. Il prigioniero fugge e trova rifugio tra i boschi gelati: un mondo totalmente diverso rispetto ai deserti della sua terra d’origine, dalle condizioni estreme. Finirà per uccidere tutti coloro che trova sulla sua strada.
IN ALTRE PAROLE:
Mohammed (Vincent Gallo) è catturato dalle forze armate americane in Afghanistan e trasportato in un centro di detenzione segreto in Europa. Il veicolo nel quale viaggia ha un incidente ed egli si ritrova improvvisamente libero e in fuga in una foresta innevata, lontana anni luce dalla sua patria nel deserto. Braccato da un esercito ufficialmente inesistente, Mohammed è costretto a confrontarsi con la necessità di uccidere per sopravvivere.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Non c’è equivoco. Il regista sceneggiatore e attore polacco Jerzy Skolimowski, con la cifra stilistica scelta in apertura mette subito le cose in chiaro sulla direzione che dovrà prendere la sua storia, affidata all’ambientazione naturale del paesaggio in intima connessione con il protagonista. Appartenenze etniche, circostanze e contestualizzazioni finiscono per essere del tutto ininfluenti rispetto a quel cuore impazzito e alimentato dal terrore istintivo, primordiale, del braccato allo stremo delle forze e in ambientazione ostile. Ed è proprio su uno scorcio di natura, per quanto opposto a quello che vedremo in seguito, che Skolimowski apre Essential Killing. Il motore e le eliche di un elicottero fanno da colonna sonora alla sola cosa visibile da una straordinaria carrellata appuntata sui frastagliati anfratti montuosi in pieno deserto afghano (ricreato di fatto nei pressi del Mar Morto, in Israele). Un sostenuto piano sequenza con cui investe l’ambientazione naturale del ruolo di anima e
metafora della condizione di emarginazione e solitudine assolute del talebano Mohammed, incarnato, in una impressionante prova attoriale, da Vincent Gallo (alla mostra anche come regista per Promises Written in Water).
E guardando a queste “audaci ed espressive cime delle montagne†non possiamo che condividere la stessa fascinazione provata da Skolimowski quando ogni giorno, andando sul set nel canyon, se le trovava davanti. Skolimowski sa bene qual è il suo obiettivo perciò non si trattiene che poche sequenze su quella sorta di digressione, l’unica veramente didascalica, con cui tratteggia la fase del post cattura. Trattenersi oltre su quel registro sarebbe risultato solo ridondante rispetto a precedenti film direttamente imperniati sull’argomento, tra cui, ad esempio Rendition. Inoltre le catture e i metodi di tortura dei talebani da parte stunitense o viceversa nella fitta selva di cacce all’uomo in svariate circostanze, anche estranee ai ‘war movies’ in senso stretto, avrebbero aggiunto ben poco su
un terreno ormai iperbattuto. Ma la prospettiva di Jerzy Skolimowski prende velocemente le distanze dalle prigioni segrete della CIA in Europa e da una fuga fortuita che, pur nell’affinità dell’evento e delle circostanze - la dinamica dell’incidente e i flashback del protagonista - nulla ha a che vedere, ovviamente, con la confezione hollywoodiana della popolarissima pellicola Il fuggitivo di Andrew Davis. In Essential Killing, come ben reso dal titolo stesso, un uomo forse estremo - come alcune schegge iniziali lascerebbero intuire ma sostanzialmente la sua identità resta indefinita - si trova in condizioni altrettanto estreme e per le quali risulterà essenziale uccidere.
Così Skolimowski ci rimette immediatamente in sintonia con un altro spaccato di natura e ne fa l’unica interlocutrice del fuggiasco, fino a scandirne carattere e destino: neppure ci accorgiamo o siamo interessati in alcun modo all’ubicazione di quelle foreste innevate che la storia pone a cornice di
un non meglio definito paese dell’est europeo, mentre in realtà si tratta di incantevoli scorci naturali di Norvegia e Polonia, peraltro non troppo distanti dalla casa dello stesso regista. La scelta di riprese da parte di Skolimowski in una pressochè costante soggettiva, cui fa eco un’accurata e sofisticata ricerca sonora, rende poi particolarmente potente e viscerale, palpabile, l’ansia animalesca del braccato in disperata lotta per la sopravvivenza, in una complicità sinergica con questa natura ‘mater’ dura e spietata e pur sempre unica e sola ‘mater’ possibile.
estremi toccati con l’esplorazione in libertà e solitudine con In the Wild-Nelle terre selvagge di Sean Penn)
Non una parola dunque accompagnerà il corpo centrale di questa fuga per la sopravvivenza di base, dove non è ucciso animale alcuno ma solo chi si frappone tra il braccato e la sua fuga, vissuta aspramente sulla propria pelle per l’appunto nei termini di un percorso primordiale, là dove le uniche leggi possibili che si impongono all’individuo e alla nostra attenzione, dettate dalle circostanze, si riducono al puro istinto di sopravvivenza, di lotta e di uccidere. Un percorso insolitamente drammatico su cui Skolimowski riesce comunque a spalmare brani di puro lirismo.